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22 febbraio 2006
L'uso della storia
Minichiello Nunziante

 

 

L’umanità, anche se lentamente, s’avvia ad una convivenza pacifica non solamente, ma addirittura fraterna tra i popoli.

 

Di Nunziante MINICHIELLO

 

In prossimità di campagne elettorali, politiche od amministrative che siano, è “moda” rileggere da parte di certi organi di informazione avvenimenti del ventennio fascista, del nazismo e delle persecuzioni antisemite, evidenziandone le atrocità relative. Che le nefandezze della storia si tengano presenti per non ripeterle è un fatto non tanto encomiabile quanto dovuto da chi è sinceramente convinto della inumanità delle guerre, delle violenze, delle prepotenze, sopraffazioni, spoliazioni e via denunciando. Ricordare però certe nefandezze, e solo quelle, a scadenza fissa, in periodo elettorale per giunta, suscita qualche dubbio, soprattutto se ricordate con certi toni e certi commenti ed isolate da contemporanei avvenimenti che pure costarono sangue all’umanità.

 

Guerre di trenta giorni o di trenta anni; di cento anni o di cento giorni; di portata regionale, continentale o mondiale sempre guerre sono e con atrocità di cui l’umanità ha da vergognarsi, ma non solo di quelle che fanno comodo a qualcuno od alla parte sostenuta da qualcuno, per non cadere nella partigianeria che passando per la contrapposizione si dirige allo scontro e quindi alla guerra con altre atrocità, che a parole si condannano e di fatto si rischia di ripetere.

 

L’umanità ha di che preoccuparsi anche del presente, cui la storia è chiamata a dare qualche consiglio perché sia un presente sereno, ed ha di che impegnarsi per l’avvenire, cui la storia può dare suggerimenti per non ripetere nefandezze del tipo ora ricordate e pubblicizzate. Fa piacere intanto verificare che l’umanità prosegue il suo cammino di avvicinamento per realizzare una convivenza pacifica non solamente, ma addirittura fraterna tra i popoli. Soprattutto tra i popoli che già fanno parte dell’Europa e quelli che comunque ne faranno parte, dalle colonne d’Ercole alla Siberia e dal polo nord all’Africa e sempre oltre.

 

Certi fatti vanno tenuti presenti ad insegnamento e difesa delle future generazioni, ma è estremamente pericoloso insistere, con quei toni e quei commenti, che del sine ira ac studio, pare, hanno non tutto, su ricordi ancora caldi, che, presentati in certo modo, possono solo rallentare accostamenti tra popoli, che proprio il ricordo quasi ossessivo di quei fatti potrebbe continuare a tenere divisi. La Storia dica la verità; la Giustizia faccia i processi; la Politica promuova benessere e pace; la Cultura indichi percorsi di civiltà; l’Informazione si liberi di certo fanatismo o di certo partito preso e compia la sua funzione in perfetta autonomia ed indipendenza; il destinatario Cittadino, che paga comunque tutto questo, sappia discernere da solo e conservi la libertà di sbagliare con la propria testa e colla stessa autocorreggersi, dimostrandosi smaliziato e libero, fedele interprete della sovranità popolare, dall’esercizio della quale solamente può e deve attendersi dignità, rispetto e soddisfazione.

 


Per intervenire: invia@vivitelese.it