Intervento riferito a: Telese, guai a chi molla

 

 

14 maggio 2007
Telese, lettera a Ezio Esposito
Gianluca Aceto

 

 

Caro Ezio,

 

tu sai quanto me che l'opposizione è una pratica faticosa, difficile, spesso avara di soddisfazioni. E poi c'è tutto da perdere: se la fai nel migliore dei modi non ottieni nulla di pratico, se non la fai (o se la fai in maniera blanda) ti esponi alle legittime critiche di chi ha riposto fiducia in te e nella tua coalizione.

 

Perché, allora, ostinarsi tanto, procurarsi tanti nemici, "perdere" tutto quel tempo che si potrebbe magari dedicare alla cura della propria persona e dei propri affetti? Ci sono diversi buoni motivi:

 

1) non ha alcun senso, per me, una politica concepita come mera gestione del potere: un'impostazione del genere contempla esclusivamente la vittoria elettorale, da cui poi scaturiscono i posti in giunta, negli enti strumentali, la distribuzione delle prebende. Da qui deriva la grande difficoltà di chi non può permettersi il lusso di mollare, soprattutto dopo una sconfitta, di fronte alla quale bisogna conservare la lucidità di analizzare gli errori commessi per evitare di ripeterli;

 

2) anche dopo una sconfitta elettorale, come quella del 2004, rimane un forte entusiasmo, capace di spronare le coscienze e di mobilitare i corpi delle persone. I problemi cominciano dopo, quando la quotidianità rischia di abbattere anche i più coriacei. Qui subentra un minimo di esperienza, acquisita precedentemente al prezzo dei propri sbagli: chi fa politica (non necessariamente di professione) sa che tutto questo è fisiologico, e che bisogna soltanto badare a rivitalizzare le situazioni quando appaiono smorte, così come, al contrario, occorre smorzare quegli entusiasmi eccessivi, talvolta esaltati, che rischiano di produrre soltanto cocenti delusioni. Insomma, occorre continuamente cercare il punto di equilibrio, e non è facile, soprattutto quando vedi l’arroganza del potere divenire sempre più ostentata;

 

3) poi c'è un fatto tutto personale, che magari si potrebbe chiamare orgoglio. Sai, ho ancora negli occhi le immagini davanti al seggio elettorale, dopo lo spoglio, allorquando i tifosi avversari intonavano toni da stadio (NON PERDIAMO MAI, urlavano), come se fosse tornato il Napoli di Maradona, che vinceva su tutti i campi d'Italia e finanche d'Europa. Chissà cosa dicono oggi, quegli stessi tifosi, loro che contavano sui soliti noti perché l'economia telesina continuasse a tirare... Cosa dicono imprenditori, commercianti e cittadini, oggi che tutto è tristemente fermo, asfittico, miserevole nell'aspetto e nelle prospettive?

 

E poi ho nella mente e davanti agli occhi lo sguardo di chi, dalla nostra parte, aveva condiviso un progetto e si era lasciato coinvolgere, senza calcoli opportunistici né richieste clientelari da farsi soddisfare. Nelle orecchie mi risuonano le parole di coloro che, a caldo, ci chiedevano di continuare, dopo le elezioni, la strada aperta in quella bellissima campagna elettorale: ci chiedevano una speranza, anche se la chiamavano opposizione.

 

Telese è allo sbando, infognata nel gorgo degli interessi privati, disossata giorno per giorno sulla pietra del calcolo economico, insudiciata nell'anima, divenuta ormai indistinguibile zona grigia, terra senza valori, crogiolo di possibilità irrisolte e forse svanite per sempre.

 

Telese l'hanno massacrata e la stanno massacrando: evito di elencare i temi che conosci benissimo. Sui lavori pubblici mi sono pronunciato insieme agli altri consiglieri, e ti anticipo una campagna di informazione (e spero mobilitazione) nelle prossime settimane. Per quelli privati, beh, ti scandalizzeresti se si scoprisse che buona parte dei megainsediamenti sorti ovunque hanno qualcosa a che fare con il clan dei Casalesi?

 

Nelle riunioni fatte ultimamente ho avanzato la proposta di un'iniziativa popolare sul tema dei lavori pubblici e del PUC (Piano Urbanistico Comunale), il tanto atteso strumento urbanistico che proprio non si riesce a partorire. A quando la grazia? Probabilmente mai, perché la giunta ha tutto l'interesse a non svelare le carte; e intanto i ben informati possono fare qualche affaruccio.

 

Insomma, vorrei poter dire ad una platea più vasta quello che affermiamo in ogni consiglio comunale, richiamando gli assessori, la giunta e il sindaco alle loro colpose responsabilità.

 

Tu hai menzionato via del Boschetto, una storia emblematica in cui ben si vede l'intreccio tra gli interessi privati e il ruolo pubblico. Ma potrei fare un bilancio dell'operato di D'Occhio, assessore ai lavori pubblici: la filiera termale, mi si passi il termine, è una vergogna senza misura; mi viene in mente la raccolta differenziata, che si è confermata la presa in giro che avevamo anticipato oltre un anno fa.  E che dire della viabilità e dei parcheggi? Avevamo chiesto un progetto-obiettivo per i vigili urbani, affinché prestassero sevizio le sere del finesettimana, in cui sembra di stare in un far west: niente da fare. E infine mi viene in mente il sindaco, dottor Gennaro Capasso, che finge di agitarsi ben sapendo di non poter aprire bocca se D'Occhio non glielo consente.

 

Hai ragione: occorre fare il punto della situazione, riprendere un'azione organica di opposizione, avanzare le nostre proposte: insomma, bisogna ricostruire una praticabile speranza di alternativa. Mentre tu le scrivevi, queste cose, a me capitava di dirle in alcune riunioni. Non è il tempo dei tentennamenti, dei calcoli, delle cautele: è il tempo del coraggio e delle scelte nette. Io ci sto, e sono convinto che in tante e tanti, nella nostra Telese, raccoglieranno il tuo sprone.

 

11 maggio 2007

Gianluca Aceto

 

 

     

 Valle Telesina


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