Un villaggio fortificato sannita su Monte Coppe?
Il territorio abitato dai Sanniti, nella parte
centro-meridionale della penisola italiana, era
chiamato dai suoi abitanti Safinim,
divenuto per assimilazione Samnium.
I Greci chiamavano i suoi abitanti Saunitai,
da un tipo di arma da questi utilizzata in
guerra e chiamata"saunia".
Dopo molti secoli di esistenza selvaggia, i
primi abitatori delle nostre montagne, che
avevano già addomesticato il bove, il cavallo,
il cane e la pecora, e che avevano gia
cominciato a conoscere l'uso dei metalli, videro
giungere una turba di gente che veniva
dall'Oriente, detti Opici o Osci (più esatto
Oschi). Questi portavano con loro i semi dei
cereali, onde fecero passare gli Aborigeni dallo
stato di caccia e di pesca a quello agricolo e
pastorizio, facendo poi loro assimilare
gradualmente gli usi e la lingua Osca.
Le ampie aree pianeggianti dai contorni limitati
e modellati dalle pendici delle impervie
montagne del Sannio, come la nostra Parata
protetta a Sud da Monte Coppe, favorirono
l'insediamento di queste popolazioni stanziatesi
probabilmente a causa di un Ver Sacrum,
un rito attuato dai nostri progenitori per
placare l’ira di Marte. Infatti, subito dopo una
vittoria dei Sabini sugli Umbri, protetti da
Marte, si erano verificate calamità di ogni
genere, sicché era sembrata evidente una avversa
volontà divina. Per placare la divinità offesa,
i Sabini presero l’impegno di sacrificare a
Marte ogni maschio che avesse visto la luce al
ritorno della buona stagione. In verità il
sacrificio consisteva nel rendere coloro che
dovevano essere sacrificati, dei sacrati,
ovvero persone offerte al dio in una forma però
che rispettava sia l'idea del sacrificio sia le
esigenze di crescita della tribù stessa. In
questo modo tali individui vivevano fino al
raggiungimento dell'età adulta come elementi
particolari con un destino già segnato.
L'obbligo era di lasciare il proprio gruppo di
appartenenza per cercare nuove terre dove
insediarsi. La ricerca avveniva seguendo un
animale sacro alla divinità e terminava nel
luogo che pensavano l'animale avesse indicato.
Pertanto i Sanniti, che fondarono Bovianum,
seguirono un bue, i Caudini un toro, gli Irpini
e Lucani - Irpus (in sabino) e Lucos (in greco)
- un lupo, etc.
La tribù che costituiva il cuore del popolo
sannita era quella dei Pentri, che popolava il
centro del Sannio fino al massiccio del Matese,
ivi compresi monte Cigno, sulla cui sommità vi
era una “rocca” di avvistamento, e Monte Coppe.
Forti e temibili, i Pentri erano la spina
dorsale della nazione. Nell'ultimo periodo delle
guerre contro Roma ressero quasi da soli l'urto
degli eserciti consolari che si infrangevano
contro le difese occidentali del Sannio. Basti
pensare alle gole del Titerno ove si svolsero
combattimenti legati alla II guerra Punica (216
A.C.)-
I sanniti impiantarono degli insediamenti con
una configurazione specifica pre-urbana di tipo
paganico-vicano. Il pagus era un distretto
rurale semindipendente, che si occupava di
questioni sociali, agricole e soprattutto
religiose. Esso svolgeva funzioni governative a
livello puramente locale. È impossibile
stabilire quanti pagi formassero una tribù. Il
vicus invece era l'unità insediativa produttiva,
una sorta di equivalente di un centro
agro-pastorale-artigianale con una sua attività
mercantile di interscambio.
Un arcipelago quindi di villaggi abbarbicati
alla falde pedemontane, dove le loro greggi
potevano pascolare in assoluta tranquillità e la
loro esistenza svolgersi ben protetta dalle
possibili razzie e gravitanti tanto sui pascoli
d’altura quanto sulle pianure sottostanti.
Queste notizie, rubate qua e la, accoppiate a
delle immagini satellitari debitamente
sottoposte all’analisi della mia curiosità, mi
hanno fatto gridare….eureka! Dapprima dentro di
me, poi sempre più forte, man mano che studiosi,
archeologi ed amici portati in loco confortavano
le mie “certezze”: a Cerreto, sulle falde di
Monte Coppe, esistono decine di recinti in
pietra, tutti uguali nelle dimensioni e protetti
a monte da un muro di oltre un metro di
spessore, che sono-sarebbero, proprio i resti di
un villaggio sannitico. Ancora solo e sempre
quattro pietre vecchie, come quelle ritrovate
sotto la Madonna della Libera ed appartenenti
(ora ci sono le prove) ad un tempio sannitico?
Chissà. Il mondo della cultura è sempre
insofferente alle scoperte fatte da un uomo
qualunque. Una domanda però mi/Vi pongo: meglio
seguire per il futuro di Cerreto questa ennesima
traccia che la storia ci da, o disperdere
energie e snaturare la nostra identità appresso
a musei della Civiltà Contadina e Parchi
Eolici? Io, pensando a quanto economia si è
creata altrove con il turismo legato a quattro
pietre vecchie, e alle altre ricchezze che il
buon Dio ci ha donato, senza nostri particolari
meriti, la risposta ce l’ho da tempo.
Arch. Lorenzo
Morone
Immagini satellitari con alcuni degli strani
recinti (m 9 x 9) realizzati su Monte Coppe, con
muratura a secco spessa m 1,20 a tecnica
poligonale della 1^ maniera.
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