SPAMMING: Spazzatura
in Rete! - da
http://www.fracassi.net/
Allarmi burla, catene di Sant'Antonio,
pubblicità selvaggia....
Inviate questa e-mail a tutti quelli
che conoscete, è importantissimo! Facendolo,”aiuterete una bambina
ammalata... “riceverete fantastici regali”... “contribuirete a
diffondere l’allarme su un terribile virus informatico” o anche, se
siete particolarmente creduloni, “all’improvviso la vostra fortuna
cambierà”.
Sono alcuni esempi di catene di
“Sant’Antonio telematiche, il caso diffuso di un fenomeno che gli
americani chiamano spamming nome di un prosciutto in scatola
pressato...
sottintendendo l’intasamento della
casella postale elettronica) e comprende tutti i messaggi non
richiesti che invadono la posta elettronica di milioni persone,
proponendo guadagni super saldi, diete dimagranti, donne nude... gli
argomenti variano ma il criterio è sempre lo stesso: chi li riceve
non li ha richiesti, in genere non conosce chi li ha mandati non è
interessato. Eppure arrivano!!
Oltre che da bollette e cartoline,
anche la vera buca delle lettere viene spesso riempita da depliant
pubblicitari e, a volte. Lettere che promettono fortune
incommensurabili o sfortuna eterna. Catene di Sant’Antonio e
marketing selvaggio non nascono con il computer. La differenza è che
usare la posta tradizionale costa soldi e tempo, mentre con la posta
elettronica basta schiacciare un tasto: un sistema rapido, ecologico
(non si usa carta) e per di più gratuito. Ma solo apparentemente.
Se, infatti, si moltiplicano i pochi
secondi necessari a leggere e inoltrare o cancellare il messaggio
per milioni di volte, i numeri diventano enormi. Secondo un recente
studio dell’Unione europea, per esempio, la posta elettronica non
richiesta pesa ogni anno sull’economia mondiale per 10 miliardi di
euro. Ed esistono società che sulla lotta allo spamming hanno
fondato la propria esistenza. Una di questa, la Brightmail
(www.brightmail.com), offre un servizio di protezione dallo spamming
per oltre 100 milioni di caselle postali e si è addirittura
inventata uno strumento per misurarlo: lo spannometro. Ogni
settimana, un po’ come i servizi meteo, misura la quantità e il tipo
di spamming circolato su Internet. Dai calcoli emerge che ogni anno
ciascuno riceve in media 202 messaggi indesiderati e che, tutti
insieme, provochino nel mondo 213 milioni di dollari di danni in
termini di rapporto tempo/salario. Ma chi c’è dietro a questa
proliferazione di spazzatura elettronica?
Toc toc, sono Emma
A volte l’iniziativa proviene da un
amico che, entusiasta del nuovo mezzo, non perde occasione per
segnalare a tutti quelli che conosce qualsiasi nuovo sito incontri.
La maggior parte delle volte, però, il bombardamento viene da
aziende che offrono prodotti e servizi tutt’altro che mirati. La
filosofia dello “spammer”, infatti, è quella del martello
pneumatico: non importa chi sei e di cosa ti occupi, “Dagli, dagli,
si rompono anche i metalli”.
Alcuni servizi di mailing list,
inoltre, permettono l’iscrizione anonima e possono essere così usati
per bersagliare chiunque a sua insaputa: basta inserire l’indirizzo
e-mail e il proprietario si ritrova iscritto, senza averlo chiesto,
a liste di ogni tipo. Il sito www.buongiorno.it, per esempio,
qualche tempo fa finito nella lista nera del Maps, l’organizzazione
Usa che raccoglie tutte le segnalazioni di spamming ed è un punto di
riferimento per migliaia di provider per escludere automaticamente i
messaggi provenienti da un certo indirizzo.
Come se non bastasse, adesso hanno
iniziato anche i politici. Uno dei casi più celebri è quello di Emma
Bonino che l’autunno scorso ha spedito più di un milione di messaggi
per invitare le persone a partecipare, con un gioco, all’elezione di
25 membri del comitato radicale. Il messaggio della Bonino iniziava
così: “Toc, toc, mi scusi, sono Emma Bonino...”. Quello che Teodoro
Buontempo ha inviato ad alcuni abitanti di Roma, invece, invitava a
votarlo ma usava un mezzo diverso: il telefonino.
Consigli fasulli
Spiega Paolo Ardemagni,
vice-presidente della Symantec per l’Europa del sud ed esperto di
sicurezza informatica: «In passato per scambiarsi le informazioni
elettroniche si usava il floppy o al massimo una rete locale. Adesso
la Rete è globale, ed esistono programmi che, in automatico,
scandagliano Internet (newsgroup, siti molto frequentati...) a
caccia di liste di indirizzi da inondare, in seguito, con messaggi
di ogni tipo». Il garante della Privacy, Stefano Rodotà, ha
recentemente stabilito che “la conoscibilità degli indirizzi di
posta elettronica non consente di per sé l’invio generalizzato di
e-mail, di qualunque contenuto siano i messaggi, compreso quello
politico-elettorale”.
La battaglia, però, è tutt’altro che
vinta. Per non incorrere in Sanzioni molti spammer utilizzano
computer situati in Stati lontani. Per perseguirli dovrebbe
intervenire una Corte internazionale. Non tutti la fanno franca,
però questo il caso di George Hourmouzis un giovane australiano chi
nel maggio del 1999 ha spedito milioni di e-mail in tutto il mondo,
dopo aver acquistato 65 mila dollari di azioni di una società Usa
(la Rentech), per annunciare chi sarebbero raddoppiate di valore
Risultato? Molte persone le hanno comprate davvero, le quotazione in
borsa sono salite e lui in un sol giorno ha guadagnato 17 mila
dollari (circa 34 milioni). Ma la com missione di vigilanza
americani sulla Borsa è riuscita a farlo incriminare per aver
manipolato il listino e un giudice australiano lo ha condannato a 24
mesi di reclusione (21 dei quali condonati).
Sabotaggio
Un’altra nefasta, conseguenza dello
spamining è l’inutile intasa mento delle reti informatiche. Tanto
che c’è chi lo usa per azioni d sabotaggio. «Se milioni di computer
inviano contemporaneamente informazioni ad un certo sito, si può far
collassare le macchine che lo fanno funzionare e provocare una
interruzione del servizio» spiega Ardemagni. «Con questo sistema,
per esempio, l’anno scorso sono stati bloccati per mezza giornata
siti come Ebay, Amazon, Yahoo. E si pensi a cosa potrebbe succedere
se un miliardo di cinesi si collegasse contemporaneamente a siti
strategici per la sicurezza nazionale».
Finti virus
A metà tra lo scherzo e il terrorismo,
ci sono i messaggi che annunciano la nascita di virus informatici,
magari progettati in qualche laboratorio segreto. Capaci persino di
fondere il monitor o rubare tutti i soldi che ci sono nel
telefonino. Sciocchezze, per un tecnico, eppure grazie al sistema
delle catene e alla disinformazione, a volte riescono a diventare
più famosi dei virus reali. Prima di spaventarsi, conviene quindi
consultare il Sarc (http://www.sarc.com/avcenter/hoax.html), la
clinica della Symantec dove vengono analizzati tutti i virus,
compresi quelli falsi (hoaxes). Negli altri casi, si possono
segnalare i messaggi non richiesti o spamming di virus all’indirizzo
abuse@na.nic.it. Spiega Claudio Allocchio: «Le segnalazioni vengono
immediatamente ridistribuite ai gestori dei servizi di sicurezza dei
vari provider italiani. Sono i provider stessi a prendere
provvedimenti nei confronti del loro cliente colpevole di spamming,
anche troncandone l’abbonamento».
Virus sulla fiducia
C’è anche chi, per reagire alla
stupidità delle catene di Sant’Antonio, ha creato “controcatene”
esagerate e beffarde. Come quella che promette “prestazioni degne di
King Kong” a tutti coloro che spediscono il messaggio entro 4
secondi. Oppure come il finto “finto virus” albanese che così
recitava: “In questo momento voi ricevuto “virus albanese”. Nostro
virus albanese funziona su principio di cooperazione. Allora, noi
prega voi adesso cancella tutti i file di vostro ard-isc e spedisce
questo virus a tutti amici di vostra rubbrica”. Per quanto ironica,
anche in questo caso si tratta di una catena inviata centinaia di
computer, che intasa le linee e fa perdere tempo. Almeno però, si
fanno due risate!!!!!!!
Per risolvere il problema alla radice,
basterebbe tassare, come fa per la posta tradizionale, ogni mail
spedita. E’ una proposta colata su Internet, attribuita alle poste
Usa. Ironia della sorte, però anche questa è fasulla: l’ennesima
catena di Sant’Antonio!
Alcuni consigli
anti-spamming.
Caselle rIservate. Meglio avere 2
indirizzi e-mail: uno serio e uno per lo spamming.
CancellazIonI. Usate il tasto
“unsubscribe” per dichiarare che non volete più ricevere messaggi.
Non sempre funziona: proprio il fatto che vi siate preoccupati di
cancellarvi è un mezzo usato dagli spammer per verificare che il
vostro indirizzo sia quello usato davvero.
IndagIni. Segnalate lo spammer al suo
provider, che spesso è felice di rimuoverlo!
ConsIglI. Consultate il vostro
provider e verificate quali strumenti possiede contro lo spamming.
Molti fornitori di e-mail gratuite, infatti, hanno filtri per
individuare e scartare i messaggi non richiesti.
Verificate le proprietà della MAIL CHE
VI ARRIVA, è semplice, basta andare sulla mail che vi è arrivata,
col pulsante destro cliccate su proprietà, lì vi appare una cosa
simile:
Return-Path: <>
Received: from Standard
(212.171.144.97) by mail.tiscalinet.it (5.5.025)
id 3AE3F651000B7A87 for ventoi@tiscalinet.it;
Thu, 26 Apr 2001 14:20:59 +0200
Date: Thu, 26 Apr 2001 14:20:59 +0200
(added by postmaster@mail.tiscalinet.it)
Message-ID: <3AE3F651000B7A87@mail.tiscalinet.it>
(added by postmaster@mail.tiscalinet.it)
MIME-Version: 1.0
Content-Type: multipart/mixed;
boundary="--VEUNOT6Z0PMJWLM3G1IFW5YJ4P6BW5IV0H"
Bene, quel numerino 212.171.144.97
messo tra parentesi dopo “from Standard”, è l’indirizzo IP
dell’utente che vi ha mandato la mail, magari anonima…. Per inviare
la segnalazione di spamming, o abuso al Provider corretto, puoi
verificare l'appartenenza dell'IP (gli IP sono tantissimi!!!)
presente nell'ultimo received dell'header del messaggio sul sito
www.ripe.net selezionando la voce whois, nel risultato della
ricerca, generalmente c’è anche l’indirizzo e-mail per comunicazioni
relative agli abusi: qui di seguito ve ne elenco alcuni:
abuse@tiscalinet.it
abuse@inwind.it
abuse@tin.it
abuse@libero.it
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