Amici di ViviTelese vi sottopongo qualcosa di
completo ed inedito sul "Virus dei polli",
soprattutto sulla caccia. Valutate l'opportunità
di pubblicarlo e diffonderlo attraverso il sito.
Grazie, cordiali saluti. Mariano F. Cudia
Recapiti:
Dr. Mariano CUDIA - Presidente IS.F.E. -
Istituto Forestale Europeo.
Tel. 0965.27039 - fax 0965.22925 - Mobile
338.2645945 E-mail:
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AVIARIA – COME CI
SI INFETTA - CACCIA – COME DIFENDERSI
Le
pandemie del 20° secolo.
In
passato ci sono già state pandemie influenzali.
Tutte nel 20° secolo. Nel mondo si sono diffuse
entro un anno dal loro esordio. Sono:
1918-19, "Spagnola", da virus A(H1N1), causò
il più alto numero noto di morti: da 20 a 50
milioni di persone. Molte persone morirono nei
primi giorni dopo l'infezione ed altri in
seguito a causa delle complicanze. Quasi la metà
di questi erano giovani adulti sani. Il virus
era di tipo aviario , trasformatosi in H5N1.
1957-58, "Asiatica", da virus A(H2N2),
causò circa 70.000 morti negli Stati Uniti.
Dalla prima identificazione avvenuta in Cina,
alla fine del febbraio 1957, il virus si diffuse
fino agli Stati Uniti nel giugno 1957. Ora
i kit sono stati inviati in 4.000 laboratori da
una società americana.
1968-69 "Hong Kong" da virus A(H3N2),
causò approssimativamente 34.000 decessi negli
Stati Uniti. Questo virus era stato identificato
in Hong Kong all'inizio del 1968 e si diffuse
negli Stati Uniti entro un anno. Il virus
A(H3N2) circola ancora oggi, provocando epidemie
stagionali, per le quali è ora possibile una
prevenzione con il vaccino.
2003-2005
“Il virus più temibile
dell'influenza aviaria, l'H5N1”
ha provocato dal 2003 ad oggi, in Asia, 63
vittime accertate. Gli esperti sono concordi nel
ritenerlo il principale indiziato di una
probabile pandemia, ossia un'epidemia di
influenza a livello planetario particolarmente
virulenta, come già accaduto nel 1918 con la
Spagnola, nel '57-'58 con l'Asiatica e nel
'68-'69 con la Hong Kong.
CEPPO KILLER
Il
temuto H5N1 è uno dei 15 sottotipi noti di ceppo
influenzale di tipo A. I virus influenzali sono
infatti di tre tipi: A, B e C. Gli uccelli
selvatici sono l'ospite naturale dei virus di
tipo A che diventa letale se trasmesso ad altre
specie, come maiali, cavalli, delfini, balene
e anche l'uomo. Le influenze aviarie da
virus A furono per la prima volta identificate
in Italia oltre un secolo fa.
COME CI SI INFETTA
Il rischio viene
dagli uccelli migratori, ma non solo
Sono gli uccelli
migratori che si spostano verso Ovest
l'obiettivo sul quale concentrare tutte le
azioni tese a rallentare il più possibile, e
forse riuscire ad evitare, la diffusione del
virus dell'influenza aviaria. Non è semplice
riuscire a seguire passo dopo passo, per la
prima volta nella storia, tutti gli spostamenti
del virus . L'appello a concentrare gli sforzi
sui flussi migratori degli uccelli è stato
lanciato alcuni giorni fa a Roma dal direttore
della divisione della FAO per la salute animale,
Samuel Jutzi, e dal capo del servizio
veterinario della Fao, Joseph Domenech.
E'
ormai accertato: gli uccelli migratori possono
essere portatori del virus letale dell'influenza
aviaria e lo possono facilmente trasmettere agli
uccelli di allevamento, ad esempio attarverso la
condivisione delle stesse risorse idriche. E
dagli animali d'allevamento può passare all'uomo
che ne entra strettamente in contatto nelle fasi
di macellazione e maneggio delle carni. E quando
questo succede il rischio di una modifica del
virus che lo renda facilmente trasmissibile agli
uomini aumenta, rendendo il rischio pandemia
quanto mai concreto. Sono necessari
provvedimenti seri ed urgenti perché la posta in
gioco è troppo alta: anche un rischio minimo è
intollerabile.
Gli
untori
–
Possono essere gli animali
domestici e selvatici di tutti i tipi
soprattutto. Ad esempio i piccioni domestici
dalle città, al mattino si spostano nelle
campagne per andare a pasturare per poi tornare
nelle piazze, nei campanili, nelle aie delle
fattorie. Possono essere portatori sani della
peste aviaria ma portano ovunque il virus
attraverso le zampe dove si sono posati o le
piume. I gabbiani sono tra gli untori più
temibili perché fanno parte della fauna
addomesticata che si ciba nelle discariche
invece di nutrirsi di pesci al mare. E delle
discariche sono assidui frequentatori anche i
piccioni e insieme a loro, volpi, cani randagi e
topi di diverse specie. Nei valichi alpini sono
state installate reti per la cattura della
piccola fauna selvatica per verificare se il
virus dell’aviaria li ha infettati. Gli
storni che a milioni da pochi giorni sono
arrivati a Roma, ma anche sugli alberi di molte
piazze d’Italia potrebbero essere micidiali per
la diffusione del virus all’uomo. Nel ciclo del
virus che dai polli si trasferisce al maiale, ad
altri animali domestici ed all’uomo, nessuno
dice che si può trasferire ai cinghiali, ad
altri mammiferi e quindi anche all’uomo. Perché
non si pensa, ad esempio, ai cani randagi
e ai cani da caccia? E alle nutrie che
popolano le aree palustri di quasi tutto il nord
Italia e di tutta Europa. Si deve verificare se
il virus aviario può essere trasmesso anche
dall’ittiofauna lacustre, anguille, carpe,
tinche, cavedani, cefali, branzini, eccetera che
la ingeriscono attraverso vermi e insetti di
lago contaminati. Il ministero della sanità non
sta dando alcuna importanza alle verdure
che, soprattutto nei mercati del sud, vengono
vendute sporche di terra, che può essere
infetta. Il governo dovrebbe emetter un’apposita
ordinanza che tutte le verdure prima di essere
poste al consumo dovrebbero essere lavate e
disinfettate con acqua ed amuchina o altro
apposito disinfettante.
Il
governo alza la guardia ma ancora non dice se il
virus dei polli è già in Italia.
Tante le misure di sicurezza
attuate in questi ultimi giorni dal Ministro
Storace:
firmata una nuova ordinanza che intensifica i
controlli sui selvatici migratori e negli
allevamenti. I NAS IN AZIONE
hanno effettuato 500 prelievi attraverso la
tamponatura e il sangue di volatili catturati in
diverse zone. CACCIA A RISCHIO Se si
trovassero risultati positivi nei volatili si
potrà chiudere la caccia. SCATTA IL BLOCCO
Stop alle carni di volatili provenienti da
Croazia, Romania, Russia, ed altri Paesi.
Si
devono consiliare i proprietari di uccelli, che
li tengono in casa, di fare il sacrificio di
liberarsene.
Bisogna monitorare e controllare tutti i negozi
che vendono uccelli ed animali domestici
soprattutto dopo che un “Loreto”
(pappagallo) in Inghilterra è morto di peste
aviaria. Tutti gli animali a rischio d’infezione
presenti negli zoo, nei circhi equestri, nei
giardini pubblici, devono essere visitati,
possibilmente vaccinati e monitorati. Deve
essere proibita l’entrata dei circhi stranieri –
con animali - nel territorio italiano, visto che
anche le foche sono a rischio infezione.
CACCIA
SULLE ROTTE DEGLI UCCELLI
MIGRATORI
- Arzebaigian, Iran, Iraq,
Georgia, Ucraina: e' da qui che passeranno gli
stormi di uccelli migratori, soprattutto anatre,
che potrebbero essere diventati il serbatoio
naturale del virus dell'influenza aviaria. Gli
incroci delle loro rotte, poi, minacciano di
estendere il rischio ad altri Paesi con realtà
altrettanto difficili, primi fra tutti
Bangladesh e India: non soltanto sono entrambi
attraversati da una delle più importanti rotte
migratorie, ma ospitano una grande quantità di
anatre domestiche. Due elementi che potrebbero
trasformarli in nuove grandi aree epidemiche. Se
la diffusione del virus non sarà bloccata in
modo efficace, c'è un alto rischio che
l'influenza dei polli possa raggiungere
il Medio Oriente, l'Africa settentrionale e
trovarsi alle porte dell'Europa, Italia
compresa, per la primavera 2006.
Gli uccelli che migrano dalla
Siberia,
- soprattutto anatidi e limicoli - dove il virus
H5N1 è stato recentemente individuato, possono
portarlo nel prossimo futuro nelle zone del Mar
Caspio e del Mar Nero; da queste aree,
attraverso i Balcani, l'epidemia potrebbe
diffondersi in tutta l’Europa.
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Coppia di
Germani reali |
Pollo
sultano |
Falco
Pellegrino |
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Piccione
domestico |
Nutria |
Pollaio |
La
situazione. In Europa
il virus continua a diffondersi: nuovi casi in
Macedonia e nella Russia europea, mentre test
realizzati in un laboratorio Ue in Gran Bretagna
hanno confermato la presenza di un secondo
focolaio del virus H5N1 in Romania, a Maliuc,
nel delta del Danubio. Russia. Il virus è
arrivato anche nella Russia Europea, nella
regione di Tula, 220 chilometri a sud di Mosca.
Fino ad ora era stato trovato solo in alcune
regioni della Siberia e degli Urali. Per questo
la Ue estenderà l'embargo ad altre regioni della
Russia. Macedonia. Le autorità hanno
annunciato che si sta procedendo
all'abbattimento di circa 10 mila volatili
contaminati. La misura è stata presa dopo le
analisi, risultate positive, su un campione di
40 esemplari morti.
RICOSTRUIRE MAPPA MIGRAZIONI
PER SEGUIRE IL VIRUS
– Si brancola nel buio
perché ancora non si capisce “quali sono le
specie che più facilmente possono diventare un
vettore per il trasporto del virus
dell'influenza aviaria e studiare la rotta della
loro migrazione". E’ stato però stabilito che
con le rotte migratorie la
diffusione del virus nel primo semestre 2004 e
un anno dopo, nel primo semestre 2005 si è
spostate decisamente a Ovest, verso l'Europa.
Il Ministro
Alemanno dice di aspettare a chiudere la caccia,
dopo avere verificato se vi sono state presenze
di animali morti. Il Ministro Storace, invece,
vuole chiudere la caccia in alcune zone.
La caccia è uno
dei pericoli più gravi per la diffusione del
virus, al cane e al cacciatore e immediatamente
dopo ai familiari dei cacciatori. Un uccello
abbattuto viene preso dal cane, che si infetta,
e subito dopo toccato dal cacciatore che si unge
del virus attraverso gli umori della pelle, le
piume, i liquidi del becco, degli occhi e delle
narici; la spiumatura e lo sventramento fanno sì
di ungere coltelli, scodelle, pentole, eccetera.
Ormai l’infezione è trasmessa, anche se le carni
vengono cotte e il virus muore a 70 gradi. Il
Montenegro che fa parte dei Paesi
balcanici ha chiuso la caccia da più di un
mese, rinunciando ad una notevole entrata
economica, il turismo venatorio. Uno dei luoghi
umidi più interessanti del mondo “Il Lago di
Scutari” che per le diverse centinaia di
specie di avifauna selvatica che ospita, durante
l’anno, e le diverse decine di specie ittiche
lacustri stanziali e la notevole varietà di
specie vegetali, dovrebbe essere dichiarato
patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’IS.F.E.
– Istituto Forestale Europeo, quale capofila,
con partners diverse associazioni ed istituzioni
internazionali, sta approntando un progetto per:
1) il continuo monitoraggio della biodiversità
animale (soprattutto avifauna e ittiofauna) e
vegetale palustre del Lago di Scutari e
dell’interland montano e collinare; 2) il
recupero dei retaggi archeologici presenti; 3)
il recupero delle tradizioni artigianali; 3) lo
studio della cultura nella storia, nelle
tradizioni, nelle religioni; 4) un polo di
eccellenza post-universitario per master mirati
alla salvaguardia della biodiversità e alla
mitigazione dell’effetto serra, per un migliore
equilibrio planetario; 5 un centro
d’informazione multimediale planetaria. Tutto
questo all’insegna della cultura e della pace.
E’
da stupidi quindi non chiudere la caccia,
bisogna farlo subito per tutte le Regioni
Italiane. Il cacciatore non può essere. Come
affermano alcune associazioni venatorie la
sentinella per verificare e saganlare sospetti
casi di uccelli infetti o trovati morti sul
territorio. Il cacciatore non è un veterinario
ed anche se esperto finirebbe per infettarsi.
Chi potrebbe, invece fare da sentinella, sono le
diverse migliaia di guardie venatorie,
appartenenti alle varie associazioni di
categoria sparse in Italia. Il governo dovrebbe
provvedere subito a istituire dei corsi di
formazione celeri per fare in modo di insegnare
come salvaguardarsi dal virus nel monitoraggio
del territorio, cosa che già sta facendo il
personale militarizzato del Corpo Forestale
dello Stato. La caccia non po’ essere chiusa
solo ad alcune specie come anatre e limicoli ma
a tutte le specie dell’avifauna selvatica. A
rigore una semplice passera mattugia potrebbe
essere veicolo dell’infezione.
OBBLIGHI DEL GOVERNO VERSO I
CACCIATORI.
La caccia è uno degli sport più costosi e per
praticarlo, a differenza degòi altri sport
necessita del rilascio del porto d’armi uso
caccia e del versamento di una tassa di
consessione governativa di 173,16 €, più circa
70,00 € di tassa Regionale e di 8,00 €di tassa
provinciale e di circa 100,00 € di assicurazione
obbligatoria, per complessivi circa 350,00 €. Se
la caccia sarà chiusa i cacciatori hanno diritto
al rimborso di quanto pagato o meglio ad una
abbuono di tutto valevole per la prossima
stagione venatoria.
Con la chiusura della caccia devono anche essere
chiusi tutti i quagliodromi, le zone di
addestramento cani, le riserve faunistiche e
deve essere vietata l’importazione di qualsiasi
tipo di selvaggina, soprattutto fagiani,
quaglie, starne e pernici. Per il 2005 e il 2006
deve essere proibito il ripopolamento faunistico
con selvaggina di qualsiasi specie, compreso
lepri e fagiani, dall’estero. Se ripopolamento
si dovrà fare bisogna attuarlo con capi
catturati nei territori regionali o provinciali
dove è necessario ripopolare con selvaggina.
Dopo la cattura, prima di immettere gli animali
nelle aree da ripopolare questi devono essere
tenuti in quarantena in zone di stabulazione e
farvi tutte le analisi necessarie.
COME
DIFENDERSI
NON
SOLO FARMACI, MA SORVEGLIANZA
– La
FAO, l’organizzazione mondiale che dovrebbe
arginare la fame e la sete nel mondo, ora
chiede a tutti i Paesi membri e a tutti Paesi
industrializzati, 100 milioni di Euro per
arginare l’epidemia nel SUD EST asiatico e 225
milioni di dollari per prevenire e sorvegliare
l’andamento dell’epidemia. Le rotte degli
uccelli migratori attraversano infatti Paesi che
attualmente non hanno strumenti efficaci a
garantire una sorveglianza adeguata, e sono
sempre quei paesi dove si muore di fame e di
sete e dove si potrebbe non far morire nessuno
di fame e di sette, soprattutto i bambini.
RICOSTRUIRE MAPPA MIGRAZIONI PER SEGUIRE IL
VIRUS
- E'
la priorità indicata oggi dagli esperti della
FAO. "Conosciamo alcuni elementi, ma non tutti",
ha osservato Domenech. La sfida, ha aggiunto, è
"capire quali sono le specie che più
facilmente possono diventare un vettore per il
trasporto del virus dell'influenza aviaria e
studiare la rotta della loro migrazione".
Dell’influenza
aviaria si sono scoperti i primi casi e ci sono
state le prime vittime umane nel dicembre 2003,
poi altri casi si sono avuti nel 2004. Poi l’OMS,
i Paesi del G8 - ad economia avanzata - , i
Paesi Europei, il Ministero della sanità
italiana per stare a casa nostra) non si sono
preoccupati, come si doveva ad arginare una
possibile pandemia aviaria. Ora tutti cercano di
correre ai ripari, di dare ricette al buio per
cercare di salvare uomini e polli. Ma il tempo
c’è? L’Ungheria dice di avere già il vaccino, ma
per testarlo e produrlo, per la popolazione
mondiale ci vogliono anni. Bisogna sperare che
il vaccino non muti, che non trovi l’ospite per
trasferirsi all’uomo e che per farlo abbia la
necessità di qualche altro anno di tempo
affinché i Paesi possano attrezzare
adeguatamente per combatterlo, altrimenti non
rimane altro da fare che pregare.
ALLARME
Timori in Svezia
per un'anatra morta: “E'
influenza aviaria”. Bisogna intensificare i
controlli nei porti e negli aeroporti, impedendo
di "introdurre – con
escamotage - nel territorio nazionale volatili
vivi di qualsiasi specie nonché carni e
prodotti a base di carne, uova, piume,
selvaggina da penna cacciata anche al seguito di
viaggiatori e cacciatori – incoscienti -
provenienti da Croazia,
Romania e altri paesi balcanici".
Lo
scorso Ottobre, quando due aquile importate a
Bruxelles dalla Tailandia sono risultate
positive ad un ceppo letale di influenza
aviaria. I ricercatori hanno identificato questo
ceppo virale come una delle varianti più letali
conosciute, che ha ucciso oltre il 70% delle
persone che ne sono state infettate. La presenza
delle aquile infette nella cabina dell’aereo ha
potenzialmente esposto centinaia di passeggeri a
questa malattia letale. Si deve Fare in modo
così come già avviene in Australia di vietare
l’importazione di qualsiasi animale dall’estero.
Centinaia di
associazioni chiedono all’Unione Europea di far
cessare le importazioni degli uccelli selvatici
Oltre 200
associazioni non governative hanno chiesto oggi
di far cessare permanentemente le importazioni
nell’Unione Europea degli uccelli catturati in
natura, dichiarando che questo commercio
costituisce una minaccia alla conservazione ed
alla salute umana, oltre ad essere causa di
inutili sofferenze per gli uccelli.
La Dichiarazione
chiede all’Unione Europea che l’attuale
sospensione delle importazioni degli uccelli
provenienti dall’Asia e in scadenza il prossimo
15 Dicembre, venga resa permanente,e che includa
tutti gli uccelli catturati in natura. Le
associazioni firmatarie, che includono l’RSPCA,
Defenders of Wildlife, Greenpeace, American Bird
Conservancy , Pro Wildlife ed il World Parrot
Trust, avvisano che, proseguendo ad importare
uccelli selvatici i cittadini europei vengono
esposti al rischio delle epidemie di malattie
infettive e potenzialmente letali, come
l’influenza aviare, che nel 2004 ha già causato
la morte di 32 persone. “All’inizio dell’anno,
alcuni pappagalli, parte di una spedizione
importata in Italia dal Pakistan, sono risultati
positivi ad una forma letale della malattia di
Newcastle. L’IS.F.E. – Istituto Forestale
Europeo, la N.E.DE.F- - Natural Ecological
Developmente Foundation e AGRI AMBIENTE si
associano alla richiesta delle altre
associazioni proponendo che il divieto sia
esteso anche a tutti gli animali vivi di
qualsiasi specie che non hanno scopi di notevole
importanza alimentare, in Europa.
Fino a qualche
mese fa gli episodi di contagio si erano
manifestati in Indonesia, Viet Nam, Tailandia,
Laos, Cambogia e Cina, da Luglio Russia e
Kazakhstan hanno confermato la presenza del
virus sul proprio territorio individuando
individui infetti sia tra gli uccelli selvatici
che d'allevamento. In Mongolia, in Agosto, sono
morti per il virus 90 migratori. Tra Aprile e
Giugno, oltre 6.000 migratori sono morti a causa
del virus H5N1 nella Riserva Naturale del Lago
di Qinghai,
Il contagio
avviene dai polli all’uomo e quindi bisogna
evitare che questo contagio avvenga
I
Paesi a rischio, specialmente quelli lungo le
rotte migratorie, attivino sistemi di
sorveglianza sia sugli animali d'allevamento che
selvatici.
Questi Paesi è opportuno che preparino dei piani
di emergenza nazionale.
I
contatti stretti tra umani, uccelli
d'allevamento e uccelli selvatici devono essere
ridotti il più possibile e tenuti sotto stretto
controllo. Sia nelle aziende agricole che sui
mercati gli animali domestici e quelli
d'allevamento devono essere mantenuti
rigidamente separati.
Nelle situazioni più a rischio anche la
vaccinazione degli animali domestici deve essere
presa in considerazione.
I
singoli Paesi e della comunità internazionale
devono combattere il virus dell'influenza alla
sua origine, ovvero nel pollame.
Finché il virus H5N1
circola nel pollame gli esseri umani continuano
ad essere a rischio.
CONTAGIO SOPRATTUTTO DA ANIMALI:
Finora il virus dell'influenza aviaria è stato
trasmesso all'uomo soprattutto attraverso il
contatto con animali malati. Sono invece stati
molto rari i casi di contagio da uomo a uomo. La
buona notizia è quindi che il virus non è ancora
riuscito a compiere il cosiddetto ''salto di
specie'', nel virus non sono cioè avvenuti
cambiamenti genetici tali da farlo adattare
all'organismo umano. Sono stati pochi anche i
casi in cui il virus è avvenuto a causa della
contaminazione ambientale, per esempio tramite
l'acqua o la scarsa igiene.
INCUBAZIONE PIU' LUNGA:
L'influenza dei polli ha nell'uomo un periodo di
incubazione maggiore rispetto alla normale
influenza e che può arrivare fino a 8 e, in
alcuni casi, fino a 17 giorni.
SINTOMI:
I più comuni sono febbre (38 gradi e oltre) e
disturbi respiratori. In alcuni casi possono
comparire diarrea, vomito, mal di pancia e
sangue dal naso. Se nei casi registrati nel 1997
i più colpiti erano stati gli adolescenti, più
recentemente il virus ha colpito soprattutto
neonati e bambini.
LA TERAPIA:
Secondo gli esperti ogni caso sospetto dovrebbe
essere trattato con farmaci antivirali, in
particolare con gli inibitori della
neuroamminidasi, diretti contro una delle due
proteine che rivestono il virus dell'influenza.
Tuttavia dosi e durata ottimali della cura non
sono state finora individuate con certezza.
In laboratorio si sta sperimentando l'efficacia
di altri antivirali, come oseltamivir, zanamivir,
peramivir, ribavirina e interferone alfa.
Quello che è certo è che l'efficacia è tanto
maggiore quanto più precocemente si comincia la
cura.
In
Italia, si sta diffondendo la percezione che
l’arrivo del virus aviario H5N1 indichi l’arrivo
di una pandemia influenzale nell’uomo. In
realtà, il rischio legato alla circolazione
del virus aviario H5N1 va tenuto separato da
quello di una possibile pandemia, perché:
·
il
rischio immediato per la salute umana legato al
virus H5N1 è basso, e limitato ad alcune
specifiche categorie di individui che sono a
stretto contatto con animali potenzialmente
infetti
·
sebbene una pandemia influenzale sia
probabilmente inevitabile, non c’è modo di
sapere quando questa arriverà e da quale virus
sarà causata.
Per questo, è importante chiarire le
raccomandazioni per la prevenzione di una
possibile infezione da virus aviario H5N1 nelle
categorie professionali a rischio, nei
viaggiatori verso i Paesi dove sono stati
segnalati animali infetti e nella popolazione
generale italiana.
Categorie professionali a rischio (persone che
allevano o macellano pollame, persone che
trasportano pollame vivo, veterinari):
·
lavarsi le mani con acqua e sapone dopo il
contatto con il pollame o con superfici
contaminate da deiezioni
·
vaccinarsi annualmente contro l’influenza umana.
La vaccinazione annuale contro l’influenza
non protegge dal virus H5N1, ma ha lo scopo
di ridurre il rischio di una possibile infezione
contemporanea da virus dell’influenza aviaria e
virus dell’influenza umana. La co-infezione è
una possibilità remota, che però potrebbe
portare a una ricombinazione dei virus con
creazione di un nuovo virus influenzale che si
può trasmettere da uomo a uomo
·
ulteriori raccomandazioni
si applicano solo ai lavoratori in aree in cui è
stato isolato il virus H5N1 nella popolazione
aviaria
·
Viaggiatori verso nazioni in cui
sono stati segnalati volatili o pollame infetto
da virus H5N1 (Vietnam, Tailandia, Cambogia,
Indonesia, Laos, Cina, Kazakhstan, Mongolia,
federazione russa a est degli Urali, Romania,
Turchia, forse Grecia)
Non vi sono restrizioni per i viaggi, ma si
raccomanda ai viaggiatori di adottare alcune
precauzioni:
·
evitare i contatti con pollame vivo e uccelli
selvatici
·
evitare di visitare mercati dove si vendono
animali vivi, o fattorie
·
evitare il contatto con superfici contaminate da
feci di animali
·
evitare di toccare volatili trovati morti
·
non
mangiare pollame, anatre o uova crudi o poco
cotti
·
curare l’igiene personale e lavarsi spesso le
mani
Non è invece raccomandato
che i viaggiatori portino con sé farmaci
antivirali
Popolazione generale italiana. La popolazione
generale italiana non è a rischio; a parte le
comuni norme igieniche, le uniche misure
precauzionali sono:
·
non
toccare volatili morti
·
cuocere bene il pollame e le uova
La vaccinazione stagionale
contro l’influenza non ha alcuna relazione con
l’infezione da H5N1. È raccomandata per le
categorie previste dalla
circolare ministeriale relativa alla stagione
2005-2006, ma
non ci sono evidenze a supporto di una
vaccinazione universale di tutta la
popolazione.
Dr. Mariano F. CUDIA
Presidente IS.F.E.
Etologo - Ambientalista
Esperto di problematiche ambientali
Tel. 0965.27039 – Fax 0965.22925 – Mobile
338.2645945
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