Provincia, Nardone ritira le dimissioni
La
giunta allarga il comitato tecnico-scientifico
ad esperti scelti dai Comuni interessati da
quelli limitrofi e dai comitati
GIANNI DE BLASIO Carmine Nardone gioca
d’anticipo e spiazza tutti: il presidente ritira
le dimissioni in apertura di seduta, ben prima
che il consiglio provinciale gli ribadisse la
solidarietà e l’invito a completare la
consiliatura. Un gesto indubbiamente irrituale
(le dimissioni, in genere, si ritirano a
conclusione del dibattito), quello del numero
uno della Rocca, che evidentemente ha inteso
prevenire la presentazione di documenti che lo
avrebbero messo in difficoltà. Una crisi dovuta,
secondo Nardone, sopratutto alla «febbre
elettorale», visto l’approssimarsi delle
provinciali. La decisione di revocare il
disimpegno è stata motivata dal presidente,
oltre che con la sospensione dell’autorizzazione
a localizzare gli impianti a biomasse a San
Salvatore e Reino, con i due documenti elaborati
dai capigruppo del centrosinistra e dai partiti
non rappresentati alla Rocca, con le tantissime
sollecitazioni a restare pervenutegli da
cittadini, tese ad evitare che un’esperienza
voluta dal 73,5% degli elettori potesse
concludersi prima della scasdenza naturale.
Rispetto a quanto in un primo momento concordato
in sede di interpartitico, la delibera di
ampliamento del Comitato tecnico-scientifico
comprendente già esperti dell’Enea,
dell’Università e della Fondazione Idis, sarà di
competenza della giunta, così come l’altra del
31 luglio, e non del consiglio. Tale comitato ha
il compito di verificare la compatibilità
complessiva delle due centrali a biomasse.
All’interno della maggioranza, ci si interrogava
sopratutto sulle mosse dell’Udeur. Ed, infatti,
dopo che nel corso della conferenza dei
capigruppo Nardone non si era inteso con
Borrelli e Creta, alle 12,36 è arrivato Majatico,
che ha convocato i due e Rita Angrisani
comunicando l’opportunità di votare il documento
elaborato dalla maggioranza. Documento che così
recita: «I gruppi consiliari del centrosinistra,
alla luce del dibattito in corso, nel pieno
rispetto degli interessi del territorio e della
comunità ed alla stregua dell'ulteriore
istruttoria della regione, esprimono solidarietà
e fiducia al Presidente Nardone ed
all'Amministrazione ribadendo il loro pieno
sostegno fino al completamento del mandato
amministrativo. Prendono atto con soddisfazione
del chiarimento politico intervenuto». Il
consiglio, alla fine, pur con distinguo, ha
approvato con 18 favorevoli, 2 contrari (De
Cianni e Creta) mentre avevano lasciato l’aula i
2 esponenti di Forza Italia e Lombardi; assente
Feleppa, che da Londra comunque aveva
riaffermato il suo pieno sostegno a Nardone.
Crisi archiviata, quindi, ma è prevedibile che i
problemi si riaffacceranno nel caso il Comitato
tecnico-scientifico allargato (un componente per
ognuno dell’impianto di competenza: Comuni di
Reino e San Salvatore, Comitati dell'area
interessata e Comuni limitrofi) dovesse dare il
via libera. In quel caso si dovrebbe tornare in
consiglio provinciale per il pronunciamento
definitivo.
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Urbano: caso Fragneto da approfondire
Anche la Prefettura ieri è stata investita del
caso biomasse. A mezzogiorno una delegazione
composta da Lucio Mucciacciaro, sindaco di
Fragneto l’Abate; Antonio Verzino, capogruppo di
minoranza del Comune di Reino; Piero Mancini,
portavoce del comitato ”No Inceneritori” di San
Marco dei Cavoti; Nicola Cocchiarella, portavoce
del comitato ”No Inceneritore” di Fragneto
l’Abate e Angelo Calzone, portavoce del comitato
”Aria Pura di Reino” è stata ricevuta dal
Prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano.
Sia Mancini che Verzino hanno manifestato i
propri timori per l’impatto ambientale delle
centrali ipotizzate; Mucciacciaro, dal canto
suo, ha rafforzato le argomentazioni contro le
scelte operate per i siti utilizzando la stessa
cartografia prodotta dalla Provincia. Il
termovalorizzatore verrebbe a trovarsi proprio
al centro dell’alveo di inondazione previsto nel
caso in cui la diga di Campolattaro si dovesse
aprire improvvissamente, per cedimenti, frane
laterali e così via, con grave rischio per gli
operatori dell’impianto e ovviamente per
l’ambiente. Il prefetto Urbano ha dichiarato la
volontà di approfondire la questione con i
tecnici della Provincia.
Mancini, nella nota diramata al termine del
vertice in Prefettura, si sofferma anche sulla
manifestazione di ieri mattina, spiegando: «Se
il corteo ha coinvolto un numero di partecipanti
minore del previsto, è perché molti sindaci si
sono accontentati dei risultati raggiunti alla
Regione nell’ambito della Conferenza dei
Servizi, che ha sospeso l'iter autorizzativo per
verificare le compatibilità territoriali e
ambientali. Si è poi diffusa la errata
convinzione che la centrale prevista a San
Salvatore Telesino, per motivi, diciamo di
opportunità elettorale, (visto che fra pochi
mesi si deve rinnovare il Consiglio provinciale)
finirà per essere ”cancellata”, mentre solo
quella di Reino dovrebbe essere effettivamente
costruita». A fronte di una tale ipotesi, «tutti
coloro che hanno fatto parte della delegazione
che si è recata in Prefettura, qualora ciò
corrispondesse al vero, hanno giurato di
continuare la lotta. Le zone interne non possono
accettare di essere prese in considerazione solo
per decisioni negative. Non siamo diversi o
inferiori, socialmente e culturalmente -
conclude Mancini - dagli abitanti della Valle
Telesina». Una cinquantina di cittadini,
inoltre, ha seguito lo svolgimento del consiglio
provinciale dai Giardini della Rocca tramite
teleschermo, alternando fischi ad applausi. A
fine seduta, hanno atteso i consiglieri:
applauditi Rubano e Gagliardi, anzi, il primo è
stato persino baciato da una bionda signora, per
gli altri fischi e slogan contro.
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IL
NUMERO UNO DELLA ROCCA «Ora il Sannio è
attrattivo»
L’energia indispensabile per lo sviluppo
«Non abbiamo venduto quote societarie del MARSEC
a Bergamo, anche perché l’avrebbe dovuto
decidere il consiglio provinciale». Così ha
esordito Nardone nel suo intervento che ha
aperto la seduta, avviatasi peraltro con un’ora
di ritardo per consentire al centrosinistra di
trovare la quadratura del cerchio. Nardone ha
ricordato la questione delle ecoballe depositate
dal Commissario di Governo nella discarica di
Montesarchio; all'epoca si volevano depositare
alcuni milioni di tonnellate, la Provincia,
insieme ai Comitati e ai cittadini, ne consentì
solo 450.000 che oggi stanno per essere vengono
risanate dalla Provincia. Quindi, la questione
di Toppa Infuocata. Qui la FIBE non ha mai
voluto togliere le 60.000 tonnellate ivi
depositate. La questione delle ecoballe di Toppa
Infuocata e del mancato risanamento è legata
soprattutto al costo del loro trasporto. «Queste
situazioni di criticità, ha detto Nardone, ci
hanno consigliato di approntare il Piano
Energetico Ambientale. Nardone ha poi aggiunto:
«Non è possibile definire "colonizzatori" gli
investitori privati: abbiamo fatto uno sforzo
per definirci come territorio attrattivo, sicuro
dal punto di vista dell'ordine pubblico e del
clima sociale. Il tema che oggi discutiamo è la
validità del Piano Energetico, è la validità
delle scelte concrete. Queste possono essere
contestabili, modificabili e migliorabili, ma è
importante che si discuta sul merito delle
questioni e mai secondo un pregiudizio
ideologico. La Regione Campania ha disposto la
sospensione delle autorizzazioni per le biomasse
sì da poter verificare le emissioni in
atmosfera. «Bene, ha detto Nardone, io non posso
non tenere conto di questa volontà: ritengo
doveroso, rispetto al rigore istituzionale,
ritirare le dimissioni da presidente della
Provincia. La Regione dovrà convocare la
Conferenza di servizi e dunque le decisioni
dovranno essere prese sulla base di un rigoroso
rapporto tecnico che proporremo noi dal Sannio:
questo ci sembra un modo trasparente di
procedere nei confronti di tutti, anche nei
confronti di coloro che investono e che non si
aspettano un "sì" qualunque". Noi dobbiamo
accrescere la nostra capacità competitiva nei
confronti delle realtà più avanzate della
nostra: se c'è la volontà noi possiamo avanzare
in un percorso di recupero di credibilità».
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