30 luglio 2007
Cerreto, date a Cesare...
Lorenzo Morone

 

 

Un giusto risalto è stato dato dal Sannio di Domenica 22 luglio all’ingresso del Comune di San Lorenzello nel Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana Città della Ceramica.”…finalmente, scrive l’articolista, anche San Lorenzello, seconda patria di Nicola Giustiniani, occupa uno spazio all’interno del Consiglio Direttivo dell’A.I.C.C. che riunisce 36 Comuni di 15 regioni e che nacque nel 1999…”

Nulla da dire. La notizia rallegra anche chi, come me, da sempre ha lottato perché due piccole realtà come Cerreto e San Lorenzello, una volta Comune unico, unissero le loro forze (e si potrebbe fare in tanti altri settori della pubblica amministrazione, con enormi risparmi per le tasche dei contribuenti), per sedere al fianco di città come Deruta, Faenza, Caltagirone etc, ove la Ceramica è una realtà economica trainante. E’ giusto però ricordare alcuni passaggi che hanno reso possibile questo miracolo, perché di miracolo si è trattato: eliminare le rivalità di due centri “ uniti dalla storia ma divisi dall’argilla del Titerno”. E’ giusto ricordare che qui si è tornati a parlare di ceramica grazie alle sudate ricerche dei vari Don Nicola Vigliotti, Salvatore Biondi, Giuseppina Goglia, Don Salvatore Moffa e alle pionieristiche botteghe di Guido Barbieri, Elvio Sagnella e Tonino Maddonni. Ma è altrettanto giusto ricordare chi fece tanto per superare divergenze…storiche tra due paesi troppo vicini per non essere campanilisticamente divisi: gli ex assessori alla Cultura del comune di Cerreto, Lucio Rubano prima e Franco Gismondi poi. Ricordo ancora con orgoglio quando, a Faenza, nella costituzione del primo consiglio direttivo dell’A.I.C.C, Novella Calligaris, la famosa nuotatrice olimpionica, assessore alla Cultura di Faenza ed anima dell’Associazione, per dirimere i continui contrasti tra Cerreto e San Lorenzello (…ma quanti addetti al settore ceramico avete, ci chiedeva, visto che siete così combattivi…-eravamo invece i più piccoli!), invitò i rappresentanti dei Comuni di San Lorenzello e di Cerreto, nonché il sottoscritto, a riunirci nella “sala dei matrimoni”, dalla quale saremmo usciti “solo” dopo aver trovato la soluzione.

Ebbene, Lucio Rubano, promotore sin dalla fase costituente dell’Associazione, con felice intuito e dimenticando di avere la possibilità di essere tranquillamente eletto, avendo il voto di quasi tutti i Consiglieri, propose che Cerreto e San Lorenzello si alternassero nel Consiglio. La mossa fu non solo estremamente corretta, ma anche politicamente intelligente in quanto ha poi spiazzato sia Vietri che Capodimonte, allora ancora non presenti nell’Associazione. Una stretta di mano a tre sancì un accordo, accettato da tutti, di cui oggi si vedono i primi frutti, accordo che dimostra, ancora una volta, che in politica bisogna saper ascoltare e cedere qualcosa per vincere.

Certo, l’orecchio del politico ascolta a comando, essendo guidato da un cervello convinto che la cultura, le teorie del restauro, le norme sismiche, la morale, tutto sia subordinato alle ferree (…io direi assurde!) logiche della politica (e forse è anche per questo che molti hanno (abbiamo) firmato l’ultimo referendum), ma in questo caso l’assessore Rubano è stato accorto e lungimirante, come il suo successore Gismondi che ebbe l’intelligenza di seguire il solco da lui tracciato. Ed entrambi non hanno per fortuna seguito la logica di quelli che, poi, avrebbero “politicamente” tuonato (ed oggi sono nella Giunta Comunale a rivendicare meriti per l’apertura di nuove botteghe!)…”vi state svendendo la storia di Cerreto”.

La storia non si svende quando si da il giusto riconoscimento ad un paese vicino per un obiettivo comune, si svende la Tinta, quando ci si rinuncia per quattro soldi, si svende il territorio, quando vogliamo innalzare centinaia di torri eoliche là dove i sanniti costruivano la loro storia, si svende la nostra identità, quando apriamo un “sorprendente” museo della Civiltà contadina (sic!) nel Monte di Pietà, si svende infine la nostra cultura quando introduciamo elementi di arredo impeccabili nel design, ma decontestualizzati, e frammentiamo l’unicità dei nostri settecenteschi palazzi con fasci di luce a volte addirittura asimmetrici, variopinti e mutevoli, come se fossero camaleontici casinò di Las Vegas. Ma questo è un altro discorso. Da toccata e fuga. Come la mia storia politica.

Arch. Lorenzo Morone

 

 

     

 Valle Telesina


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