3
giugno 2009 - intervento di Marco Falconieri
Marco Falconieri scrive al
padre Alessandro
Caro Papà,
sono le 23:45 sto per spegnere il portatile,
gentilmente messo a disposizione da chi come te
ha senso dello stato e del lavoro, il Dott.
Campese Antonio, per consentirmi di lavorare
anche nel giorno del 2 giugno. E’ prepotente il
desiderio di buttare giù due righe da farti
arrivare a sorpresa.
Ti
annuncio innanzitutto che anche quest’anno il
vostro 730 (tuo e di mamma) destina l’8 per
mille alla Chiesa Cattolica, con buona pace di
tutti quei tromboni sfiatati che, non avendo la
fortuna di aver altro da fare, passano le
giornate ad impicciarsi ‘democraticamente’ dei …
fatti degli altri!
Tra qualche giorno quindi metterai la solita
firma per esprimere la solita libera scelta di
cittadino, in verità non molto praticante il
quale nel tempo ha inculcato in noi figli i
principi della dottrina Cattolica con
particolare attenzione al rispetto del prossimo,
di qualunque fede e ceto. Poche righe servano a
ringraziarti di aver aiutato, più che con parole
con esempio la formazione di un giovanotto,
vicino al quarto di secolo di età, che ogni
mattina si alza per andare a lavorare senza
bisogno di passare “per la stanza del Sindaco”,
oppure di un potente a chiedere grazie.
Un
figlio che sta maturando in questi anni di
faticoso lavoro un senso di Stato, non ancora
pari al tuo, ed il rispetto delle regole, che
purtroppo molto spesso vengono ignorate da chi
dovrebbe essere esempio, soprattutto per i
giovani.
Sono orgoglioso di esser cresciuto con
l’insegnamento di un uomo libero, accanito
difensore della sua libertà ma rispettoso a un
tempo di quella degli altri. Sperando che un
giorno i miei figli, nonché tuoi nipoti,
potranno dire la stessa cosa di me. Perché vorrà
dire che avrò trasmesso loro quei valori che mi
fanno sentire praticamente appagato.
Non ho molto tempo da dedicare agli scritti,
cosa che fanno altri, come vedo ogni pomeriggio
nello spacco del pranzo sul sito Vivitelese, che
con passione e pazienza danno voce
“democraticamente” a tutti, a volte anche a
troppi. Purtroppo, come ogni tanto rileggo in
una lettera pubblica da te scritta al secondo
figlio la parola “democrazia, quando a
sproposito chiamata a celar repressioni più
profonde, fa’ rima con idiozia”, abusando di un
concetto che la tua generazione non ha avuto
modo di sfruttare in pieno.
Da
tale generazione, tuttavia e nonostante i
guasti che pure ha prodotto è venuta fuori una
categoria di uomini che inorgoglisce chi ha la
fortuna di viverli.
Osservarti stasera intento a registrare il
comizio Capasso-Selvaggio-Aceto, dall’angolo di
piazza dove mi ero defilato, mi ha riportato
alla mente un aforisma tratto da una pagina di
storia di questo paese scritta, o meglio
celebrata, mentre io nascevo: “non è apologia ma
è storia “, storia di un uomo in questo caso
che, marito, padre e nonno, è capace di
infondere passione in chi lo osserva, fornendo
certezza di riferimenti con l’esempio del
quotidiano stile di vita.
Io
mi auguro che i risultati di questa competizione
elettorale, a cui anche noi giovani guardiamo
con partecipato interesse, diano a te la gioia
che ti vedo inseguire da anni.
Tranquillo papà … rileggerò prima di spedire
(capisci a me?)!!
Ti
abbraccio tuo figlio Marco.
Telese Terme 02/03 giugno 2009
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