Intervento riferito a: Seimila meno uno

 

 

19 luglio 2007
Telese, il palo della cuccagna
Nicola Pacelli

 

 

Si era detto che era meglio non protrarre ulteriormente una polemica sul programma estivo delle Terme di Telese ma, essendo continuamente chiamato in causa, probabilmente perché la gente si diverte forse più a seguire questo dibattito che ad entrare nel Parco, mi vedo costretto, ancora una volta, a rispondere ad un ultimo intervento, pubblicato sotto forma di lettera commerciale, poiché termina con la consueta frase: “distinti saluti”.

 

Occorre, a questo punto, chiarire alcune cose fondamentali. Noi non siamo contrari alle innovazioni, anzi le preferiamo, ma a patto che siano di un certo livello qualitativo. Già il fatto di aver definito il Parco termale un “villaggio”, rappresenta, secondo il mio parere, una “diminutio” inaccettabile, poiché il Parco, realizzato a suo tempo dalla famiglia Minieri, ha una sua storia ed un proprio prestigio maturato nel tempo, che andrebbero opportunamente salvaguardati e tutelati.

 

Il termine “villaggio”, in tale contesto, più che assumere il significato moderno di villaggio turistico, che evoca paesaggi del tutto diversi, al contrario richiama immediatamente l’idea di “villicus”, quale normale soggetto fruitore del luogo, il che sarebbe come dire, “cafoncello”. Anche etimologicamente, il termine “villaggio” trae la sua origine dal latino “vicus”, che indicava un piccolo “borgo”, come giustamente è stato definito anche dalla Signorina Ferrara, autrice dell’ultima lettera.

 

Ad esempio, nel Medioevo, il paese di Guardia Sanframondi, veniva chiamato “Vicus  S. Fremundi”, e solo successivamente è stato trasformato con il nome attuale. Ora non credo che Montecatini e Salsomaggiore, per citare solo alcuni paesi, si sognerebbero mai di chiamare “villaggi” i loro complessi termali che, al contrario, a sfogliare le loro brochures, vengono definiti  “il non plus ultra della bellezza e dell’eleganza”.

 

Ad esempio la “Salsomaggiore Thermae”, per mettere in risalto la nobiltà del proprio passato, riporta con orgoglio le frasi poetiche ricevute in omaggio dalla contessa Mancini, una illustre cliente, da parte di D’Annunzio che, nel mese di luglio del 1907, scriveva “ Oh, acqua, acqua salsa, acqua iodobromurofera che a le carni femminee dai un sentore di voluptà portentosa”.  La Montecatini Terme invece, si propone con le sue “notti magiche ove si possono trascorrere serate al ritmo di musica e suggestive scenografie, circondati da luci diffuse, davanti ad un’ottima bottiglia di Champagne”.

 

Ecco, questo più o meno, si intende per programma estivo in un complesso termale, e sarebbe preferibile che la Signorina Virginia, piuttosto che continuare a passeggiare, come lei dice, per il Viale Minieri, andasse a trascorrere qualche settimana in uno di tali complessi, tanto per rendersi conto della differenza. Se poi i 5.000 e rotti telesini  preferiscono, sempre a suo dire, lo spettacolo innovativo delle terme locali e si divertono un mondo a vedere un animatore che si lancia vestito in acqua, allora siamo tutti d’accordo: va benissimo il programma attuale.

 

Anzi propongo per l’anno prossimo di inserire anche la corsa nei sacchi ed il palo della cuccagna, due attrazioni di sicuro successo. Si potrebbe installare un palo al centro della pista. Per maggiore divertimento sarebbe opportuno scegliere i concorrenti tra i giovani e le ragazze studentesse, come la Signorina Ferrara, meglio ancora se laureate. Si divertirebbero un mondo quelle mamme un po’ cicciottelle, che non sono in grado di partecipare direttamente,  perché troppo pesanti, per colpa del marito che, come esse dicono, le costringe a cucinare tre volte al giorno sì che, nell’impossibilità, “si mangiano le mani”; le quali hanno anche un figlio scapestrato, refrattario allo studio e, per ripicca, provano un gran gusto tutte le volte che una ragazza laureata scivola via lungo il palo. “Avete visto? Che figura! Dicono che è laureata in fisica e matematica e non è riuscita ad arrivare neppure ad un metro dal prosciutto! Ma cosa insegnano all’Università? ”.

 

A questo punto, ci sarebbe sicuramente anche qualche Signore telesino spiritoso il quale, prendendo spunto dall’avvenimento, potrebbe rivolgersi al pubblico in questo modo: “A proposito di laureati, vi racconterò una barzelletta da morire dal ridere. Un giovane di città, fresco di laurea, e la sua fidanzata, si recano un giorno in un paesino di montagna, ove si fermano a guardare un asino maschio ed una femmina in un prato. L’asino è eccitato dall’asina e, ad un tratto, si nota nella sua figura un fin troppo evidente e crescente mutamento morfologico. La ragazza, inesperta di animali, chiede spiegazioni al suo compagno il quale, garbatamente, le illustra scientificamente il fenomeno. La ragazza finalmente comprende ed esclama.

“Ma è enorme! Ed è solo un asino! Figuriamoci tu che sei laureato!”

 

 

     

 Valle Telesina


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