12 giugno 2005
La speranza non è più l'ultima a morire
Federico Di Mezza

 

 

Non so come sia possibile pensare di salvare delle persone uccidendone altre. E mettiamo in chiaro che uccidiamo delle potenziali persone per salvare coloro che maggiormente persone non hanno voluto esserlo, seguendo dei vizi, mischiate poi a quei pochi rimanenti malati vittime incolpevoli. In pratica tutti fanno differenze tra potenziali essere umani e essere umani già fatti, mentre io metterei in risalto quello che ci rende davvero importanti: il fatto di essere delle persone. E per essere persone non basta vivere. Per essere delle persone dobbiamo seguire delle regole e una morale precisa.

 

Dovendo parlare di malati perciò avrei preferito discutere solo di esseri umani che avessero avuto rispetto di se stessi prima di finire in ospedale, quindi di persone, e non discutere di esseri umani che abbiano il cancro per aver condotto una vita scorretta. Una persona vera dovrebbe essere ritenuto quell’essere, non ignorante, che ha seguito delle leggi, l’etica, e tutto ciò perché potesse essere perfetto. Ma visto che non è colpa degli esseri umani essere ignoranti occorre trovare presto una cura alternativa. Inoltre anche se vivessimo una vita corretta ci sarebbe sempre chi sarebbe sterile o chi sarebbe malato per causa genetica.

 

Certo è che se cominciassimo a seguire i consigli dei medici come le fandonie che ascoltiamo dal governo, la percentuale di malati si abbasserebbe vertiginosamente. Abbiamo tanta paura ma in realtà si stanno studiando anche delle cure che non implicano l’uso di potenziali persone, e anche se per raggiungere un risultato occorrerà un po’ di tempo, noi non possiamo assolutamente uccidere altri esseri, che potrebbero inoltre essere migliori di noi. Perché se vogliamo dirla tutta pochi di noi sono delle persone, grazie a questa società. Molti di noi sono soltanto l’ultima specie della categoria ominidi, un animale qualunque, un essere umano appunto, una bestia che non conosce la civiltà.

 

E io non credo che un essere umano abbia più diritti di una persona. Ma siccome compatiamo esseri meno evoluti di noi come i cani e i gatti, anche noi esseri umani dobbiamo compatirci rispetto alle persone vere che verranno se questa società cambierà, se cambierà il sistema. Perciò andiamo salvati anche noi esseri umani. Più informazione da parte dei medici sulle diverse cure che si stanno studiando ci servirebbe più delle parole dei politici. Con le parole di chi ne capisce davvero, noi che siamo vittime del sistema, non dovremmo aggrapparci alla prima cura che ci viene offerta. Poi ci sono sempre i medici al servizio del sistema che cercano la strada più corta e liberale, ma per fortuna c’è chi il suo lavoro lo sa fare e ci dice che la scienza non và contro l’uomo per salvare l’uomo.

 

Abrogare questa legge non è il rimedio ultimo, è solo forse la maniera per arrivare prima ad una soluzione. E noi che abbiamo una educazione quantomeno alta, cerchiamo sempre la strada più breve! Ma arrivare all’ultima spiaggia si poteva evitare: con un po’ di umana prevenzione e con una ricerca non differenziata e slegata dai soldi. Perché sono queste le cause delle nostre malattie: non ci preveniamo, credendo che esistano sempre delle cure e che le cure siano un rimedio al nostro insano bisogno di libertà, e non rispondiamo ad un’unica associazione mondiale nella quale tutti gli scienziati esistenti lavorino e si confrontino come si deve, senza il bisogno inoltre di trovare sempre i soldi per andare avanti nello studio. Non dovevamo arrivare a scegliere tra due leggi sbagliate, tra il si e il no (o astensionismo qual dir si voglia).

 

Esistono medici eminentissimi che sarebbero dovuti stare al governo a infonderci vera sapienza, i quali avrebbero fatto qualcosa di meglio che insegnarci capitalismo e libertà. Medici che inoltre a insegnarci come non ucciderci con le nostre mani, avrebbero speso molti più soldi per la ricerca e avrebbero cercato più collaborazione tra tutte le università e i centri di studio nel mondo dove in fondo si studia per arrivare allo stesso fine: un fine che si sarebbe inseguito non su strade disumane più brevi.

 

Che vinca il si o il no è irrilevante: morto è un principio improvettato di essere e morta è una fine forzata di essere che ci lascia perché noi l’abbiamo lasciato morire non avendogli trovato una cura. Ovvero se stronchiamo una vita sul nascere o se antecediamo la morte di un essere umano, ormai ben visibile perché grande come noi, è la stessa cosa. Se rimarrà la legge attuale, con questa stessa società e la stessa lenta ricerca, continueranno a morire di malattie incurabili esseri umani ancora per molto. Se la legge attuale verrà abrogata, grazie alle nuove concessioni potremo uccidere degli esseri e senza provare compassione, perché non dovremo, non potendo, guardarli negli occhi, per poi sentirci in colpa, visto che questi ammassi informi di cellule non avranno il tempo di formarli questi benedetti occhi specchi dell’anima.

 

E dopotutto, anche se non proveremo pietà per loro, usandoli come cavie, ci vorrà comunque tempo per trovare una cura dopo, ancora anni di ricerca. Il problema sta in questo tipo di ricerca e nel non conoscere la prevenzione: questa ricerca che purtroppo oggi è diventata più che altro una gara tra i vari siti di studio, e una gara dove per arrivare al traguardo ci vogliono molti soldi purtroppo, soldi che particolarmente nel nostro Stato non vengono forniti a sufficienza; questa prevenzione che non è abbastanza” reclamizzata”, forse per le troppe illusorie castrazioni che sembra comportare, perché sembra ci privi di qualche libertà.

 

In conclusione, da una parte noi dovremmo cercare di vivere meglio seguendo si può dire delle “regole” su come mangiare, cosa fare e cosa non fare per non ricorrere in rischi, regole offerteci sottoforma di consigli dai medici, e tali medici, o scienziati qual dir si voglia, dall’altra parte dovrebbero collaborare di più tra di loro e ricevere più fondi per trovare le cure che possano sconfiggere prima che nascano delle malattie che sono genetiche e contro cui niente può la sana prevenzione. Se ci prendessimo questo impegno, in futuro eviteremmo il verificarsi di problemi di salute, oltre al fatto che riusciremmo a salvare i malati odierni, in quanto i tempi di risoluzione si restringerebbero se avessimo davvero l’intelligenza di vivere e ricercare come si deve.

 

Ci sono già studi che ci fanno molto sperare sul fatto che non siamo destinati a non avere figli, ad averli con qualche sindrome o a morire di cancro e sono questi che dobbiamo conoscere e su cui dobbiamo essere informati, perché esistono davvero metodi già scoperti, o ancora da scoprire che hanno solo bisogno di incentivi maggiori per essere svelati, per essere perfetti almeno fisicamente. Non è quindi solo una legge che và riscritta, ma tutto un sistema, e mi augurerei che se ne accorgesse qualcuno, perché né vivendo nell’ignoranza si può pretendere di avere dei figli a tutti i costi e pretendere di non rimanere vittime di malattie, né chi è di competenza può lasciare che questa ignoranza venga incentivata dalla disinformazione e dalla lentezza della ricerca, in quanto tutti hanno il diritto di fare figli, di nascere sani e di vivere in perfetta salute e giustamente lo pretendono.

 

Se a tutti venisse insegnata la prevenzione, se a tutti venisse parlato di tutte le vie possibili che sono state intraviste per curare le gravi affezioni, se la ricerca fosse più seria e appoggiata, oggi non staremmo a parlare di un tema tanto tumultuoso per la nostra anima, come quello del referendum, perché riporremmo più fiducia nella scienza ma soprattutto in noi stessi perché consapevoli di un nuovo sapere e di una nuova speranza. È un sistema, o una società, molto complicato e controverso, dove dare colpe è inutile.

 

Mi auguro solo che quei fortunati che abbiano ricevuto l’educazione della civiltà, diversa dall’educazione del perbenismo, sappiano mettersi al servizio degli altri aiutando la scienza a raggiungere presto un risultato. E spero che le stesse persone civili sappiano fare dono oltre che delle nuove scoperte in campo medico anche della loro stessa civiltà. Affinché con la dignità necessaria un essere umano possa essere una persona. Perché la nostra vita abbia un senso e il suo senso una vita. Affinché la speranza sia sempre l’ultima a morire.

Federico Di Mezza

 

     

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