27 agosto 2007
Inceneritori e termovalorizzatori per morire
Giovanni Forgione

 

 

La definizione "centrale a biomassa" è equivalente a:
  • termovalorizzatore a biomasse
  • inceneritore a biomasse
  • impianto per biomasse

Nonostante la marea di informazioni sui termovalorizzatori, nonostante il proliferare di comitati civici contro gli inceneritori, nonostante il capillare lavoro di ViviTelese che è un punto di riferimento dei lettori con gli approfondimenti (con archivio da leggere oggi e sempre) ancora ci tocca assistere al teatrino politico di chi difende ancora la centrale a biomasse come opportunità di sviluppo.

E' deprimente sentire ancora parlare di differenze tra termovalorizzatore e centrale a biomasse, come se i cittadini della valle telesina fossero tanti dementi. Lo sanno tutti che sono la stessa cosa. L'inceneritore o termovalorizzatore a biomasse a San Salvatore produrrebbe tantissimo fumo che andrebbe nei nostri polmoni e veicolerebbe le nanoparticelle nel nostro sangue provocando tumori e morte.

Ancora ci tocca assistere alle difese politiche di Nardone che viene innalzato ad eroe e vittima incompresa a causa dei cittadini deficienti. E' davvero assurdo che morte e inquinamento atmosferico vengano spacciati come progresso. E basta! "Ogni limite ha una pazienza!"

Qualsiasi termovalorizzatore brucia rifiuti, siano essi CDR o biomasse. L'unica differenza logica è tra i vecchi inceneritori (senza produzione di energia) ed i "nuovi" (ma già obsoleti) termovalorizzatori che, oltre ad essere inceneritori a tutti gli effetti con tanto di canna fumaria, si illudono anche di valorizzare i rifiuti mentre li inceneriscono.

La centrale che a Brescia brucia anche biomasse viene definita "inceneritore" dai giudici della Commissione Europea

Spero che la smettano quelli che ancora vogliono disquisire sui termini illudendosi di raggirare i cittadini: la centrale a biomasse è un termovalorizzatore ed è anche un inceneritore. Per rientrare nelle “procedure semplificate” ASM di Brescia aveva propagandato che la terza linea dell’inceneritore (250.000 tonnellate di rifiuti all’anno) avrebbe bruciato solo “biomasse”, costruendo a tal fine un setto separatore nella vasca di raccolta dei rifiuti, per delimitarla dalle altre due linee già funzionanti dal 1998. ...Segue in questa pagina alla nota 1.

Se nel megainceneritore e termovalorizzatore di Brescia è possibile bruciare, come visto, anche biomasse, è facile pensare che le centrali "ecologiche" non fanno tante difficoltà ad accogliere diversi tipi di rifiuti.

Abbiamo visto e approfondito come molte centrali possano bruciare sia CDR che biomasse. La differenziazione sostanziale tra i vari inceneritori non riguarda il tipo di combustibile ma la quantità di rifiuti che possono essere bruciati al giorno.

E' falso, quindi, affermare che il termovalorizzatore brucia solo i rifiuti urbani e che la centrale a biomasse non è un termovalorizzatore. E' falso, falso, falso! La centrale prevista nella valle telesina è un termovalorizzatore a tutti gli effetti perché dovrebbe produrre energia elettrica ed è un inceneritore perché produce fumi e nanoparticelle che bypassano anche i filtri previsti per legge.

Ripetiamo perciò tante volte che "centrale a biomassa" è equivalente a:

  • termovalorizzatore a biomasse
  • inceneritore a biomasse
  • impianto per biomasse

Per Wikipedia, l'enciclopedia mondiale più usata su internet, termovalorizzatore ed inceneritore sono la stessa cosa:

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Termovalorizzatore  > Vai a: Inceneritore

L'incenerimento è il processo di combustione controllata di rifiuti negli inceneritori.

Gli inceneritori con recupero energetico, detti anche termovalorizzatori, sono impianti che smaltiscono rifiuti usandoli come combustibile per produrre calore e/o elettricità. Due le categorie principali e quantitativamente predominanti di rifiuti inceneriti: i rifiuti solidi urbani (RSU), che trattati adeguatamente sono definiti CDR, ovvero combustibile derivato dai rifiuti, e i rifiuti speciali; a queste si aggiungono categorie particolari come i rifiuti medici, i rifiuti pericolosi o le armi chimiche.

 

Il termine "termovalorizzatore" è tuttavia criticato, in quanto il riuso ed il riciclo sono nettamente più "valorizzanti" dell'incenerimento: per esemplificare, si risparmia molta più energia riutilizzando e riciclando una bottiglia di plastica di quanta energia non si ricavi dalla sua combustione, perché quest'ultima permette di recuperare solo una minima parte dell'energia e delle materie prime consumate per produrla; d'altro canto – anche in una situazione ideale di alti valori di riciclo e recupero – è necessario smaltire, eventualmente anche mediante incenerimento, i rifiuti residui dell'intero processo di gestione dei rifiuti.

Sono inoltre da considerare le emissioni più o meno tossiche che si ottengono con l'incenerimento, e che invece con il riciclo ed il riuso sono minori anche se difficilmente valutabili. Il termine "termovalorizzatore" appare dunque fuorviante: è opportuno utilizzare gli inceneritori esclusivamente per i rifiuti non riciclabili.

La stessa normativa italiana in materia – come quelle europee – non usa il termine "termovalorizzatore", bensì quello di "inceneritore", che del resto è più preciso perché questo strumento si differenzia da altre tecniche di recupero di energia da rifiuti per il fatto che dà come prodotto finale della cenere, per l'appunto. D'altronde, anche il solo termine inceneritore potrebbe essere considerato fuorviante e impreciso, perché i termovalorizzatori non producono solo cenere ma recuperano anche un minimo di energia. Perciò la definizione più precisa (anche se più lunga) sarebbe inceneritore con recupero energetico.

Pessimo esercizio di arrampicata sugli specchi è stato quello di distinguere nettamente una centrale a biomasse da un termovalorizzatore. Queste le prove:

...se l'impianto di cui si paventa la realizzazione il Valle Telesina non dovesse essere una centrale a biomasse ma un termovalorizzatore, sarò in prima linea ad impedire che tutto ciò accada...

9 agosto 2007

 

...ho semplicemente detto che il termovalorizzatore è una cosa e un impianto a biomassa ne è un’altra…

12 agosto 2007

Luigi La Monaca

Presidente Provinciale

Ekoclub International

E' utile ricordare che una "centrale a biomassa" che è equivalente a:

  • termovalorizzatore a biomasse
  • inceneritore a biomasse
  • impianto per biomasse

provoca distruzione ambientale e morte.

A seguire, due filmati del prof. Stefano Montanari ed altri approfondimenti a beneficio di chi ancora si ostina a far finta di non capire.

Giovanni Forgione

 

 
 


 


 

 

nota 1

La centrale a biomasse di Brescia viene definita "inceneritore" dai giudici della Commissione Europea

Inceneritore di Brescia dell'Asm: l'Unione Europea lo multa.

fonte: http://www.businessonline.it/news/4327/unione-europea-multa-inceneritore-asm-brescia.html

La Corte di giustizia europea ha condannato l'Italia per l'inceneritore di Brescia, gestito dalla municipalizzata ASM

La Corte di giustizia europea ha condannato l'Italia per l'inceneritore di Brescia, gestito dalla municipalizzata ASM. La causa è il mancato eseguimento della Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) prima dell'attivazione nel dicembre 2003 della cosiddetta "terza linea". La VIA è stata realizzata sì, ma solo retroattivamente nel 2004, quindi con l'impianto già realizzato e funzionante e solo dopo l'intervento della Commissione europea. Condanna anche per la mancata pubblicazione della comunicazione di inizio attività della stessa terza linea. I giudici hanno ribadito che i cittadini devono essere sempre informati in merito alle domande di nuove autorizzazioni per gli inceneritori "al fine di consentire al pubblico di esprimere le proprie osservazioni prima della decisione dell'autorità competente", si legge nel testo della sentenza. I giudici europei quindi sottolineano che non sono state rispettate le normative comunitarie per non aver sottoposto alla valutazione d'impatto ambientale il progetto di terza linea e, per la prima volta, per non aver permesso all'opinione pubblica di esprimere le proprie osservazioni. Un precedente importante, per il futuro, in tutti quei luoghi ove le scelte che condizionano il futuro di una comunità vengono prese senza che i cittadini vengano interpellati.

Secondo la Commissione Europea, la terza linea dell'inceneritore, classificata come impianto che effettua operazioni di recupero con capacità superiore a 100 tonnellate al giorno (le biomasse bruciate nell’impianto bresciano si aggirano attorno alle 600 tonnellate al giorno), ricade nell'ambito di applicazione della direttiva 85/337 e, di conseguenza, avrebbe dovuto essere sottoposta al procedimento di VIA prima di essere autorizzata e poi costruita. La Commissione ha rilevato che, se il progetto non è stato oggetto di una VIA, è a causa della normativa italiana stessa, che non prevede l'assoggettamento ad una tale valutazione degli impianti di trattamento dei rifiuti sottoposti alle procedure semplificate.

Da parte sua, l’Italia ha sostenuto che, dl momento che la terza linea dell'inceneritore procede al recupero dei rifiuti ed è sottoposta alle procedure semplificate, essa è sottratta alla procedura di VIA e che la direttiva 85/337 esclude dal suo ambito di applicazione gli impianti che procedono al recupero di questi ultimi.

L'inadempimento contestato dalla Commissione, e riconosciuto dai giudici in Lussemburgo, è quindi solo la conseguenza dell'applicazione ad un caso particolare della normativa nazionale, che è già stata considerata contraria al diritto comunitario. La nota della Corte di Giustizia classifica addirittura le norme italiane al riguardo "incompatibili con il diritto comunitario" già dal novembre 2006.

La terza linea dell'impianto è stata messo in servizio nel dicembre 2003 e sottoposta ad una VIA retroattiva soltanto nel 2004, dopo l'intervento della Commissione europea che nel 2003 aveva chiesto chiarimenti. La terza linea dell'impianto di via Malta in realtà è impiegata unicamente per le biomasse e, grazie ad essa, la capacità dell'impianto ha raggiunto le 2000 tonnellate al giorno. Ricordiamo che negli anni '90 era stato autorizzato il progetto, quindi la costruzione, dell'impianto per un totale di 1350 tonnellate al giorno.

I giudici hanno inoltre ribadito che tutte le domande di nuove autorizzazioni per gli inceneritori "devono essere rese accessibili in luoghi aperti al pubblico al fine di consentire al pubblico di esprimere le proprie osservazioni prima della decisione dell'autorità competente". Nel caso di Brescia non c'è stata una vera e propria "domanda di autorizzazione all'esercizio" per la "terza linea", ma solo una semplice "comunicazione di inizio attività". Tuttavia la Corte Ue ha stabilito che la seconda procedura è "assimilabile" alla prima ed é quindi anch'essa soggetta all'obbligo di pubblicazione, in nome del principio della trasparenza del processo di autorizzazione.

Quindi, doppia condanna per l'Italia alla Corte di giustizia europea sul caso dell'inceneritore di Brescia. Ci auguriamo che sia di monito per gli altri impianti italiani, soprattutto per quelli che, in costruzione in regioni come la Campania, afflitte da una durevole emergenza rifiuti, hanno avuto accesso a procedure semplificate al punto di poter eludere la Valutazione di Impatto Ambientale, come nel caso di Acerra.

 

 

Approfondimento ulteriore: Video all'interno dell'inceneritore di Brescia

fonte: http://alex321.splinder.com/post/12201764

 

 

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it