Vergogne italiane - ADOZIONI internazionali:
morire di burocrazia
ASSOCIAZIONE DIFESA DIRITTI FAMIGLIE ADOTTIVE
WWW.ADDIFAN.IT
CARI GIORNALISTI
Sono Stefano Montone presidente nazionale
dell’Associazione Difesa diritti Famiglie
Adottive.
Vorrei cortesemente sottoporvi due notizie che
probabilmente sono sfuggite alla grande stampa,
ovvero non sono considerate di interesse, Eppure
si tratta di due famiglie italiane che per
diversi motivi stanno passando le pene
dell’inferno – fino a morirne di crepacuore.
La
nostra associazione denuncia l’assurdità di ciò
che sta attualmente succedendo nel mondo delle
adozioni internazionali.
Leggete e commentate da soli!!!!
Saluti.
Stefano Montone
Per contatti 3470767658
montone@addifan.it
Vergogne Italiane
ADIZIONI INTERNAZIONALI –
DI
BUROCRAZIA SI MUORE DI CREPACUORE
LATINA - Sergio Nardin perde la vita in Messico
Dopo tanti anni di attesa Simonetta Carlucci e
Sergio Nardin, stavano per coronare il loro
sogno, proprio in Messico, ma un tragico evento
l’ha interrotto. Era dal 1997 che avevano deciso
di girare il mondo per adottare un bambino. Nel
2000 si sono rivolti all’Aipa, ma per cinque
anni non hanno ottenuto niente. Nel 2005
finalmente gli danno il bambino. Il 6 maggio
2005 sono, quindi, partiti per il Messico,
ospitati in un istituto religioso di suore. Il 7
maggio iniziano a convivere per familiarizzare,
con il bambino, che le cui iniziali sono Y.E.,
in una stanza dell’istituto religioso. Il 6
giugno erano a Città del Messico con tutta la
documentazione. Il 7 giugno vanno all’ambasciata
con tutti i documenti pronti, ma al passaporto
italiano di Y. E. anche se pronto, manca il
‘visto’ della Commissione per le adozioni
internazionali della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, nella persona della dottoressa
Roberta Capponi. L’8 giugno Sergio chiama un suo
amico in Italia che gli garantisce il suo
interessamento presso la Commissione. Così tra
l’8 ed il 9 giugno gli dicono che la dottoressa
Roberta Capponi ha riferito che voleva esaminare
personalmente le pratiche e per questo aveva
bisogno di tempo senza quantificarlo. La
‘notizia’ sconvolge Sergio che si vede bloccato
in Città del Messico senza conoscere nessuno.
Venerdì 10 gli rispondono che non hanno nessuna
novità. Così Sergio per passare il tempo porta
il bambino allo zoo, ma nell’andare avanti ed
indietro si sente male, ed alle tre di notte lo
portano in una clinica privata. Va in arresto
cardiaco, viene intubato e versa in coma
clinico. Simonetta intanto contatta l’ambasciata
italiana ma di sabato non risponde. Nel
frattempo i fratelli di Sergio, Mario e
Giancarlo che partono subito per il Messico,
contattano una loro amica italiana che lavora a
Città del Messico nell’Ambasciata. Regina,
raggiunge i fratelli Nardin in Aeroporto e li
accompagna alla clinica, dove riescono a vedere
Sergio ancora in vita, ma nella notte tra
domenica e lunedì muore. Inizia un’altra
tragedia per preparare il viaggio di ritorno, ma
le condizioni diventano drammatiche perché
l’ambasciata italiana rifiuta di far partire Y.
E., mentre il Governo Messicano mostra tutta la
sua disponibilità mettendo a disposizione anche
un avvocato. Lunedì mattina gli confermano che
il bambino non può entrare in Italia e la
costringono a rifare tutta la documentazione,
nonostante la Commissione l’avesse già. Poche
ore prima di partire per l’Italia arriva il
sospirato visto per Y. E. Intanto la salma di
Sergio arriverà oggi in Italia.
Latina - Si svolgeranno questo pomeriggio alle
15,30, i funerali di Sergio Nardin, direttore
commerciale della Cantina Sociale Borgo Santa
Maria, morto in Messico per arresto cardiaco. La
parrocchia del Sacro Cuore di Borgo Sabotino, si
prevede debba essere gremita di gente, per i
tanti amici e conoscenti che vorranno esserci
per l'ultimo saluto. Quarantotto anni il
prossimo agosto, Sergio Nardin era infatti,
stimato e benvoluto da tutti. Nato e cresciuto
nel borgo, aveva frequentato l'Istituto agrario
di Borgo Piave prima di intraprendere gli studi
universitari. Proprio all'università ebbe modo
di conoscere Simonetta Carlucci, che sarebbe
diventata sua moglie, l'avrebbe seguito
trasferendosi a Latina, e gli sarebbe stata
accanto sino all'ultimo doloroso epilogo.
Persona sensibile ed impegnata nel sociale,
Sergio Nardin ha rivestito incarichi politici,
in ambito circoscrizionale, prima nella Dc e poi
nei Ds. Dotato di una invidiabile taglia
atletica, è stato in passato un eccellente
giocatore di pallavolo, militando nella serie B
federale, nel ruolo di schiacciatore. Anche lo
scorso campionato non s'era perso una gara della
Icom al Palabianchini. Apprezzato
professionalmente è stato, insieme all'attuale
presidente della cooperativa, Dino Piovesan,
l'artefice della notevole crescita della Cantina
Sociale di Borgo Santa Maria. All'interno
dell'azienda, che produce i vini Terre d'Astura,
aveva il compito di promuovere e
commercializzare i vini in bottiglia. Grazie a
lui, questi prodotti sono arrivati anche in
Piemonte e Lombardia, ottenendo prestigiosi
riconoscimenti nazionali all'ultimo Vinitaly di
Verona. Da oltre un mese i coniugi Nardin si
trovavano in Messico, per riuscire a coronare un
sogno d'amore: l'adozione di un bambino.
Da
circa 15 anni avevano fatto questa scelta, ma
avevano dovuto riscontrare molteplici difficoltà
burocratiche e lungaggini amministrative per
raggiungere questo traguardo. In Messico Sergio
aveva avuto modo, ancora una volta, di
manifestare la propria sensibilità prendendosi a
cuore la sorte degli sventurati bambini di un
orfanotrofio, ospitato in un istituto religioso
di suore. Si era impegnato a fargli avere un
contributo per dotare l'istituto di un pullmino,
che era di grande necessità. Un desiderio che
adesso il direttivo della Cantina Sociale Santa
Maria intende far proprio aprendo una
sottoscrizione, presso la propria sede sociale
(tel. 0773/643009), per quanti singoli, enti
privati e pubblici, intendessero contribuire a
realizzare il desiderio di Sergio Nardin.
L'altro sogno, quello di una vita, per Sergio e
Simonetta, era orami ad un passo dall'essere
realizzato. L'adozione di un bambino messicano
di quattro anni, Yahir Ernesto. Poi l'ulteriore
richiesta di altra documentazione dall'Italia e
l'improvviso malore per gli stress accumulati
hanno trasformato la gioia possibile in un
doloroso, infelice destino. Una famiglia
distrutta e tanta gente a Latina, commossa per i
risvolti umani di questa pietosa vicenda. Ma
anche tanta rabbia perché ancora una volta
insensibilità, lungaggini e pastoie burocratiche
hanno finito per intralciare le aspettative di
vita di una giovane coppia. Nella mente della
gente rimane la convinzione che senza tutti
quegli angoscianti stress, Sergio Nardin sarebbe
stato oggi ancora tra noi.
COPPIA ITALIANA ARRESTATA A MOSCA -
Si
accentua, dietro le quinte, il forcing
politico-diplomatico dell'Italia per mettere
fine all'odissea della coppia sarda bloccata da
venerdì a Mosca e privata sbrigativamente dalla
polizia di un bambino russo appena adottato, a
causa di un presunto scapaccione che tutto
lascia credere non esserci mai stato. La vicenda
è oggi sulle pagine di alcuni giornali
moscoviti, con commenti di segno opposto, mentre
emergono testimonianze, come quella della
direttrice di un orfanotrofio, che sembrano
scagionare i genitori adottivi dall'accusa che
ha innescato lo 'scandalo': quella di aver
maltrattato il piccolo - Kirill, un bimbo di 6
anni e mezzo, con qualche problema di salute -
durante il viaggio in aereo da Barnaul (la città
siberiana in cui lo avevano rilevato da un
istituto) a Mosca. Sul piano giudiziario il caso
è ancora sotto la lente della polizia e della
sospettosa magistratura inquirente russa. La
coppia, assistita dall'ambasciata e dalle
autorità consolari, resta chiusa in albergo:
senza passaporti e con l'obbligo di residenza,
in attesa di un approfondimento d'indagine.
Accanto alla diplomazia, si muove frattanto la
politica. La questione è stata affrontata oggi a
Mosca, a margine dei lavori della grande
commissione interparlamentare italo-russa, in un
colloquio riservato tra l'onorevole Maria Burani
Procaccini (Fi), presidente della commissione
per l'infanzia della Camera, e Iekaterina Lakova,
capo della commissione della Duma per le
questioni femminili, della famiglia e della
gioventù. "Ho ricordato che l'Italia auspica
un'inchiesta rapida ed equa", ha detto Burani
Procaccini all'Ansa, sottolineando di aver
trovato l'interlocutrice "sensibile e attenta"
al problema. Sullo sfondo le due parlamentari
hanno discusso anche di norme sulle adozioni
internazionali e di una bozza di accordo
bilaterale italo-russo in questo settore, capace
in prospettiva di limitare il rischio di nuove
disavventure. A difesa della coppia reclusa in
hotel - due avvocati sardi impegnati da tempo in
attività di tutela dell'infanzia - si è intanto
schierata l'associazione Chiara, il sodalizio
che ha curato le procedure per l'adozione del
piccolo Kirill. L'associazione ha inviato una
lettera aperta al ministro degli esteri
Gianfranco Fini - il quale proprio oggi ha
incontrato il collega russo Serghiei Lavrov a
Roma - nella quale sostiene con convinzione
l'innocenza dei genitori adottivi. Ed esprime
cauto ottimismo su un possibile avvio di
chiarimento della vicenda. 'Chiara' rileva tra
l'altro che l'accusa di maltrattamenti
(pizzicotti e una scoppola) rivolta alla coppia
italiana da una hostess è stata "smentita dai
fatti" e da diverse testimonianze. Prima fra
tutte quella di un'altra coppia, pugliese, che
era nello stesso aereo con una seconda bimba
russa adottata, e che ha potuto tranquillamente
rientrare in Italia. Stando agli elementi
raccolti dall'associazione, la madre adottiva
accusata dal personale di bordo si sarebbe
limitata durante il volo a mettere seduto il
bambino e a tenerlo fermo, ma sempre
accarezzandolo. Mentre i lividi notati sulle
ginocchia di Kirill altro non sarebbero se non
il risultato di una caduta dalla bici, avvenuta
a Barnaul e certificata da un medico. Le
affermazioni della hostess appaiono d'altronde
viziate da un clima che la diplomazia americana
(alle prese nei giorni scorsi con un caso
simile) ha definito di "isteria collettiva"
sulle adozioni internazionali. Un clima istigato
di recente da taluni ambienti politici e
apparati dello Stato, oltre che dai toni da
crociata della procura generale: massimo organo
investigativo russo, a impronta tuttora
fortemente sovietica. Sul filo della retorica
nazionalista, anche il tabloid Komsomolskaia
Pravda (Kp) si scatena oggi in una ricostruzione
scandalistica del "dramma" di Kirill, prendendo
per buone tutte le accuse, a colpi di sarcasmo:
"Ecco come gli stranieri educano i bambini
russi", pontifica. Di tutt'altro avviso è però
un altro giornale, il Moskovski Komsomoliets (Mk),
che alla vicenda dedica una inchiesta assai più
documentata, denunciando "i toni isterici" e i
risvolti inattendibili di questa come di altre
recenti azioni giudiziarie analoghe. Mk riporta
anche un'intervista-arringa di Nina Durova,
direttrice dell'isituto di Barnaul nel quale
Kirill, figlio abbandonato di una madre
alcolizzata, è stato ospite negli ultimi tre
anni, fino all'adozione dei nuovi genitori
italiani. "Li ho conosciuti bene e non credo
assolutamente che possano averlo picchiato,
hanno manifestato fin da subito amore verso
Kirill, al quale sono piaciuti immediatamente",
assicura Durova dalla Siberia. L'adozione -
spiega - "si è svolta nel rispetto rigoroso di
tutte le regole e procedure". Altro che
percosse, conclude indignata la direttrice, è
stato il gesto di generosità di una coppia che
non ha esitato a scegliere un bimbo già
cresciuto "e, per di più, con qualche problema
di salute". (ANSA). 2005-06-07 17:56
Mosca, bloccata coppia di italiani che ha
adottato bimbo russo
MILANO (Reuters) - Una coppia di avvocati di
Sassari è bloccata da venerdì scorso a Mosca, da
dove avrebbe dovuto far ritorno in Italia con un
bambino russo legalmente adottato, dopo che le
autorità locali hanno aperto un'inchiesta sulla
denuncia di una hostess che li ha accusati di
aver maltrattato il bimbo durante un volo
interno.
E'
quanto ha dichiarato una portavoce
dell'associazione "Chiara", che assiste da 10
anni le famiglie adottive nelle pratiche di
adozione nella federazione russa e in Ucraina
(177 solo in quest'anno), definendo infondate
tali accuse.
"Siamo in attesa delle decisioni delle autorità
russe. L'ambasciata sta seguendo la vicenda", ha
detto dal canto suo un portavoce del ministero
degli Esteri a Reuters, confermando che il caso
è ancora aperto.
"L'inchiesta è ancora in corso, il bambino si
trova nel frattempo in un ospedale pediatrico e
(i due avvocati) stanno discutendo ancora (col
personale diplomatico) la vicenda che non si sa
come evolverà", ha detto a Reuters Roberta
Sicuranza, presidente dell'onlus "Chiara", che
ha chiesto di non diffondere le generalità della
coppia di avvocati.
L'associazione ha chiesto al ministero degli
Esteri un intervento per far rientrare la
famiglia, e ha rigettato le accuse alla coppia.
Secondo l'associazione, durante il volo i due
avrebbero solo più volte ripreso il bambino
appena adottato, che era particolarmente nervoso
durante il volo verso Mosca, dalla regione di
Altay di cui era originario, risultato per lui
particolarmente stancante.
Secondo quanto segnalato ancora
dall'associazione, i due dopo la denuncia di una
hostess una volta giunti all'aeroporto di Mosca
sarebbero stati fermati dalla polizia che
avrebbe ritirato loro i documenti, compresi
quelli che comprovavano la regolarità
dell'adozione.
Kirill tenta la fuga dall'ospedale
Non gli hanno fatto scegliere neanche l'ospedale
dove ricoverare il piccolo Kirill, colpito da
polmonite mentre i genitori adottivi combattono
una battaglia giudiziaria con la polizia di
Mosca per cancellare l'infamante accusa di avere
maltrattato il figlio siberiano di sette anni. I
coniugi sassaresi avrebbero voluto che il figlio
adottivo fosse curato in una clinica americana
che ha sede nella capitale russa. il
ricoveroNiente da fare: le autorità moscovite
non lo hanno concesso. Hanno deciso loro per i
genitori, e Kirill è stato ricoverato in quello
che in Italia sarebbe un ospedale civile. Con
qualche differenza. «È un ospedale di bassissima
qualità», spiega il padre del bambino. «Proprio
per questo noi avremmo voluto ricorrere alle
cure di una clinica americana. Non ce lo hanno
permesso». E allora Kirill dovrà restare almeno
due settimane in un ospedale russo al cento per
cento. Anche se lui vorrebbe andare via subito:
sogna la Sardegna, e ha già comprato un
salvagente per nuotare nelle acque dell'Isola.
Il tentativo di fugaIeri il bambino adottato
dalla coppia di avvocati sassaresi, finiti nei
guai per la testimonianza di una hostess russa,
ha raccolto tutti i suoi oggetti, li ha riposti
in un busta di plastica e si preparava per
lasciare l'ospedale e partire per la Sardegna. È
toccato ai genitori adottivi convincerlo con il
cuore in gola che dovrà avere ancora pazienza.
Nel frattempo si spera che la vicenda
giudiziaria possa concludersi felicemente, e che
la famiglia possa far ritorno a Sassari dove
ormai la attende un'intera città. I due avvocati
sassaresi sono stati fermati il 3 giugno scorso
a Mosca dalla polizia aeroportuale, dopo che una
hostess di volo li aveva accusati di avere
maltrattato il figlio adottivo di sette anni,
proprio all'imbarco del volo di rientro in
Italia. Lo stesso bambino, interrogato dagli
inquirenti, aveva poi scagionato i genitori. Ma
l'inchiesta va avanti e il piccolo è stato
sottratto alla custodia dei genitori adottivi,
nuovamente rinchiuso in un orfanotrofio, e ora
ricoverato in ospedale per curargli la
polmonite. L'unica consolazione è quella di
poter incontrare i genitori tutti i giorni,
senza particolari limitazioni. Tutto questo in
un clima da caccia alle streghe che rischia di
vedere come vittime sacrificali proprio i due
coniugi di Sassari. Ambiente ostileIn Russia sta
montando da tempo una vera e propria campagna
contro le adozioni internazionali: l'opinione
pubblica chiede una legge che regoli il settore.
L'obiettivo è contrastare in qualche modo il
pellegrinaggio delle coppie di stranieri che
arrivano nell'ex impero sovietico per adottare i
bambini russi. Con circa 170 mila bambini russi
ospitati negli orfanotrofi di tutto il paese, il
problema è molto sentito dalla popolazione
russa. DiplomaziaPer smuovere la macchina
diplomatica negli ultimi giorni alla Camera dei
deputati sono piovute una serie di
interrogazioni sottoscritte dai parlamentari
sardi: una richiesta bipartisan al presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi affinché
coinvolga nella vicenda il premier russo
Vladimir Putin. Due giorni fa anche il ministro
degli Esteri Gianfranco Fini si è occupato del
problema. Approfittando del vertice londinese
del G8, il titolare della Farnesina ha chiesto
al collega russo Serghei Lavrov di accelerare i
tempi per la conclusione della vicenda. Tanto
più che sui coniugi sassaresi sarebbe stato
montato un castello di accuse senza prove.
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