Si
era detto che era meglio non protrarre
ulteriormente una polemica sul programma estivo
delle Terme di Telese ma, essendo continuamente
chiamato in causa, probabilmente perché la gente
si diverte forse più a seguire questo dibattito
che ad entrare nel Parco, mi vedo costretto,
ancora una volta, a rispondere ad un ultimo
intervento, pubblicato sotto forma di lettera
commerciale, poiché termina con la consueta
frase: “distinti saluti”.
Occorre, a questo punto, chiarire alcune cose
fondamentali. Noi non siamo contrari alle
innovazioni, anzi le preferiamo, ma a patto che
siano di un certo livello qualitativo. Già il
fatto di aver definito il Parco termale un
“villaggio”, rappresenta, secondo il mio parere,
una “diminutio” inaccettabile, poiché il Parco,
realizzato a suo tempo dalla famiglia Minieri,
ha una sua storia ed un proprio prestigio
maturato nel tempo, che andrebbero
opportunamente salvaguardati e tutelati.
Il
termine “villaggio”, in tale contesto, più che
assumere il significato moderno di villaggio
turistico, che evoca paesaggi del tutto diversi,
al contrario richiama immediatamente l’idea di “villicus”,
quale normale soggetto fruitore del luogo, il
che sarebbe come dire, “cafoncello”. Anche
etimologicamente, il termine “villaggio” trae la
sua origine dal latino “vicus”, che indicava un
piccolo “borgo”, come giustamente è stato
definito anche dalla Signorina Ferrara, autrice
dell’ultima lettera.
Ad
esempio, nel Medioevo, il paese di Guardia
Sanframondi, veniva chiamato “Vicus S. Fremundi”,
e solo successivamente è stato trasformato con
il nome attuale. Ora non credo che Montecatini e
Salsomaggiore, per citare solo alcuni paesi, si
sognerebbero mai di chiamare “villaggi” i loro
complessi termali che, al contrario, a sfogliare
le loro brochures, vengono definiti “il non
plus ultra della bellezza e dell’eleganza”.
Ad
esempio la “Salsomaggiore Thermae”, per mettere
in risalto la nobiltà del proprio passato,
riporta con orgoglio le frasi poetiche ricevute
in omaggio dalla contessa Mancini, una illustre
cliente, da parte di D’Annunzio che, nel mese di
luglio del 1907, scriveva “ Oh, acqua, acqua
salsa, acqua iodobromurofera che a le carni
femminee dai un sentore di voluptà portentosa”.
La Montecatini Terme invece, si propone con le
sue “notti magiche ove si possono trascorrere
serate al ritmo di musica e suggestive
scenografie, circondati da luci diffuse, davanti
ad un’ottima bottiglia di Champagne”.
Ecco, questo più o meno, si intende per
programma estivo in un complesso termale, e
sarebbe preferibile che la Signorina Virginia,
piuttosto che continuare a passeggiare, come lei
dice, per il Viale Minieri, andasse a
trascorrere qualche settimana in uno di tali
complessi, tanto per rendersi conto della
differenza. Se poi i 5.000 e rotti telesini
preferiscono, sempre a suo dire, lo spettacolo
innovativo delle terme locali e si divertono un
mondo a vedere un animatore che si lancia
vestito in acqua, allora siamo tutti d’accordo:
va benissimo il programma attuale.
Anzi propongo per l’anno prossimo di inserire
anche la corsa nei sacchi ed il palo della
cuccagna, due attrazioni di sicuro successo. Si
potrebbe installare un palo al centro della
pista. Per maggiore divertimento sarebbe
opportuno scegliere i concorrenti tra i giovani
e le ragazze studentesse, come la Signorina
Ferrara, meglio ancora se laureate. Si
divertirebbero un mondo quelle mamme un po’
cicciottelle, che non sono in grado di
partecipare direttamente, perché troppo
pesanti, per colpa del marito che, come esse
dicono, le costringe a cucinare tre volte al
giorno sì che, nell’impossibilità, “si mangiano
le mani”; le quali hanno anche un figlio
scapestrato, refrattario allo studio e, per
ripicca, provano un gran gusto tutte le volte
che una ragazza laureata scivola via lungo il
palo. “Avete visto? Che figura! Dicono che è
laureata in fisica e matematica e non è riuscita
ad arrivare neppure ad un metro dal prosciutto!
Ma cosa insegnano all’Università? ”.
A
questo punto, ci sarebbe sicuramente anche
qualche Signore telesino spiritoso il quale,
prendendo spunto dall’avvenimento, potrebbe
rivolgersi al pubblico in questo modo: “A
proposito di laureati, vi racconterò una
barzelletta da morire dal ridere. Un giovane di
città, fresco di laurea, e la sua fidanzata, si
recano un giorno in un paesino di montagna, ove
si fermano a guardare un asino maschio ed una
femmina in un prato. L’asino è eccitato
dall’asina e, ad un tratto, si nota nella sua
figura un fin troppo evidente e crescente
mutamento morfologico. La ragazza, inesperta di
animali, chiede spiegazioni al suo compagno il
quale, garbatamente, le illustra
scientificamente il fenomeno. La ragazza
finalmente comprende ed esclama.
“Ma è enorme! Ed è solo un asino! Figuriamoci tu
che sei laureato!”
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