Gentile Gianluca
Aceto
Le
scrivo in merito
all’intervento sull’operazione Telesia e mi
complimento per la chiarezza, lo stile ed i
contenuti, di cui certamente non riuscirò ad
eguagliarla.
Le
scrivo anche da telesino ‘dop’ che non è una
ulteriore categoria protetta di cittadini,
diversamente da quelli che si definisco di
origine controllata ma semplicemente da telesino
immigrato dopo tanti altri. Uno degli ultimi,
per intenderci, non risiedo in case altrui e la
mia è stata una libera scelta, tuttavia, questa
condizione non mi avvantaggia di alcun sgravio
fiscale o diritto particolare e per questo,
penso di avere nei suoi riguardi di politico
professionista, un rapporto da
politico-cittadino in cui, lei mi considera un
cittadino che attraverso il fisco sostiene il
sistema amministrazione ed io, attraverso il
sistema elettorale, la delego ad amministrare.
Lei, per continuare a vivere di politica ha
bisogno del mio voto ed io, che per vivere devo
fare ben altro dalla politica, spero sempre di
indirizzare la mia preferenza elettorale a chi
possa spendere meglio i ‘miei’ soldi.
Prima di addentrarmi nel merito apro una curiosa
parentesi, di cui sarebbe interessante anche una
sua opinione di politico, constatare che la sua
professione è particolarmente attraente in
Italia. Indipendentemente da ideologia, stato
sociale o formazione, diventare un politico è
un’aspirazione che attira in Italia, più di
essere calciatore o velina! Una ragione ci sarà
e non penso che sia da individuare nella
passione sociale che, francamente, faccio fatica
a percepire sia nella politica stessa che nel
vivere comune.
Ma
torniamo al suo ruolo di politico ed ai
contenuti del suo intervento che sintetizzerei
così: vi dispiace per le famiglie degli indagati
e le ripercussioni sociali ma quello che è
successo, voi, lo dicevate già in tempi non
sospetti ed avete rischiato anche la vita per
farlo capire…qui si è speculato alla grande e si
farebbe meglio a tacere (se lei sa realmente
qualcosa di concreto sulle speculazioni da parte
di colleghi lo dica, sarebbe interessante per
tutti, non credo ci sia momento più propizio per
fare chiarezza, io posso dirle che ho avuto dei
sospetti simili ai suoi e senza sbandierarli li
ho denunciati al tar, il quale, in
contrapposizione a sentenze del tutto analoghe ,
mi ha dato torto e per questa ragione non posso
che rispettare la legge, anche se la giustizia
stessa, sembra avere spesso pesi e misure
diverse) … c’è bisogno di un’innovazione
politica, alle prossime consultazioni vota
Aceto.
Lei ha tutte le qualità comunicative di un
politico di professione, il suo linguaggio è
talmente convincente e persuasivo che se
vendesse congelatori, riuscirebbe a fornire
anche gli esquimesi. Con queste stesse parole (
nei concetti ovviamente) Bertinotti, nel suo
ultimo appello all’Italia nella direzione di una
innovazione politica, infiammò anche me, insieme
a tanti altri ‘infreddoliti dal sistema’ che
hanno semplicemente capito dopo, di non aver
bisogno di un congelatore se si vive già nel
disagio del ghiaccio polare.
Mi perdoni un linguaggio che mi è stato già
precedentemente definito ‘schietto e popolare’
(che è sempre meglio di sofisticato ed
incomprensibile ) ma mai una politica di
sinistra fu tanto…agghiacciante. Convinzione
personale ovviamente e di quanti come me hanno
tratto la conclusione di aver giocato anche
l’ultima carta.
Non ho le sue competenze e convinzioni in ambito
politico ma credo si possa riconoscere il
fallimento di ogni linea politica adottata,
negli ultimi vent’anni in Italia.
Non provi ad esimersi, non sarebbe corretto.
Può solo ammettere, e le è consentito, che la
sua formazione di riferimento ha contato ben
poco ma avuto la sua grande occasione ed è
fallita lo stesso. Cos’ì com’è fallita la
presunzione che la D.C. fosse indistruttibile,
che tangentopoli ripulisse l’Italia da
malfattori, che la sinistra risolvesse i
conflitti d’interesse,della giustizia e che
Berlusconi, con un milione di nuovi occupati,
riuscisse a dare una svolta almeno
imprenditoriale a questo paese. Nemmeno quella,
ci saremo accontentati di non aumentare il tasso
di disoccupazione.
Il
teorema degli ultimi vent’anni di politica
italiana portano ad una sola conclusione: la
corruzione esiste, nasce e vegeta nel sistema
dei partiti, non è efficace la magistratura, non
è efficace l’alternativa politica e dietro
questo mostro a due teste, solo un vuoto
cosmico, riempito di politichese che la gente
capisce, capisce eccome, solo che ha davanti a
se un apparato complesso di rapporti
politica-giustizia, praticamente inespugnabile
in cui la logica dominante è non mettere mai in
primo piano le reali esigenze della gente.
Questo mostro finanzia anche il suo partito, poi
lei, come dicono in fondo tutti, avrà nobili
ragioni e non altro per occuparsi di politica.
L’osservazione che le faccio da cittadino, in
quanto gestore ed utilizzatore del mio
contributo economico, le dico che quel valore
diventato disvalore (ammesso che l’Italia abbia
mai vantato un’era sul valore della giustizia
largamente condivisa ed osservata, perché i
fenomeni mafia, camorra e ndrangheta sono molto
più vecchi dell’Unità d’Italia e della
Costituzione) non germoglia nei ristretti
perimetri di un piccolo comune ma vegeta in un
preciso disegno progettato e costruito da
questa politica nel suo complesso di cui lei,
suo malgrado, fa parte a pieno titolo.
L’assimilazione che ho fatto del politico al
commerciante è aderentissima, tranne che in un
fattore fondamentale: il commerciante rischia il
suo fondoschiena, il politico rischia quello dei
suoi elettori.
Quando dice che l’invincibilità di un sindaco
rivela la sua vera natura, credo che consideri
chi lo ha votato delle teste di legno ed io, pur
non conoscendo molti telesini, non lo condivido.
Le porto la testimonianza di miei colleghi
napoletani che in un’occasione di lavoro a
Telese, hanno descritto la mia neocittadina come
una sorta di isola felice (non perfetta
ovviamente) rispetto a realtà evidentemente più
degradate ma da cui, curiosamente, non emergono
quasi mai fatti così penalmente rilevanti.
Vuol dire che la giustizia fa rima con degrado
e viceversa? Non credo. Penso che chi esprima il
voto in un piccolo comune come Telese, possa
ancor meglio che in altre realtà più grandi,
rapportare in modo diretto la qualità della
propria vita con l’amministratore di turno. Sono
convinto che il disagio che tutti proviamo di
fronte ad un sistema politico nazionale di
palese inefficacia civile, viene vissuto con un
istinto primordiale che identifica in una sorta
di capo branco, la persona che infonde la
maggiore sicurezza alla comunità, che è
assimilabile ad una foresta piena di lupi. Non
escludo che lei possa essere il prossimo capo
branco ma non creda che nella foresta oltre il
perimetro telesino, ci siano solo agnellini.
Personalmente non ho ancora mai votato a Telese
ma sono un genitore di ragazzi che hanno
frequentato e frequentano il liceo e vivo con
loro i disagi arcinoti della nuova sede. Non
discuto di urbanistica, perché non ne ho
competenza ma tra l’aspettativa di avere una
sede a breve e quella che probabilmente
frequenterà mia nipote, francamente non so qual
è la migliore e questo ce lo chiarirà il futuro
ma sono convinto che se io fossi un imprenditore
che avesse voluto aprire una fabbrica di
congelatori (non per gli esquimesi ma magari per
l’esportazione in Africa) nell’area indicata
della nuova sede, avrei certamente lanciato il
sospetto che volessi riciclare danaro sporco con
un’operazione industriale dubbia e nel posto
sbagliato.
Se
davvero si utilizzerà un’area sotto vincolo
idrogeologico per un’attività pesantemente
invasiva come un polo scolastico, non vedo
perché non ci si possano costruire poi ospedali,
strutture sportive, piuttosto che discoteche,
bar, alberghi.
Mi
piacerebbe sapere se le proposte della nuova
sede hanno il supporto di uno studio urbanistico
sostenibile o se il concetto di sostenibilità
stessa è un’opzione politica che si usa
all’occorrenza perché i disagi dovuti al
traffico di quell’area sono spesso segnalati
proprio su Vivitelese e la stessa area mi sembra
essere proiettata ad allargare l’isola pedonale.
Da un lato si condanna la cementificazione
selvaggia e quando si ha l’occasione di poterla
contenere riqualificando siti industriali in un
riutilizzo d’interesse sociale, s’ammazza
Sansone con tutti i filistei e quel poco di
verde che c’è.
In particolar modo l’Emilia Romagna, che
dovrebbe essere un’area vicina alla sua
ideologia politica, ma anche nel milanese e nel
torinese, esistono pull di architetti incaricati
dai comuni, proprio per individuare una
riqualificazione di ex siti industriali:
economicità, riqualificazione territoriale e
meno cemento.
L’avrei apprezzata se avesse posto la sua linea
politica nella direzione del rispetto dei
parametri tecnici di costruzione di una scuola e
non nel voler essere anche urbanista, a meno
che, e questo lo ignoro, non sia questa la sua
professione. In questa piccola parentesi si
legge tutta la contraddizione della politica
contemporanea: chi non sa fare l’amministratore,
si faccia da parte senza fare danni su
competenze che non si hanno. Invece fare
veramente l’amministratore è, purtroppo,
faticoso, disappagante…ma prima degli interesse
della gente conta prima la strategia di farsi
rieleggere.
E’ questa
l’innovazione politica che dobbiamo aspettarci?
Ognuno di noi è stato certamente figlio e molti
come me credo, si sono contrapposti alle idee
dei nostri genitori definendoli arretrati su
posizioni che magari ci consigliavano
diversamente. Nella mia esperienza di padre e da
poco anche nonno, devo ammettere che molte cose,
quando le vivi da dentro assumono colori e
tonalità che dall’esterno non appaiono
chiaramente visibili. Questo non vuol dire che
va scelto con la testa di altri ma certamente,
ogni idea se non viene vissuta realmente e
completamente, non se ne può misurare la vera
portata.
Purtroppo, non credo che attraverso questo mio
banale intervento si riesca ad affrontare un
tema tanto complesso, che mira ad un’innovazione
profonda che non conviene alla politica stessa
ma per una volta ai veri soggetti della
politica, cioè i contribuenti. Questa ovviamente
è una strada che necessita di una spinta
popolare che nessuna formazione politica vuole,
per cui, se lei vede in altri politici la
contrapposizione alle sue idee, io la trovo
nell’apparato complessivo di cui fa parte anche
lei. Da cittadino la invito a leggere
attentamente dei segnali sociali che non
definirei semplicemente preoccupanti: quando dei
cittadini stessi, come gli operai del depuratore
di Cuma, arrivano a compiere il gesto di versare
la ‘merda’ sulle spiagge su cui vanno i propri
figli, vuol dire che si è alla disperazione, ad
uno stato di non ritorno in cui non si può più
rimanere a guardare o a giocare la battaglia
navale.
In
ogni caso, nel rispetto di chi ha dato anche la
vita per lasciarmi nella speranza di una
democrazia, non rinuncerò mai al mio voto, e
dovendo ancora aspettare una nuova e vera classe
politica, la mia scelta è di affidarmi perlomeno
ai meno ipocriti.
Mi
scuserà per le imprecisioni che inevitabilmente
ho inserito ma sono molto fiducioso in un sereno
confronto di idee in una direzione magari
diversa da quella con ‘cittadinanza attiva’ che
da un lato invita ad essere un cittadino
presente e poi scompare se gli chiedi qualcosa.
Con stima,
Flaviano Di Santo
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