L'unico vero segreto per vincere le elezioni?
Creare lavoro e venire incontro alle esigenze
spicciole degli Italiani, prima di tutto.
Dalle Alpi alla Sicilia gli Italiani
chiedono poche cose alla politica, ma ben
precise e sostanziate da necessità reali.
Se nell'Italia centro settentrionale le
richieste si concentrano sul settore
economico produttivo, lì dove
l'industrializzazione e la produttività
concedono un dignitoso benessere, nel
Mezzogiorno gli appelli si fanno più serrati
nel settore del mercato del lavoro,
contraddicendo con puntualità svizzera i
tanti osannati milioni di posti di lavoro
usciti come per magia dal cilindro del
governo.
Su questo argomento ci verrebbe da porre una
domanda sostanziale che ne riassume tante
altre: come è possibile che pur creando un
milione di posti di lavoro alla volta i
disoccupati sono sempre gli stessi nella
medesima area? Una risposta a questa domanda
vi sarebbe e coincide con una circostanza,
forse, volutamente sottovalutata all'atto
delle analisi statistiche. Questa riguarda
la massiccia ondata migratoria che in questi
ultimi anni ha costretto migliaia di giovani
del sud a trasferirsi a nord per riuscire a
dare una svolta dignitosa alla propria
esistenza ed avere un lavoro più o meno
stabile.
La situazione, se da una parte giustifica i
dati confortanti emessi dagli istituti di
statistica, dall'altra evidenzia che il gap
nord sud continua a pesare come un macigno
in un Paese sempre più diviso e che la Lega
di Bossi vorrebbe frazionare un po' come lo
fu all'epoca delle Signorie.
In questa direzione, e grazie a devolution e
federalismo fiscale si giungerà ad avere un
nord ricco, produttivo ed autosuffiente, con
Bologna da frontiera, un centro Italia
dedito al turismo di massa potendo contare
sui suggestivi ed unici borghi umbri e
toscani, ed un neo Regno delle due Sicilie,
dove nepotismo, politica clientelare,
burocrazia e malavita penseranno a
riproiettarlo indietro nei secoli.
E' questa poi la realtà che nessuno si sente
di affrontare in questa campagna elettorale,
perché poi, diciamocelo francamente, a
nessuno fa comodo sovvertire quest'ordine di
cose poiché è risaputo che le elezioni si
vincono o si perdono a sud, lì dove bacini
elettorali blindati fanno la differenza
sulla bilancia nazionale.
Per questo, fino a questo momento è divenuto
un optional capirci qualcosa nei programmi
di entrambi gli schieramenti.
Il governo di centro destra ha fallito, ma
non nel dare stabilità al paese, o in
politica estera o economica, ha fallito
perché ha commesso il madornale errore di
dimenticare l'elettorato, di perdere di
vista le esigenze della gente comune, i loro
disagi, le aspettative.
Alla gente non interessa che il pane o il
latte siano aumentati, che siano aumentate
le tasse, le sigarette o il carburante. A
loro interessa essere messi in grado di
poter far fronte economicamente ad esigenze
di questo tipo con l'incremento
proporzionale degli stipendi. Per i giovani,
ad esempio, la semplice possibilità di poter
avere un lavoro per non sentirsi inutili
banderuole sbattute a destra e a sinistra a
seconda delle promesse elargite.
Dovremmo essere orgogliosi del milione e
mezzo di nuovi occupati in Italia bandito ai
quattro venti dal premier, eppure,
francamente, non ci si riesce, assillati
come siamo da un'altra domanda che ne
sintetizza tante altre: di questo milione e
mezzo di nuovi occupati in quanti hanno
ottenuto un lavoro che abbia caratteristica
di stabilità? E soprattutto in quanti di
loro ricevono un salario mensile di poco al
di sotto se non pari a mille euro?
Se dovessimo rispondere a questa domanda, in
tutta onestà, di quel milione e mezzo ne
resterebbero veramente poche migliaia.
Un possibile governo di centro sinistra si
affaccia nel futuro del Paese? Con un
coalizione tanto eterogenea quanto
estremistica sotto molti aspetti, i
risultati di una possibile andata al governo
giungerebbero nel giro di qualche settimana
dalla chiusura delle urne.
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