La
definizione "centrale a biomassa" è
equivalente a:
-
termovalorizzatore a biomasse
-
inceneritore a biomasse
-
impianto per biomasse
Nonostante la marea di informazioni sui
termovalorizzatori, nonostante il proliferare di
comitati civici contro gli inceneritori,
nonostante il capillare lavoro di ViviTelese che
è un punto di riferimento dei lettori con gli
approfondimenti (con archivio da leggere oggi e
sempre) ancora ci tocca assistere al teatrino
politico di chi difende ancora la centrale a
biomasse come opportunità di sviluppo.
E'
deprimente sentire ancora parlare di differenze
tra termovalorizzatore e centrale a biomasse, come se i cittadini della
valle telesina fossero tanti dementi.
Lo sanno tutti che sono la stessa cosa. L'inceneritore o termovalorizzatore a biomasse a
San Salvatore produrrebbe tantissimo fumo che
andrebbe nei nostri polmoni e veicolerebbe le nanoparticelle nel nostro sangue provocando
tumori e morte.
Ancora ci tocca assistere alle difese politiche
di Nardone che viene innalzato ad eroe e vittima
incompresa a causa dei cittadini deficienti. E'
davvero assurdo che morte e inquinamento
atmosferico vengano spacciati come progresso. E
basta! "Ogni limite ha una pazienza!"
Qualsiasi termovalorizzatore brucia rifiuti,
siano essi CDR o biomasse. L'unica
differenza logica è tra i vecchi inceneritori
(senza produzione di energia) ed i "nuovi" (ma già
obsoleti) termovalorizzatori che, oltre ad essere
inceneritori a tutti gli effetti con tanto di
canna fumaria, si illudono anche di valorizzare
i rifiuti mentre li inceneriscono.
La centrale che a Brescia brucia anche
biomasse viene definita "inceneritore"
dai giudici della Commissione Europea
Spero che la smettano quelli che ancora vogliono
disquisire sui termini illudendosi di raggirare
i cittadini: la centrale a biomasse è un
termovalorizzatore ed è anche un inceneritore.
Per rientrare nelle “procedure semplificate” ASM
di Brescia aveva propagandato che la terza linea
dell’inceneritore (250.000 tonnellate di rifiuti
all’anno) avrebbe bruciato solo “biomasse”,
costruendo a tal fine un setto separatore nella
vasca di raccolta dei rifiuti, per delimitarla
dalle altre due linee già funzionanti dal 1998.
...Segue
in questa pagina alla
nota 1.
Se
nel megainceneritore e termovalorizzatore di
Brescia è possibile bruciare, come visto, anche
biomasse, è facile pensare che le centrali
"ecologiche" non fanno tante difficoltà ad
accogliere diversi tipi di rifiuti.
Abbiamo
visto e approfondito come molte centrali
possano bruciare sia CDR che biomasse. La differenziazione
sostanziale tra i vari
inceneritori non riguarda il tipo di
combustibile ma la quantità di rifiuti che
possono essere bruciati al giorno.
E' falso,
quindi, affermare che il termovalorizzatore
brucia solo i rifiuti urbani e che la centrale a
biomasse non è un termovalorizzatore. E' falso,
falso, falso! La centrale prevista nella valle
telesina è un termovalorizzatore a tutti gli
effetti perché dovrebbe produrre energia
elettrica ed è un inceneritore perché produce
fumi e nanoparticelle che bypassano anche i
filtri previsti per legge.
Ripetiamo perciò tante volte che "centrale a
biomassa" è equivalente a:
-
termovalorizzatore a biomasse
-
inceneritore a biomasse
-
impianto per biomasse
Per Wikipedia, l'enciclopedia mondiale più usata
su internet, termovalorizzatore ed
inceneritore sono la stessa cosa:
Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.
L'incenerimento
è il processo di
combustione
controllata di
rifiuti
negli inceneritori.
Gli
inceneritori con recupero energetico,
detti
anche termovalorizzatori,
sono impianti che smaltiscono rifiuti
usandoli come
combustibile
per produrre
calore
e/o
elettricità.
Due le categorie principali e
quantitativamente predominanti di
rifiuti inceneriti: i
rifiuti solidi urbani
(RSU), che trattati adeguatamente sono
definiti
CDR,
ovvero combustibile derivato dai
rifiuti, e i rifiuti speciali;
a queste si aggiungono categorie
particolari come i rifiuti medici, i
rifiuti pericolosi o le
armi
chimiche.
Il
termine
"termovalorizzatore" è
tuttavia criticato, in
quanto il riuso ed il
riciclo sono nettamente
più "valorizzanti"
dell'incenerimento: per
esemplificare, si
risparmia molta più
energia riutilizzando e
riciclando una bottiglia
di plastica di quanta
energia non si ricavi
dalla sua combustione,
perché quest'ultima
permette di recuperare
solo una minima parte
dell'energia e delle
materie prime consumate
per produrla; d'altro
canto – anche in una
situazione ideale di
alti valori di riciclo e
recupero – è necessario
smaltire, eventualmente
anche mediante
incenerimento, i rifiuti
residui dell'intero
processo di
gestione dei rifiuti.
Sono inoltre da
considerare le emissioni
più o meno tossiche che
si ottengono con
l'incenerimento, e che
invece con il riciclo ed
il riuso sono minori
anche se difficilmente
valutabili. Il termine
"termovalorizzatore"
appare dunque
fuorviante: è opportuno
utilizzare gli
inceneritori
esclusivamente per i
rifiuti non riciclabili.
La stessa normativa
italiana in materia –
come quelle europee –
non usa il termine
"termovalorizzatore",
bensì quello di
"inceneritore", che del
resto è più preciso
perché questo strumento
si differenzia da altre
tecniche di recupero di
energia da rifiuti per
il fatto che dà come
prodotto finale della
cenere, per l'appunto.
D'altronde, anche il
solo termine
inceneritore
potrebbe essere
considerato fuorviante e
impreciso, perché i
termovalorizzatori non
producono solo cenere ma
recuperano anche un
minimo di energia.
Perciò la definizione
più precisa (anche se
più lunga) sarebbe
inceneritore con
recupero energetico.
|
Pessimo esercizio di arrampicata sugli specchi è
stato quello di distinguere nettamente una
centrale a biomasse da un termovalorizzatore.
Queste le prove:
...se l'impianto di cui si paventa la
realizzazione il Valle Telesina non
dovesse essere una centrale a biomasse
ma un termovalorizzatore, sarò in prima
linea ad impedire che tutto ciò
accada...
9 agosto 2007
...ho semplicemente detto che il
termovalorizzatore è una cosa e un
impianto a biomassa ne è un’altra…
12 agosto 2007
Luigi La Monaca
Presidente Provinciale
Ekoclub International |
E'
utile ricordare che una "centrale a biomassa"
che è equivalente a:
-
termovalorizzatore a biomasse
-
inceneritore a biomasse
-
impianto per biomasse
provoca distruzione ambientale e morte.
A
seguire, due filmati del prof. Stefano Montanari
ed altri approfondimenti a beneficio di chi
ancora si ostina a far finta di non capire.
Giovanni Forgione
|
nota 1
La centrale a biomasse di Brescia viene
definita "inceneritore" dai giudici
della Commissione Europea
Inceneritore
di Brescia
dell'Asm:
l'Unione
Europea lo
multa.
fonte:
http://www.businessonline.it/news/4327/unione-europea-multa-inceneritore-asm-brescia.html
La Corte di
giustizia
europea ha
condannato
l'Italia per
l'inceneritore
di Brescia,
gestito
dalla
municipalizzata
ASM
La Corte di
giustizia
europea ha
condannato
l'Italia per
l'inceneritore
di Brescia,
gestito
dalla
municipalizzata
ASM. La
causa è il
mancato
eseguimento
della
Valutazione
d'Impatto
Ambientale
(VIA) prima
dell'attivazione
nel dicembre
2003 della
cosiddetta
"terza
linea". La
VIA è stata
realizzata
sì, ma solo
retroattivamente
nel 2004,
quindi con
l'impianto
già
realizzato e
funzionante
e solo dopo
l'intervento
della
Commissione
europea.
Condanna
anche per la
mancata
pubblicazione
della
comunicazione
di inizio
attività
della stessa
terza linea.
I giudici
hanno
ribadito che
i cittadini
devono
essere
sempre
informati in
merito alle
domande di
nuove
autorizzazioni
per gli
inceneritori
"al fine di
consentire
al pubblico
di esprimere
le proprie
osservazioni
prima della
decisione
dell'autorità
competente",
si legge nel
testo della
sentenza. I
giudici
europei
quindi
sottolineano
che non sono
state
rispettate
le normative
comunitarie
per non aver
sottoposto
alla
valutazione
d'impatto
ambientale
il progetto
di terza
linea e, per
la prima
volta, per
non aver
permesso
all'opinione
pubblica di
esprimere le
proprie
osservazioni.
Un
precedente
importante,
per il
futuro, in
tutti quei
luoghi ove
le scelte
che
condizionano
il futuro di
una comunità
vengono
prese senza
che i
cittadini
vengano
interpellati.
Secondo la
Commissione
Europea, la
terza linea
dell'inceneritore,
classificata
come
impianto che
effettua
operazioni
di recupero
con capacità
superiore a
100
tonnellate
al giorno (le
biomasse
bruciate
nell’impianto
bresciano si
aggirano
attorno alle
600
tonnellate
al giorno),
ricade
nell'ambito
di
applicazione
della
direttiva
85/337 e, di
conseguenza,
avrebbe
dovuto
essere
sottoposta
al
procedimento
di VIA prima
di essere
autorizzata
e poi
costruita.
La
Commissione
ha rilevato
che, se il
progetto non
è stato
oggetto di
una VIA, è a
causa della
normativa
italiana
stessa, che
non prevede
l'assoggettamento
ad una tale
valutazione
degli
impianti di
trattamento
dei rifiuti
sottoposti
alle
procedure
semplificate.
Da parte
sua,
l’Italia ha
sostenuto
che, dl
momento che
la terza
linea
dell'inceneritore
procede al
recupero dei
rifiuti ed è
sottoposta
alle
procedure
semplificate,
essa è
sottratta
alla
procedura di
VIA e che la
direttiva
85/337
esclude dal
suo ambito
di
applicazione
gli impianti
che
procedono al
recupero di
questi
ultimi.
L'inadempimento
contestato
dalla
Commissione,
e
riconosciuto
dai giudici
in
Lussemburgo,
è quindi
solo la
conseguenza
dell'applicazione
ad un caso
particolare
della
normativa
nazionale,
che è già
stata
considerata
contraria al
diritto
comunitario.
La nota
della Corte
di Giustizia
classifica
addirittura
le norme
italiane al
riguardo
"incompatibili
con il
diritto
comunitario"
già dal
novembre
2006.
La terza
linea
dell'impianto
è stata
messo in
servizio nel
dicembre
2003 e
sottoposta
ad una VIA
retroattiva
soltanto nel
2004, dopo
l'intervento
della
Commissione
europea che
nel 2003
aveva
chiesto
chiarimenti.
La terza
linea
dell'impianto
di via Malta
in realtà è
impiegata
unicamente
per le
biomasse
e, grazie ad
essa, la
capacità
dell'impianto
ha raggiunto
le 2000
tonnellate
al giorno.
Ricordiamo
che negli
anni '90 era
stato
autorizzato
il progetto,
quindi la
costruzione,
dell'impianto
per un
totale di
1350
tonnellate
al giorno.
I giudici
hanno
inoltre
ribadito che
tutte le
domande di
nuove
autorizzazioni
per gli
inceneritori
"devono
essere rese
accessibili
in luoghi
aperti al
pubblico al
fine di
consentire
al pubblico
di esprimere
le proprie
osservazioni
prima della
decisione
dell'autorità
competente".
Nel caso di
Brescia non
c'è stata
una vera e
propria
"domanda di
autorizzazione
all'esercizio"
per la
"terza
linea", ma
solo una
semplice
"comunicazione
di inizio
attività".
Tuttavia la
Corte Ue ha
stabilito
che la
seconda
procedura è
"assimilabile"
alla prima
ed é quindi
anch'essa
soggetta
all'obbligo
di
pubblicazione,
in nome del
principio
della
trasparenza
del processo
di
autorizzazione.
Quindi,
doppia
condanna per
l'Italia
alla Corte
di giustizia
europea sul
caso
dell'inceneritore
di Brescia.
Ci auguriamo
che sia di
monito per
gli altri
impianti
italiani,
soprattutto
per quelli
che, in
costruzione
in regioni
come la
Campania,
afflitte da
una durevole
emergenza
rifiuti,
hanno avuto
accesso a
procedure
semplificate
al punto di
poter
eludere la
Valutazione
di Impatto
Ambientale,
come nel
caso di
Acerra.
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Approfondimento ulteriore:
Video all'interno
dell'inceneritore di Brescia
fonte:
http://alex321.splinder.com/post/12201764
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