Nella sua intervista apparsa su “Il Sannio
Quotidiano” di Domenica scorsa, l’assessore
D’Occhio ribatte in maniera scomposta, offensiva
(credo che stiamo ai limiti della calunnia) ad
una relazione sul fenomeno camorra, proposta dal
gruppo di minoranza “Insieme per Telese” e
pubblicamente letta nel consiglio comunale del
30 settembre u.s..
In
detta relazione il gruppo di minoranza esprimeva
la sua posizione politica rispetto al punto
messo all’ordine del giorno, concernente
l’autorizzazione da dare al sindaco per proporre
querela contro il giornalista ed i divulgatori
dell’articolo stampa, che riportava notizie
relative ad infiltrazioni camorristiche nella
cittadina di Telese. Non sto qui, interamente a
trascrivere, per ovvi motivi di spazio, la
citata relazione che in sintesi dopo aver:
•
descritto il fenomeno camorristico nei suoi
tratti peculiari;
•
elencati gli episodi criminosi più visibili ed
eclatanti, aventi caratteristiche riconducibili
alla criminalità organizzata, accaduti a Telese
e paesi limitrofi, concludeva, invitando tutti i
consiglieri ad astenersi in questa fase dal
proporre querela, ritenendo più giusto una
preliminare verifica dell’attendibilità delle
notizie; soprattutto perché il giornalista, nel
suo articolo, riportava in maniera asettica, le
risultanze di una inchiesta giudiziaria
dell’Antimafia, con riferimento a traffici
illeciti, all’omicidio di chiaro stampo
camorristico del soggiornante Valentino
Pellegrino avvenuto nella sua abitazione nel
pieno centro di Telese, e alla testuale
dichiarazione di un pentito di camorra circa
inquietanti infiltrazioni camorristiche nella
nostra cittadina. In più la relazione avanzava
proposte concrete.
D’Occhio, animato da sacro furore, ha giudicato
la nostre proposte come illazioni e calunnie, da
inviare alla Procura della Repubblica. Ha deciso
insieme ai suoi consiglieri di maggioranza di
querelare all’A.G. il giornalista e i
divulgatori dell’articolo stampa.
Tale iniziativa sembra veramente paradossale.
Da
un lato vogliono denunziare un giornalista che,
si badi bene, non dice che i telesini sono
camorristi, ma si limita a riportare risultanze
giudiziarie, in cui viene evidenziato che i clan
camorristici hanno preso di mira Telese.
Dall’altro, poi, vogliono denunziare i
divulgatori dell’articolo stampa. E qui
veramente ci troviamo di fronte a un fatto
demenziale, dovendo procedere nei confronti di
tutti gli edicolanti che hanno venduto il
giornale, di appartenenti del partito di
Rifondazione Comunista che ha affisso in una sua
bacheca una fotocopia dell’articolo, dei
responsabili di un sito internet locale che ha
esposto il documento, del Presidente del
consiglio comunale che nella seduta del 30
settembre u.s. ha letto pubblicamente l’articolo
in una sala affollatissima. E probabilmente
contro molti cittadini, che hanno tra loro fatto
circolare le fotocopie dell’articolo.
In
ogni caso D’Occhio e la sua maggioranza
ritengono , così, di aver tranquillizzato il
paese dalle inquietanti ipotesi di infiltrazioni
camorristiche. Il D’Occhio ha dato a Telese
l’imprimatur di “isola felice”, ritenendo di
aver fornito la prova provata della totale
assenza del fenomeno delinquenziale. Se così
fosse ne saremmo veramente tutti felici. Ma il
suo ragionamento non ci convince.
Non fu proprio D’Occhio, come lui stesso ha
ricordato, che circa venti anni fa si adoperò
per l’istituzione di un commissariato di Polizia
rispetto a uno scenario di grande crescita per
questo territorio ?
Allora sentì l’esigenza di tenere gli occhi
aperti .
Oggi , invece , perché vuol tenere gli occhi
chiusi?
Perché, quando si cerca di parlare con pacatezza
e con serietà di un pericolo incombente., si
infastidisce e diventa offensivo, aggressivo?
Addirittura minaccia di usare metodi inquisitori
e giudiziari, che ha sempre contestato e
denigrato quando sono stati usati da altri.
Non è forse in atto, come allora, a Telese da
qualche tempo, una forte crescita economica,
destinata a breve ad avere una straordinaria
accelerazione per l’arrivo di ingenti flussi
finanziari?
E
il raddoppio della Benevento - Caianello che ha
preoccupato D’occhio negli anni “80”, adesso che
sta diventando realtà perché non costituisce più
motivo di apprensione? Eppure non passa giorno
senza che i motivi di preoccupazione, da noi
espressi ,non si arricchiscano di altri analoghi
motivi.
E’
notizia di qualche giorno fa di una lettera,
spedita da Napoli, contenente minacce ai vertici
della Confindustria provinciale.
Così come sono notizie dell’altro giorno quelle
della diramazione di una nota, a firma del
segretario provinciale del libero sindacato di
polizia Achille Botticella, che registra una
escalation della criminalità tale che la
provincia di Benevento “non può essere più
considerata un’isola felice”.
L’assessore ai lavori pubblici afferma poi in
quell’intervista che gli episodi criminosi, da
me citati, sono datati.
La
criminalità organizzata, purtroppo, non esprime
la sua violenza secondo l’andamento delle piogge
o per qualche incubo fatto di notte. La violenza
della camorra obbedisce a metodi più
scientifici. Essa infierisce quando occorre e
cioè, quando l’equilibrio viene meno; quando
bisogna convincere qualcuno ad obbedire; quando
bisogna indurre i recalcitranti a pagare il
pizzo. Quando tutto fila liscio i clan
camorristici non usano la violenza.
La
calma, la tranquillità non sono indicatori certi
della assenza di poteri criminali.
D’Occhio, inoltre, farebbe bene a leggere, con
più attenzione, la relazione che sicuramente non
fa riferimento ad omicidi passionali, visto che
allo stato, per quel che è dato sapere, gli
omicidi da me elencati sembrano essere avvolti,
ancora, nel mistero.
Affermare, anche, che un articolo di cronaca
giudiziaria è totalmente falso perché menziona
un cementificio che non si trova nei confini di
Telese, ma magari è situato a poche centinaia di
metri oltre tali confini, sembra davvero curioso
e ardito. Infine agli attacchi personali circa
un uso scorretto di informazioni di “prima mano”
non rispondo neanche, per la pochezza delle
insinuazioni, che si commentano da sole.
Gratificano, evidentemente, solo qualche povero
di spirito, amico dell’assessore ai lavori
pubblici, che da benpensante ritiene
compromettente e irriguardoso giudicare come
camorristico un fatto criminoso di inaudita
gravità (trattasi di un giovane di 33 anni
sparato da sconosciuti, a pallettoni , con un
fucile a canne mozze, come riportato dalla
stampa il giorno successivo).
Spero, almeno, che si concordi sul fatto che non
si è trattato dell’incursione di una
confraternita di beneficenza . Non sarà , poi,
D’occhio a darci lezioni sull’operato delle
Forze di polizia . Credo che, più di lui, io
possa dire con cognizione di causa e apprezzare
con quanto spirito di sacrificio, abnegazione,
professionalità e meriti le forze di polizia
espletano il loro duro e importante lavoro.
Spesso, anzi, sono costretti ad operare con
scarsi mezzi ed in condizioni difficili.
Ma
il dato politico che esce fuori da questa
vicenda appare netto e preciso. Si profilano, in
maniera chiara, due concezione politiche
nettamente in antitesi. Una politica arrogante
,pragmatica, del fare ad ogni costo, pur
sacrificando regole e principi democratici, e se
necessario anche la buona educazione . Una
politica, pronta ad ingoiarsi tutto, in nome di
un effimero progresso; pronta a sferrare
attacchi distruttivi contro oppositori veri, non
di facciata né accondiscendenti.
Una politica che si sente minacciata nel proprio
essere,perché riduce gli aspetti complessi del
governo di una comunità e di un territorio ad un
fatto privatistico e personale. Insomma una
politica che, lasciandosi trascinare dagli
eventi, dal magma caotico delle passioni e degli
impulsi sfrenati, deve diventare dispotica nei
confronti di tutto e di tutti, anche degli
amici,per poter continuare a sopravvivere. Una
politica che vive in uno stato di necessità
permanente. Una necessità che porta a diventare
furbi, scaltri. In un sistema che avanza in tal
modo, solo il più forte in scaltrezza può
emergere e sopravvivere.
Gli altri non devono mai alzare la testa ,ma
devono essere sempre pronti ad obbedire. Quando
c’è il consenso , tuttavia, ritengo che anche
questo sia legittimo. Ma noi non la pensiamo
così. Abbiamo un’altra concezione della politica
e non credo alle profezie degli apprendisti
stregoni quando affermano che l’opposizione è
condannata a perdere ancora.
Ma, anche, se ciò dovesse accadere continueremo
sempre a credere che la politica, pur con tutti
gli inevitabili compromessi, deve diventare la
protagonista indiscussa, la guida autorevole,
nella costruzione di una autentica vita
democratica, che sappia garantire tutti allo
stesso modo. Crediamo in una politica amica
della gente, che si propone uno sviluppo
improntato all’equità ed in grado di innalzare
la qualità della vita dei cittadini
indistintamente.
Una politica , cioè, che non pensa solo agli
appalti e agli affari , ma che sappia pensare e
progettare anche ipotesi, concrete, rispetto
alle variegate e numerose istanze che la società
esprime. Una politica che crede che siano cose
importanti, per la crescita civile e
democratica, anche le iniziative da noi proposte
quali l’istituzione della giornata della
legalità,di una commissione d’indagine e di un
osservatorio, diversamente da chi, invece,
ritiene che siano cretinate e cavolate anche in
barba alle leggi che le prevedono.
Su
queste cose continueremo a cercare il nostro
consenso per consolidare e far crescere quel
risultato forte e incoraggiante, conseguito il
13 giugno u.s.
Giovanni
Liverini Capogruppo Consiliare “Insieme per
Telese” |