Cos'è la fame
Tutti sappiamo cos’è la
fame. Riconosciamo quella sensazione nel nostro
stomaco. E quando la sentiamo, non abbiamo
troppe difficoltà a farla scomparire. Ma per più
di 850 milioni di persone la fame non finisce
mai.
Giovanni Paolo II. nel suo Messaggio quaresimale
del 2000 si è fatto voce di coloro ai quali
manca il minimo vitale: «La folla di affamati,
costituita da bambini, donne, vecchi, migranti,
profughi e disoccupati, leva verso di noi il suo
grido di dolore. Essi ci implorano, sperando di
essere ascoltati ». Lo studio qui da me
riportato intende contribuire all'impegno di
tutti noi di condividere le urgenze dell'uomo di
oggi. I temi che saranno trattati da tanti
oratori sono infatti di grande attualità. Questi
riguardano sia la descrizione della realtà della
fame nel mondo, sia l'implicanza etica della
questione, che investe tutti gli uomini. «
L'ampiezza del fenomeno chiama, comunque, in
causa i mondi
finanziari,
monetari, produttivi e commerciali. Sottoponendo
l'uomo alle tensioni da lui stesso create,
dilapidando ad un ritmo accelerato le risorse
materiali ed energetiche, compromettendo
l'ambiente geofisico, queste strutture fanno
estendere incessantemente le zone di miseria e,
con questa, l'angoscia, la frustrazione e
l'amarezza ». « Su questa difficile strada
non sarà facile
avanzare se non interverrà una vera conversione
della mente, della volontà e del cuore”[1].
Il compito richiede, dunque,
l'impegno
forte di uomini e di popoli liberi e solidali »
Tutti noi abbiamo il diritto all'alimentazione.
Difatti
diversi principi e
dichiarazioni di enti sopranazionali lo
recitano:
-
Il diritto
all'alimentazione è uno dei principi
proclamati nel 1948 dalla Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo
.
La Dichiarazione
sul progresso e lo sviluppo nel settore
sociale del
1969, sosteneva la necessità di « eliminare
la fame e la malnutrizione e di garantire il
diritto ad una adeguata alimentazione »
Parimenti,
la Dichiarazione
universale per l'eliminazione definitiva
della fame e della malnutrizione,
adottata nel 1974, dichiara che ogni
individuo « ha il diritto inalienabile di
essere liberato dalla fame e dalla
malnutrizione per potersi sviluppare appieno
e conservare le sue facoltà fisiche e
mentali ».
Nel 1992,
la Dichiarazione
mondiale sulla nutrizione ha
riconosciuto anche che « l'accesso ad
alimenti nutrizionalmente adeguati e privi
di pericoli è un diritto universale ».
Negli ultimi tempi, la
coscienza pubblica si è espressa senza equivoci.
Pur tuttavia milioni di individui sono ancora
segnati dai danni provocati dalla fame e dalla
denutrizione o dalle conseguenze
dell'insicurezza alimentare. La causa è forse da
ricercarsi nella mancanza di cibo? Proprio per
nulla: in linea di massima si conviene sul fatto
che le risorse della terra, considerate
globalmente, sono in grado di nutrire tutti i
suoi abitanti; infatti, il cibo disponibile pro
capite a livello mondiale è aumentato del 18%
circa nel corso degli ultimi anni. L'umanità si
trova oggi di fronte ad una sfida indubbiamente
di ordine economico e tecnico, ma ancor di più
di ordine etico-spirituale e politico. E una
questione di solidarietà vissuta e di sviluppo
autentico, al pari di una questione di progresso
materiale.
E un'illusione attendersi
soluzioni preconfezionate: ci troviamo in
presenza di un fenomeno legato alle scelte
economiche dei dirigenti, dei responsabili, ma
anche dei produttori e dei consumatori e che si
radica profondamente nel nostro stile di vita.
Tuttavia, questo appello impegna ciascuno, nella
rinnovata speranza di giungere ad un
miglioramento decisivo, tramite rapporti umani
vieppiù solidali.
Uno
scandalo durato troppo a lungo: la fame
distrugge la vita
Non bisogna confondere la
fame con la malnutrizione. La fame minaccia non
solo la vita degli individui, ma anche la loro
dignità. Una grave e prolungata carenza di cibo
provoca la prostrazione dell'organismo,
l'apatia, la perdita del senso sociale,
l'indifferenza e a volte suscita la crudeltà nei
confronti dei più deboli, specie fanciulli ed
anziani.
La malnutrizione compromette il
presente ed il futuro di un popolo
I grandi sforzi dispiegati
hanno dato i loro frutti, tuttavia bisogna
ammettere che la malnutrizione è più diffusa
della fame ed assume forme molto diverse. Si può
essere malnutriti senza avere fame. Ciò non
toglie che l'organismo perda ugualmente le sue
potenzialità fisiche, intellettuali e sociali.
La malnutrizione può essere qualitativa, a
seguito di regimi alimentari mal equilibrati
(per eccesso o per difetto). Spesso è
contemporaneamente anche quantitativa e si
acuisce in periodi di scarsezza di viveri. Nel
qual caso viene indicata come denutrizione o
sotto alimentazione.
La
denutrizione aumenta la diffusione e le
conseguenze di alcune malattie infettive ed
endemiche e accresce il tasso di mortalità,
specie nei bambini al di sotto dei cinque anni.
Le
principali vittime: le popolazioni più
vulnerabili
I poveri sono le prime
vittime della malnutrizione e della fame nel
mondo. Essere poveri significa quasi sempre:
essere più facilmente vittime dei tanti pericoli
che minacciano la sopravvivenza ed essere più
facilmente soggetti alle malattie fisiche. Dagli
anni 80 questo fenomeno è in crescita e minaccia
un numero sempre maggiore di persone nella
stragrande maggioranza dei paesi. Nell'ambito di
una popolazione povera, le prime vittime sono
sempre gli individui più fragili: bambini, donne
incinte o che allattano, malati ed anziani. Da
segnalare anche altri gruppi umani ad
elevatissimo rischio di deficienza nutrizionale:
i rifugiati o i profughi, le vittime di
avvenimenti politici.
La fame
genera la fame
Non è raro che nei paesi
in via di sviluppo le popolazioni che traggono
la loro sussistenza da una agricoltura a
bassissimo rendimento, soffrano la fame
nell'intervallo fra due raccolti. Nel caso in
cui i raccolti precedenti siano già stati
scarsi, potrà verificarsi una carestia con
conseguente fase acuta di malnutrizione, che
indebolirà gli organismi proprio nel momento in
cui sarebbero necessarie tutte le forze per
prepararsi al raccolto successivo. La penuria di
viveri compromette il futuro: ci si nutre delle
semenze, si saccheggiano le risorse naturali
accelerando in tal modo l'erosione, il degrado o
la desertificazione dei terreni.
Un terzo genere di
situazioni, oltre quello della fame (o
carestia), distinto dalla denutrizione, è dato
dall'insicurezza alimentare che genera di
conseguenza fame o malnutrizione. In effetti,
ostacola la pianificazione e la realizzazione di
lavori a lungo termine necessari a promuovere e
raggiungere uno sviluppo durevole.
Cause
individuabili
I
fattori climatici e le calamità di ogni genere,
pur se rilevanti, sono lungi tuttavia dal
costituire le uniche cause della fame e della
malnutrizione: per ben inquadrare il problema
della fame è necessario prendere in
considerazione l'insieme delle sue cause,
congiunturali o stabili, come pure le loro
reciproche implicazioni. Ne presentiamo le
principali, raggruppandole in base alle
classiche categorie economiche, socio-culturali
e politiche.
La fame è la concomitante
risultanza di:
a) politiche economiche non ottimali in tutti i
paesi: le cattive politiche dei paesi
industrializzati si ripercuotono indirettamente,
ma drasticamente, su tutti i poveri;
b) strutture ed abitudini poco efficaci, se non con
effetti apertamente devastanti sulla ricchezza
dei paesi:
– a livello nazionale, in
paesi con difficoltà di sviluppo, i grandi
organismi, pubblici o privati, in situazione di
monopolio (il che a volte è inevitabile) si sono
tramutati da forza motrice in effetto frenante
dello sviluppo; le ristrutturazioni avviate in
numerosi paesi in questi ultimi dieci anni ne
hanno dato dimostrazione;
– a livello
internazionale, le restrizioni commerciali e le
incentivazioni economiche sono a volte
scoordinate;
c) comportamenti moralmente disdicevoli: ricerca
del denaro, potere e immagine pubblica
perseguiti come unico fine, indebolimento del
senso di servizio alla comunità ad esclusivo
beneficio di individui o di caste, senza
dimenticare la considerevole corruzione sotto le
più diverse forme e di cui nessun paese può
fregiarsi di esserne immune.
Tutto ciò evidenzia la
contingenza di qualsiasi azione umana. Di fatto,
spesso e nonostante le buone intenzioni, si sono
commessi errori che hanno condotto a situazioni
di precarietà. Rilevarle serve ad avviarsi verso
la loro soluzione.
Inedia
Prova ad immaginare di
essere affamato e non di avere niente da
mangiare. Niente di niente. Il tuo corpo
comincia a consumare i grassi e i tessuti. Se
stai molto tempo senza mangiare, puoi perdere
circa il 50 per cento del tuo peso. La pelle
diventa sottile, rigida, pallida e fredda. I
capelli diventano secchi e radi, e cadono
facilmente. Dopo 8-12 settimane senza cibo,
muori di fame. L’inedia provocata dalla carestia
è la più seria manifestazione della fame.
La FAO
si adopera affinché non arrivi mai una carestia.
Tiene costantemente d’occhio la situazione
alimentare di tutti i paesi del mondo. Quando
appare all’orizzonte l’ombra di una crisi, suona
l’allarme.
Molti hanno in mente le
immagini della carestia: bambini con le pance
gonfie e con braccia e gambe ridotte a pelle e
ossa. Queste foto terribili con i commenti di
cronaca riempiono spesso le testate
giornalistiche, ma danno solo un pallido
ritratto di quello che è la fame.
Sottoalimentazione e
insicurezza alimentare
Nel mondo molti affamati
non sono ancora al limite dell’inedia.
La loro sofferenza non
fa notizia. La
gente che soffre di fame cronica è
sottoalimentata. Non mangia a sufficienza per
ricavare l’energia necessaria a condurre una
vita attiva. La sottoalimentazione rende
difficile lo studio, il lavoro e anche il gioco.
I bambini sottoalimentati non crescono
rapidamente come quelli sani. Il loro sviluppo
mentale è più lento. La fame senza fine
danneggia il sistema immunitario e li rende più
vulnerabili alle malattie e alle infezioni.
Le madri che soffrono
cronicamente la fame danno alla luce neonati
sotto peso e gracili. E questo ha conseguenze
fatali. L’Organizzazione mondiale della sanità
stima che ogni anno molto più di 3 milioni di
decessi possono essere attribuiti a bambini nati
sotto peso.
Ogni giorno milioni di persone in tutto il mondo
mangiano solo il minimo indispensabile per
sopravvivere. Ogni notte vanno a letto senza
sapere se il giorno dopo avranno cibo
sufficiente da mangiare. Questa continua
incertezza è chiamata “insicurezza alimentare
La fame nascosta
C’è
un’altra forma di fame che devi conoscere.
Milioni di persone sopravvivono con una dieta
molto limitata. Ogni giorno mangiano quasi la
stessa cosa. Per questo non ricevono le vitamine
e i minerali indispensabili alla salute. La
deficienza di micronutrienti viene spesso
chiamata “la fame nascosta”. Colpisce oltre 2
miliardi di persone e provoca gravi conseguenze.
Da
100 a 140 milioni di
bambini, ad esempio, soffrono di deficienza di
vitamina A. Di conseguenza ogni anno più di 2
milioni hanno grossi problemi alla vista. Si
calcola che da 250 000 a 500 000 bambini
diventano definitivamente ciechi. 100000 bambini
nascono con danni cerebrali irreversibili perché
le loro madri prima e durante la gravidanza
hanno consumato cibo carente di iodio.
Complessivamente, la sottoalimentazione cronica
e l’alimentazione priva di vitamine e di
minerali essenziali uccidono ogni anno più di 5
milioni di bambini. Ricordati, queste persone
non vivono in un altro pianeta. Sono i nostri
vicini. Dobbiamo aver cura uno dell’altro.
Chi ha fame
Chi sono gli affamati?
Semplice, sono persone come te. Provano
sentimenti, amano, ridono, sognano. Vogliono
divertirsi. Vogliono fare qualcosa nella vita,
proprio come te. Ma anche se non ne hanno colpa,
la fame logora e addirittura distrugge le loro
vite. Ci sono tre grandi categorie a più alto
rischio:
I contadini poveri
La stragrande maggioranza
della popolazione che non ha cibo a sufficienza
vive in povere comunità rurali di paesi in via
di sviluppo. Molte non hanno energia elettrica e
acqua potabile. Spesso anche la sanità pubblica,
l’istruzione e i servizi sanitari sono carenti.
Ti sembrerà strano, ma le persone che hanno la
più alta insicurezza alimentare nel mondo sono
spesso direttamente coinvolte nella produzione
degli alimenti. Coltivano i raccolti su piccoli
appezzamenti di terreno. Allevano animali.
Pescano. Fanno il possibile per dare cibo alle
proprie famiglie o per guadagnare qualcosa al
mercato locale. Molti non posseggono terre e
lavorano come braccianti agricoli per guadagnare
quello che serve per tirare avanti. Spesso il
lavoro è stagionale, e la famiglia si deve
spostare o dividere per guadagnarsi da vivere.
E’ un lavoro duro, ed è
difficile mettere da parte qualcosa per casi di
emergenza. Perfino quando il cibo è sufficiente,
il pericolo della fame è sempre presente.
I poveri degli agglomerati
urbani
Molti contadini,
specialmente giovani di entrambi i sessi,
lasciano le famiglie cercando una vita migliore
nelle città. Quando trovano qualcosa da fare,
finiscono quasi sempre per lavorare a poco
prezzo o in condizioni pericolose. Non trovano
rimedio alla fame, trovano i bassifondi.
Le città sono in continua
espansione. Nel 2000 circa due miliardi di
persone vivevano nelle città, e si prevede che
saranno il doppio entro il 2030. Con
l’espansione delle città, aumenterà anche il
numero dei poveri. Ovviamente la fame nelle
metropoli e la disponibilità di cibo a prezzi
accessibili sono problemi che diventano ogni
giorno sempre più pressanti.
Le vittime delle
catastrofi
Ogni anno inondazioni,
carestie, terremoti e altri disastri naturali,
oltre ai conflitti armati, provocano immani
distruzioni e costringono le famiglie ad
abbandonare le loro case e le loro terre. Queste
persone spesso si trovano a dover affrontare non
solo lo spettro della fame ma addirittura la
morte per inedia.
La FAO li aiuta ad affrontare
queste emergenze e successivamente a ricostruire
le proprie vite
Dove vivono gli affamati?
Le persone affamate si
trovano dappertutto: in montagna, in pianura,
lungo le coste e sulle isole. In ogni regione
del mondo c’è gente affamata. Ecco la loro
distribuzione geografica:
Africa subsahariana: 204
milioni
Asia/Pacifico: 156 milioni
India: 221 milioni
Cina: 142 milioni
America latina/Caraibi: 53
milioni
Vicino Oriente/Africa del
Nord: 39 milioni
Paesi della ex Unione
Sovietica: 28 milioni
Altri paesi
industrializzati: 9 milioni
Dirigente scolastico
Dott. Prof. Reodolfo
Antonio Mongillo
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