11 dicembre 2005
Adozioni, situazione insostenibile
Stefano Montone

 

 

AVERSA

ORA BASTA!!! TIRIAMO FUORI  I BAMBINI DAGLI ORFANOTROFI.

L’Associazione ADDIFAN rinnova il grido di allarme.

La denuncia ad UNO MATTINA del Presidente Stefano Montone

 

La situazione è oramai insostenibile.

 

L’associazione Coordinamento e Difesa Diritti delle Famigli Adottive e Non, alla luce dei recenti avvenimenti che sono balzati agli onori della cronaca in materia di adozioni internazionali, nonché del gravissimo blocco delle adozioni in Romania, Ucraina e Biellorussia.

 

Il presidente Montone, intervistato nella trasmissione televisiva Uno Mattina ha denunciato l’esosità delle cifre richieste per concedere in adozione un bambino straniero. Montone è stato poi invitato ad intervenire nuovamente in trasmissione quando saranno presenti tutte le parti in causa.

 

 

La piaga dei bambini abbandonati dell’Europa dell’Est va individuata in due ben delineati fattori: il gran numero di famiglie che vive in povertà (povertà vera!) e il conseguente fenomeno della prostituzione che in paesi come la Russia tocca cifre impressionanti. Ragazze sbandate e disperate che non hanno nulla a che fare con il fenomeno prostituivo cosiddetto organizzato di cui gli Italiani ben conoscono. Ragazze minorenni come quelle di cui abbiamo avuto la disavventura di incrociare nei sobborghi delle metropoli del’Ex Unione Sovietica, con i capelli unti di grasso e le unghie sporche di terra, le più povere tra i poveri Un fenomeno questo che dovrebbe creare indignazione e raccapriccio  nella nostra cultura Cristiana e democratica.

 

UCRAINA e BIELLORUSSIA

L’ucraina e la Biellorussia hanno sospeso ogni tipo di rapporto con l’Italia.

Il motivo ufficiale è il mancato invio delle relazioni post adozione ai paesi stranieri.

In parole povere, quando una coppia italiana adotta un bambino dell’Europa dell’Est, si impegna ad inviare nel paese di origine delle relazioni periodiche dove viene descritto l’inserimento del piccolo nella famiglia, lo stato di salute ecc. Dunque nulla di particolare, una pura e semplice formalità. Dunque viene da chiedersi: dovè il problema? È mai possibile che le coppie italiane siano cosi menefreghiste da non sprecare un ora l’anno per scrivere due righe?

La verità e ben altra. La norma italiana impone ai genitori adottivi di redigere tali relazioni obbligatoriamente tramite gli enti autorizzati. E qui casca di nuovo l’asino! Queste relazioni vengono spesso a costare molte centinaia di euro. In molti dunque pensano: “io ho una sentenza definitiva, nessuno mi può togliere più il bambino, perché devo farmi spillare soldi  dall’ente autorizzato?”.

Per arginare tale problema il Governo Italiano ha organizzato due delegazioni.

In Biellorussia è finita in Barzelletta, una volta stilato l’accordo ci si è accorti che il Governo Italiano non aveva autorizzato nessuno a firmare l’accordo.

Anche qui le famiglie sono sul piede di guerra. Un articolo di denuncia e senza peli sulla lingua è stato pubblicato sul portale internet  Napoli.com

 

In pratica una  rissa istituzionale vergognosa e dalle gravissime conseguenze per i bambini orfani e soli, tra il Ministro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, da una parte, e le On. Maria Burani Procaccini e Marida Bolognesi, della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, dall’altra, giocatasi tutta sulla pelle dei nostri bambini.

I fatti:
150 pratiche adottive di altrettanti bambini bielorussi percorrono da oltre 45 mesi il penoso e tortuoso iter adottivo. Ma da ben 13 mesi sono bloccate deliberatamente a Minsk. Causa di questo blocco un discorso del Presidente Lukascenko che anticipava l’intenzione di modificare la legge bielorussa sulle adozioni internazionali in senso restrittivo e retroattivo. Le famiglie direttamente interessate dal blocco nonché  altre 600 coppie adottive sono in attesa da oltre 24 mesi per una strada che non appare avere futuro, hanno formulato una cocente denuncia

Tatiana e Valerji (3 anni e mezzo), Denis (4 anni) e centinaia di altri bimbi hanno fatto appena in tempo ad identificare loro nuovi  l genitori, a chiamarli “mamma e papà”. Qualcuno, anche se per poco, si era finalmente dedicato a loro, in via esclusiva. Ora, Tatiana, Valerji, Denis e tutti gli altri hanno poche speranze di sentirsi ancora al centro di un mondo d’amore.
Il loro destino sarà forse ancora chiuso tra le mura di un orfanotrofio bielorusso, in camerate da 20 lettini e vetri appannati su un mondo di nebbia e gelo. Le responsabilità dirette degli enti autorizzati all’adozione in Bielorussia e il business delle accoglienze Vanno analizzate e verificate le reali responsabilità soggettive ed oggettive degli Enti autorizzati rispetto ai ritardi ed alle tante omissioni, manifeste e reiterate, e la totale insussistenza dei controlli sul loro operato da parte della Commissione adozioni internazionali (CAI), organismo preposto alla loro vigilanza.

Gli interessi economici in gioco sono elevati e coinvolgono diverse aree e settori economici, sia bielorussi che italiani. La Bielorussia resta infatti l’ultima nazione dell’ex blocco sovietico a voler intrattenere rapporti per le adozioni internazionali con l’Italia, dopo la chiusura della Federazione Russa, dell’Ucraina, della Romania e della Bulgaria, come recentemente dichiarato dalle stesse autorità di governo.

Troppi protagonisti italiani
Come sempre in Italia, la rete gerarchica per gestire una singola area ha più teste, più titolari, regolarmente in dissenso o antagonismo. Per le adozioni internazionali e, nello specifico, per i rapporti con la Bielorussia possiamo contare sulle decisioni del Ministero per le Pari Opportunità (Ministro On. Stefania Prestigiacomo), della CAI (Commissione adozioni internazionali, organo tecnico del Ministero per le Pari Opportunità, che dovrebbe svolgere il ruolo di mediazione internazionale e controllo nazionale, con a capo la Dott.ssa Roberta Capponi, magistrato, Presidente), del Ministero degli Affari Esteri (Ministro plenipotenziario Dott. Giuseppe Panocchia), della Commissione Bicamerale per l’Infanzia (Presidente On. Maria Burani Procaccini, Vicepresidente On. Marida Bolognesi, On. Piero Ruzzante), degli Enti autorizzati a titolo oneroso per le adozioni internazionali in tale paese ed anche su un Comitato di coordinamento delle famiglie di aspiranti all’adozione (circa 300 famiglie).

Le due delegazioni che non lavano i panni sporchi in casa Non ci facciamo mancare niente noi Italiani. E così, per dirimere una questione tanto delicata (il blocco da oltre 13 mesi di 150 bambini), decidiamo di inviare non una, ma due delegazioni a mercanteggiare direttamente a Minsk. Entrambe sono state però espressamente richieste dalle autorità bielorusse ai fini della riapertura di un dialogo. La prima è una delegazione tecnico-ministeriale (la compongono la Dott.ssa Capponi e il Dott. Panocchia), la seconda è politico-parlamentare (Bicamerale per l’Infanzia, nelle persone degli On. Burani-Procaccini, Bolognesi e Ruzzante). La prima delegazione parte ad oltre un anno di distanza dalla proclamazione del blocco, il 13 e 14 ottobre u.s., ma torna con poco o nulla.
La seconda parte dopo dieci giorni, il 24-25-26 ottobre u.s., per completare l’operato della prima e per sbloccare definitivamente le 150 pratiche giacenti dal 2004. Questa seconda missione doveva però essere affiancata dai due componenti tecnici della prima (Dott.ssa Capponi e Dott. Panocchia), unici delegati alla firma di un accordo di governo. Ma i due tecnici non si presentano alla partenza. Cosa sia accaduto, non è ancora dato saperlo, soprattutto per dei semplici cittadini in agonia da oltre un anno per una firma. La delegazione torna con un mezzo accordo, che però alla prima delegazione non va bene, nonostante i continui contatti tra i parlamentari a Minsk e i più importanti rappresentanti delle Istituzioni governative italiane (tra cui il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta). Così, quando la prima delegazione torna per firmare, ma solo dopo mille pressioni da parte delle famiglie italiane indignate, si rifiuta di farlo perché se firmano lo fanno solo con il loro testo. La totale mancanza di concertazione mette ora a rischio il futuro dei “bambini sospesi”. Morale: tra mal parole da pescivendole e scarsa professionalità riusciamo a farci deridere persino dai Bielorussi.
Nel “superiore interesse dei minori”, il Ministro Prestigiacomo ha vietato alla Dott.ssa Capponi di apporre la firma su un Protocollo d’intesa finalmente concordato dalla Bicamerale Infanzia e dalle autorità bielorusse. Perché? Ce lo chiediamo ancora, ma a questa domanda non è stata ancora data una risposta convincente.
La perenne mancanza di informazioni e di trasparenza Va allora evidenziato come l’intera vicenda sia da almeno quattro anni priva di informazioni e di trasparenza da parte del Ministero per le Pari Opportunità, che ha taciuto la reale situazione della Bielorussia come paese “a rischio”, isolato dall’UE da anni, ma con il quale intercorrono in campo commerciale scambi bilaterali, che vanno ben oltre i 30.000 bambini accolti per i soggiorni terapeutici (dai quali derivano comunque lauti guadagni). Pur a conoscenza di tale problematica situazione, appare sconcertante aver indotto un migliaio di coppie adottive italiane, da 4 anni a questa parte, a versare migliaia di euro nei contratti di mandato adottivi, ed illudere così altrettanti bambini per poi impantanarsi in lotte tra istituzioni.

L’immobilismo delle Istituzioni italiane
Tutte le nostre Istituzioni sono rimaste immobili ed inerti fino alla mobilitazione delle famiglie nel giugno scorso, data della nascita di un primo Comitato di coordinamento a Roma, il 14 giugno. Mentre la Bielorussia bloccava le adozioni già vagliate e pronte per la sentenza definitiva, la CAI si ostinava a parlare di semplice “rallentamento” e invitava beffardamente le famiglie ad “avere pazienza”.

 

 

 

In Ucraina invece c’è stato un mistero. Secondo quanto ufficialmente pubblicato sul sito della Commissione Adozioni Internazionali, la delegazione Italiana si è presentata con in mano le cosiddette relazioni mancanti – la domanda allora sorge spontanea. Sono le coppie Italiane che non hanno fatto le relazioni, o qualcuno si è dimenticato di spedirle?

Dunque anche qui tante belle parole ma allo stato ancora nulla di risolto.

 

    

ROMANIA

In Romania il problema adozioni è diventato il tema prevalente della campagna elettorale interna.

Le accuse di illegalità vedono l’Italia come prima indagata.

Secondo la baronessa Emma Nicholson, europarlamentare Britannica, la Romania avrebbe letteralmente “regalato” 105 bambini a coppie italiane dietro forti pressioni di noti personaggi politici Italiani appartenenti a diversi schieramenti. Il Governo di Bucarest si è difeso citando statistiche, studi ed evidenze ma niente ha potuto convincere i parlamentari di Bruxelles, scandalizzati dal fatto che un paese che fra due anni dovrebbe entrare nell’Ue sia coinvolto in drammi i cui protagonisti sono i bambini.

Le trattative non sono state sospese, anche se le autorità lo hanno realmente temuto (tanto da mandare a Bruxelles delegazioni miste maggioranza/opposizione per dimostrare che le cose non stanno proprio come dice la Nicholson), tuttavia la versione finale del rapporto ha raccomandato di riorientare la strategia di adesione della Romania. In particolare, la Romania dovrà adottare una legislazione che tuteli di più i diritti dei minori, affrontare la corruzione presente in tutti settori e rendere efficiente il sistema giudiziario. La baronessa Emma Nicholson ha anche ricordato che il Documento finale del Consiglio Europeo di 2003 non garantisce in modo assoluto l’adesione della Romania nell’Ue nel 2007 ma stabilisce la data dell’adesione nel caso in cui la Romania sia pronta.

Nel 2001, il governo Nastase, messo alle strette dalla Unione Europea istituì una moratoria che sospendeva le adozioni internazionali finché non sarebbero state varate leggi per la difesa dei diritti dei minori. La moratoria del 2001 blocca le adozioni, ma ciò non vuol dire che in questi ultimi tre anni non siano state approvate adozioni internazionali. Infatti sono stati adottati più di 500 bambini da parte di famiglie di Grecia, Spagna, Israele, Italia e Stati Uniti, poiché la legge stessa, pur vietando le adozioni in generale, consente di risolvere i cosiddetti “casi speciali”. Si tratta soprattutto di casi in cui le pratiche di adozione erano già state avviate prima dell’istituzione della Moratoria nel 2001. L’approvazione nella riunione del governo del 18 dicembre 2003 di 105 richieste di adozioni da parte delle famiglie italiane e 82 di famiglie di altri paesi, ha però scatenato le accuse di Emma Nicholson che ha affermato che la Romania sta “inducendo in errore l’Ue sul caso delle adozioni”.

Fatto stà che la Romania è ferma! Anzi immobile. Le coppie Italiane bloccate si sono scagliate contro la Baronessa Nicolson, anzi è proprio di pochi giorni fa la notizia  un gruppo di famiglie stà organizzando un collegio difensivoal fine di valutare le più opportune azioni giudiziarie nei confronti della Parlamentare Europea accusata di aver agito per interessi personali. Un genito esasperato ha inserito questo messaggio in un forum
è giunta l'ora di estirpare la radice velenosa che affligge tutti questi casi, per cui stanzio personalmente un fondo di 10.000.00 euro, ricavato da ciò che stiamo vendendo per raggiungere Dana e a cui chi vuole può dare sostegno, a disposizione di uno Studio Legale o di uno o più avvocati che vogliano interessarsi a questa causa” Dunque cari signori potete rendervi facilmente conto del calvario che stanno attraversando queste famiglie.

 

***

Dunque signori in conclusione, lo stato attuale delle adozioni sia nazionali che internazionali è molto grave. Necessita inanzitutto una riforma seria e cristallina che metta fine al fenomeno speculativo nei confronti delle coppie aspiranti e che permetta anche ai bambini rinchiusi negli istituti Italiani di trovare finalmente una famiglia.

 

 

 

 

     

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