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20 febbraio 2006
Il vero segreto per vincere le elezioni?
Rosario Lavorgna

 

 

L'unico vero segreto per vincere le elezioni?
Creare lavoro e venire incontro alle esigenze spicciole degli Italiani, prima di tutto.

 

Dalle Alpi alla Sicilia gli Italiani chiedono poche cose alla politica, ma ben precise e sostanziate da necessità reali.
Se nell'Italia centro settentrionale le richieste si concentrano sul settore economico produttivo, lì dove l'industrializzazione e la produttività concedono un dignitoso benessere, nel Mezzogiorno gli appelli si fanno più serrati nel settore del mercato del lavoro, contraddicendo con puntualità svizzera i tanti osannati milioni di posti di lavoro usciti come per magia dal cilindro del governo.
Su questo argomento ci verrebbe da porre una domanda sostanziale che ne riassume tante altre: come è possibile che pur creando un milione di posti di lavoro alla volta i disoccupati sono sempre gli stessi nella medesima area? Una risposta a questa domanda vi sarebbe e coincide con una circostanza, forse, volutamente sottovalutata all'atto delle analisi statistiche. Questa riguarda la massiccia ondata migratoria che in questi ultimi anni ha costretto migliaia di giovani del sud a trasferirsi a nord per riuscire a dare una svolta dignitosa alla propria esistenza ed avere un lavoro più o meno stabile.
La situazione, se da una parte giustifica  i dati confortanti emessi dagli istituti di statistica, dall'altra evidenzia che il gap nord sud continua a pesare come un macigno in un Paese sempre più diviso e che la Lega di Bossi vorrebbe frazionare un po' come lo fu all'epoca delle Signorie.
In questa direzione, e grazie a devolution e federalismo fiscale si giungerà ad avere un nord ricco, produttivo ed autosuffiente, con Bologna da frontiera, un centro Italia dedito al turismo di massa potendo contare sui suggestivi ed unici borghi umbri e toscani, ed un neo Regno delle due Sicilie, dove nepotismo, politica clientelare, burocrazia e malavita penseranno a riproiettarlo indietro nei secoli.
E' questa poi la realtà che nessuno si sente di affrontare in questa campagna elettorale, perché poi, diciamocelo francamente, a nessuno fa comodo sovvertire quest'ordine di cose poiché è risaputo che le elezioni si vincono o si perdono a sud, lì dove bacini elettorali blindati fanno la differenza sulla bilancia nazionale.
Per questo, fino a questo momento è divenuto un optional capirci qualcosa nei programmi di entrambi gli schieramenti.
Il governo di centro destra ha fallito, ma non nel dare stabilità al paese, o in politica estera o economica, ha fallito perché ha commesso il madornale errore di dimenticare l'elettorato, di perdere di vista le esigenze della gente comune, i loro disagi, le aspettative.
Alla gente non interessa che il pane o il latte siano aumentati, che siano aumentate le tasse, le sigarette o il carburante. A loro interessa essere messi in grado di poter far fronte economicamente ad esigenze di questo tipo con l'incremento proporzionale degli stipendi. Per i giovani, ad esempio, la semplice possibilità di poter avere un lavoro per non sentirsi inutili banderuole sbattute a destra e a sinistra a seconda delle promesse elargite.
Dovremmo essere orgogliosi del milione e mezzo di nuovi occupati in Italia bandito ai quattro venti dal premier, eppure, francamente, non ci si riesce, assillati come siamo da un'altra domanda che ne sintetizza tante altre: di questo milione e mezzo di nuovi occupati in quanti hanno ottenuto un lavoro che abbia caratteristica di stabilità? E soprattutto in quanti di loro ricevono un salario mensile di poco al di sotto se non pari a mille euro?
Se dovessimo rispondere a questa domanda, in tutta onestà, di quel milione e mezzo ne resterebbero veramente poche migliaia.
Un possibile governo di centro sinistra si affaccia nel futuro del Paese? Con un coalizione tanto eterogenea quanto estremistica sotto molti aspetti, i risultati di una possibile andata al governo giungerebbero nel giro di qualche settimana dalla chiusura delle urne.
 
 

 


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