Tra
gli scopi del lionismo c’è pure “promuovere un
costante elevamento del livello di efficienza e
di serietà morale nel commercio, nell’industria,
nelle professioni, negli incarichi pubblici ed
anche nel comportamento in privato”. Mentre è
del tutto evidente la portata dell’assunto, meno
evidente è la possibilità e la rischiosità della
sua realizzazione. Infatti per promuovere
bisogna voler promuovere, saper promuovere ed
innanzi tutto conoscere.
Mettere a
disposizione della comunità certa conoscenza che
comporta promozione può non essere gradito da
più di qualcuno cui conviene lo statu quo.
Sicché si può convenire che certo degrado di
metropoli come di aree extrametropolitane serve,
è utile, fa comodo. Anche un’associazione grande
e grossa come quella lionistica deve tenerne
conto. Ci sono usi e costumi che non giovano che
a pochi e che sono fortemente imposti ed
accanitamente difesi. Questi usi e questi
costumi solitamente temono, più che esercito e
polizia, il virus morale e culturale
generalizzato, di cui portatori sono stati i
vari Campanella, Bruno e Parzanese, tanto per
citare alcuni di quelli già passati poco
felicemente a miglior vita. Allora i lions
vadano per la loro strada e sappiano che, quando
si nota l’esigenza di promuovere, in genere da
qualche parte di questa esigenza non si vuol
sentire nemmeno parlare. I lions possono agire
solo, e non è affatto riduttivo, da buoni
cittadini impegnati a diffondere buona
cittadinanza, la quale sola potrà eleggere buon
governo. I mezzi, anche se limitati, ci sono e
le risorse pure: la stampa lionistica sia
riferimento morale e culturale ed i lions siano
le idee viventi ed operanti di quel riferimento.
Il Meridione
d’Italia e tutti i sottosviluppi di questo mondo
e la periferia di Parigi e di tutte le
megalopoli di questa terra già da molto tempo
pagano a caro prezzo la promozione che non c’è,
anche se ne portano un salato conto storico.
Seminiamo idee:
provvederanno altri a realizzarle.
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