Giornalisti in sciopero. Ma chi sono? - 28-10-03 - Rosario Lavorgna

 

 

Giornalisti in sciopero. Ma chi sono? E chi so no quelli che non scioperano?

Ci imbattiamo finanche troppo spesso, in questi ultimi anni, negli scioperi organizzati dalla categoria giornalistica e siamo costretti a subire i silenzi di radio e televisione, come l'impossibilità di inchiostrare le nostre dita nel forsennato volta pagine dei quotidiani. Questo è quanto potrebbe, ipoteticamente, pensare un habitué dell'informazione, un utente qualsiasi che cerca di tenersi informato su ciò che gli gravita intorno.

Ma siccome a parlare è un appartenente alla categoria giornalistica, allora il risultato è sicuramente più curioso ed intrigante.

Ma chi sono i giornalisti che scioperano e perché?. E chi sono i giornalisti che non scioperano perché non hanno motivo di farlo in quanto non hanno nemmeno una infinitesimale parte di quello per il quale altri colleghi lottano mediante il silenzio?

Sono curiose queste domande, ma è d'uopo, prima o poi, affrontare questa sconvolgente realtà che colpisce decine di migliaia di colleghi che del giornalista hanno solo tesserino e tante, troppe speranze vanificate dal tempo e dall'usura dei sentimenti.

Rinnovo dei contratti, tagli redazionali, aggiornamento delle tariffe sindacali, contenziosi con lo stato per la sacrosanta libertà di espressione e informazione, e tant'altro girovaga tra uno sciopero e l'altro, pur nella piena consapevolezza che un contratto almeno esiste, che le redazioni tagliano se in difficoltà, e che la libertà di espressione vale per tutti i cittadini di questa repubblica e non solo per coloro che la informano.

Poi, gli "straccioni" della categoria, i "vo cumprà" dell'informazione, i 'cottimini' stralunati e stracolmi di sogni in milioni di cassetti.

L'informazione in Italia vive su di loro, e questo è scontato. Immaginate voi se esistessero solo ed unicamente giornalisti contrattuali con tanto di lauto stipendio e scrivanie lussureggianti con tanto di 'everywhere pass' e missioni pagate fino all'ultimo centesimo? Non uscirebbero più di un paio di quotidiani in tutto il paese e non riusciremmo a vedere più di un paio di reti televisive.

Ma questo non importa a nessuno. Non importa a nessuno che in Italia la stragrande maggioranza della categoria è costretta a lavorare rimettendoci anche l'osso del collo per pochi spiccioli ad articolo. Non importa a nessuno che la categoria giornalistica in Italia detiene il record dei pubblicisti con attività da professionisti sottopagati e sottoconsiderati.

Non importa a nessuno che la stragrande maggioranza dei pubblicisti che si affacciano al praticantato professionale non trovano e non troveranno uno straccio di giornale o tv o agenzia di stampa che gli garantisca il curricolo.

Ciò che realmente importa che i "veri" giornalisti, cioè quelli che ricoprono incarichi reali presso le grosse testate o nelle TV pubbliche o private, riescano ad ottenere altri avanzamenti, altri soldi ed altre garanzie. Poi se esistono rappresentanti della stessa categoria che garanzie non ne hanno mai avute e continuano a barboneggiare nell'emisfero informazione, poco importa.

Sono proprio questi ultimi, i "cottomini", quelli che non scioperano perché non hanno motivo di farlo in quanto non hanno nemmeno un millesimo di quello per il quale altri colleghi lottano mediante il silenzio stampa, ad essere gli a sider/in sider dell'informazione in Italia, coloro che con il sudore reale riescono ad ottenere ciò che i poltronari non immaginano lontanamente.

In Italia sono decine di migliaia a fronte di un paio di migliaia già inseriti, serviti e riveriti.

Per loro non c'è sciopero, non c'è sindacato, non c'è lavoro, non c'è speranza, non c'è spazio. Devono solo pagare la quota dell'ordine di categoria, pagare il sindacato di categoria, ed ora, essere anche obbligati a dare conto di quelle poche sciocchezze di euro che entrano nelle loro tasche.

Adesso, forse, sarà più chiaro il quadro di una categoria nella quale chi sciopera ha troppo, chi non sciopera non ha nulla.