AVERSA
ORA
BASTA!!! TIRIAMO FUORI I BAMBINI DAGLI
ORFANOTROFI.
L’Associazione ADDIFAN rinnova il grido di
allarme.
La
denuncia ad UNO MATTINA del Presidente
Stefano Montone
La
situazione è oramai insostenibile.
L’associazione Coordinamento e Difesa
Diritti delle Famigli Adottive e Non, alla
luce dei recenti avvenimenti che sono
balzati agli onori della cronaca in materia
di adozioni internazionali, nonché del
gravissimo blocco delle adozioni in Romania,
Ucraina e Biellorussia.
Il
presidente Montone, intervistato nella
trasmissione televisiva Uno Mattina ha
denunciato l’esosità delle cifre richieste
per concedere in adozione un bambino
straniero. Montone è stato poi invitato ad
intervenire nuovamente in trasmissione
quando saranno presenti tutte le parti in
causa.
La piaga
dei bambini abbandonati dell’Europa dell’Est
va individuata in due ben delineati fattori:
il gran numero di famiglie che vive in
povertà (povertà vera!) e il conseguente
fenomeno della prostituzione che in paesi
come la Russia tocca cifre impressionanti.
Ragazze sbandate e disperate che non hanno
nulla a che fare con il fenomeno prostituivo
cosiddetto organizzato di cui gli Italiani
ben conoscono. Ragazze minorenni come quelle
di cui abbiamo avuto la disavventura di
incrociare nei sobborghi delle metropoli
del’Ex Unione Sovietica, con i capelli unti
di grasso e le unghie sporche di terra, le
più povere tra i poveri Un fenomeno questo
che dovrebbe creare indignazione e
raccapriccio nella nostra cultura Cristiana
e democratica.
UCRAINA e
BIELLORUSSIA
L’ucraina
e la Biellorussia hanno sospeso ogni tipo di
rapporto con l’Italia.
Il motivo
ufficiale è il mancato invio delle relazioni
post adozione ai paesi stranieri.
In parole
povere, quando una coppia italiana adotta un
bambino dell’Europa dell’Est, si impegna ad
inviare nel paese di origine delle relazioni
periodiche dove viene descritto
l’inserimento del piccolo nella famiglia, lo
stato di salute ecc. Dunque nulla di
particolare, una pura e semplice formalità.
Dunque viene da chiedersi: dovè il problema?
È mai possibile che le coppie italiane siano
cosi menefreghiste da non sprecare un ora
l’anno per scrivere due righe?
La verità
e ben altra. La norma italiana impone ai
genitori adottivi di redigere tali relazioni
obbligatoriamente tramite gli enti
autorizzati. E qui casca di nuovo l’asino!
Queste relazioni vengono spesso a costare
molte centinaia di euro. In molti dunque
pensano: “io ho una sentenza definitiva,
nessuno mi può togliere più il bambino,
perché devo farmi spillare soldi dall’ente
autorizzato?”.
Per
arginare tale problema il Governo Italiano
ha organizzato due delegazioni.
In
Biellorussia è finita in Barzelletta, una
volta stilato l’accordo ci si è accorti che
il Governo Italiano non aveva autorizzato
nessuno a firmare l’accordo.
Anche qui
le famiglie sono sul piede di guerra. Un
articolo di denuncia e senza peli sulla
lingua è stato pubblicato sul portale
internet Napoli.com
In
pratica una rissa istituzionale vergognosa
e dalle gravissime conseguenze per i bambini
orfani e soli, tra il Ministro per le Pari
Opportunità, Stefania Prestigiacomo, da una
parte, e le On. Maria Burani Procaccini e
Marida Bolognesi, della Commissione
Bicamerale per l’Infanzia, dall’altra,
giocatasi tutta sulla pelle dei nostri
bambini.
I fatti:
150 pratiche adottive di altrettanti bambini
bielorussi percorrono da oltre 45 mesi il
penoso e tortuoso iter adottivo. Ma da ben
13 mesi sono bloccate deliberatamente a
Minsk. Causa di questo blocco un discorso
del Presidente Lukascenko che anticipava
l’intenzione di modificare la legge
bielorussa sulle adozioni internazionali in
senso restrittivo e retroattivo. Le famiglie
direttamente interessate dal blocco nonché
altre 600 coppie adottive sono in attesa da
oltre 24 mesi per una strada che non appare
avere futuro, hanno formulato una cocente
denuncia
Tatiana e Valerji (3 anni e mezzo), Denis (4
anni) e centinaia di altri bimbi hanno fatto
appena in tempo ad identificare loro nuovi
l genitori, a chiamarli “mamma e papà”.
Qualcuno, anche se per poco, si era
finalmente dedicato a loro, in via
esclusiva. Ora, Tatiana, Valerji, Denis e
tutti gli altri hanno poche speranze di
sentirsi ancora al centro di un mondo
d’amore.
Il loro destino sarà forse ancora chiuso tra
le mura di un orfanotrofio bielorusso, in
camerate da 20 lettini e vetri appannati su
un mondo di nebbia e gelo. Le responsabilità
dirette degli enti autorizzati all’adozione
in Bielorussia e il business delle
accoglienze Vanno analizzate e verificate le
reali responsabilità soggettive ed oggettive
degli Enti autorizzati rispetto ai ritardi
ed alle tante omissioni, manifeste e
reiterate, e la totale insussistenza dei
controlli sul loro operato da parte della
Commissione adozioni internazionali (CAI),
organismo preposto alla loro vigilanza.
Gli interessi economici in gioco sono
elevati e coinvolgono diverse aree e settori
economici, sia bielorussi che italiani. La
Bielorussia resta infatti l’ultima nazione
dell’ex blocco sovietico a voler
intrattenere rapporti per le adozioni
internazionali con l’Italia, dopo la
chiusura della Federazione Russa,
dell’Ucraina, della Romania e della
Bulgaria, come recentemente dichiarato dalle
stesse autorità di governo.
Troppi protagonisti italiani
Come sempre in Italia, la rete gerarchica
per gestire una singola area ha più teste,
più titolari, regolarmente in dissenso o
antagonismo. Per le adozioni internazionali
e, nello specifico, per i rapporti con la
Bielorussia possiamo contare sulle decisioni
del Ministero per le Pari Opportunità
(Ministro On. Stefania Prestigiacomo), della
CAI (Commissione adozioni internazionali,
organo tecnico del Ministero per le Pari
Opportunità, che dovrebbe svolgere il ruolo
di mediazione internazionale e controllo
nazionale, con a capo la Dott.ssa Roberta
Capponi, magistrato, Presidente), del
Ministero degli Affari Esteri (Ministro
plenipotenziario Dott. Giuseppe Panocchia),
della Commissione Bicamerale per l’Infanzia
(Presidente On. Maria Burani Procaccini,
Vicepresidente On. Marida Bolognesi, On.
Piero Ruzzante), degli Enti autorizzati a
titolo oneroso per le adozioni
internazionali in tale paese ed anche su un
Comitato di coordinamento delle famiglie di
aspiranti all’adozione (circa 300 famiglie).
Le due delegazioni che non lavano i panni
sporchi in casa Non ci facciamo mancare
niente noi Italiani. E così, per dirimere
una questione tanto delicata (il blocco da
oltre 13 mesi di 150 bambini), decidiamo di
inviare non una, ma due delegazioni a
mercanteggiare direttamente a Minsk.
Entrambe sono state però espressamente
richieste dalle autorità bielorusse ai fini
della riapertura di un dialogo. La prima è
una delegazione tecnico-ministeriale (la
compongono la Dott.ssa Capponi e il Dott.
Panocchia), la seconda è
politico-parlamentare (Bicamerale per
l’Infanzia, nelle persone degli On.
Burani-Procaccini, Bolognesi e Ruzzante). La
prima delegazione parte ad oltre un anno di
distanza dalla proclamazione del blocco, il
13 e 14 ottobre u.s., ma torna con poco o
nulla.
La seconda parte dopo dieci giorni, il
24-25-26 ottobre u.s., per completare
l’operato della prima e per sbloccare
definitivamente le 150 pratiche giacenti dal
2004. Questa seconda missione doveva però
essere affiancata dai due componenti tecnici
della prima (Dott.ssa Capponi e Dott.
Panocchia), unici delegati alla firma di un
accordo di governo. Ma i due tecnici non si
presentano alla partenza. Cosa sia accaduto,
non è ancora dato saperlo, soprattutto per
dei semplici cittadini in agonia da oltre un
anno per una firma. La delegazione torna con
un mezzo accordo, che però alla prima
delegazione non va bene, nonostante i
continui contatti tra i parlamentari a Minsk
e i più importanti rappresentanti delle
Istituzioni governative italiane (tra cui il
Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Gianni Letta). Così, quando la
prima delegazione torna per firmare, ma solo
dopo mille pressioni da parte delle famiglie
italiane indignate, si rifiuta di farlo
perché se firmano lo fanno solo con il loro
testo. La totale mancanza di concertazione
mette ora a rischio il futuro dei “bambini
sospesi”. Morale: tra mal parole da
pescivendole e scarsa professionalità
riusciamo a farci deridere persino dai
Bielorussi.
Nel “superiore interesse dei minori”, il
Ministro Prestigiacomo ha vietato alla
Dott.ssa Capponi di apporre la firma su un
Protocollo d’intesa finalmente concordato
dalla Bicamerale Infanzia e dalle autorità
bielorusse. Perché? Ce lo chiediamo ancora,
ma a questa domanda non è stata ancora data
una risposta convincente.
La perenne mancanza di informazioni e di
trasparenza Va allora evidenziato come
l’intera vicenda sia da almeno quattro anni
priva di informazioni e di trasparenza da
parte del Ministero per le Pari Opportunità,
che ha taciuto la reale situazione della
Bielorussia come paese “a rischio”, isolato
dall’UE da anni, ma con il quale
intercorrono in campo commerciale scambi
bilaterali, che vanno ben oltre i 30.000
bambini accolti per i soggiorni terapeutici
(dai quali derivano comunque lauti
guadagni). Pur a conoscenza di tale
problematica situazione, appare sconcertante
aver indotto un migliaio di coppie adottive
italiane, da 4 anni a questa parte, a
versare migliaia di euro nei contratti di
mandato adottivi, ed illudere così
altrettanti bambini per poi impantanarsi in
lotte tra istituzioni.
L’immobilismo delle Istituzioni italiane
Tutte le nostre Istituzioni sono rimaste
immobili ed inerti fino alla mobilitazione
delle famiglie nel giugno scorso, data della
nascita di un primo Comitato di
coordinamento a Roma, il 14 giugno. Mentre
la Bielorussia bloccava le adozioni già
vagliate e pronte per la sentenza
definitiva, la CAI si ostinava a parlare di
semplice “rallentamento” e invitava
beffardamente le famiglie ad “avere
pazienza”.
In Ucraina invece c’è stato un
mistero. Secondo quanto ufficialmente
pubblicato sul sito della Commissione
Adozioni Internazionali, la delegazione
Italiana si è presentata con in mano le
cosiddette relazioni mancanti – la domanda
allora sorge spontanea. Sono le coppie
Italiane che non hanno fatto le relazioni, o
qualcuno si è dimenticato di spedirle?
Dunque anche qui tante belle parole ma allo
stato ancora nulla di risolto.
ROMANIA
In
Romania il problema adozioni è diventato il
tema prevalente della campagna elettorale
interna.
Le accuse
di illegalità vedono l’Italia come prima
indagata.
Secondo la baronessa
Emma Nicholson, europarlamentare Britannica,
la Romania avrebbe letteralmente “regalato”
105 bambini a coppie italiane dietro forti
pressioni di noti personaggi politici
Italiani appartenenti a diversi
schieramenti.
Il Governo di Bucarest si è difeso citando
statistiche, studi ed evidenze ma niente ha
potuto convincere i parlamentari di
Bruxelles, scandalizzati dal fatto che un
paese che fra due anni dovrebbe entrare
nell’Ue sia coinvolto in drammi i cui
protagonisti sono i bambini.
Le trattative non sono state sospese, anche
se le autorità lo hanno realmente temuto
(tanto da mandare a Bruxelles delegazioni
miste maggioranza/opposizione per dimostrare
che le cose non stanno proprio come dice la
Nicholson), tuttavia la versione finale del
rapporto ha raccomandato di riorientare la
strategia di adesione della Romania. In
particolare, la Romania dovrà adottare una
legislazione che tuteli di più i diritti dei
minori, affrontare la corruzione presente in
tutti settori e rendere efficiente il
sistema giudiziario. La baronessa Emma
Nicholson ha anche ricordato che il
Documento finale del Consiglio Europeo di
2003 non garantisce in modo assoluto
l’adesione della Romania nell’Ue nel 2007 ma
stabilisce la data dell’adesione nel caso in
cui la Romania sia pronta.
Nel 2001, il governo Nastase, messo alle
strette dalla Unione Europea istituì una
moratoria che sospendeva le adozioni
internazionali finché non sarebbero state
varate leggi per la difesa dei diritti dei
minori. La moratoria del 2001 blocca le
adozioni, ma ciò non vuol dire che in questi
ultimi tre anni non siano state approvate
adozioni internazionali. Infatti sono stati
adottati più di 500 bambini da parte di
famiglie di Grecia, Spagna, Israele, Italia
e Stati Uniti, poiché la legge stessa, pur
vietando le adozioni in generale, consente
di risolvere i cosiddetti “casi speciali”.
Si tratta soprattutto di casi in cui le
pratiche di adozione erano già state avviate
prima dell’istituzione della Moratoria nel
2001. L’approvazione nella riunione del
governo del 18 dicembre 2003 di 105
richieste di adozioni da parte delle
famiglie italiane e 82 di famiglie di altri
paesi, ha però scatenato le accuse di Emma
Nicholson che ha affermato che la Romania
sta “inducendo in errore l’Ue sul caso delle
adozioni”.
Fatto stà che la Romania è ferma! Anzi
immobile. Le coppie Italiane bloccate si
sono scagliate contro la Baronessa Nicolson,
anzi è proprio di pochi giorni fa la
notizia un gruppo di famiglie stà
organizzando un collegio difensivoal fine di
valutare le più opportune azioni giudiziarie
nei confronti della Parlamentare Europea
accusata di aver agito per interessi
personali. Un genito esasperato ha inserito
questo messaggio in un forum “è
giunta l'ora di estirpare la radice velenosa
che affligge tutti questi casi, per cui
stanzio personalmente un fondo di 10.000.00
euro, ricavato da ciò che stiamo vendendo
per raggiungere Dana e a cui chi vuole può
dare sostegno, a disposizione di uno Studio
Legale o di uno o più avvocati che vogliano
interessarsi a questa causa” Dunque
cari signori potete rendervi facilmente
conto del calvario che stanno attraversando
queste famiglie.
***
Dunque
signori in conclusione, lo stato attuale
delle adozioni sia nazionali che
internazionali è molto grave. Necessita
inanzitutto una riforma seria e cristallina
che metta fine al fenomeno speculativo nei
confronti delle coppie aspiranti e che
permetta anche ai bambini rinchiusi negli
istituti Italiani di trovare finalmente una
famiglia.