Segnalazione riferita a: Siti e blog a rischio con legge sull'editoria

 

 

23 ottobre 2007
Obblighi per siti e blog, il Governo fa dietrofront
segnalazione di fremondo.web

 

 

Speciale: Blog e siti internet italiani da registrare con bollo, tasse e giornalista professionista: il Governo fa dietrofront, ma alcuni problemi rimangono da chiarire.

 
Nella news di sabato mattina scrivevo alcune personali considerazioni sulla vicenda che da venerdì scorso ha fatto infuriare i blogger e tutti i gestori di siti web italiani e per la quale si sono dovuti scomodare una serie di ministri sabato e anche domenica con i relativi uffici stampa.

Non era mai successa una cosa simile ovvero che la politica italiana intervenisse così prontamente per rassicurare il popolo dell'Internet italiana, ma come scriviamo dall'inizio del Governo Prodi su Webmasterpoint.org, bisogna ammettere che è la prima volta che in Italia vi sono tanti ministri blogger o che si autodefiniscono tali e che dicono di usare Internet (in primis gli piace sempre dire di usare youtube oltre che il proprio blog per avere un dialogo diretto con i cittadini). Il paradosso è che questo disegno di legge sull'editoria che potrebbe interessare così fortemente il mondo del web, era stata già citato in Agosto (e allora in pochissimi su Internet tra cui noi di webmasterpint.org, punto-informatico.it e i-dome.com avevamo storto il naso) e poi era stata approvata in toto il 12 ottobre scorso dall'intero consiglio dei ministri.

E' questo che sabato mattina faceva specie: tanti politici intervengono dicendo che non passerà mai una legge simile in Parlamento, ma come poteva essere che alcuni di essi ( che hanno anche la carica di ministro ) l'avevano approvata in toto qualche giorno fa senza dire nulla? A spiegare l'arcana faccenda ( ma la soluzione era abbastanza immaginabile ) sono intervenuti prima Di Pietro e poi il Ministro delle Telecomunicazioni, Gentiloni,( il quale è davvero un blogger della prima ora sopra ogni aspetto che usava Internet prima di diventare un ministro ) che hanno ammesso di aver sbagliato "per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri".

Insomma, troppo lavoro, troppa fretta...

Accanto a Gentiloni si era espresso ancor prima Di Pietro con toni ancora più forti affermando che piuttosto che far imbavagliare la Rete Internet italiana avrebbe lottato fino anche a far cadere il Governo Prodi. Ma, sicuramente, l'intervento più importante, scritto non a caso sul blog di Beppe Grillo, lo aveva rilasciato Riccardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il responsabile del decreto sull'editoria che ha come obiettivo quello di riformare l'intero settore.

Levi in una lunghissima risposta afferma tra l'altro che: " Con il provvedimento che tra pochi giorni iniziera’ il suo cammino in Parlamento non intendiamo in alcun modo "tappare la bocca a internet"‚ provocare "la fine della Rete". Non ne abbiamo il potere e, soprattutto, non ne abbiamo l’intenzione [....]
'’Ci occupiamo di editoria persuasi che, nel tempo in cui viviamo, un prodotto editoriale si definisca a partire dal suo contenuto (l’informazione), e non piu’ dal mezzo (la carta) attraverso il quale esso viene diffuso. Vogliamo creare le condizioni di un mercato libero, aperto ed organizzato in modo efficiente. Per questo, intendiamo, tra le altre cose, abolire la registrazione presso i Tribunali sino ad oggi obbligatoria per qualsiasi pubblicazione e sostituirla con l’unica e piu’ semplice registrazione preso il Registro degli Operatori della Comunicazione (Roc) tenuto dall’Autorita’ Garante per le Comunicazioni (AgCom).

Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, cosi’ un autentico operatore del mercato dell’editoria. Siamo consapevoli che, soprattutto quando si tratta di internet, di siti, di blog, la distinzione tra l’operatore professionale e il privato puo’ essere sottile e non facile da definire. Ed e’ proprio per questo che nella legge affidiamo all’Autorita’ Garante per le Comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al Registro degli Operatori'’.

Quanto alle responsabilita’, la sostanza di cio’ che abbiamo scritto nel nostro disegno di legge e mi sembra una disposizione di buon senso e’ che per chi pubblica un giornale debbano valere le medesime regole sia che si tratti di un giornale stampato sia che si tratti di un giornale on-line. Piu’ in generale e al di la’ di quanto previsto dalla nostra legge, credo, pero’, che il tema della responsabilita’ per cio’ che viene pubblicato sulla rete sia un tema importante e che a nessuno dovrebbe stare piu’ a cuore che a chi usa, apprezza e ama la rete'’

A questo punto, posso dire che ero stato buon profeta quando sempre sabato mattino avevo scritto: " Premetto un mio personale pensiero: come numerose altre iniziative normative che la politica italiana ha cercato di rendere obbligatoria per legge in Italia ( basti pensare alla legge che prevedeva che una copia di tutti i siti dovesse essere depositati nella biblioteca centrale...a proposito che fine ha fatto questa disposizione ? ) anche questa cadrà nel vuoto perchè assolutamente inapplicabile e non coerente con la natura stessa di Internet. "

L'articolo di legge, dunque, che prevedeva che chiunque avesse un blog o un sito lo dovesse registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro sembra, senza ombra di dubbio, che sarà modificato. Tra l'altro, è doveroso anche sottolineare, che gli intenti del Governo e di Levi ( se ce la raccontano giusta,ma credo proprio di sì almeno stavolta ) è che si volesse rivedere seriamente l'editoria in Italia, in maniera particolare quei finanziamenti " a pioggia" spesso troppo facili da ricevere per giornali e giornaletti di scarso valore e con una vita piuttosto corta. E solo facendo rientrare i siti Internet nella categoria editoria, i più meritevoli di questi (anche se spesso sono già delle testate giornalistiche equiparate) potrebbero ricevere dei finanziamenti.

Ci credo poco sui finanziamenti ai siti web, ma se gli intenti erano sinceri, l'idea di fondo non era sicuramente negativa. Allora, a questo punto, tutto bello, tutto finito, tanto rumore per nulla? In realtà, rimangono ancora dei problemi nel disegno di legge di riforma dell'editoria che sono parecchio preoccupanti per blog e siti internet, tali per cui è sicuramente necessario non abbassare la guardia e che già indicavo nelle mie considerazioni di sabato mattina.

Riprendiamo una delle ultime frasi del sottosegretario Riccardo Franco Levi in risposta a Beppe Grillo: " Quanto alle responsabilita’, la sostanza di cio’ che abbiamo scritto nel nostro disegno di legge e mi sembra una disposizione di buon senso e’ che per chi pubblica un giornale debbano valere le medesime regole sia che si tratti di un giornale stampato sia che si tratti di un giornale on-line. Piu’ in generale e al di la’ di quanto previsto dalla nostra legge, credo, pero’, che il tema della responsabilita’ per cio’ che viene pubblicato sulla rete sia un tema importante e che a nessuno dovrebbe stare piu’ a cuore che a chi usa, apprezza e ama la rete "

Su questo punto è intervenuta su Repubblica.it anche Sabrina Peron, avvocato e autrice del libro "La diffamazione tramite mass-media" (Cedam Editore) che spiega come se un sito web o un blog dovesse essere obbligato alla registrazione ad un registro come il ROC sarebbe sottoposto a tutte le attuali norme anche penali sulla stampa, come ad esempio quella della diffamazione.

Ora, autorevoli ministri ci hanno spiegato che la legge sarà rivista e non ci sarà nessun obbligo di iscrivere a nessun registro nessun blog o sito web personale, ma ci piacerebbe essere rassicurati anche sulla questione della responsabilità di chi scrive online, e non semplicemente affermare "controllare quello che viene scritto su Internet con lo spirito di come si controlla un giornale."

Perchè non mettere delle regole chiare, invece, di una frase così aperta a tutte le interpretazioni? Sarebbe semplicissimo: un sito che incita al razzismo, all'odio religioso, incita attentanti, ecc, ecc va chiuso. Gli altri possono dire quello che vogliono...e al massimo se una persona viene "offesa" da un opinione espressa in un sito o un blog personale può denunciare per diffamazione il suo autore e chiedere un risarcimento, ma nessuna denuncia penale.

A quanto mi risulta anche il Ministro Gentiloni si sarebbe espresso in questa maniera, per evitare qualsiasi possibile fraintendimento. Perchè in Italia, non è assolutamente da dimenticare, continuano ad aumentare in silenzio i siti censurati dal Governo che li rende irraggiungibili con le nostre connessioni e numerosi politici (ultimi in termini di tempo Casini e Mastella) hanno minacciato denunce e querele contro blog realizzati chiaramente contro le loro idee politiche.

Ma questa è Internet...cosa dovrebbero dire Bush e gl altri leader europei e mondiali sbeffegiati ogni giorno anche da importanti e-zine lette da milioni di persone in lingua inglese? E poi, perchè prima di denunciare un giornalista ed un giornale ci si pensa dieci volte, mentre si chiama quasi subito la polizia postale per far chiudere un determinato sito o blog? Meno male che poi non accade subito, visto la competenza della polizia postale.

Una domanda, però, sorge spontanea: l'informazione su Internet vale meno della carta stampata?

Comunque, per evitare antipatiche situazioni che potrebbero nascere come quelle sopra ricordate è sicuramente meglio mettere "i puntini sulle i" ed eliminare ogni possibile interpretazione e fare leggi chiare e precise soprattutto su un argomento come Internet che è assolutamente ancora poco conosciuto in Italia sopratutto da chi ci governa ( ma stanno imparando velocemente...e infondo questo repentino dietrofront è la dimostrazione ).

fonte:
www.webmasterpoint.org

 

 

     

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