Scaricare musica e film: reato o no? - 05-06-03 - ViviTelese

 

 

Su Repubblica del 30 maggio 2003 era apparsa questa notizia. Parlava di denunce per chi scambia on line musica e film con il peer-to-peer (Kazaa, WinMX, Morpheus ecc.)

 

 
 

http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/napster/retata/retata.html

Milano, inchiesta della Finanza dopo il debutto delle nuove

norme sul diritto d'autore. Tra le accuse, anche la ricettazione

Copyright, arriva

la prima retata online

Scaricare musica e film è un reato. Avvisi e denunce a raffica

di LUCA FAZZO e MARCO MENSURATI

MILANO - Settantacinque persone indagate per violazione del diritto d'autore e ricettazione, e un esercito di tremila utenti del web che in questi giorni vengono identificati e denunciati per gli stessi motivi.

Ma l'inchiesta della Guardia di finanza di Milano sui pirati della rete di cui Repubblica è venuta a conoscenza è senza precedenti anche per la svolta radicale che segna nell'approccio giudiziario alla circolazione via Internet di musica, video, software.

Unendo tecniche sofisticate di indagine informatica alle modifiche legislative entrate in vigore il mese scorso, si è arrivati a colpire non solo i siti che diffondono materiale coperto da copyright, ma anche lo scambio diretto tra utenti della rete, il peer-to-peer che costituisce - dopo l'offensiva americana contro Napster e i suoi successori - il principale canale di circolazione del "sapere elettronico".

Il primo spunto è venuto dagli annunci di compravendita su alcuni newsgroup di appassionati. Da qui, coordinati dal pubblico ministero Gianluca Braghò, i "baschi verdi" della Finanza sono partiti all'assalto degli account di posta elettronica e dei server che distribuiscono materiale tutelato dall'articolo 171 della legge sul diritto d'autore che vieta lo scambio di opere, anche se questo avviene senza fini di lucro.

A commettere reato, recita la legge entrata in vigore il 29 aprile 2003, non è solo chi "pone in commercio, vende, noleggia" ma anche chi "cede a qualsiasi titolo" materiale protetto: anche se è gratis, anche se è il freeshare che da sempre imperversa sulla rete. È stata un'indagine tecnicamente ostica, costretta a inseguire quasi sempre "Ip dinamici", indirizzi il cui destinatario reale cambia domicilio elettronico ogni cinque minuti, e account solo apparentemente italiani, dietro i quali si celano inafferrabili siti moldavi, lituani e di altri paesi dell'Europa orientale.

Ma da un ufficio affollato di terminali in una caserma periferica della Finanza, una squadra di marescialli diventati segugi informatici è riuscita ugualmente a ricostruire passo dopo passo le tracce dei pirati del web. Con decreti concessi dal giudice per le indagini preliminari, per la prima volta sono stati intercettati in modo massiccio anche i messaggi di posta elettronica - spesso criptati - che fornitori e clienti si scambiavano: i gestori dei server sono stati costretti dalla Guardia di finanza ad inaugurare dei "lock", delle caselle-ombra di posta elettronica cui arrivavano in copia tutti i messaggi destinati agli indagati.

Una volta entrati nel cuore delle "pagine archivio", quelle con l'elenco dei prodotti accessibili (musica in formato Mp3, film di prima visione, software di ogni genere e l'immancabile porno), i finanzieri hanno quindi potuto stilare un elenco degli utenti finali. E seguire, sempre attraverso le intercettazioni informatiche, le tracce che avevano lasciato. Un lavoro minuzioso che ha portato all'individuazione di tremila persone, downloader che negli ultimi mesi avevano scaricato tutto il possibile. "Questi soggetti non sono hacker, né pirati - spiega il comandante della Squadra pronto impiego delle Fiamme Gialle, Mario Leone Piccinni - sono gente comune. Professionisti, studenti, impiegati. I casalinghi, li chiamiamo noi". Al momento molti dei tremila sono ancora ignoti. Gli investigatori sono riusciti a identificarne circa duecento.

Ma è significativo che tra questi ci siano anche due marescialli dei carabinieri, un messo comunale e un ricercatore universitario. Mano a mano che vengono identificati, i "casalinghi" - che si connettono alla rete da tutta Italia - vengono denunciati alla procura di competenza che valuterà se procedere anche per il reato di ricettazione, cioè per detenzione di materiale di provenienza illecita, oltre che per quello della violazione del diritto d'autore.

L'inchiesta che ha già assunto dimensioni cospicue rischia però ora di raggiungere numeri difficili da gestire. Perché buona parte del materiale trovato nei siti che sono stati messi sotto sequestro negli ultimi giorni proveniva da canali frequentati in modo massiccio.

"Ci siamo accorti - spiegano gli inquirenti - che quasi tutti gli archivi si nutrivano da siti molto diffusi, come Kazaa, Gnutella, Winmx, Morpheus", luoghi della rete che gli investigatori definiscono "sostanzialmente incontrollabili". "Due giorni fa - dice uno dei cibermarescialli - intorno alle nove di sera erano collegati alla rete di Kazaa più tre milioni di utenti": un oceano di contatti in cui la caccia ai pirati si annuncia un'impresa titanica.

(30 maggio 2003)

 

 

Il 4 giugno 2003 Arriva la smentita di Punto Informatico:
Allarme rientrato. Dal sito Punto Informatico: http://punto-informatico.it

GdF: il P2P non c'entra

A PI le Fiamme Gialle spiegano: l'operazione di questi giorni non ha nulla a che vedere con il peer-to-peer. Una smentita che pone fine alla quantità di polemiche e preoccupazioni scatenate dalle prime notizie - UPDATE ORE 13

04/06/03 - News - Roma - UPDATE ORE 13 (VEDI PAGINA SEGUENTE) - Smentita ufficialmente una notizia che ha allarmato tutti: quella secondo cui un'indagine condotta online dalla Guardia di Finanza avrebbe avuto nel mirino i sistemi peer-to-peer e gli utenti italiani che ne fanno uso. Una notizia ripresa con allarme da numerose testate, compreso PI.

Ieri Punto Informatico, dopo il ponte del 2 giugno, ha avuto l'occasione di approfondire la questione con la Guardia di Finanza. E il Capitano Mario Piccinni, del Nucleo operativo provinciale di Milano delle Fiamme Gialle, ha spiegato a PI che l'operazione di questi giorni, emersa su Repubblica.it, non ha assolutamente nulla a che spartire con il peer-to-peer o con le attività degli utenti che sfruttano questi sistemi di condivisione dei file.

Piccinni ha spiegato che l'intera operazione, della quale nelle prossime ore verranno resi pubblici tutti i dettagli, ha riguardato l'individuazione di un network di produzione e vendita di materiali illegali, in particolare software professionale.

Riprodotti illegalmente, questi software venivano venduti attraverso siti internet a prezzi naturalmente più bassi di quelli di listino, producendo un volume d'affari per i pirati, autori di questo schema, valutato in 100 milioni di euro all'anno. Sono 176 i soggetti al momento sottoposti ad indagine, alcuni dei quali si ritiene introitassero fino a 25mila euro al mese per le proprie attività illegali. Se esiste una relazione con il P2P, dunque, riguarda una delle fonti di approvvigionamento del software pirata da parte dei trafficanti individuati dai Baschi verdi milanesi.

Se da un lato è dunque difficile comprendere la genesi di una notizia che parlava di una operazione contro il P2P senza precedenti in Italia, dall'altro siamo invece di fronte ad una sonora smentita di quelle clamorose rivelazioni, annunci che hanno messo in allarme molti utenti internet e persino parlamentari, per le implicazioni che un'operazione del genere avrebbe avuto se fosse effettivamente avvenuta.

Nota: Sulla dibattuta questione dello status giuridico di chi utilizza i software peer-to-peer e le preoccupazioni che ha suscitato in moltissimi, si veda la lettera Il P2P e la legge italiana pubblicata su PI di oggi nonché il dibattito che si è svolto su it.diritto.internet

A PI le Fiamme Gialle spiegano: l'operazione di questi giorni non ha nulla a che vedere con il peer-to-peer. Una smentita che pone fine alla quantità di polemiche e preoccupazioni scatenate dalle prime notizie - UPDATE ORE 13

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa diffuso dal Comando Provinciale di Milano della Guardia di Finanza in merito alle vicende segnalate

GUARDIA DI FINANZA

COMANDO PROVINCIALE MILANO

- COMUNICATO STAMPA -

“LA GUARDIA DI FINANZA PONE SOTTO SEQUESTRO DUE SITI INTERNET UTILIZZATI PER LA COMMERCIALIZZAZIONE DI SOFTWARE E PRODOTTI AUDIOVISIVI PIRATA. SOTTOPOSTE AD INTERCETTAZIONE 28 CASELLE E-MAIL, DENUNCIATI 181 RESPONSABILI OPERANTI IN VARIE PROVINCE DELLA PENISOLA, IN GRADO DI REALIZZARE UN VOLUME D’AFFARI PARI A 100.000.000,00 Euro ANNUI”.

I “Baschi Verdi” della Compagnia Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Milano hanno portato a termine un servizio finalizzato allo smantellamento di una “rete di vendita” in grado di utilizzare al meglio le nuove tecnologie per la commercializzazione di prodotti pirata.

Centottantuno (181) i soggetti denunciati per violazione della Legge sul Diritto d’Autore al Dott. Gianluca BRAGHO’, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Milano, che ha diretto le indagini.

Circa 10.300 i soggetti tuttora in corso di identificazione, responsabili dei reati di produzione e vendita di prodotti tutelati e ricettazione.

Tutto il sistema creato dai pirati informatici ruotava intorno allo sfruttamento di INTERNET come bacino di potenziali clienti e come mezzo di scambio e distribuzione dei materiali. Quasi tutti gli indagati utilizzavano indirizzi e-mail anonimi ed in alcuni casi spedivano messaggi criptati con password.

L’operazione, denominata “MOUSE”, ha permesso ai militari della Compagnia Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Milano di smantellare una rete di vendita di opere dell’ingegno piratate estesa su tutto il territorio nazionale e costituita, per lo più, da insospettabili con un giro d’affari che, per alcuni di loro, superava i € 25.000,00 mensili.

L’investigazione ha richiesto l’utilizzo delle più recenti tecniche di indagine informatica quali il tracciamento di indirizzi IP dinamici, l’analisi di file di log e la decriptazione di messaggi cifrati.

I controlli, che non hanno riguardato gli utilizzatori di sistemi file sharing tipo “peer to peer”, ma esclusivamente a soggetti dediti a produzione e vendita di prodotti tutelati dal copyright, si sono sviluppati attraverso il monitoraggio di 12 siti web e l’intercettazione 28 account e-mail utilizzati dagli indagati per porre in essere l’illecita attività.

Posti sotto sequestro due siti INTERNET mediante i quali avveniva l’illecita commercializzazione.

Nel corso delle perquisizioni, operate in ben 30 province italiane, i BASCHI VERDI hanno rinvenuto masterizzatori per CD e DVD dell’ultimissima generazione, programmatori per Smart Card per TV satellitare, migliaia di supporti ottici contenenti opere illecitamente riprodotte e DVD contenenti le ultimissime uscite cinematografiche.

Una primissima analisi fa ritenere che il volume d’affari annuo relativo all’illecito commercio posto in essere, possa superare i € 100.000.000,00.

Fine articolo di Punto Informatico http://punto-informatico.it

 

 
Il giorno dopo "Repubblica" attacca di nuovo
http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/napster/caccia/caccia.html

 

SCIENZA & TECNOLOGIA

La procura milanese e i "ladri" di musica e dvd

10 mila nomi nel mirino, 181 persone indagate

La grande caccia

ai pirati della Rete

Un business da 100 milioni di euro all'anno

di MARCO MENSURATI

MILANO - Cento milioni di euro all'anno, 181 indagati, e 10.300 persone in corso di identificazione. E' questo il bilancio complessivo della prima maxi inchiesta sul mondo dei downloader, condotta dalla Compagnia di pronto impiego della Guardia di finanza di Milano.

"Si tratta di una inchiesta molto delicata - spiega il pubblico ministero che ha coordinato le indagini, Gianluca Braghò - che ha rapidamente assunto grandi proporzioni a causa della larga diffusione del fenomeno. Abbiamo indagato su tre fronti: quello dei pirati della rete che vendevano senza autorizzazioni prodotti tutelati dal diritto d'autore intascando fino a venticinquemila euro al mese; quello degli "scambisti" ovvero di chi i file li scarica nei modi più disparati, anche attraverso il peer to peer, per poi scambiarserli, e infine quello dei downloader semplici, utenti che si limitavano a copiare i file per uso personale".

Ognuno di questi soggetti, secondo l'impostazione dell'accusa, avrebbe commesso un illecito. Più o meno grave a seconda dei casi. I 181 indagati sono i gestori dei siti da cui è partito tutto. I 10 mila e 300 in corso di identificazione, sono gli utenti ai quali i finanzieri sono arrivati seguendo le tracce trovate nei server di quei siti. Molti di loro almeno cinquecento sono già stati identificati: si tratta di gente comune, professionisti, studenti, impiegati.

Mano a mano che vengono riconosciuti per nome e cognome, il loro fascicolo viene inviato alla procura di competenza che valuterà, a seconda delle situazioni, il da farsi. I gestori dei siti rischiano un processo per ricettazione e violazione della legge 171. Gli utenti che si scambiavano files, anche senza fini di lucro, potrebbero essere denunciati solo per quest'ultima violazione. Infine, quelli che invece si limitavano a scaricare musica, senza scambiarla, verranno multati, alla stregua di chiunque compri un cd masterizzato.

La notizia, anticipata da Repubblica pochi giorni fa quando ancora gli indagati erano solamente 75 e le persone da identificare poco più di tremila, aveva sollevato molte polemiche, soprattutto tra gli utenti della rete che, partecipando ad alcuni forum, avevano duramente contestato sia il contenuto della legge sia l'inchiesta stessa della guardia di finanza.

"La nuova legge che è in vigore da fine aprile - spiega uno degli investigatori commentando le molte critiche ricevute dai siti specializzati - punisce chiunque metta in commercio, venda, noleggi o ceda a qualsiasi titolo materiale coperto da diritto d'autore. E questo è un dato di fatto. Questa legge, su Internet, viene violata ogni secondo: per questo si può affermare che se invece che per soli tre mesi avessimo controllato quei siti per sei mesi il numero finale delle persone da identificare sarebbe stato molto più alto".

Tra gli altri risultati, l'indagine ha portato al sequestro di due siti Internet, 28 caselle postali email personali, oltre a masterizzatori per cd e dvd, programmatori per smart card satellitare, migliaia di supporti ottici e dvd con i film di prima visione.

(5 giugno 2003)

 

Qual'è la verità?

Ecco cosa dice la legge italiana