7 giugno 2005
Referendum, il punto di vista dei DS
Pasquale Biondi

 

 

REFERENDUM: IL DIBATTITO NEI DEMOCRATICI DI SINISTRA
 
Articoli di Piero Fassino
Intervista di Piero Fassino - Repubblica 5 dicembre 2003
Articolo di Piero Fassino - l'Unità 10 settembre 2004


Barbara Pollastrini, Coordinatrice Donne DS
La legge 40: norme in materia di procreazione medicalmente assistita
 

Luciano Violante, Presidente Gruppo DS alla Camera
"Ruini ha parlato da dirigente di partito"

Beatrice Magnolfi, Segreteria DS
Nota sulla fecondazione eterologa

Maurizio Migliavacca, Coordinatore Segreteria Nazionale DS
Un impegno pieno, convinto e intelligente per un tema di grande rilievo sociale e culturale

Francesca Marinaro
I valori dell'esistenza:
Nascere, guarire e scegliere


Nota dei Cristiano Sociali
Referendum procreazione assistita:
partecipare per decidere


Mimmo Lucà, Segreteria DS
Chiesa, politica, laicità
Tratto dalla relazione di Mimmo Lucà al Consiglio Nazionale dei Cristiano Sociali, 15 aprile 2005

 

Storia della legge 40

Il Cammino alla Camera
Intervento dell'On. Zanotti 27 marzo 2002
Intervento dell'On. Violante 11 giugno 2002
Intervento dell'On. Finocchiaro 11 giugno 2002
Intervento dell'On. Mussi 12 giugno 2002
Intervento dell'On. Pollastrini 18 giugno 2002

Il Cammino al Senato
Intervento della Sen. Franco 24 settembre 2003
Intervento del Sen. Del Pennino 11 dicembre 2003
Relazione scritta di minoranza, 19 settembre 2003
Intervento del Sen. Tonini 24 settembre 2003, intervento

Dieci domande e dieci risposte

Che cos'è la fecondazione medicalmente assistita e quando vi si ricorre?
E' l'aiuto che la scienza offre a coppie che non possono avere figli. Può inoltre aiutare coppie fertili ma portatrici di malattie ereditarie o infettive a far nascere bambini sani.

 

 

Quale legge viene sottoposta a referendum e perché?
Il referendum riguarda solo alcuni punti della legge n°40 voluta dal governo di centrodestra nel 2004. In particolare si chiede la modifica della legge su 4 temi specifici: la salute della donna, l'equiparazione dei diritti del concepito e quelli della donna, la libertà di ricerca scientifica e la cosiddetta fecondazione eterologa (cioè la fecondazione realizzata grazie a un donatore o donatrice esterno alla coppia). Si è giunti ai referendum perché il centrodestra si è opposto in Parlamento a qualsiasi modifica della legge, respingendo gli oltre 350 emendamenti migliorativi che erano stati presentati anche a nome di importanti esponenti della comunità scientifica.

 

 

Se vincono i Sì esiste il pericolo di un vuoto legislativo con il ritorno al cosiddetto "far west", vale a dire una situazione senza regole e senza controlli?
No, questo pericolo non c'è. Per due ragioni fondamentali. In primo luogo perché i referendum non chiedono l'abrogazione di tutta la legge ma solo, come abbiamo visto, di alcuni articoli che sono dannosi per milioni di donne e uomini. In secondo luogo perché già prima dell'entrata in vigore della legge 40 esisteva in Italia il codice deontologico dei medici che regolava in modo preciso le pratiche della fecondazione assistita. I referendum non vogliono il "far west". Vogliono una nuova buona legge.

 

 

Cosa implica il referendum n°1 sulla libertà di ricerca scientifica?
Ogni anno che passa la nostra speranza di vita si allunga anche perché medici e scienziati, instancabilmente, cercano e trovano nuove terapie per malattie gravissime che un tempo non si potevano curare. Una legge non può impedire che questa ricerca proceda anche al fine di guarire chi vive con la sola speranza di una terapia nuova per il suo male. Votando Sì sarà di nuovo possibile per i ricercatori usare cellule staminali prelevate da embrioni congelati non utilizzati (vale a dire cellule che, debitamente orientate, sono capaci di moltiplicarsi consentendo la cura di una serie di organi vitali). La ricerca su queste cellule è considerata decisiva per la cura di malattie gravissime come il Parkinson, il diabete, la sclerosi, il morbo di Alzheimer, i tumori. Soltanto in Italia è un problema che investe circa 12 milioni di persone alle quali non è giusto sottrarre una speranza fondata di cura, guarigione e futuro. Abbiamo rispetto per tutte le opinioni su un argomento tanto complesso e che attiene alla sfera stessa della dignità umana, ma poniamo una domanda. Può una legge decidere che un embrione ha più diritti di un bambino di dieci anni costretto sulla sedia a rotelle e che la scienza potrebbe aiutare a guarire? Votare Sì al referendum è il modo per dire che una legge - qualsiasi legge - questa decisione non la può assumere. E non per motivi giuridici o formali. Più semplicemente per il rispetto verso le persone, tutte, e per amore della vita.

 

 

E il n° 2 sulla salute della donna?
Ogni coppia che ricorre alla fecondazione assistita lo fa dopo una lunga riflessione e, facendolo, compie un atto d'amore. La donna che vuole mettere al mondo un figlio è chiamata ad affrontare un percorso impegnativo, sul piano fisico e psicologico. Il primo referendum ha l'obiettivo di aiutarla a vivere serenamente e nella sicurezza ogni passaggio del suo desiderio di maternità. Come? In cinque modi:
- Consentendo l'accesso alla fecondazione assistita anche alle coppie fertili che rischiano di trasmettere al figlio malattie genetiche ereditarie o infettive.
- Non imponendo per legge il trasferimento dell'ovulo fecondato nel corpo della donna in assenza di un suo rinnovato consenso.
- Permettendo alle coppie portatrici di malattie genetiche l'esame dell'embrione (la cosiddetta analisi preimpianto) prima del suo trasferimento nell'utero della donna. Questo per evitare l'assurdità e la violenza (anche psicologica) dell'impianto di un embrione malato e il conseguente ricorso a un aborto terapeutico.
- Consentendo il congelamento degli embrioni prodotti con le tecniche della fecondazione assistita. L'attuale divieto obbliga la donna a sottoporsi, in caso di insuccesso, a più cicli di trattamento con possibili danni per la sua salute. La conservazione degli embrioni eviterebbe questa situazione e garantirebbe alla donna il migliore trattamento possibile senza obbligarla a ricominciare sempre daccapo.
- Revocando l'obbligo di fecondare un numero massimo di tre ovuli, tutti da trasferire contemporaneamente. Quest'ultimo punto è di enorme rilievo: ogni donna ha una storia, un'età e condizioni psico-fisiche diverse. Non si può impedire al suo medico e a lei stessa di valutare come è meglio procedere nell'utilizzo delle tecniche di fecondazione. Imporre per legge il numero di embrioni da trasferire è una scelta assurda e rischiosa perché una ragazza di vent'anni o una donna di quaranta avranno, per ovvie ragioni, esigenze terapeutiche diverse. Può la legge sostituirsi al medico? Noi pensiamo che non possa avvenire e di questo si occupa il primo referendum.

 

E il n°3, sull'equiparazione dei diritti del "concepito" e quelli della donna?
Questo è un punto decisivo. La norma attuale assicura "al concepito", a partire dall'ovulo fecondato, ancor prima che si formi l'embrione, gli stessi diritti e la stessa tutela giuridica della madre o di un'altra qualsiasi persona nata. E' la prima volta che questo avviene nelle nostre leggi. Ciò perchè si è voluto imporre un solo punto di vista, una sola etica di parte. Si è violato così il principio di una laicità dello Stato, ricca di pluralismo etico e culturale. Le conseguenze di questa decisione sono soprattutto concrete e investono la vita di milioni di persone. Facciamo un esempio: se la legge stabilisce che "il concepito" ha gli stessi diritti di una persona nata, il medico non potrà fare nulla nel caso di un embrione con una grave patologia trasmessa geneticamente. Infine affermare, che "il concepito" ha eguali diritti della madre può divenire la premessa per mettere in discussione radicalmente la legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza, legge che ha prodotto l'esito positivo della riduzione degli aborti in Italia.

 

 

E l'ultimo, il n°4, sulla fecondazione eterologa?
Bisogna fare una premessa: alla fecondazione eterologa si ricorre solamente in casi gravi di sterilità. Detto ciò, poniamoci una domanda: si è madre e padre solo quando a nostro figlio abbiamo trasmesso il nostro corredo cromosomico? In altre parole, si è madre e padre solo se il figlio è nato dalla coppia dei genitori? Come sanno tutti, le cose sono più complesse. I bambini adottati hanno un padre e una madre, a pieno titolo. Ed essi non sono meno genitori di altri solo perché il loro bambino è stato adottato. Bisogna tenere a mente questo concetto elementare per comprendere il senso del quarto referendum, che, per l'appunto, vuole consentire la fecondazione assistita anche utilizzando gameti (spermatozoi nel caso degli uomini e ovociti nelle donne) di donatori esterni alla coppia. Se in una coppia la donna accetta di usare il seme di un donatore, vietare questo tipo di fecondazione ha solo due sbocchi: impedire per sempre a quella donna di partorire o costringerla, sempre che disponga dei mezzi economici necessari, a recarsi in uno qualsiasi dei paesi dove la fecondazione eterologa è consentita. Perché vietare quello che in tutti i principali paesi europei è consentito e che era consentito anche in Italia, nei centri privati specializzati, fino all'approvazione di questa legge?

 

 

Se vincono i Sì può aprirsi la strada a una moderna eugenetica, vale a dire la possibilità di programmare in laboratorio i figli scegliendo sesso, colore degli occhi, etc.?
No, nella maniera più assoluta. Prima di tutto perché gli stessi scienziati respingono con forza questa prospettiva in linea di principio e in linea di fatto. Il codice deontologico dei medici prevede in modo esplicito che ogni intervento sul genoma umano sia teso unicamente alla prevenzione e correzione di condizioni patologiche. In altre parole i soli interventi possibili sono a scopo di cura. Quindi sono ammessi test genetici (la cosiddetta diagnosi preimpianto) solo al fine di rilevare eventuali malformazioni o malattie ereditarie e prevenire così la scelta sofferente dell'aborto. In termini più generali siamo favorevoli a limiti certi e invalicabili (clonazione umana, mamme-nonne, utero "in affitto"). Limiti che anche nel caso di vittoria dei Sì ai referendum rimarrebbero assicurati dalla normativa vigente.

 

 

La sfida sui referendum è anche una sfida tra laici e cattolici?
Neppure questa affermazione è vera. I referendum investono alcune norme di una legge dello Stato e i cattolici, e credenti al pari dei laici, hanno su questo opinioni diverse. Alcuni sono favorevoli alla legge cosi com'è, altri la vorrebbero cambiare. La realtà è che nel mondo cattolico esiste lo stesso pluralismo - cioè la stessa articolazione di opinioni - presente nel mondo laico. Questa è una ricchezza per tutti, per i cattolici e per i laici, perché consente alle persone di scegliere sulla base delle proprie convinzioni e della propria coscienza.

 

 

Quali sono le ragioni fondamentali per andare a votare e votare Sì?
La ragione di fondo per andare a votare e votare Sì ènel desiderio di compiere un atto concreto di solidarietà verso chi oggi non può mettere al mondo un figlio. Verso chi soffre a causa di una malattia che domani la scienza potrebbe curare. Questa volta non si vota per un partito e neppure per un candidato. Si vota per una speranza in più. Si vota per una vita migliore. Si vota per aiutare chi è malato a guarire. Si vota per dei valo-ri importanti che toccano l'esistenza quotidiana di ciascuno di noi: vita, speranza, guarigione.

 

 

 

 

     

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