Ufficialmente, il governo condanna
l'uso della forza e della crudeltà
per controllare le nascite; però,
nella pratica quotidiana, gli
incaricati del controllo subiscono
tali pressioni allo scopo di
limitare la natalità, che formano
dei veri e propri "squadroni
dell'aborto". Questi squadroni
catturano le donne "illegalmente
incinte" e le tengono in carcere
finché non si rassegnano a
sottoporsi all'aborto.
In caso contrario, i figli "nati
illegalmente" non hanno diritto alle
cure mediche, all'istruzione, né ad
alcuna altra assistenza sociale.
Molti padri vendono i propri "figli
illegali" ad altre coppie, per
evitare il castigo del governo
cinese.
Essendo di gran lunga preferito il
figlio maschio, le bambine
rappresentano le principali vittime
della limitazione delle nascite.
Normalmente le ragazze continuano a
vivere con la famiglia dopo del
matrimonio e ciò le rende un vero e
proprio un peso.
Nelle regioni rurali si permette un
secondo figlio, ma se anche il
secondo è una femmina, la cosa
rappresenta un disastro per la
famiglia.
Secondo i dati delle statistiche
ufficiali, il 97,5% degli aborti è
rappresentato da feti femminili.
Il risultato è un forte squilibrio
di proporzioni fra popolazione
maschile e femminile. Milioni di
uomini non possono sposarsi, da ciò
consegue il traffico di donne.
L'aborto selezionato per sesso
sarebbe proibito dalla legge, però è
prassi comune corrompere gli addetti
per ottenere un'ecografia dalla
quale conoscere il sesso del
nascituro.
Le bambine che sopravvivono
finiscono in precari orfanatrofi.
Il governo cinese insiste con la sua
politica di limitare le nascite e
ignora il problema della
discriminazione contro le bambine.
Non è possibile continuare a
ignorare una simile tragedia!!
Alla fine, un uomo raccolse il corpo
della bambina, lo mise in una
scatola e lo gettò nel bidone della
spazzatura. |