8 ottobre 2007
Cerreto, Morone ringrazia il prof. Rubino
Lorenzo Morone

 

 

Al Prof. Dr. Gregorio Rubino

C/o la Repubblica

Napoli

Oggetto. Lettera aperta

Grazie.

Questa è la semplice, spontanea parola che mi sento di rivolgere a chi ha saputo trasmettere profonde emozioni con quella magnifica pagina apparsa, come per magia, sull’edizione di “la Repubblica” del 4 ottobre 2007, giorno del grande San Francesco, patrono d’Italia.

Sono l’arch. Lorenzo Morone, ex Presidente della Pro Loco di Cerreto Sannita, attuale consigliere (ancora per poco) di minoranza in un Consiglio che, purtroppo, ha un progetto per questa città che non collima col mio. Nel momento in cui mi avvicino ai 60 anni, sento vacillare la mia forza, la mia testardaggine nel voler convincere la gente, gli amministratori, che Cerreto merita ben altro che lo spreco di risorse per Notti bianche, sagre etc. etc. Basta poi un articolo come il Suo per far riaccendere la fiammella.

Pensi che, nella città della ceramica, nella città “pensata” e ricostruita in pochi anni per ferma volontà di quel grande principe illuminato che fu Marzio Carafa, educato alla scuola dei Gesuiti, nella città in cui “…la borghesia laniera si finanziava con la banca di Santa Maria di Costantinopoli…ed era in grado di stipulare convenzioni con la casa feudale” e ricostruiva la “Tinta” dei panni lana, nella città che ha vissuto il fenomeno del brigantaggio (Cosimo Giordano era Cerretese), nella città capace di stimolare sensazioni che restituiscono, non solo a Lei, frammenti di vita trascorsa, oggi si tradisce la propria identità sprecando le poche energie che indubbiamente oggi hanno i Comuni per iniziative buone si, ma adatte ad altri siti, privi della nostra tradizione e/o comunque con storia diversa.

La si tradisce  trascurando Cerreto Vecchia,  la città medievale distrutta dal sisma del 1688 e sepolta sotto le sue macerie, la “Pompei medievale” che nasconde tanti tesori, non solo storici (basti citare la storia di Suor  Giulia de Marco, la Monaca di Monza del Sud, internata nel Convento delle Clarisse dal 1607 al 1610, processata dall’Inquisizione nel 1615 perché accusata di aver fondato una congrega che praticava “processi carnali” per essere poi “purificati elevando la mente a Dio” (Ghirelli: Storia di Napoli—F.Romano: La carità di Giulia).

La si tradisce  quando si rinuncia alla Tinta per una somma che è la metà della metà di quanto costa una…Notte Bianca.

La si tradisce preoccupandosi di portare avanti, di soppiatto, una mega foresta di pali eolici su Monte Coppe, proprio ove dovrebbero esistere le tracce più che cospicue di un villaggio sannitico che, valorizzato, attirerebbe tanta gente “alla ricerca del tempo perduto”, quindi tanta economia.

 La si rinnega quando si realizza un “sorprendente” museo della civiltà contadina nel Monte di Pietà, l’istituzione che dipendeva dalla potente e ricca  congrega di Santa Maria di Costantinopoli.

La si tradisce quando si interviene sul progetto “definitivo” di Piazza S.Martino per inserirvi elementi di arredo urbano sicuramente impeccabili nel design, ma assolutamente decontestualizzati, o si illuminano le facciate dei palazzi frammentandole con fasci di luce o camaleontici effetti colorati ….ma lasciamo stare.

Che dirLe. Il merito grandissimo che Le riconosco è non solo di aver tracciato, in felice sintesi, i tratti distintivi della storia di Cerreto, quanto di aver detto Lei cose che, espresse da un comune mortale, per di più paesano, non avrebbero avuto, come non hanno avuto, lo stesso peso. La speranza è che non sia troppo tardi per una sterzata che faccia  lasciare la “strada del declino” e riporti Cerreto sulla strada intrapresa anni fa, complici i grandi studiosi ed appassionati, dai Mazzacane a Don Mimì Franco, da Pescitelli a Don Nicola Vigliotti, da Salvatore Biondi a Ninuccio Ciarleglio.

La speranza è che si possa avverare il suo incredibile augurio… perché Cerreto diventi “..un luogo di cult, una sorta di itinerario proustiano alla ricerca della borghesia perduta. Insomma quasi un pellegrinaggio a Czêstochowa!”

La saluto e, se si troverà a passare di qui, sarà un onore stringerLe la mano. Magari davanti ad un buon piatto di tagliatelle ai Virni e a un bicchiere di aglianico.

 

Con profonda stima

Lorenzo Morone

 

     

 Valle Telesina


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