6 dicembre 2008
Inceneritore a biomasse: lo Stato di Diritto
Alessandro Visalli

 

 

Inceneritore a biomasse a San Salvatore Telesino: lo Stato di Diritto.

Alessandro Visalli

 

L’articolo di Maria Pia Cutillo e Maria Mucci riportato nel sito vivitelese il 29 novembre 2008 e dal titolo “Inceneritore a San Salvatore Telesino: Ganapini contrario?” è, a mio parere, estremamente interessante e merita quindi una risposta.

 

Gli autori si chiedono perché, se l’assessore è contrario all’impianto, è stato emanato un nuovo decreto circa la Compatibilità Ambientale (che peraltro si limita a confermare il parere precedente in merito alla prescrizione che riguardava il Piano Regionale Qualità dell’Aria), quindi affermano il principio generale che la decisione deve essere “politica” e in tal senso le amministrazioni dovranno comunque essere contrarie, malgrado la compatibilità ambientale decretata.

 

Infine si chiedono se il tema non rientri nelle competenze dell’unico attore mai chiamato nel procedimento, cioè del Governo.

 

Questo modo  di ragionare mi appare interessante, come detto, per i seguenti motivi:

·         Riconosce, questa volta a proprio favore, come corretto e giusto che le procedure amministrative e tecniche siano piegate dalla volontà politica al di fuori di qualsiasi processo istituito ed a prescindere da questo;

·         Cerca quindi di imporre un esito al procedimento tecnico di valutazione, “malgrado il decreto VIA”;

·         Coerentemente con questa visione non comprende la ragione per la quale l’espressione politica di indirizzo non impedisca atti amministrativi ed il completamento di procedure amministrative previste e regolate dalla legge.

 

Al di là del merito della questione, ciò che mi sembra meritevole di commento è che anche la parte più attiva e motivata della società civile in questi interventi esprime totale mancanza di senso istituzionale e percezione della necessità di divisione dei poteri (ad esempio, tra indirizzo politico ed azione amministrativa), e grave carenza di rispetto delle procedure statuite per legge e regolamenti. Accetta, in altre parole, che l’interesse pubblico sia piegato dalla volontà partitica, e dalla ricerca del consenso, richiamando ed accettando questo effetto come esito giusto e corretto. Gli ultimi quindici anni, evidentemente, non sono passati invano.

 

A mio modo di vedere, invece:

·         La decisione amministrativa non è “politica”, ma è riferibile alle leggi, ai regolamenti e programmi ed alla tecnica (ovvero alla scienza ed ai saperi consolidati);

·         La politica ha il suo luogo di espressione nella fissazione delle “regole del gioco”, quindi nella statuizione delle leggi (nazionali e regionali), nella definizione dei piani  e programmi, nell’attività di indirizzo dell’amministrazione sulle materie ed oggetti previsti;

·         Nel quadro delle leggi vigenti, delle regolazioni istituite e dei programmi approvati (come anche dei piani) la libera iniziativa di cittadini ed imprese può e deve trovare il suo spazio di azione; si tratta di un diritto tutelato dalla costituzione.

 

Al contrario il modello implicito per il quale la “politica” decide tutto è simile a quella partita di croquet in “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol.

 

Nel libro troviamo, infatti, che la partita –alla presenza della Regina- si tiene su un terreno “curioso per giocare a croquet; era tutto a solchi e zolle; le palle erano ricci, i mazzapicchi erano fenicotteri vivi, e gli archi erano soldati vivi, che si dovevano curvare e reggere sulle mani e sui piedi.

 

La principale difficoltà consisteva nel fatto che Alice non sapeva come maneggiare il suo fenicottero; ma poi riuscì a tenerselo bene avviluppato sotto il braccio, con le gambe penzoloni; quando gli allungava il collo, però, e si preparava a picchiare il riccio con la testa, il fenicottero girava il capo e poi si metteva a guardarla in faccia con una espressione così buffa che ella non poteva tenersi dallo scoppiare dalle risa.

 

Dopo che gli aveva fatto abbassare la testa, e si preparava a ricominciare, ecco che il riccio si era svolto, e se n'andava via. Oltre a questo c'era sempre una zolla o un solco lì dove voleva scagliare il riccio, e siccome i soldati incurvati si alzavano e andavano vagando qua e là, Alice dovette concludere che quel gioco era veramente difficile.

 

Gli altri giocatori, giocavano tutti insieme alla rinfusa e litigavano fra di loro, così che la Regina montò su tutte le furie e cominciò a girare per il campo da gioco urlando: ” In questo contesto (che mi pare familiare) la povera Alice conclude sconsolata: “Mi sembra che qui non si giochi come si deve e che non si osservino le regole del gioco.

 

Tutti gridano, litigano fra di loro, non si riesce a capire niente e poi, con questa storia che le palline da gioco sono dei ricci vivi e che gli archi sono soldati piegati in due, non si riesce a concludere nulla. Per esempio, io stavo per dare scacco matto alla regina con il mio riccio, e quello se ne va da un'altra parte”.

 

 

     

 Valle Telesina


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