I
comitati: «Risarcimento? Lo paghi Nardone»
Dopo il no al progetto, si parla di possibili
danni da liquidare alla società titolare. Intesa
con Bergamo siglata dall’ex della Rocca. Gruppi
civici pronti a costituirsi in giudizio...
“Una vivacissima “fiera delle vanità” in cui
sono state esibite rivendicazioni inappropriate
della vittoria, richieste di risarcimento danni,
precisazioni in merito ai presunti
coinvolgimenti di amministratori locali…, “per
rispetto della verità dei fatti.” Inizia in
questo modo l’analisi dei comitati civici di San
Salvatore Telesino e Guardia Sanframondi contro
la costruzione di un inceneritore a San
Salvatore dopo il “no” al progetto in conferenza
dei servizi.
“Ma di quale risarcimento economico si parla, e
perché mai San Salvatore dovrebbe essere
coinvolto? – si chiedono i comitati che parlano
di messa in atto “di un meticoloso terrorismo
politico a livello mediatico per spaventare e
per indurre i cittadini a pensare che pagheranno
di propria tasca ciò che tanto faticosamente è
stato ottenuto”.
Il
Genio Civile, ricordano i gruppi civici –insieme
all’Arpac e all’ASL, è stato molto preciso sia
nel delineare il possibile scenario delle
conseguenze sul territorio in seguito alla
costruzione dell’inceneritore sia
nell’evidenziare le nette incongruenze con gli
strumenti di pianificazione di cui si è dotato
il territorio stesso e non a caso. Quindi si
evidenzia la fondatezza delle “paure” sollevate
dai comitati.
“Il rigetto del progetto – riferiscono - è
avvenuto perché è stata smascherata la grande
falsità… di un fantomatico impianto a biomasse
con una filiera inesistente e di quella
grandezza. Il rigetto è stato ottenuto per le
carenze e le ‘assenze’ tecniche all’interno del
SIA, soprattutto su ciò che un inceneritore
pericolosamente produce. Tuttora la Vocem deve
risponderci sulle modalità di smaltimento e
relativi siti di stoccaggio di ceneri e scorie e
sulla presentazione di uno studio approssimativo
sulle emissioni inquinanti (…)
Ma
ecco spuntare ancora una volta Nardone… Fa bene
a schierarsi dalla parte dei bergamaschi: è lui
- puntualizzano i comitati civici - che ha
siglato il protocollo d’intesa con Bettoni,
all’epoca presidente della provincia di Bergamo
(…)
Coerente come sempre, dovrebbe essere proprio
lui, e gli altri politici ed amministratori
coinvolti, a risarcire i bergamaschi per
mantenere eventualmente qualcuna di quelle
promesse. Non abbiamo dimenticato la conferenza
stampa tenuta in seguito alle sue false
dimissioni e la campagna mediatica contro i
comitati ‘fondamentalisti’ che volevano
riportare il Sannio, da lui avviato verso il
progresso con una lungimirante ed innovativa
politica, nel medioevo e nella marginalità. Non
abbiamo dimenticato la sua testarda difesa di un
impianto a biomasse. Prima di affermare di non
essere a conoscenza del fatto che si trattasse
di un impianto di valorizzazione di rifiuti
avrebbe dovuto perlomeno rivedere le sue
dichiarazioni nel corso di quella conferenza. E
avrebbe anche dovuto leggere il PEA, e non
apparire così come ignaro dei suoi contenuti,
offendendo i contribuenti che quel piano lo
hanno pagato e se lo sono studiato.
Il
PEA continua ad essere incompatibile con
l’inceneritore di San Salvatore, in esso non si
parla affatto di una centrale di rifiuti
speciali né da localizzarsi qui né altrove.
Anche sulla cifra, 4/5 milioni di euro, di cui
si parla siamo piuttosto perplessi. Solo 2
milioni di euro infatti furono spesi per
comprare il progetto dal Vozza, circa un altro
milione per la terra e il progetto: come si
arriva a questo totale? Ci chiediamo piuttosto
quale risarcimento sarà dovuto ai cittadini
organizzatisi in un Comitato civico per la
difesa del territorio in assenza della tutela
dovuta? Queste persone, mettendo a disposizione
del bene comune le rispettive competenze e
professionalità, sono riuscite nell’intento di
fare chiarezza sulla vicenda Vocem (…)
Come quantificare in termini monetari - si
chiedono i comitati –le ore spese nell’attesa di
ricevere i documenti necessari per poter
comprendere, il tempo dedicato all’elaborazione
precisa e minuziosa delle relazioni da
presentare? A quanto ammonta il valore del tempo
sottratto alla famiglia, al lavoro, al riposo,
alla cura dei propri interessi? Quanto costa
l’ansia per il possibile scempio della terra
dove si vive e si è scelto di crescere i propri
figli?
Se, come afferma Nardone, “Hanno ragione a
portarci in Tribunale”, ci costituiremo in
giudizio nei confronti di chi ha voluto questo
progetto e di chi lo ha agevolato nella sua
realizzazione, chiedendo anche noi il
risarcimento che ci spetta! In tal modo noi
tutti prenderemo coscienza del valore economico
che sapranno dare alla vita delle persone che
usano la propria cultura e le proprie conoscenze
nella realizzazione di uno stile di vita
misurato, in armonia ed equilibrio con il
territorio (…)”
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