19 novembre 2004
Galtarossa e i sacrifici
Sandro Forlani

 

 

Leggere due interventi,anche con delle grandissime differenze,e non si offenda Ernesto Cusano, come i due comparsi in Home sullo Sport, mi fa un enorme piacere.

L’appassionato e genuino appello di Ernesto, oltre che pienamente condivisibile,ha anche il grande pregio di rivolgersi a tutti i Telesini attraverso una voce libera come ViviTelese, richiamando al sostegno caloroso i suoi concittadini. Il fatto che si parli di Pallavolo piuttosto che di Basket o di calcio non fa differenza. E’ lo Sport praticato, quello di base, fatto di sacrifici mai ripagati a sufficienza, con il volontariato impagabile di chi circonda ed aiuta i giovani nella pratica sportiva, che chiede aiuto, aiuto morale. Anche se qualche attività sportiva Telesina ha raggiunto livelli migliori di altri, quello che ammiro sempre è lo spirito di sacrificio, le rinunce,i duri allenamenti,magari le botte fisiche e morali ricevute,i duri e severi insegnamenti dei tecnici, comuni a tutte le pratiche sportive dilettantesche, più che i risultati,a volte ingenerosi, che tutti questi ragazzi ottengono.

Tutto questo solo per poter gridare al Mondo la propria forza e Gioventù, in modo sano e di poter partecipare, anche agonisticamente, ad eventi sportivi in nome della propria gente, dei propri genitori ed insieme ai propri compagni di squadra. Stando allo stesso tempo alla larga da tutte le strade devianti e pericolose che costeggiano la loro vita.

Il secondo intervento, del Rossano Galtarossa, in quello che lui chiama troppo modestamente “sfogo”, è un bellissimo inno al sacrificio necessario per ottenere i risultati.

Nessuno ti regala niente,nulla è scontato, ogni medaglia Olimpica merita il massimo rispetto, perchè conquistata sul campo e non assegnata a tavolino dai giornali.

Naturalmente il giornalista di turno è sempre pronto, per lo scoop o per scopi personali, a disconoscere i grandissimi meriti dei nostri Campioni. Anche di quelli, come giustamente dice Rossano Galtarossa, che non hanno vinto, ma che sempre lottano con grandissimo valore per riuscire nelle stesse imprese.

Giovanni e Giuseppe hanno ampiamente spiegato la buona fede dell’intervento su ViviTelese, perchè spesso ci si limita ad un taglia-incolla degli articoli di giornalisti famosi.

Questo non toglie che, ad un immenso Campione come Rossano, anche a nome del suo compagno Alessio, vada riconosciuto il merito della grande medaglia di Bronzo vinta, ma anche l’umiltà di aver scritto ad un Sito piccolissimo come il nostro ViviTelese, per esprimere con esemplare educazione e buon tono le sue giustissime rimostranze.

Anche questo è un esempio per i nostri giovani, che deve far capire cosa voglia dire essere un Campione : Grandi si, ma sempre con i piedi per terra.

Le riflessioni profonde che evoca Giovanni Forgione con l’invito a rileggere più volte quello che ha scritto il nostro Rossano Galtarossa, sono anch’esse un ventata salutare per noi e per i nostri figli.

Speriamo che tanti siano quelli che ascolteranno Giovanni, leggendo e rileggendo le righe del nostro illustre lettore Padovano, perchè non siano state scritte invano.

Al mio amico Giuseppe Grimaldi una piccola osservazione : come ormai sai non sempre sono completamente d’accordo con te : a parte i calciodipendenti come me, ma che a suo tempo sono stati praticanti, i nostri ragazzi che fanno le Scuole Calcio e i campionati dilettanti, non si limitano a “ dar qualche calcio al pallone”, ma sacrificano molte ore del loro spensierato tempo libero per allenamenti, trasferte su campi ostili, partite con ogni tempo atmosferico ed altre amenità del genere. La sera prima delle partite lasciano i loro compagni in discoteca od in pizzeria, quando giocano la domenica mattina tornano a casa tardi e mangiano la pasta al forno fredda, che noi abbiamo mangiata calda, passano le domeniche sera con impacchi sulle tumefazioni e la notte a rigirarsi nel letto per poter dimenticare i calcioni ricevuti, (non sempre ma spesso), devono sopportare allenatori ,come il NOSTRO Saby, ultra esigenti e severi, devono giocare in più categorie ed in più giornate della settimana perchè, spesso, “non ci si appara a 11”, e devono anche sopportare senza rispondere gli insulti non sempre gentili ( esiste l’insulto gentile ?) di bordo campo con spettatori che non hanno pagato una lira, ma che vorrebbere vedere sempre una partita di serie A.

Altro che quattro calci al pallone !

Perciò, forza Galtarossa,forza Sartori, forza pallavolo,forza basket, forza calcio e calcetto, forza chi ho dimenticato,forza tutti !

Sandro Forlani.

 

    

Altri interventi sullo stesso tema


Per intervenire: invia@vivitelese.it