13 ottobre 2005
Subiaco, meglio le patate al forno
Davide Pecora

 

 

ampo dell’osso (Subiaco) Campionato Italiano Centro-sud 

Meglio le patate al forno

di Davide Pecora

Una giornata turistico-sportiva trascorsa in uno dei “polmoni” più belli d’Italia.

Sono in spiaggia a godermi gli ultimi raggi di sole dell’estate quando un brivido piacevole mi assale: gli ombrelloni a spicchi bianchi e rossi “in schieramento libero” mi ricordano le lanterne del mio sport preferito. Il pensiero è alle ultime due tappe del Trofeo Nazionale dei Centri storici, Ferrara il 30 ottobre e Genova il 20 novembre; parteciparvi, a cinque mesi dall’ultima emozione agonistica, senza una gara di preparazione, mi toglierebbe una buona fetta di fiducia.

Urge performance a metà ottobre!

Il calendario lo conosco a memoria perché la pagina web della F.i.s.o. è impostata come predefinita e la sesta prova del Campionato Centro Sud del 9 ottobre “cadrebbe a fagiolo” per valutare la mia condizione tecnico-fisica.

Di ritorno a casa un tuono spaccatimpani  avvisa che è ora di cambiare il guardaroba visto che ottobre è alle porte. Qualche telefonata agli amici orientisti e prima di buio i moschettieri di Elea hanno deciso: assalto a Subiaco! Anche se la definizione della gara ci piace poco…” di contorno”.

Gli Altopiani di Arcinazzo ospiteranno infatti la Coppa del Mondo, ed il 9 ottobre, quando i giochi saranno fatti per Khramov, Mamleev e Tavernaro, proprio sugli stessi stupendi impianti naturali, entreremo in gioco noi in una delle “gare di contorno” appunto al Campionato del Mondo.

I giorni passano in fretta e siamo alla mattina della gara.

Nella terra di Parmenide (Ascea) la sveglia è alle 5, in quella di Luisa Sanfelice (Agropoli) una mezz’ora più tardi.

Chi ci conosce sa che “i moschettieri di Elea” non si tirano mai indietro e figuriamoci se un temporale con lampi e tuoni può impedirci di partire! La fiducia sulle condizioni metereologiche ci premia all’altezza di Cava dè Tirreni, da sempre città definita come “l’orinale d’Italia”: le nuvole bianche e qualche raggio timido di sole interrompono la corsa del tergicristallo mentre Gino si toglie la giacca sbuffando per il caldo. Il navigatore ci porta, dopo circa 300 chilometri, sui monti Simbruini  dove la strada termina in un piazzale con un nome strano e preoccupante: Campo dell’osso.

L’altimetro segna 1500 ed Antonio, con le mani in tasca ed il bavero alto, irrigidisce le spalle vantandosi di aver portato il piumino. Lo striscione del Campionato del Mondo è ancora lì e la foto nasce spontanea mentre pian piano la zona si riempie di colleghi. Salutiamo una buona parte di loro; siamo più o meno gli stessi di sempre a parte qualche new entry. C’è anche Giovanni, il mio maestro, un po’ in carne per le poche gare. Non c’è il tempo di bere un caffè, ma una pacca ce la diamo con Claudio, Alberto, Manuela, Graziano, Vincenzo, Roberto, Costantino ed altri ancora. Il cielo è coperto ma non piove e  va bene così. Ad un’ora e dodici siamo “nel recinto” e la signora dell’organizzazione ci ricorda che ad attenderci  è una partenza svedese… e non una…ragazza, come capisce inizialmente Antonio. Via! Ognuno per la sua strada dopo il consueto in bocca al lupo.

Io sono in categoria HB, che vuol dire più fatica di HC ed OPEN, le categorie rispettivamente di Gino ed Antonio. Subito quattro “curve” da risalire ed una carbonaia. Il fogliame umido e le radici viscide mi fanno provare il grip dei tacchetti: casco, mi sporco ed impreco, decretando che le scarpe da orienteering sono migliori di quelle da calcetto che ho ai piedi.

Il ritmo agonistico è piacevole dopo qualche mese di assenza dalle competizioni; la sicurezza tecnica è solo un’ illusione ed infatti mi induce a sottovalutare il punto cinque apparentemente semplice. Un quarto d’ora perso al fronte di pochi attimi di distrazione. Una manciata di secondi la  perdo qua e là ed alla fine sono una ventina i minuti di ritardo dal podio. Fulvio mi viene incontro cercando solidarietà ai suoi errori, io faccio altrettanto con Antonio ed Antonio con Gino e Gino con me. Il bello della competizione orientistica  è che anche il meno accreditato alla vittoria  ha l’opportunità di arrivare tra i primi: l’importante è non fare errori nelle scelte!

Ed a proposito di scelte: per i moschettieri di Elea quella del ristorante dopo la gara è la più discussa e studiata. Già in mattinata l’occhio era andato su un posticino chiamato “Boschetto”.

Gli spaghetti alla chitarra con porcini, serviti in un particolare piatto di legno, ci fanno fare “la scarpetta”. Per secondo optiamo per il pollo alla brace ma rinunciamo al vino per le troppe curve che ci separano dall’autostrada. Arriva il momento della scelta del contorno: alla… “gara”… indovinate cosa preferiamo?

Appuntamento a Ferrara, città estense.

 

 

 

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