12 giugno 2005

Non è il Grande Puffo

da noreporter.org - segnalazione di Ezio Esposito

 

 

Non è il Grande Puffo

 

Dietro le quinte di un referendum inutile c'è solo la rissa tra due fondamentalismi in chiara crisi

 

Come dice mio figlio, il referendum in Italia è la più grande presa di fondelli dopo il sorteggio integrale degli arbitri. Del resto non abbiamo abrogato il ministero dell'agricoltura e il finanziamento pubblico ai partiti? Ragion per cui agitarsi così tanto per i referendum sulla procreazione assistita è del tutto inutile: quale che sia l'esito, esso non influirà sulle decisioni che saranno prese dalla classe politica.

 

Più interessante è invece il dibattito che si è animato riguardo i quattro referendum. Un dibattito fra due fondamentalismi che hanno toccato sempre corde emotive e adottato un linguaggio demagogico tanto che, a tutt'oggi, quasi nessuno sa su cosa è chiamato realmente a votare. Personalmente ho cercato di capirlo ascoltando questo o quel ricercatore invitato alla televisione e cercando poi di riconoscere, più per intuito che altro, chi tra questi fosse in buona fede e chi,invece, portasse a tutti i costi acqua al suo mulino. Confesso che non è stato assolutamente facile farmi un'opinione precisa. Alla fine mi ha convinto soprattutto il professor Vescovi che sostiene che le leggi in vigore sono cattive ma mettono comunque freno alle speculazioni economiche selvagge e a sperimentazioni particolarmente pericolose che, a suo dire, mai fruttano risultati positivi.

 

Devo confessare che questo mio orientamento astensionista è stato dettato soprattutto dal sospetto che le sperimentazioni anarcoidi siano funzionali alle multinazionali che operano nel farmaceutico per aumentare i loro dividenti anche a discapito della nostra salute di cui non hanno alcuna preoccupazione. Aggiunco che ho dedotto, forse impropriamente, che l'embrione in vitro è particolarmente protetto, il che gli permetterebbe di sfuggire a molte delle leggi naturali della selezione. Se così non fosse non ne scaturirebbe che un danno per la specie. Ciò premesso, quello che a mio avviso è più rilevante dal dibattito in atto è l'inadeguatezza dei due schieramenti ad offrire una visione esauriente della realtà di oggi.

 

I progressi delle ricerche hanno messo, paradossalmente, più imbarazzo gli scientisti dei confessionalisti. Lo scientismo si nutre, infatti, di una serie di pregiudizi ideologici ammantati di progressismo e di fede quasi teologica nella scienza; Più il tempo passa, più questi dogmi ottocenteschi appaiono inadeguati alle tante evoluzioni che proprio la scienza ha contribuito a realizzare. In realtà è l'intero sistema fenomenalistico e induttivo sul quale si fonda lo scientismo a renderlo inadeguato a concepire la realtà; specie oggi che si è giunti alla clonazione, ai trapianti e ad una sorte di autocreazionismo di tipo androide.

 

Un po' meglio stanno i confessionalisti (cristiani e islamici).Se non altro perché hanno buon senso: il buon senso dei conservatori, dei contadini, se vogliamo dei pavidi, ma un buon senso comumque. Il loro exoterismo ( ossia la loro vulgata del credo) è però anch'esso scricchiolante nell'era della Pecora Dolly. Perché da quando abbiamo avuto la presunzione di fare Dio a nostra immagine e somiglianza ( pretendendo, con ulteriore presunzione, che fosse accaduto l'inverso) abbiamo espresso una generale concezione di Dio-a-l di là della teologia che, fortunatamente è ben più ricca e profonda ("Amor che move il sole e l'altre stelle") - talmente personalistica da farlo sembrare una sorte di Grande Puffo. Alcune delle logiche consequenziali, e particolarmente determinati paletti posti su queste basi alla ricerca scientifica, sono dettati più dalla vulgata che dalla teologia pura.

 

Ora, palesamente, di fronte alle novità dell'era, vanno un po' in crisi. Molto meno in crisi appaiono invece gli israeliti, forse perché, essendo comunità ristrette, non hanno avuto la necessità di sviluppare la vulgata più della teologia e si dimostrano più lucidi in materia. In ogni caso una visione all'altezza dell'era, che sia cristiana, laica, atea, o neoconfessionale, manca e mancherà per un bel pezzo perché per ora l'uomo si sta avvitando su se stesso. Insomma, morale della favola: l'esito del referendum sarà del tutto inutile, ma il velo che ha alzato sull'inadeguatezza delle grandi scuole di pensiero ad offrire risposte onnicomprensive alla nostra epoca non è da poco.

 

Gabriele Adinolfi

da noreporter.org

 

 

 

     

Altri interventi sullo stesso tema


Per intervenire: invia@vivitelese.it