L’umanità, anche se lentamente, s’avvia ad una
convivenza pacifica non solamente, ma
addirittura fraterna tra i popoli.
Di
Nunziante MINICHIELLO
In
prossimità di campagne elettorali, politiche od
amministrative che siano, è “moda” rileggere da
parte di certi organi di informazione
avvenimenti del ventennio fascista, del nazismo
e delle persecuzioni antisemite, evidenziandone
le atrocità relative. Che le nefandezze della
storia si tengano presenti per non ripeterle è
un fatto non tanto encomiabile quanto dovuto da
chi è sinceramente convinto della inumanità
delle guerre, delle violenze, delle prepotenze,
sopraffazioni, spoliazioni e via denunciando.
Ricordare però certe nefandezze, e solo quelle,
a scadenza fissa, in periodo elettorale per
giunta, suscita qualche dubbio, soprattutto se
ricordate con certi toni e certi commenti ed
isolate da contemporanei avvenimenti che pure
costarono sangue all’umanità.
Guerre di trenta giorni o di trenta anni; di
cento anni o di cento giorni; di portata
regionale, continentale o mondiale sempre guerre
sono e con atrocità di cui l’umanità ha da
vergognarsi, ma non solo di quelle che fanno
comodo a qualcuno od alla parte sostenuta da
qualcuno, per non cadere nella partigianeria che
passando per la contrapposizione si dirige allo
scontro e quindi alla guerra con altre atrocità,
che a parole si condannano e di fatto si rischia
di ripetere.
L’umanità ha di che preoccuparsi anche del
presente, cui la storia è chiamata a dare
qualche consiglio perché sia un presente sereno,
ed ha di che impegnarsi per l’avvenire, cui la
storia può dare suggerimenti per non ripetere
nefandezze del tipo ora ricordate e
pubblicizzate. Fa piacere intanto verificare che
l’umanità prosegue il suo cammino di
avvicinamento per realizzare una convivenza
pacifica non solamente, ma addirittura fraterna
tra i popoli. Soprattutto tra i popoli che già
fanno parte dell’Europa e quelli che comunque ne
faranno parte, dalle colonne d’Ercole alla
Siberia e dal polo nord all’Africa e sempre
oltre.
Certi fatti vanno tenuti presenti ad
insegnamento e difesa delle future generazioni,
ma è estremamente pericoloso insistere, con quei
toni e quei commenti, che del sine ira ac
studio, pare, hanno non tutto, su ricordi ancora
caldi, che, presentati in certo modo, possono
solo rallentare accostamenti tra popoli, che
proprio il ricordo quasi ossessivo di quei fatti
potrebbe continuare a tenere divisi. La Storia
dica la verità; la Giustizia faccia i processi;
la Politica promuova benessere e pace; la
Cultura indichi percorsi di civiltà;
l’Informazione si liberi di certo fanatismo o di
certo partito preso e compia la sua funzione in
perfetta autonomia ed indipendenza; il
destinatario Cittadino, che paga comunque tutto
questo, sappia discernere da solo e conservi la
libertà di sbagliare con la propria testa e
colla stessa autocorreggersi, dimostrandosi
smaliziato e libero, fedele interprete della
sovranità popolare, dall’esercizio della quale
solamente può e deve attendersi dignità,
rispetto e soddisfazione.
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