Prendo lo spunto dall'ottimo e grazioso
intervento del dott. Vittorio Pagliarulo, che mi
spiace di non avere il piacere di conoscere, per
provare a dire, che l'impianto di produzione
energia elettrica (sicuramente utile al Paese ed
allo sviluppo economico) di San Salvatore
Telesino non ha niente a che fare con
"l'immondizia".
Quindi neppure con la programmazione pubblica di
settore, giustamente evocata nell'ultima parte
dell'intervento.
Se
fosse un impianto di smaltimento rifiuti
urbani a mezzo valorizzazione energetica
(o, se preferite ed è sicuramente più corretto,
a "recupero energetico"), allora non fa una
piega dire che vanno programmati nell'ambito di
"studi particolareggiati di settore" (che si
chiamano Piani Rifiuti) finalizzati a scegliere
la migliore localizzazione possibile. Più
precisamente nell'ambito di Piani Regionali che
indichino bacini e dimensionamenti e Piani
Provinciali che indichino le localizzazioni. E'
a questo punto ovvio e giusto che un impianto
programmato per il ritiro dei rifiuti urbani,
come tali sottoposti alla privativa pubblica,
abbia un bacino di conferimento riferito ad un
ambito ottimale (quindi alla provincia).
Mi
permetterei solo di segnalare che mettere un
impianto a tecnologia complessa (che ha bisogno
di infrastrutture tecniche e viabilistiche) "sul
pizzo di una montagna" e far arrivare lì file di
camion da "il più possibile lontano" (dato che i
rifiuti urbani hanno la cattiva abitudine di
essere prodotti nelle città) avrebbe qualche
controindicazione anche in merito alla qualità
dell'aria (e sulla tasca dei cittadini).
Comunque questo non è il tema.
Comprendo, veramente, che il nodo è tecnicamente
complicato da capire, ma l'impianto di San
Salvatore Telesino produce energia valorizzando
solo legna e materiali
cellulosici. Non immondizia.
Ciò che è stato chiesto (una sola volta e mai
modificato) è solo:
-
gli scarti dei tessuti vegetali prodotti
dalla agricoltura (e silvicoltura) (02 01
03, 02 01 07, 02 01 99)
-
gli scarti della produzione delle conserve
alimentari (buccette, gusci, ...) (02 03 04,
02 03 99)
-
gli scarti della lavorazione di legno (03 01
01, 03 01 05)
-
gli scarti della produzione di carta (03 03
01)
-
gli scarti della selezione di carta e
cartone (903 03 07, 03 03 08)
-
gli imballaggi in carta e cartone ed in
legno (15 01 03, 15 01 01)
-
il legno da costruzione e demolizione e da
impianti di selezione (17 02 01, 19 12 07)
-
carta e cartone e legna da raccolta
differenziata (20 01 01, 20 01 38)
-
rifiuti biodegradabili di parchi e giardini
(20 02 01).
Solo per questi è stata decretata la
compatibilità ambientale.
Ora, secondo la legge (D. Lgs. 152/06) prendere
questi materiali, bruciarli in modo controllato
e produrne energia si chiama "incenerimento". Il
Codice attività è D10.
Chi vuole fare ciò deve usare
questa terminologia (a meno di fare la "387", ma
questo è un altro discorso).
"Incenerimento" è anche quello che fa un camino.
Di per sè non significa molto. Si tratta di
verificare le condizioni operative e la
dimensione in rapporto alla capacità di
ricezione ambientale e quindi alle
concentrazioni attese di prodotti potenzialmente
inquinanti. Credo che il dottore sia un medico e
quindi sa benissimo che la concentrazione è
decisiva per poter decidere se un qualsiasi
elemento chimico o particella fisica ha la
potenzialità di danneggiare la salute e
l'ambiente o no. Qualunque cosa, anche l'acqua
pura con sale, può uccidere nelle opportune
quanità o non far niente in altre.
Si
tratta di decisioni che hanno numerose e
articolate implicazioni tecniche. Come del resto
quasi tutte. E' per consentire una gestione
razionale della nostra vita che non tutte le
decisione vengono prese nello stesso modo da
tutti, ma ci sono le procedure e le
organizzazioni specializzate (credo sia quello
che voleva dire il Ministro). Un meccanismo
decisionale nel quale per decidere la cura di un
malato (poniamo di tumore come un mio stretto
parente) si fa un referendum anzichè andare al
San Raffaele di Milano non mi sembra ottimale
(sicuramente per il poveretto).
Per quanto attiene al cortese invito alla
Provincia di Bergamo a non spendere i suoi soldi
a Benevento, credo che potrebbe essere
accettato. Ma come campano, scusate, non capisco
però perchè.
Atteso, come è, che non è un impianto per la "monnezza"
(per la quale vige il principio che ognuno
gestisca la sua) ma un normale investimento
industriale, credevo che gli investimenti da
altre regioni e nazioni fossero desiderati per
la crescita dell'economia e dell'occupazione.
Evidentemente mi sbaglio. Scusate.
grazie per la pazienza.
Alessandro Visalli
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