Egr. Architetto Visalli,
a
scanso di equivoci le preciso di non essere
medico ma perito agrario, ex insegnante in
pensione.
Rischiando di essere definito lezioso, sono io
ora a declamare il garbo e la doviziosa
preparazione tecnica con la quale ha contestato
il mio intervento.
Con altrettanto garbo devo comunicarle che non
mi ha convinto perché, ancora una volta,
personaggi autorevoli – lei sotto il profilo
professionale – ed altri di stampo prettamente
politico, sempre a riguardo dei tanto vituperati
inceneritori, parlano lingue completamente
diverse o, quantomeno contraddittorie.
Per affermare quanto le vado dicendo, le leggo
un trafiletto della lettera al direttore, nella
pagina politica del Corriere della Sera di
giovedì 11.10, a firma di Lamberto Dini e Natale
D’Amico, personaggi di spicco della politica
italiana che da qualche tempo hanno inteso
esercitare un feroce braccio di ferro con la
sinistra radicale a scapito del Vaso di Coccio
costretto a barcamenarsi fra queste due sparute
componenti politiche per cui se, cede alla
prima - il Vaso di Coccio - viene minacciato di
veto dalla seconda e viceversa; ma questo è un
altro discorso anche se l’immondizia fa comunque
capolino.
Ebbene questi due signori, nel terzo capoverso
della loro lettera sopra citata dicono
letteralmente:
<<…Tutto avviene nel quadro di un’azione di
governo frenata nella maggioranza di una
componente antagonista. Nonostante la spazzatura
inondi periodicamente le strade e le piazze, non
si costruiscono in Campania gli inceneritori che
tutti sappiamo necessari…>>.
Questi due signori, a parere mio, almeno nel
caso dell’inceneritore di S. Salvatore Telesino,
parlano a vanvera, come spesso succede, in
quanto la Sinistra, la Destra o il Centro, sono
entità politiche; la salute dell’ambiente e la
gente che lo vive è ben altra cosa.
Mettiamo da parte la politica e i politici e
discutiamo fra persone per bene. Ciò detto le
contesto alcune cose:
·
Lei dice: mettere un impianto a tecnologia
complessa sul “pizzo di una montagna” con tutte
le problematiche anche di natura viabilistica,
comporterebbe file di camion e maggiori
incidenza nelle tasche dei cittadini.
Le
rispondo che la salute dei cittadini credo sia
importante tanto e più di ogni altra possibile
osservazione in merito.
·
Lei sostiene a gran voce che l’inceneritore di
San Salvatore Telesino produce energia bruciando
solo legna e materiali cellulosici e per
chiarire meglio il concetto mette in fila un
numeroso elenco di codici ai quali corrispondono
i materiali da incenerire.
Le
rispondo che mi invita a polemizzare: da dove
arriva tutto questo materiale? (e qui subentra
la viabilistica da lei citata avanti) Non mi
dica che si tratta di biomasse di origine locale
perché mi prenderebbe in giro. Da dove viene
allora tutto questo materiale? Forse
dall’industrioso NordEst? E se così fosse,
perché questa benedetta energia non se la
producono a casa loro?
·
Sintetizzando lei dice: incenerimento è anche
quello che fa un camino. Si tratta di verificare
le condizioni operative e la dimensione in
rapporto alla capacità di ricezione ambientale e
quindi alle concentrazioni di prodotti
potenzialmente inquinanti e aggiunge: qualunque
cosa, anche l’acqua pura con sale può uccidere
nelle opportune quantità o non far niente in
altre.
Le
rispondo: e le garanzie? Oppure dobbiamo pensare
che da parte di alcuni si pensi:
<<Ma cosa si va cercando? Si muore per i residui
della combustione dei 60 e passa milioni di
automezzi circolanti in Italia; si muore per
asbestosi nei cantieri navali di Monfalcone
nonostante l’amianto sia stato bandito da
qualche decennio; si muore perché si mangia
troppo e male>>. Si muore, aggiungo io, perché
la morte è quasi sempre una risultante
consequenziale del progresso e quasi tutti i
tipi di progresso passano attraverso l’economia
e il profitto e l’inceneritore di San Salvatore
Telesino è uno strumento importante per ricavare
profitti.
·
Lei dice: Per quanto attiene al cortese invito
alla Provincia di Bergamo a non spendere i suoi
soldi a Benevento, credo che potrebbe essere
accettato. Ma come campano, scusate, non capisco
però perché.
Le rispondo: ma questi signori di Bergamo non
risparmierebbero una barca di soldi se gli
investimenti li facessero a casa loro piuttosto
che a mille km di distanza?
Mi dispiace architetto Visalli ma tutta la
faccenda continua a puzzare, come l’immondizia!
Vittorio Pagliarulo
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