Gentile ing. De
Lorenzo
Ho
letto la sua amara constatazione sull’economia
di Limatola e mi accingo a qualche riflessione
personale. Io non sono un imprenditore e neanche
un esperto di economia o politiche sociali, mi
limito quindi all’osservazione di comune
cittadino. Cerco di sintetizzare, per
semplificare la sua analisi: qualche anno fa
andava tutto a gonfie vele, oggi no e la colpa è
della politica. Se anche lei, si è preso come me
un’intossicazione epatica leggendo il lavoro
editoriale di Rizzo-Stella, non è difficile
arrivare a conclusioni diverse e lei vivendole
da protagonista, avrà ragioni ancora più
dirette. Non c’è dubbio che la mentalità con cui
si fa politica è assolutamente diversa dal fare
impresa e se quella dell’imprenditore è rimasta
la stessa di un tempo, a cambiare deve essere
stato il modo di fare politica. Ma lei, crede
davvero che la nostra classe politica sia in
grado di teorizzare un progetto di
smantellamento industriale e poi renderlo
esecutivo ? Ma se la classe politica nel suo
insieme, fosse capace realmente di fare questo,
qual è il suo tornaconto? Mi sembrerebbe logico
che, in un disegno così perverso, il tornaconto
ci sarebbe con un’economia attiva, non le pare?
Io
credo che comunemente commettiamo l’errore di
identificare nella classe politica, tutti i
politici e dall’altra parte, la classe
produttiva in cui ci stiamo tutti i lavoratori,
dirigenti e imprenditori. Commettiamo anche
l’errore, a mio avviso, di usare il concetto del
comune di residenza, provincia, nazione, ecc. in
funzione della convenienza del nostro
ragionamento e non del suo valore assoluto.
Spero di essere più chiaro nel prendere spunto
da un suo esempio. A Limatola, l’economia è in
regresso, le industrie chiudono, i campi sono
improduttivi. La causa? Sono i suoi
amministratori, d’accordo con Provincia e
Regione che naturalmente, sono in linea col
Parlamento Italiano e quello Europeo. Troppo
riduttivo secondo me. Ci siamo mai chiesti da
dove proviene il 70% di quello occorrente al
mantenimento del nostro tenore di vita che,
(ammettiamolo) siamo nel 20% di quelli che se la
passano meglio sul pianeta Terra? La sua
industria funzionerebbe a legna di faggio del
Taburno? E per quanto tempo? Siamo in grado di
progettare, e costruire un telefonino o un pc
con le risorse della Campania Felix? Lei, non
si sente (come me ovviamente) un po privilegiato
ad usare 20 litri d’acqua potabile per pulire il
water dalla plin-plin che facciamo per bere
un’acqua (quella ce l’abbiamo qui e manco la
usiamo) che solo un’alpinista come Messner
potrebbe raggiungere? Nello stesso istante in
cui io e lei premiamo il pulsante dello
sciacquone, qualche miliardo di persone si
disseta con l’acqua delle pozzanghere…
Lei crede che potremo permetterci il lusso di
respirare (ripeto respirare) se un miliardo di
cinesi, avesse lo stesso diritto di un
metalmeccanico italiano in cassa integrazione?
Comprerebbe subito una panda usata, un plasma a
rate ed un telefonino in comodato d’uso. Per far
fronte a questa richiesta di mercato, faccia un
po lei i conti di quanto petrolio servirebbe. E
non ci sono solo i cinesi…almeno3- 4 miliardi di
persone (esseri umani) vivono con meno di 100
dollari al mese.
Ma
questi non sono di Limatola (o della Valle
Telesina) e la cosa non ci sfiora nemmeno. Ne a
lei ne a me. Conosce qualche imprenditore o
impiegato come me che se ne preoccupa? Eppure
devo ammettere che per altri la cosa non è
indifferente. Parlo di ONU per la politica, di
associazioni ONLUS nella società civile, di
live8 nella musica ecc e sarebbe bello (oltre
che giusto) se anche io e lei, provassimo solo a
fare una riflessione sulla nostra condizione
planetaria, prima che della cittadina in cui
viviamo.
Non mi permetto di trarre conclusioni che
sarebbero comunque imprecise, per preparazione e
per cultura ma, se qualcosa non sta andando come
un tempo, qualche conticino con quel parolone
grosso e misterioso dobbiamo pur farlo:
globalizzazione…ma torniamo nella valle
telesina. A me non preoccupa tanto che i campi
siano incolti e le fabbriche chiudono. Preoccupa
moltissimo constatare che pur senza produrre,
conduciamo tutti un tenore di vita superiore a
quando si era produttivi. Preoccupa il fatto di
avere la consapevolezza di consumare risorse che
vengono da luoghi in cui non ci si avvantaggia
socialmente. In poche parole penso che,
attraverso un complesso meccanismo universale,
io sia passato dalla condizione di produrre
quello che consumo a quella di sfruttare zone
del pianeta ‘sottosviluppate’, ripagandole con
coca-cola e dolce&gabbana.
Se
stessero buoni per tutta la vita, la cosa non
preoccuperebbe nessuno ma…se quella parte del
pianeta s’incazza? Io sinceramente, m’incazzerei
moltissimo se succhiassero l’oro nero sotto i
miei piedi e non riuscissi a sfamare i miei
figli.
Il
nostro è sempre stato (fortunatamente) un mondo
in ‘movimento’…negli ultimi tempi le cose
cambiano solo più velocemente ma credo sia
sempre un errore riferirsi al passato come
modello da imitare. E’ solo romantico ma è sul
futuro che bisogna puntare e cercare sempre nei
suoi aspetti positivi che emergono ‘pensando’ al
passato e non adagiarsi su di esso. Gli
imprenditori come lei, sono l’ossatura di una
società, perché gli unici capaci di trasformare
le risorse disponibili in reali esigenze. Io,
non me la prenderei con il politico, perché se
fossi Marchionne, con tutto l'affetto, ma non
metterei uno stabilimento a Limatola. Proverei a
dimostrargli che lei è il primo a sapersi
adeguare ai tempi ad individuare nuove risorse ,
nuove strategie e sono convinto che pur
essendoci innegabilmente dei disonesti, ci sono
altri disposti a fare bene la loro parte. So che
non è facile…se lo fosse, farei parte anch’io
della sua categoria.
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