Speciale: Blog e siti internet italiani da
registrare con bollo, tasse e giornalista
professionista: il Governo fa dietrofront, ma
alcuni problemi rimangono da chiarire.
Nella
news di sabato
mattina
scrivevo alcune
personali considerazioni sulla vicenda
che da venerdì scorso ha fatto infuriare
i blogger e tutti i gestori di siti web
italiani e per la quale si sono dovuti
scomodare una serie di ministri sabato e
anche domenica con i relativi uffici
stampa.
Non era mai successa una cosa simile
ovvero che la politica italiana
intervenisse così prontamente per
rassicurare il popolo dell'Internet
italiana, ma come scriviamo dall'inizio
del Governo Prodi su Webmasterpoint.org,
bisogna ammettere che è la prima volta
che in Italia vi sono tanti ministri
blogger o che si autodefiniscono tali e
che dicono di usare Internet (in primis
gli piace sempre dire di usare youtube
oltre che il proprio blog per avere un
dialogo diretto con i cittadini). Il
paradosso è che questo disegno di legge
sull'editoria che potrebbe interessare
così fortemente il mondo del web, era
stata già citato in Agosto (e allora in
pochissimi su Internet tra cui noi di
webmasterpint.org, punto-informatico.it
e i-dome.com avevamo storto il naso) e
poi era stata approvata in toto il 12
ottobre scorso dall'intero consiglio dei
ministri.
E' questo che sabato mattina faceva
specie: tanti politici intervengono
dicendo che non passerà mai una legge
simile in Parlamento, ma come poteva
essere che alcuni di essi ( che hanno
anche la carica di ministro ) l'avevano
approvata in toto qualche giorno fa
senza dire nulla? A spiegare l'arcana
faccenda ( ma la soluzione era
abbastanza immaginabile ) sono
intervenuti prima Di Pietro e poi il
Ministro delle Telecomunicazioni,
Gentiloni,( il quale è davvero un
blogger della prima ora sopra ogni
aspetto che usava Internet prima di
diventare un ministro ) che hanno
ammesso di aver sbagliato "per non aver
controllato personalmente e parola per
parola il testo che alla fine è stato
sottoposto al Consiglio dei Ministri".
Insomma, troppo lavoro, troppa fretta...
Accanto a Gentiloni si era espresso
ancor prima Di Pietro con toni ancora
più forti affermando che piuttosto che
far imbavagliare la Rete Internet
italiana avrebbe lottato fino anche a
far cadere il Governo Prodi. Ma,
sicuramente, l'intervento più
importante, scritto non a caso sul blog
di Beppe Grillo, lo aveva rilasciato
Riccardo Franco Levi, sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, il
responsabile del decreto sull'editoria
che ha come obiettivo quello di
riformare l'intero settore.
Levi in una lunghissima risposta afferma
tra l'altro che: " Con il provvedimento
che tra pochi giorni iniziera’ il suo
cammino in Parlamento non intendiamo in
alcun modo "tappare la bocca a
internet"‚ provocare "la fine della
Rete". Non ne abbiamo il potere e,
soprattutto, non ne abbiamo l’intenzione
[....]
'’Ci occupiamo di editoria persuasi che,
nel tempo in cui viviamo, un prodotto
editoriale si definisca a partire dal
suo contenuto (l’informazione), e non
piu’ dal mezzo (la carta) attraverso il
quale esso viene diffuso. Vogliamo
creare le condizioni di un mercato
libero, aperto ed organizzato in modo
efficiente. Per questo, intendiamo, tra
le altre cose, abolire la registrazione
presso i Tribunali sino ad oggi
obbligatoria per qualsiasi pubblicazione
e sostituirla con l’unica e piu’
semplice registrazione preso il Registro
degli Operatori della Comunicazione (Roc)
tenuto dall’Autorita’ Garante per le
Comunicazioni (AgCom).
Pensiamo, invece, a chi, con la carta
stampata ma, certo, anche con internet,
pubblica un vero e proprio prodotto
editoriale e diventa, cosi’ un autentico
operatore del mercato dell’editoria.
Siamo consapevoli che, soprattutto
quando si tratta di internet, di siti,
di blog, la distinzione tra l’operatore
professionale e il privato puo’ essere
sottile e non facile da definire. Ed e’
proprio per questo che nella legge
affidiamo all’Autorita’ Garante per le
Comunicazioni il compito di vigilare sul
mercato e di stabilire i criteri per
individuare i soggetti e le imprese
tenuti ad iscriversi al Registro degli
Operatori'’.
Quanto alle responsabilita’, la sostanza
di cio’ che abbiamo scritto nel nostro
disegno di legge e mi sembra una
disposizione di buon senso e’ che per
chi pubblica un giornale debbano valere
le medesime regole sia che si tratti di
un giornale stampato sia che si tratti
di un giornale on-line. Piu’ in generale
e al di la’ di quanto previsto dalla
nostra legge, credo, pero’, che il tema
della responsabilita’ per cio’ che viene
pubblicato sulla rete sia un tema
importante e che a nessuno dovrebbe
stare piu’ a cuore che a chi usa,
apprezza e ama la rete'’
A questo punto, posso dire che ero stato
buon profeta quando sempre sabato
mattino avevo scritto: " Premetto un mio
personale pensiero: come numerose altre
iniziative normative che la politica
italiana ha cercato di rendere
obbligatoria per legge in Italia ( basti
pensare alla legge che prevedeva che una
copia di tutti i siti dovesse essere
depositati nella biblioteca centrale...a
proposito che fine ha fatto questa
disposizione ? ) anche questa cadrà nel
vuoto perchè assolutamente inapplicabile
e non coerente con la natura stessa di
Internet. "
L'articolo di legge, dunque, che
prevedeva che chiunque avesse un blog o
un sito lo dovesse registrarlo al ROC,
un registro dell’Autorità delle
Comunicazioni, produrre dei certificati,
pagare un bollo, anche se fa
informazione senza fini di lucro sembra,
senza ombra di dubbio, che sarà
modificato. Tra l'altro, è doveroso
anche sottolineare, che gli intenti del
Governo e di Levi ( se ce la raccontano
giusta,ma credo proprio di sì almeno
stavolta ) è che si volesse rivedere
seriamente l'editoria in Italia, in
maniera particolare quei finanziamenti "
a pioggia" spesso troppo facili da
ricevere per giornali e giornaletti di
scarso valore e con una vita piuttosto
corta. E solo facendo rientrare i siti
Internet nella categoria editoria, i più
meritevoli di questi (anche se spesso
sono già delle testate giornalistiche
equiparate) potrebbero ricevere dei
finanziamenti.
Ci credo poco sui finanziamenti ai siti
web, ma se gli intenti erano sinceri,
l'idea di fondo non era sicuramente
negativa. Allora, a questo punto, tutto
bello, tutto finito, tanto rumore per
nulla? In realtà, rimangono ancora dei
problemi nel disegno di legge di riforma
dell'editoria che sono parecchio
preoccupanti per blog e siti internet,
tali per cui è sicuramente necessario
non abbassare la guardia e che già
indicavo nelle mie considerazioni di
sabato mattina.
Riprendiamo una delle ultime frasi del
sottosegretario Riccardo Franco Levi in
risposta a Beppe Grillo: " Quanto alle
responsabilita’, la sostanza di cio’ che
abbiamo scritto nel nostro disegno di
legge e mi sembra una disposizione di
buon senso e’ che per chi pubblica un
giornale debbano valere le medesime
regole sia che si tratti di un giornale
stampato sia che si tratti di un
giornale on-line. Piu’ in generale e al
di la’ di quanto previsto dalla nostra
legge, credo, pero’, che il tema della
responsabilita’ per cio’ che viene
pubblicato sulla rete sia un tema
importante e che a nessuno dovrebbe
stare piu’ a cuore che a chi usa,
apprezza e ama la rete "
Su questo punto è intervenuta su
Repubblica.it anche Sabrina Peron,
avvocato e autrice del libro "La
diffamazione tramite mass-media" (Cedam
Editore) che spiega come se un sito web
o un blog dovesse essere obbligato alla
registrazione ad un registro come il ROC
sarebbe sottoposto a tutte le attuali
norme anche penali sulla stampa, come ad
esempio quella della diffamazione.
Ora, autorevoli ministri ci hanno
spiegato che la legge sarà rivista e non
ci sarà nessun obbligo di iscrivere a
nessun registro nessun blog o sito web
personale, ma ci piacerebbe essere
rassicurati anche sulla questione della
responsabilità di chi scrive online, e
non semplicemente affermare "controllare
quello che viene scritto su Internet con
lo spirito di come si controlla un
giornale."
Perchè non mettere delle regole chiare,
invece, di una frase così aperta a tutte
le interpretazioni? Sarebbe
semplicissimo: un sito che incita al
razzismo, all'odio religioso, incita
attentanti, ecc, ecc va chiuso. Gli
altri possono dire quello che
vogliono...e al massimo se una persona
viene "offesa" da un opinione espressa
in un sito o un blog personale può
denunciare per diffamazione il suo
autore e chiedere un risarcimento, ma
nessuna denuncia penale.
A quanto mi risulta anche il Ministro
Gentiloni si sarebbe espresso in questa
maniera, per evitare qualsiasi possibile
fraintendimento. Perchè in Italia, non è
assolutamente da dimenticare, continuano
ad aumentare in silenzio i siti
censurati dal Governo che li rende
irraggiungibili con le nostre
connessioni e numerosi politici (ultimi
in termini di tempo Casini e Mastella)
hanno minacciato denunce e querele
contro blog realizzati chiaramente
contro le loro idee politiche.
Ma questa è Internet...cosa dovrebbero
dire Bush e gl altri leader europei e
mondiali sbeffegiati ogni giorno anche
da importanti e-zine lette da milioni di
persone in lingua inglese? E poi, perchè
prima di denunciare un giornalista ed un
giornale ci si pensa dieci volte, mentre
si chiama quasi subito la polizia
postale per far chiudere un determinato
sito o blog? Meno male che poi non
accade subito, visto la competenza della
polizia postale.
Una domanda, però, sorge spontanea:
l'informazione su Internet vale meno
della carta stampata?
Comunque, per evitare antipatiche
situazioni che potrebbero nascere come
quelle sopra ricordate è sicuramente
meglio mettere "i puntini sulle i" ed
eliminare ogni possibile interpretazione
e fare leggi chiare e precise
soprattutto su un argomento come
Internet che è assolutamente ancora poco
conosciuto in Italia sopratutto da chi
ci governa ( ma stanno imparando
velocemente...e infondo questo repentino
dietrofront è la dimostrazione ).
fonte:
www.webmasterpoint.org
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