Intervento riferito a: Criminalità, D'Occhio «Sento proposte ridicole»

 

 

10 ottobre 2004
D'Occhio non ci convince per niente
Giovanni Liverini

 

 

Nella sua intervista apparsa su “Il Sannio Quotidiano” di Domenica scorsa, l’assessore D’Occhio ribatte in maniera scomposta, offensiva (credo che stiamo ai limiti della calunnia) ad una relazione sul fenomeno camorra, proposta dal gruppo di minoranza “Insieme per Telese” e pubblicamente letta nel consiglio comunale del 30 settembre u.s..

 

In detta relazione il gruppo di minoranza esprimeva la sua posizione politica rispetto al punto messo all’ordine del giorno, concernente l’autorizzazione da dare al sindaco per proporre querela contro il giornalista ed i divulgatori dell’articolo stampa, che riportava notizie relative ad infiltrazioni camorristiche nella cittadina di Telese. Non sto qui, interamente a trascrivere, per ovvi motivi di spazio, la citata relazione che in sintesi dopo aver:

• descritto il fenomeno camorristico nei suoi tratti peculiari;

• elencati gli episodi criminosi più visibili ed eclatanti, aventi caratteristiche riconducibili alla criminalità organizzata, accaduti a Telese e paesi limitrofi, concludeva, invitando tutti i consiglieri ad astenersi in questa fase dal proporre querela, ritenendo più giusto una preliminare verifica dell’attendibilità delle notizie; soprattutto perché il giornalista, nel suo articolo, riportava in maniera asettica, le risultanze di una inchiesta giudiziaria dell’Antimafia, con riferimento a traffici illeciti, all’omicidio di chiaro stampo camorristico del soggiornante Valentino Pellegrino avvenuto nella sua abitazione nel pieno centro di Telese, e alla testuale dichiarazione di un pentito di camorra circa inquietanti infiltrazioni camorristiche nella nostra cittadina. In più la relazione avanzava proposte concrete.

 

D’Occhio, animato da sacro furore, ha giudicato la nostre proposte come illazioni e calunnie, da inviare alla Procura della Repubblica. Ha deciso insieme ai suoi consiglieri di maggioranza di querelare all’A.G. il giornalista e i divulgatori dell’articolo stampa.

 

Tale iniziativa sembra veramente paradossale.

 

Da un lato vogliono denunziare un giornalista che, si badi bene, non dice che i telesini sono camorristi, ma si limita a riportare risultanze giudiziarie, in cui viene evidenziato che i clan camorristici hanno preso di mira Telese.

 

Dall’altro, poi, vogliono denunziare i divulgatori dell’articolo stampa. E qui veramente ci troviamo di fronte a un fatto demenziale, dovendo procedere nei confronti di tutti gli edicolanti che hanno venduto il giornale, di appartenenti del partito di Rifondazione Comunista che ha affisso in una sua bacheca una fotocopia dell’articolo, dei responsabili di un sito internet locale che ha esposto il documento, del Presidente del consiglio comunale che nella seduta del 30 settembre u.s. ha letto pubblicamente l’articolo in una sala affollatissima. E probabilmente contro molti cittadini, che hanno tra loro fatto circolare le fotocopie dell’articolo.

 

In ogni caso D’Occhio e la sua maggioranza ritengono , così, di aver tranquillizzato il paese dalle inquietanti ipotesi di infiltrazioni camorristiche. Il D’Occhio ha dato a Telese l’imprimatur di “isola felice”, ritenendo di aver fornito la prova provata della totale assenza del fenomeno delinquenziale. Se così fosse ne saremmo veramente tutti felici. Ma il suo ragionamento non ci convince.

 

Non fu proprio D’Occhio, come lui stesso ha ricordato, che circa venti anni fa si adoperò per l’istituzione di un commissariato di Polizia rispetto a uno scenario di grande crescita per questo territorio ?

 

Allora sentì l’esigenza di tenere gli occhi aperti .

Oggi , invece , perché vuol tenere gli occhi chiusi?

 

Perché, quando si cerca di parlare con pacatezza e con serietà di un pericolo incombente., si infastidisce e diventa offensivo, aggressivo? Addirittura minaccia di usare metodi inquisitori e giudiziari, che ha sempre contestato e denigrato quando sono stati usati da altri.

 

Non è forse in atto, come allora, a Telese da qualche tempo, una forte crescita economica, destinata a breve ad avere una straordinaria accelerazione per l’arrivo di ingenti flussi finanziari?

 

E il raddoppio della Benevento - Caianello che ha preoccupato D’occhio negli anni “80”, adesso che sta diventando realtà perché non costituisce più motivo di apprensione? Eppure non passa giorno senza che i motivi di preoccupazione, da noi espressi ,non si arricchiscano di altri analoghi motivi.

E’ notizia di qualche giorno fa di una lettera, spedita da Napoli, contenente minacce ai vertici della Confindustria provinciale.

 

Così come sono notizie dell’altro giorno quelle della diramazione di una nota, a firma del segretario provinciale del libero sindacato di polizia Achille Botticella, che registra una escalation della criminalità tale che la provincia di Benevento “non può essere più considerata un’isola felice”.

L’assessore ai lavori pubblici afferma poi in quell’intervista che gli episodi criminosi, da me citati, sono datati.

 

La criminalità organizzata, purtroppo, non esprime la sua violenza secondo l’andamento delle piogge o per qualche incubo fatto di notte. La violenza della camorra obbedisce a metodi più scientifici. Essa infierisce quando occorre e cioè, quando l’equilibrio viene meno; quando bisogna convincere qualcuno ad obbedire; quando bisogna indurre i recalcitranti a pagare il pizzo. Quando tutto fila liscio i clan camorristici non usano la violenza.

 

La calma, la tranquillità non sono indicatori certi della assenza di poteri criminali.

 

D’Occhio, inoltre, farebbe bene a leggere, con più attenzione, la relazione che sicuramente non fa riferimento ad omicidi passionali, visto che allo stato, per quel che è dato sapere, gli omicidi da me elencati sembrano essere avvolti, ancora, nel mistero.

 

Affermare, anche, che un articolo di cronaca giudiziaria è totalmente falso perché menziona un cementificio che non si trova nei confini di Telese, ma magari è situato a poche centinaia di metri oltre tali confini, sembra davvero curioso e ardito. Infine agli attacchi personali circa un uso scorretto di informazioni di “prima mano” non rispondo neanche, per la pochezza delle insinuazioni, che si commentano da sole. Gratificano, evidentemente, solo qualche povero di spirito, amico dell’assessore ai lavori pubblici, che da benpensante ritiene compromettente e irriguardoso giudicare come camorristico un fatto criminoso di inaudita gravità (trattasi di un giovane di 33 anni sparato da sconosciuti, a pallettoni , con un fucile a canne mozze, come riportato dalla stampa il giorno successivo).

 

Spero, almeno, che si concordi sul fatto che non si è trattato dell’incursione di una confraternita di beneficenza . Non sarà , poi, D’occhio a darci lezioni sull’operato delle Forze di polizia . Credo che, più di lui, io possa dire con cognizione di causa e apprezzare con quanto spirito di sacrificio, abnegazione, professionalità e meriti le forze di polizia espletano il loro duro e importante lavoro. Spesso, anzi, sono costretti ad operare con scarsi mezzi ed in condizioni difficili.

 

Ma il dato politico che esce fuori da questa vicenda appare netto e preciso. Si profilano, in maniera chiara, due concezione politiche nettamente in antitesi. Una politica arrogante ,pragmatica, del fare ad ogni costo, pur sacrificando regole e principi democratici, e se necessario anche la buona educazione . Una politica, pronta ad ingoiarsi tutto, in nome di un effimero progresso; pronta a sferrare attacchi distruttivi contro oppositori veri, non di facciata né accondiscendenti.

 

Una politica che si sente minacciata nel proprio essere,perché riduce gli aspetti complessi del governo di una comunità e di un territorio ad un fatto privatistico e personale. Insomma una politica che, lasciandosi trascinare dagli eventi, dal magma caotico delle passioni e degli impulsi sfrenati, deve diventare dispotica nei confronti di tutto e di tutti, anche degli amici,per poter continuare a sopravvivere. Una politica che vive in uno stato di necessità permanente. Una necessità che porta a diventare furbi, scaltri. In un sistema che avanza in tal modo, solo il più forte in scaltrezza può emergere e sopravvivere.

 

Gli altri non devono mai alzare la testa ,ma devono essere sempre pronti ad obbedire. Quando c’è il consenso , tuttavia, ritengo che anche questo sia legittimo. Ma noi non la pensiamo così. Abbiamo un’altra concezione della politica e non credo alle profezie degli apprendisti stregoni quando affermano che l’opposizione è condannata a perdere ancora.

 

Ma, anche, se ciò dovesse accadere continueremo sempre a credere che la politica, pur con tutti gli inevitabili compromessi, deve diventare la protagonista indiscussa, la guida autorevole, nella costruzione di una autentica vita democratica, che sappia garantire tutti allo stesso modo. Crediamo in una politica amica della gente, che si propone uno sviluppo improntato all’equità ed in grado di innalzare la qualità della vita dei cittadini indistintamente.

 

Una politica , cioè, che non pensa solo agli appalti e agli affari , ma che sappia pensare e progettare anche ipotesi, concrete, rispetto alle variegate e numerose istanze che la società esprime. Una politica che crede che siano cose importanti, per la crescita civile e democratica, anche le iniziative da noi proposte quali l’istituzione della giornata della legalità,di una commissione d’indagine e di un osservatorio, diversamente da chi, invece, ritiene che siano cretinate e cavolate anche in barba alle leggi che le prevedono.

 

Su queste cose continueremo a cercare il nostro consenso per consolidare e far crescere quel risultato forte e incoraggiante, conseguito il 13 giugno u.s.

 

 Giovanni Liverini Capogruppo Consiliare “Insieme per Telese”

 

    

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