Una volta, e precisamente quando il
Meridione apparteneva al Regno delle due
Sicilie, gli Italiani più ostili e
bellicosi, secondo l'immaginario collettivo,
abitavano a sud; tanto è che per contrstare
il potere costiuito, parte di loro si
trasformarono in briganti.
Questo gap sociale, industriale ed evolutivo
ha poi negli anni contribuito a creare
quella 'questione meridionale' dalla quale,
in vero, ancora oggi non ne siamo usciti.
Questo primato del nord economicamente e
socialmente più sviluppato continua a
scriver le pagine della storia anche
attuale, contrapponendo da una parte una
Italia laboriosa ed industrializzata, ad una
Italia cliente della politica, mafiosa e
commaristica e qunt'altro. D'altronde le
mutazioni che si attendono per il sud Italia
e quella trasformazione in area
economicamente trainante, appaiano essere
molto incompatibile con il dna del
Mezzogiorno.
Questa situazione ha innescato una ennesima
migrazione verso le regioni più ricche e che
ancora sono in grado di assicurare lavoro,
stabilità ed aspirazioni di tanti giovani
che dal sud, ancora oggi 2006, sono
costretti a fare i bagagli ed a trasferirsi
altrove.
Infatti, ma questo è scontatamente
impossibile leggerlo sui giornali o vederlo
in Tv, non sono certo solo gi
extracomunitari a prendere d'assolto le
città e cittadine del nord industrializzato.
In mezzo a loro ci sono tante famiglie
italiane ce ancora sperano in un
cambiamento, che ancora immaginano il
settentrione come la terra promessa, un po
come i nostri nonni quando arrivavano in
vista della statua della libertà ad Ellis
Island.
Queste ondate migratorie, in pieno terzo
millennio, ovviamente, rappresentano un
salto indietro nella storia, una pratica
inaccettabile se si pensa che l'Italia fa
parte del gotha delle nazioni più
industrializzate.
Conseguenza di ciò che abbiamo argomentato
fin ora è stata l'impennata della
criminalità comune ed organizzata proprio in
quelle regione nelle quali più forte è
l'incremento dei domiciliati, rispetto ai
residenti.
Questo ha portato alla richiesta, da parte
della Lega Nord, dell'approvazione di una
Legge sull'autodifesa nonché difesa della
proprietà privata da più parti agognata, ma
che comunque resta criticabile e per nulla
risolutrice del problema di fondo.
D'altra parte, una legge che autorizza l'uso
domestico delle armi a scopo difensivo della
persona e della proprietà, risulta essere in
primis una delegittimazione inaudita del
lavoro delle Forze dell'Ordine, e di
conseguenza una legittimazione altrettanto
inaudita della violenza contro la violenza.
Questa sorta di 'chiodo scaccia chiodo'
rende vano il prezioso ed insostituibile
lavoro di Carabinieri e Polizia che
quotidianamente si immolano a difesa della
nostra democrazia, della libertà e della
legalità.
Questa specie di far west fai da te che la
nuova legge ingenera spaventa e non poco,
anche in considerazione del fatto che se
prima il classico topo d'appartamenti
entrava in azione col solo piede di porco,
adesso c'è da aspettarsi che oltre al
maldestro attrezzo porti con se anche
un'arma da fuoco. D'altra parte, se non è
stupido, dovrà pure salvaguardasi da ciò che
potrebbe, oggi legalmente, succedergli nel
momento in cui mette piede in casa da una
finestra.
Ma a prescindere da questa situazione che
sembra studiata ad hoc per le armerie, in
molti si chiedono una cosa semplicissima: Ma
non sarebbe stato più pratico, idoneo e
civile approvare una legge che concedesse
più poteri alle forse dell'ordine, che ne
ampliasse l'organico e che ne aggiornasse
gli onorari? Dove è finita la legge sul
poliziotto di quartiere? Perché non
investire anche la Polizia Municipale di
compiti investigativi repressivi nei
confronti del crimine e dell'illegalità?
Nessuno di noi ha voglia di trasformarsi in
un assassino ai sensi di legge.