31 maggio 2009
Il tema dell'immigrazione oggi
Pasquale Massaro

 

 

In risposta ad ALDO MATURO

 

 

Caro Aldo,

 

approfitto dell’ospitalità di vivitelese per farti arrivare un saluto ed un abbraccio caloroso.

 

Sono contento che attraverso il sito tu continui a mantenere un forte legame con la nostra comunità e ad animarne il dibattito culturale. Altri nostri amici, in primis, Riccardo Affinito, che ho la fortuna di vedere più spesso stanno dando un contributo importante per consolidare la costruzione della memoria storica di Telese. 

 

La molla che mi ha spinto ad inforcare carta e penna è scaturita dall’emozione che ho provato nel leggere il tuo articolo sull’immigrazione clandestina.

Ritengo il tuo scritto un monumento al tema, e sarebbe bello farlo conoscere nelle scuole per mantenere viva la memoria sull’immigrazione che ha profondamente segnato il nostro paese.

 

Siccome “il sonno della ragione genera mostri” , il tuo contributo aiuta la battaglia politica e culturale per evitare che si consolidi una spinta xenofoba, sospinta dalla crisi economica e sociale che attanaglia l’Italia e non solo.

Aggiungo al richiamo che tu opportunamente fai, alla relazione dell’ispettorato per l’immigrazione del congresso americano, e soprattutto  al documento sull’immigrazione svizzera, come era vista dal Movimento Operaio l’esperienza migratoria:

 

“quel giorno che sono andato a settentrione ho maledetto tanto, moglie mia, peggio però la disoccupazione, che dalla nostra terra non va via. La Svizzera ci accoglie a braccia chiuse, ci mette il pane duro dentro in bocca, tre anni l’ho inghiottito stò paese, tre anni carcerato alle baracche. Alla periferia, in mezzo ai fossi, siamo 40 uomini ed una radio, se vado al centro a fare quattro passi, le strade sono piene di odio. Lo sfruttamento è calcolato bene ci carica fatica ogni minuto, è un orologio di gran precisione, la Svizzera cammina con il nostro fiato.

Sono tornato a giungo per il voto, falce e martello ho messo alle elezioni….

Signori sulla terra ci volete per fare la fame, per fare un ponte, ma verrà un giorno che la pagherete e che non partirà più l’emigrante” .

 

Questa era una delle canzoni che molti di noi, giovani socialisti – PSIUP – cantavamo  alla fine degli anni ’60 per mantenere vivo il rapporto con tanti nostri coetanei che, in quegli anni, facevano la valigia per andare in Svizzera ed in Germania.

 

Per questo la migliore tradizione cattolico liberale, che tu continui a far vivere attraverso l’esperienza concreta,  e quella laico socialista possono, e debbono, costituire l’antidoto per costruire risposte giuste ed adeguate, certo non facili, al tema dell’immigrazione moderna.

 

 

     

  Il Crogiuolo


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