30 giugno 2005
Adozioni internazionali: morire di burocrazia
Stefano Montone

 

 

Vergogne italiane - ADOZIONI internazionali: morire di burocrazia

 

ASSOCIAZIONE DIFESA DIRITTI FAMIGLIE ADOTTIVE

WWW.ADDIFAN.IT

 

CARI GIORNALISTI

Sono Stefano Montone presidente nazionale dell’Associazione Difesa diritti Famiglie Adottive.

 

Vorrei cortesemente sottoporvi due notizie che probabilmente sono sfuggite alla grande stampa, ovvero non sono considerate di interesse, Eppure si tratta di due famiglie italiane che per diversi motivi stanno passando le pene dell’inferno – fino a morirne di crepacuore.

 

La nostra associazione denuncia l’assurdità di ciò che sta attualmente succedendo nel mondo delle adozioni internazionali.

Leggete e commentate da soli!!!!

Saluti.

Stefano Montone

Per contatti 3470767658

montone@addifan.it

Vergogne Italiane

 

 

ADIZIONI INTERNAZIONALI –

DI BUROCRAZIA SI MUORE DI CREPACUORE

 

LATINA - Sergio Nardin perde la vita in Messico Dopo tanti anni di attesa Simonetta Carlucci e Sergio Nardin, stavano per coronare il loro sogno, proprio in Messico, ma un tragico evento l’ha interrotto. Era dal 1997 che avevano deciso di girare il mondo per adottare un bambino. Nel 2000 si sono rivolti all’Aipa, ma per cinque anni non hanno ottenuto niente. Nel 2005 finalmente gli danno il bambino. Il 6 maggio 2005 sono, quindi, partiti per il Messico, ospitati in un istituto religioso di suore. Il 7 maggio iniziano a convivere per familiarizzare, con il bambino, che le cui iniziali sono Y.E., in una stanza dell’istituto religioso. Il 6 giugno erano a Città del Messico con tutta la documentazione. Il 7 giugno vanno all’ambasciata con tutti i documenti pronti, ma al passaporto italiano di Y. E. anche se pronto, manca il ‘visto’ della Commissione per le adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella persona della dottoressa Roberta Capponi. L’8 giugno Sergio chiama un suo amico in Italia che gli garantisce il suo interessamento presso la Commissione. Così tra l’8 ed il 9 giugno gli dicono che la dottoressa Roberta Capponi ha riferito che voleva esaminare personalmente le pratiche e per questo aveva bisogno di tempo senza quantificarlo. La ‘notizia’ sconvolge Sergio che si vede bloccato in Città del Messico senza conoscere nessuno. Venerdì 10 gli rispondono che non hanno nessuna novità. Così Sergio per passare il tempo porta il bambino allo zoo, ma nell’andare avanti ed indietro si sente male, ed alle tre di notte lo portano in una clinica privata. Va in arresto cardiaco, viene intubato e versa in coma clinico. Simonetta intanto contatta l’ambasciata italiana ma di sabato non risponde. Nel frattempo i fratelli di Sergio, Mario e Giancarlo che partono subito per il Messico, contattano una loro amica italiana che lavora a Città del Messico nell’Ambasciata. Regina, raggiunge i fratelli Nardin in Aeroporto e li accompagna alla clinica, dove riescono a vedere Sergio ancora in vita, ma nella notte tra domenica e lunedì muore. Inizia un’altra tragedia per preparare il viaggio di ritorno, ma le condizioni diventano drammatiche perché l’ambasciata italiana rifiuta di far partire Y. E., mentre il Governo Messicano mostra tutta la sua disponibilità mettendo a disposizione anche un avvocato. Lunedì mattina gli confermano che il bambino non può entrare in Italia e la costringono a rifare tutta la documentazione, nonostante la Commissione l’avesse già. Poche ore prima di partire per l’Italia arriva il sospirato visto per Y. E. Intanto la salma di Sergio arriverà oggi in Italia.

 

Latina - Si svolgeranno questo pomeriggio alle 15,30, i funerali di Sergio Nardin, direttore commerciale della Cantina Sociale Borgo Santa Maria, morto in Messico per arresto cardiaco. La parrocchia del Sacro Cuore di Borgo Sabotino, si prevede debba essere gremita di gente, per i tanti amici e conoscenti che vorranno esserci per l'ultimo saluto. Quarantotto anni il prossimo agosto, Sergio Nardin era infatti, stimato e benvoluto da tutti. Nato e cresciuto nel borgo, aveva frequentato l'Istituto agrario di Borgo Piave prima di intraprendere gli studi universitari. Proprio all'università ebbe modo di conoscere Simonetta Carlucci, che sarebbe diventata sua moglie, l'avrebbe seguito trasferendosi a Latina, e gli sarebbe stata accanto sino all'ultimo doloroso epilogo. Persona sensibile ed impegnata nel sociale, Sergio Nardin ha rivestito incarichi politici, in ambito circoscrizionale, prima nella Dc e poi nei Ds. Dotato di una invidiabile taglia atletica, è stato in passato un eccellente giocatore di pallavolo, militando nella serie B federale, nel ruolo di schiacciatore. Anche lo scorso campionato non s'era perso una gara della Icom al Palabianchini. Apprezzato professionalmente è stato, insieme all'attuale presidente della cooperativa, Dino Piovesan, l'artefice della notevole crescita della Cantina Sociale di Borgo Santa Maria. All'interno dell'azienda, che produce i vini Terre d'Astura, aveva il compito di promuovere e commercializzare i vini in bottiglia. Grazie a lui, questi prodotti sono arrivati anche in Piemonte e Lombardia, ottenendo prestigiosi riconoscimenti nazionali all'ultimo Vinitaly di Verona. Da oltre un mese i coniugi Nardin si trovavano in Messico, per riuscire a coronare un sogno d'amore: l'adozione di un bambino.

 

 Da circa 15 anni avevano fatto questa scelta, ma avevano dovuto riscontrare molteplici difficoltà burocratiche e lungaggini amministrative per raggiungere questo traguardo. In Messico Sergio aveva avuto modo, ancora una volta, di manifestare la propria sensibilità prendendosi a cuore la sorte degli sventurati bambini di un orfanotrofio, ospitato in un istituto religioso di suore. Si era impegnato a fargli avere un contributo per dotare l'istituto di un pullmino, che era di grande necessità. Un desiderio che adesso il direttivo della Cantina Sociale Santa Maria intende far proprio aprendo una sottoscrizione, presso la propria sede sociale (tel. 0773/643009), per quanti singoli, enti privati e pubblici, intendessero contribuire a realizzare il desiderio di Sergio Nardin. L'altro sogno, quello di una vita, per Sergio e Simonetta, era orami ad un passo dall'essere realizzato. L'adozione di un bambino messicano di quattro anni, Yahir Ernesto. Poi l'ulteriore richiesta di altra documentazione dall'Italia e l'improvviso malore per gli stress accumulati hanno trasformato la gioia possibile in un doloroso, infelice destino. Una famiglia distrutta e tanta gente a Latina, commossa per i risvolti umani di questa pietosa vicenda. Ma anche tanta rabbia perché ancora una volta insensibilità, lungaggini e pastoie burocratiche hanno finito per intralciare le aspettative di vita di una giovane coppia. Nella mente della gente rimane la convinzione che senza tutti quegli angoscianti stress, Sergio Nardin sarebbe stato oggi ancora tra noi.

 

 

COPPIA ITALIANA ARRESTATA A MOSCA -

Si accentua, dietro le quinte, il forcing politico-diplomatico dell'Italia per mettere fine all'odissea della coppia sarda bloccata da venerdì a Mosca e privata sbrigativamente dalla polizia di un bambino russo appena adottato, a causa di un presunto scapaccione che tutto lascia credere non esserci mai stato. La vicenda è oggi sulle pagine di alcuni giornali moscoviti, con commenti di segno opposto, mentre emergono testimonianze, come quella della direttrice di un orfanotrofio, che sembrano scagionare i genitori adottivi dall'accusa che ha innescato lo 'scandalo': quella di aver maltrattato il piccolo - Kirill, un bimbo di 6 anni e mezzo, con qualche problema di salute - durante il viaggio in aereo da Barnaul (la città siberiana in cui lo avevano rilevato da un istituto) a Mosca. Sul piano giudiziario il caso è ancora sotto la lente della polizia e della sospettosa magistratura inquirente russa. La coppia, assistita dall'ambasciata e dalle autorità consolari, resta chiusa in albergo: senza passaporti e con l'obbligo di residenza, in attesa di un approfondimento d'indagine. Accanto alla diplomazia, si muove frattanto la politica. La questione è stata affrontata oggi a Mosca, a margine dei lavori della grande commissione interparlamentare italo-russa, in un colloquio riservato tra l'onorevole Maria Burani Procaccini (Fi), presidente della commissione per l'infanzia della Camera, e Iekaterina Lakova, capo della commissione della Duma per le questioni femminili, della famiglia e della gioventù. "Ho ricordato che l'Italia auspica un'inchiesta rapida ed equa", ha detto Burani Procaccini all'Ansa, sottolineando di aver trovato l'interlocutrice "sensibile e attenta" al problema. Sullo sfondo le due parlamentari hanno discusso anche di norme sulle adozioni internazionali e di una bozza di accordo bilaterale italo-russo in questo settore, capace in prospettiva di limitare il rischio di nuove disavventure. A difesa della coppia reclusa in hotel - due avvocati sardi impegnati da tempo in attività di tutela dell'infanzia - si è intanto schierata l'associazione Chiara, il sodalizio che ha curato le procedure per l'adozione del piccolo Kirill. L'associazione ha inviato una lettera aperta al ministro degli esteri Gianfranco Fini - il quale proprio oggi ha incontrato il collega russo Serghiei Lavrov a Roma - nella quale sostiene con convinzione l'innocenza dei genitori adottivi. Ed esprime cauto ottimismo su un possibile avvio di chiarimento della vicenda. 'Chiara' rileva tra l'altro che l'accusa di maltrattamenti (pizzicotti e una scoppola) rivolta alla coppia italiana da una hostess è stata "smentita dai fatti" e da diverse testimonianze. Prima fra tutte quella di un'altra coppia, pugliese, che era nello stesso aereo con una seconda bimba russa adottata, e che ha potuto tranquillamente rientrare in Italia. Stando agli elementi raccolti dall'associazione, la madre adottiva accusata dal personale di bordo si sarebbe limitata durante il volo a mettere seduto il bambino e a tenerlo fermo, ma sempre accarezzandolo. Mentre i lividi notati sulle ginocchia di Kirill altro non sarebbero se non il risultato di una caduta dalla bici, avvenuta a Barnaul e certificata da un medico. Le affermazioni della hostess appaiono d'altronde viziate da un clima che la diplomazia americana (alle prese nei giorni scorsi con un caso simile) ha definito di "isteria collettiva" sulle adozioni internazionali. Un clima istigato di recente da taluni ambienti politici e apparati dello Stato, oltre che dai toni da crociata della procura generale: massimo organo investigativo russo, a impronta tuttora fortemente sovietica. Sul filo della retorica nazionalista, anche il tabloid Komsomolskaia Pravda (Kp) si scatena oggi in una ricostruzione scandalistica del "dramma" di Kirill, prendendo per buone tutte le accuse, a colpi di sarcasmo: "Ecco come gli stranieri educano i bambini russi", pontifica. Di tutt'altro avviso è però un altro giornale, il Moskovski Komsomoliets (Mk), che alla vicenda dedica una inchiesta assai più documentata, denunciando "i toni isterici" e i risvolti inattendibili di questa come di altre recenti azioni giudiziarie analoghe. Mk riporta anche un'intervista-arringa di Nina Durova, direttrice dell'isituto di Barnaul nel quale Kirill, figlio abbandonato di una madre alcolizzata, è stato ospite negli ultimi tre anni, fino all'adozione dei nuovi genitori italiani. "Li ho conosciuti bene e non credo assolutamente che possano averlo picchiato, hanno manifestato fin da subito amore verso Kirill, al quale sono piaciuti immediatamente", assicura Durova dalla Siberia. L'adozione - spiega - "si è svolta nel rispetto rigoroso di tutte le regole e procedure". Altro che percosse, conclude indignata la direttrice, è stato il gesto di generosità di una coppia che non ha esitato a scegliere un bimbo già cresciuto "e, per di più, con qualche problema di salute". (ANSA). 2005-06-07 17:56

 

 

 

Mosca, bloccata coppia di italiani che ha adottato bimbo russo

MILANO (Reuters) - Una coppia di avvocati di Sassari è bloccata da venerdì scorso a Mosca, da dove avrebbe dovuto far ritorno in Italia con un bambino russo legalmente adottato, dopo che le autorità locali hanno aperto un'inchiesta sulla denuncia di una hostess che li ha accusati di aver maltrattato il bimbo durante un volo interno.

 

E' quanto ha dichiarato una portavoce dell'associazione "Chiara", che assiste da 10 anni le famiglie adottive nelle pratiche di adozione nella federazione russa e in Ucraina (177 solo in quest'anno), definendo infondate tali accuse.

"Siamo in attesa delle decisioni delle autorità russe. L'ambasciata sta seguendo la vicenda", ha detto dal canto suo un portavoce del ministero degli Esteri a Reuters, confermando che il caso è ancora aperto.

"L'inchiesta è ancora in corso, il bambino si trova nel frattempo in un ospedale pediatrico e (i due avvocati) stanno discutendo ancora (col personale diplomatico) la vicenda che non si sa come evolverà", ha detto a Reuters Roberta Sicuranza, presidente dell'onlus "Chiara", che ha chiesto di non diffondere le generalità della coppia di avvocati.

L'associazione ha chiesto al ministero degli Esteri un intervento per far rientrare la famiglia, e ha rigettato le accuse alla coppia. Secondo l'associazione, durante il volo i due avrebbero solo più volte ripreso il bambino appena adottato, che era particolarmente nervoso durante il volo verso Mosca, dalla regione di Altay di cui era originario, risultato per lui particolarmente stancante.

 

Secondo quanto segnalato ancora dall'associazione, i due dopo la denuncia di una hostess una volta giunti all'aeroporto di Mosca sarebbero stati fermati dalla polizia che avrebbe ritirato loro i documenti, compresi quelli che comprovavano la regolarità dell'adozione.

 

Kirill tenta la fuga dall'ospedale

Non gli hanno fatto scegliere neanche l'ospedale dove ricoverare il piccolo Kirill, colpito da polmonite mentre i genitori adottivi combattono una battaglia giudiziaria con la polizia di Mosca per cancellare l'infamante accusa di avere maltrattato il figlio siberiano di sette anni. I coniugi sassaresi avrebbero voluto che il figlio adottivo fosse curato in una clinica americana che ha sede nella capitale russa. il ricoveroNiente da fare: le autorità moscovite non lo hanno concesso. Hanno deciso loro per i genitori, e Kirill è stato ricoverato in quello che in Italia sarebbe un ospedale civile. Con qualche differenza. «È un ospedale di bassissima qualità», spiega il padre del bambino. «Proprio per questo noi avremmo voluto ricorrere alle cure di una clinica americana. Non ce lo hanno permesso». E allora Kirill dovrà restare almeno due settimane in un ospedale russo al cento per cento. Anche se lui vorrebbe andare via subito: sogna la Sardegna, e ha già comprato un salvagente per nuotare nelle acque dell'Isola. Il tentativo di fugaIeri il bambino adottato dalla coppia di avvocati sassaresi, finiti nei guai per la testimonianza di una hostess russa, ha raccolto tutti i suoi oggetti, li ha riposti in un busta di plastica e si preparava per lasciare l'ospedale e partire per la Sardegna. È toccato ai genitori adottivi convincerlo con il cuore in gola che dovrà avere ancora pazienza. Nel frattempo si spera che la vicenda giudiziaria possa concludersi felicemente, e che la famiglia possa far ritorno a Sassari dove ormai la attende un'intera città. I due avvocati sassaresi sono stati fermati il 3 giugno scorso a Mosca dalla polizia aeroportuale, dopo che una hostess di volo li aveva accusati di avere maltrattato il figlio adottivo di sette anni, proprio all'imbarco del volo di rientro in Italia. Lo stesso bambino, interrogato dagli inquirenti, aveva poi scagionato i genitori. Ma l'inchiesta va avanti e il piccolo è stato sottratto alla custodia dei genitori adottivi, nuovamente rinchiuso in un orfanotrofio, e ora ricoverato in ospedale per curargli la polmonite. L'unica consolazione è quella di poter incontrare i genitori tutti i giorni, senza particolari limitazioni. Tutto questo in un clima da caccia alle streghe che rischia di vedere come vittime sacrificali proprio i due coniugi di Sassari. Ambiente ostileIn Russia sta montando da tempo una vera e propria campagna contro le adozioni internazionali: l'opinione pubblica chiede una legge che regoli il settore. L'obiettivo è contrastare in qualche modo il pellegrinaggio delle coppie di stranieri che arrivano nell'ex impero sovietico per adottare i bambini russi. Con circa 170 mila bambini russi ospitati negli orfanotrofi di tutto il paese, il problema è molto sentito dalla popolazione russa. DiplomaziaPer smuovere la macchina diplomatica negli ultimi giorni alla Camera dei deputati sono piovute una serie di interrogazioni sottoscritte dai parlamentari sardi: una richiesta bipartisan al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinché coinvolga nella vicenda il premier russo Vladimir Putin. Due giorni fa anche il ministro degli Esteri Gianfranco Fini si è occupato del problema. Approfittando del vertice londinese del G8, il titolare della Farnesina ha chiesto al collega russo Serghei Lavrov di accelerare i tempi per la conclusione della vicenda. Tanto più che sui coniugi sassaresi sarebbe stato montato un castello di accuse senza prove.

 

 

 

     

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