25 aprile 2007
Cerreto, dai sanniti ai pali eolici
Lorenzo Morone

 

 

Un villaggio fortificato sannita su Monte Coppe?

Il territorio abitato dai Sanniti, nella parte centro-meridionale della penisola italiana, era chiamato dai suoi abitanti Safinim, divenuto per assimilazione Samnium.
I Greci chiamavano i suoi abitanti Saunitai, da un tipo di arma da questi utilizzata in guerra e chiamata"saunia".

Dopo molti secoli di esistenza selvaggia, i primi abitatori delle nostre montagne, che avevano già addomesticato il bove, il cavallo, il cane e la pecora, e che avevano gia cominciato a conoscere l'uso dei metalli, videro giungere una turba di gente che veniva dall'Oriente, detti Opici o Osci (più esatto Oschi). Questi portavano con loro i semi dei cereali, onde fecero passare gli Aborigeni dallo stato di caccia e di pesca a quello agricolo e pastorizio, facendo poi loro assimilare gradualmente gli usi e la lingua Osca.

Le ampie aree pianeggianti dai contorni limitati e modellati dalle pendici delle impervie montagne del Sannio, come la nostra Parata protetta a Sud da Monte Coppe, favorirono l'insediamento di queste popolazioni stanziatesi probabilmente a causa di un Ver Sacrum, un rito attuato dai nostri progenitori per placare l’ira di Marte. Infatti, subito dopo una vittoria dei Sabini sugli Umbri, protetti da Marte,  si erano verificate calamità di ogni genere, sicché era sembrata evidente una avversa volontà divina. Per placare la divinità offesa, i  Sabini presero l’impegno di sacrificare a Marte ogni maschio che avesse visto la luce al ritorno della buona stagione. In verità il sacrificio consisteva nel rendere coloro che dovevano essere sacrificati, dei sacrati, ovvero persone offerte al dio in una forma però che rispettava sia l'idea del sacrificio sia le esigenze di crescita della tribù stessa. In questo modo tali individui vivevano fino al raggiungimento dell'età adulta come elementi particolari con un destino già segnato. L'obbligo era di lasciare il proprio gruppo di appartenenza per cercare nuove terre dove insediarsi. La ricerca avveniva seguendo un animale sacro alla divinità e terminava nel luogo che pensavano l'animale avesse indicato. Pertanto i Sanniti, che fondarono Bovianum, seguirono un bue, i Caudini un toro, gli Irpini e Lucani - Irpus (in sabino) e Lucos (in greco) - un lupo, etc. 

La tribù che costituiva il cuore del popolo sannita era quella dei Pentri, che popolava il centro del Sannio fino al massiccio del Matese, ivi compresi monte Cigno, sulla  cui sommità vi era una “rocca” di avvistamento, e Monte Coppe. Forti e temibili, i Pentri erano la spina dorsale della nazione. Nell'ultimo periodo delle guerre contro Roma ressero quasi da soli l'urto degli eserciti consolari che si infrangevano contro le difese occidentali del Sannio. Basti pensare alle gole del Titerno ove si svolsero combattimenti legati alla II guerra Punica (216 A.C.)-

I sanniti impiantarono degli insediamenti con una configurazione specifica pre-urbana di tipo paganico-vicano. Il pagus era un distretto rurale semindipendente, che si occupava di questioni sociali, agricole e soprattutto religiose. Esso svolgeva funzioni governative a livello puramente locale. È impossibile stabilire quanti pagi formassero una tribù. Il vicus invece era l'unità insediativa produttiva, una sorta di equivalente di un centro agro-pa­storale-artigianale con una sua attività mercantile di interscambio.

Un arcipelago quindi di villaggi abbarbicati alla falde pedemontane, dove le loro greggi potevano pascolare in assoluta tranquillità e la loro esistenza svolgersi ben protetta dalle possibili razzie e gravitanti tanto sui pascoli d’altura quanto sulle pianure sottostanti.

Queste notizie, rubate qua e la, accoppiate a delle immagini satellitari debitamente sottoposte all’analisi della mia curiosità, mi hanno fatto gridare….eureka! Dapprima dentro di me, poi sempre più forte, man mano che studiosi, archeologi ed amici portati in loco confortavano le mie “certezze”: a Cerreto, sulle falde di Monte Coppe, esistono decine di recinti in pietra, tutti uguali nelle dimensioni e protetti a monte da un muro di oltre un metro di spessore, che sono-sarebbero, proprio i resti di un villaggio sannitico. Ancora solo e sempre quattro pietre vecchie, come quelle ritrovate sotto la Madonna della Libera ed appartenenti (ora ci sono le prove) ad un tempio sannitico? Chissà. Il mondo della cultura è sempre insofferente alle scoperte fatte da un uomo qualunque. Una domanda però mi/Vi pongo: meglio seguire per il futuro di Cerreto questa ennesima traccia che la storia ci da, o disperdere energie e snaturare la nostra identità appresso a musei della Civiltà Contadina e Parchi  Eolici? Io, pensando a quanto economia si è creata altrove con il turismo legato a quattro pietre vecchie, e alle altre ricchezze che il buon Dio ci ha donato, senza nostri particolari meriti, la risposta ce l’ho da tempo.

 

Arch. Lorenzo Morone


 

Immagini satellitari con alcuni degli strani recinti (m 9 x 9) realizzati su Monte Coppe, con muratura a secco spessa m 1,20 a tecnica poligonale della 1^ maniera.

 

 

 

     

 Valle Telesina


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