Intervento riferito a: Telese, lettera aperta a Vecchiarelli

 

 

9 maggio 2008
Telese, replica di Aceto a Vecchiarelli
Gianluca Aceto

 

 

DA “IL SANNIO QUOTIDIANO” DEL 7 MAGGIO 2009.

 

Una certa difficoltà ad individuare e quantificare i membri del direttivo “Vera Lombardi”. Ha fatto bene a menzionare il nostro tentativo di parlare con Lei. Solo che avrebbe dovuto dare una scorsa al Suo cellulare. Immaginiamo che è di quelli che registrano anche le chiamate perse. Si sarebbe accorto che in più d’una occasione abbiamo provato a sentirla, in più giorni, ma senza risultato. In altre circostanze, quando più difficoltoso era per Lei indovinare il motivo della chiamata, non ha indugiato nel contattarci.

 

Evidentemente la preoccupazione del “ministero” che occupa alla Rocca deve toglierle anche il sonno! Ci dispiace davvero registrare le sue critiche. Evidentemente s’è scordato che non è stato il sottoscritto a candidarla in ogni dove, ma gli amici che Lei si è scelto qualche tempo fa e con i quali ha compiuto un percorso comune prima d’essere scaricato…


Si legga il frutto del comunicato dei suoi ex compagni di viaggio pubblicato a pagina 11 del Sannio Quotidiano del 1 maggio. Ma legga tutto il contenuto dell’articolo, non solo il titolo.


Ci meraviglia che proprio Lei, con un trascorso giornalistico, poggi le critiche su un titolo di giornale, dimenticando il contenuto del pezzo, la storia di una testata. Una storia in cui Lei stesso è stato protagonista, proprio in contrapposizione con quelli che sarebbero “i candidati che stiamo trattando con i guanti bianchi!” In ogni caso se è conveniente per Lei etichettarci, lo faccia pure… anche da “preparato” di sinistra. Le servirà – probabilmente - come escamotage per ravvivare la sua aureola di “bravo” politico?


A noi non ci preoccupa minimamente… ci affidiamo serenamente al giudizio dei lettori… Con serietà, non certo con quel divertimento nell’animo che Lei dice di provare nel porsi alla guida di una quarta lista…. Noi i nostri esami li facciamo tutti i giorni in edicola. Lei solo saltuariamente e per giunta con la consapevolezza di essere premiato anche con il giudizio negativo degli elettori. La capiamo, sa… ha di che sorridere!

(Antonio Vecchiarelli)

 

 


 

Gentile dottor Vecchiarelli,

 

prendo atto delle Sue argute battute, che fanno parte del diritto di cronaca e di opinione, anche quando rischiano di sconfinare nel livore fine a se stesso. Tuttavia non Le sfugga che se fossi stato «preparato» e «bravo», come politico, mi sarei da tempo scelto case più comode di quella in cui sono entrato, per libera convinzione, nel 1995, e che non ho abbandonato – pur avendo avuto molte occasioni – neanche in questa fase difficile e complessa.

 

Non sfuggirà alla Sua intelligenza, e alla Sua onestà professionale, che probabilmente se avessi scelto liste più agibili qualche voterello in più l’avrei preso. È quello che fanno i bravi politici.  Ammetto pertanto i miei limiti e Le dico, con estrema sincerità, che i Suoi attestati di “stima”, per quanto graditi, sono decisamente immeritati.

 

Non ricordo se Lei era già redattore del Sannio nel 1999, quando il sottoscritto e il PRC presentarono una lista di partito che elesse un consigliere comunista. Parva materia, per chi  è molto più aduso alle categorie della politica che oggi sono vincenti,  e che il sottoscritto, invece, considera spesso forme aberranti di un esercizio che, contrariamente a quanto da Lei ritenuto, si misura davvero nell’agire quotidiano. Tesoro inestimabile, invece, per chi crede che la democrazia si costruisce un passo alla volta, producendo sforzi inusitati a fronte di risultati spesso minimali, soprattutto agli occhi dei rampanti e “vincenti”.

 

Vede, dottor Vecchiarelli, le regole non scritte del giornalismo Le consentono – talvolta – di non firmare gli articoli che scrive, soprattutto quando sono un po’ scomodi; quelle della politica non concedono questa opportunità. Si sia trattato di concorsi discutibili, speculazioni edilizie o di camorra, il sottoscritto e il suo partito ci hanno messo, giorno su giorno, il nome, la faccia e la storia. Se chiedessi di alzare la mano a quanti, a Telese, possono dire lo stesso, conteremmo il numero in un batter di ciglio.

 

Per questo non ho bisogno di alcun escamotage, di alcuna scorciatoia, né di «ravvivare» la mia aura, essendomi comunque estranea l’ «aureola». Mi fa piacere che Lei tragga piacere dall’esprimere giudizi sferzanti che, in tutta evidenza, covavano da chissà quanto. Ognuno di noi è fatto a suo modo, e si prende le soddisfazioni che ritiene. Del resto ha indirettamente e involontariamente dato ringhio a tanti cani inselvatichiti, un branco randagio che aspettava solo l’occasione di dimostrare a che livello si è abbassata la politica.

 

Riporto alcune espressioni da Lei usate: «La preoccupazione del “ministero” che occupa alla Rocca deve toglierle anche il sonno!»; «Gli amici che Lei si è scelto qualche tempo fa e con i quali ha compiuto un percorso comune prima d’essere scaricato»; «la consapevolezza di essere premiato anche con il giudizio negativo degli elettori. La capiamo, sa… ha di che sorridere!».

 

Riconosco uno stile anglosassone, distaccato, non c’è che dire.

 

In effetti perdo il sonno molte volte, per riflettere sugli errori commessi, cercare le soluzioni ai problemi ferali che le persone in carne ed ossa rappresentano; per smaltire il senso di inadeguatezza che muove quando le cose vanno diversamente da quello per cui si lotta, si lavora, si spera. Al cronista tutto questo interessa poco, non essendo res politica.

 

Non è colpa del giornalista, lo so, se la politica è ridotta a poltrone, prebende, giochetti. Né il cronista è tenuto ad alzarsi dalla scrivania per verificare quanto si scavi il volto di chi perde il sonno e di sorridere non ha voglia affatto, come invece Lei erroneamente ritiene.

 

Da parte mia, non mi crogiolo del fatto di essere il primo assessore telesino della Provincia, e forse l’unico (ma potrei sbagliare) comunista; né mi rammarico eccessivamente per il fatto che questo risulti indigesto a molti. Cerco di fare la mia parte, verificando quotidianamente se la scelta di Cimitile è stata giusta o sbagliata. Le persone sanno formarsi la propria opinione in merito.

 

Sono caduto molte volte, dottor Vecchiarelli, ed ogni volta ho trovato la forza di rimetter dritta la schiena, anche se più indolenzito e infiacchito di prima. Ne approfitto per studiare da invincibile. Perché, secondo Erri De Luca, «l’invincibile non è chi sempre vince, ma chi mai si fa scoraggiare dalle sconfitte ed è pronto a rimettersi in piedi e a battersi di nuovo».

 

Del resto, ognuno di noi si sottopone al giudizio degli altri e di se stessi, nel lavoro, nella vita, nella passione politica. Direbbe Sartre che gli uomini liberi sono esposti al vento della storia. Ma noi non siamo così seri: apparteniamo alla cronaca, ai cronisti.

 

9 maggio 2009

Gianluca Aceto

 

 

 

     

 Valle Telesina


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