Leggete l’Enciclica”Deus caritas est” di
Benedetto XVI, ne trarrete grossi benefici,
parola di laico. Una enciclica che rimarrà e
segnerà la storia quanto, e forse più, della
Rerum novarum di Leone XIII o la Pacem in terris
di Giovanni XXIII.
Dovrete superare lunghi periodi intrisi di
dottrina teologica ed alquanto barbosi, ma poi
all’improvviso, più volte, la scudisciata di
classe che vi farà meditare a lungo.
Anche se non entrate in chiesa da anni e vi
ritenete un ateo inveterato non potrete
rimanere insensibili ai continui richiami
all’amore, alla giustizia, alla convivenza e
contro la guerra, l’odio ed il fanatismo e non
potrete non essere d’accordo con questo Papa
che, vicino agli ottanta anni, scrive con lo
stesso vigore ed entusiasmo di un giovane poeta
provenzale.
Una prosa accattivante, densa di riferimenti
culturali dei più grandi pensatori dell’umanità
da Sant’Agostino a Gregorio Magno, da Marx a
Nietzsche, da Giuliano l’Apostata a Cartesio, da
Virgilio a Madre Teresa di Calcutta.
“Dio è amore, chi sta nell’amore dimora in Dio e
Dio dimora in lui”.
Come inizio non c’è male.
Alcune frasi ed alcuni concetti sembra siano
scolpiti nel marmo:” In un mondo in cui al nome
di Dio viene a volte collegata la vendetta o
perfino il dovere dell’odio e della violenza
desidero parlare dell’amore del quale Dio ci
ricolma e che da noi deve essere comunicato agli
altri”.
Una condanna senza appello ai fondamentalismi
che sembrano travolgere tutto e tutti.
“Uno Stato che non fosse retto secondo
giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di
ladri”
E
noi che ci vediamo ogni giorno circondati ed
assillati da ladri pubblici e privati non
possiamo non condividere.
“L’eros è come radicato nella natura dell’uomo.
Adamo abbandona suo padre e sua madre per
trovare la donna, ma il modo di esaltare il
corpo a cui noi oggi assistiamo è ingannevole.
L’eros degradato a puro sesso diventa merce”.
Noi che abbiamo accusato per secoli la Chiesa di
essere sessuofobica non ci accorgiamo di essere
costretti a vivere in una società sesso
dipendente, dominata dagli istinti.
Il
problema dei rapporti tra Stato e Chiesa viene
affrontato con coraggio, abbandonando antichi ed
improponibili steccati: “ La Chiesa non può e
non deve prendere nelle sue mani la battaglia
politica per realizzare una società più giusta”,
non può e non deve mettersi al posto dello
Stato, ma “ deve inserirsi per risvegliare le
forze spirituali, senza le quali la giustizia
non può affermarsi e prosperare”
Il
Papa esamina il marxismo ed altre dottrine
materialistiche, il cui sogno si è rivelato
fasullo, mentre la progressiva negazione della
trascendenza ha svuotato le ideologie che
poggiavano sul materialismo ed ha impoverito
l’uomo, privandolo di risposte forti alle
domande sul senso della vita, sul bene, sul male
e sulla giustizia.
In
un mondo oggi preda ed ostaggio della
globalizzazione, in cui tutto è merce ed il
profitto è divenuto un moloch mostruoso, che
avvelena i rapporti tra gli uomini e gli Stati,
l’Enciclica ripropone la validità della dottrina
sociale della Chiesa, che è ritornata ad essere
una bussola affidabile, che propone orientamenti
e soluzioni valide.
Ed in ultimo un invito a
riconsiderare la forza e l’importanza della
preghiera, seguendo l’insegnamento di madre
Teresa di Calcutta, che asseriva candidamente
che il tempo dedicato ad essa non è sottratto
all’efficacia ed all’operosità dell’amore verso
il prossimo, ma ne costituisce l’inesauribile
sorgente.
Achille della Ragione
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