Intervento riferito a: Dove finirà Telese ?

 

 

16 novembre 2005
Re: Dove finirà Telese?
Carla Cirillo

 

 

Il signor Ivan Pruni si interroga e ci interroga intorno ad un tema che, effettivamente, dovrebbe suscitare l’interesse di tutti, cittadini ed amministratori, ed è questo: dove finirà Telese?

 

Intorno a questo dilemma ci confrontiamo spesso anche noi iscritti alla sezione della Quercia di Telese Terme ed è sicuramente difficile rispondere con un solo intervento. Ma proviamo almeno a mettere sul tavolo qualcuna tra le questioni più importanti.

 

Cominciamo con qualche considerazione sul territorio, che dovrebbe essere sempre al centro dell’attenzione sia di chi amministra che di chi è amministrato. La natura ci ha favorito in tutto regalandoci ciò che, in altre zone del mezzogiorno, manca,  e cioè l’acqua. Bene prezioso per qualsiasi attività umana e per la salute di tutti, arriva nella nostra cittadina in varie forme. Dall’acqua sulfurea a quella del Grassano, dal lago alla Seneta, questo elemento fondamentale della vita dell’uomo è presente in quantità tali da rimanere, in alcuni casi, persino inutilizzata. Da qualche anno anche il Cerro, piccola sorgente all’interno del Parco delle Terme, attiva solo nei mesi estivi, ha ricominciato a scorrere abbondantemente ma inutilmente in un punto del Parco irraggiungibile a causa della caduta di un vecchio ponticello di legno…Si è in attesa dei finanziamenti dei Pit, ma non ricordo che sia stato spiegato ai cittadini di Telese con chiarezza di che tipo di intervento si tratta e se sarà finalmente restituita a tutti questa area del Parco in modo da poter ancora godere della sua bellezza originaria (era nel passato uno degli angoli più incantevoli del Parco delle Terme!). Negli ultimi decenni l’area era stata, inspiegabilmente e contro ogni buon senso, abbandonata ad un totale degrado.

 

Vi è, poi, una fonte di acqua, quella che si trova di fronte alla biblioteca municipale, che da anni scorre invano: ma se non fosse potabile per quale motivo non riconvertirla per altri usi?

 

Oltretutto siamo anche in una zona con una agricoltura assolutamente favorevole a produzioni vinicole e olearie di buona qualità, ma che potrebbero raggiungere livelli qualitativi ancora più alti.

 

Cosa potremmo desiderare di più per e dal nostro territorio, con una vocazione così evidente verso due attività, l’agricoltura ed il turismo, a cui aggiungere anche l’artigianato, per non parlare poi di attività legate alla cultura, allo sport e al tempo libero (lo ricordava il prof. De Masi, noto sociologo, in occasione della presentazione di un suo libro avvenuta nel Parco delle Terme)   e che potrebbero creare occupazione e condizioni di vita decisamente ottimali?     

 

Da ciò possiamo solo concludere che, essendo stati baciati non dalla fortuna ma dalla natura in maniera anche considerevole, e se abbiamo tanti problemi (e certamente li abbiamo: degrado dell’ambiente e del sottosuolo, mancanza di aree ben curate di verde pubblico, strade non sufficientemente alberate, invasione del cemento con palazzi che spuntano ovunque come funghi senza nessuna regola, distruzione di giardini che scompaiono con rapidità, carenza di servizi sia ai cittadini sia ai turisti insieme alla scarsa funzionalità di quelli già esistenti, ecc.), dobbiamo cercare la responsabilità esclusivamente nell’opera degli uomini, in quel rapporto tra uomo e realtà circostante, tra uomo e, appunto, natura, tra uomo e ambiente.

 

E qui possiamo cominciare a fare delle considerazioni più concrete. Nel momento in cui l’uomo, nel suo operare quotidiano, distrugge proprio quelle risorse da cui, invece, potrebbe trarre infiniti vantaggi e benefici, bisogna interrogarsi su quale deve essere il modo di amministrare la cosa pubblica. Voglio dire, più chiaramente, che chi amministra dovrebbe tenere in grande considerazione le esigenze di tutta la collettività e non quella di singoli cittadini o di gruppi di persone. Non è detto che sia semplice, ma bisognerebbe perlomeno provarci.

 

Ogni volta, per esempio, che si colpisce con violenza l’ambiente, le conseguenze non sono immediatamente visibili, ma con il tempo si trasformano in un danno che diventa sempre più costoso per tutti riparare. Infatti, indipendentemente da chi sia la responsabilità oggettiva dei fatti, quel danno si trasforma in un onere di spesa per tutti i cittadini.

 

I fiumi, per esempio, sono stati oggetto in passato di un intervento quale la cementificazione delle sponde, che è contrario a qualsiasi logica di buon senso. Basta osservare, in caso di maltempo, la velocità che l’acqua acquisisce nello scorrere, per capire come questo modo di aggredire la natura potrebbe portare, in caso di alluvione, a disastri imprevedibili. L’unica soluzione possibile è quella di rimuovere definitivamente il cemento dai fiumi per ristabilire l’ecosistema preesistente, utilizzando piante autoctone, che abbiano la funzione di trattenere l’acqua, e in modo che, nello stesso tempo, l’acqua stessa venga riassorbita dalla terra, cosa che non può avvenire con il cemento. Ogni altro intervento sarebbe solo un palliativo e non la risoluzione del problema. Questo è quanto affermato anche da Mario Tozzi, noto geologo, in televisione durante un servizio dedicato alla cittadina di Cervinara.        

 

Ma, come sappiamo, non è solo questo il danno provocato da un uso irrazionale del cemento. Lo stesso vale per qualsiasi altro esempio. Le case, secondo gli esperti, non dovrebbero mai essere costruite a ridosso l’una dell’altra e gli alberi, che sono salute per le persone e non un lusso, andrebbero distribuiti tra una casa ed un’altra, piuttosto che raggruppati solamente in determinate aree. Si poteva costruire in maniera diversa a Telese? Ci si poteva preoccupare di più dei problemi del sottosuolo? Noi della sezione della Quercia riteniamo di sì. Riteniamo che si possa costruire senza danneggiare, in alcuni casi irrimediabilmente, l’ambiente. Ma per fare questo, ogni volta che si affronta un problema, bisogna sempre considerare l’impatto ambientale e bisogna conoscere bene le reali esigenze degli abitanti. In altre parole, conoscere bene il territorio per coniugarlo con le esigenze degli abitanti, cercando anche di utilizzare e trasformare in positivo quello che già c’è, piuttosto che costruire dovunque e comunque e a tutti costi, favorendo solo la speculazione edilizia.

 

La nostra sezione si è posta l’obiettivo di segnalare con chiarezza, come abbiamo fatto anche in passato, qualsiasi intervento che danneggi in maniera irreversibile l’ambiente ed è per questo che abbiamo sottolineato l’evidente incongruenza di quanto deciso dalla attuale amministrazione, cioè di veicolare il traffico proveniente dal ponte che collega Solopaca a Telese Terme, situato nei pressi del lago, facendolo passare proprio sulla strada, recentemente asfaltata, dello specchi lacustre, e che poi transiterebbe sulla via dove è situata attualmente la scuola media della nostra cittadina, con tutte le conseguenze del caso. A nostro avviso l’impatto sul fragile ecosistema del lago potrebbe essere di notevole importanza e aggraverebbe sicuramente la situazione delle sponde che, al contrario, se vogliamo salvare la risorsa “lago”, andrebbe salvaguardata.       

   

Alla luce di tali considerazioni, ci sembra indispensabile ridiscutere con i cittadini e con tutte le forze politiche, che fossero interessate ad un cambiamento della politica sin qui seguita dall’attuale amministrazione, una prospettiva più generale per Telese. Siamo anche convinti, come sottolineato dal signor Pruni, che dietro un progetto vi è sempre anche una idea di cultura, evidentemente diversa tra un gruppo politico ed un altro, il che apre un lungo confronto, a cui può partecipare chiunque voglia dire la sua.

 

Ringraziamo anche ViviTelese per lo spazio che mette a disposizione di tutti.           

 

Carla Cirillo (direttivo DS della sezione Mario Cirillo di Telese Terme, aderente alla sinistra ecologista)

 

 

P.S. Per il signor Pruni e per chiunque fosse interessato allego il testo di un servizio giornalistico di informazione uscito sulla rivista mensile Natural Style, n. 29 novembre 2005, sull’energia solare:

 

Hai deciso di mettere sul tetto un pannello che cattura i raggi del sole e li trasforma in elettricità? Puoi guadagnarci rivendendo l’energia che ti avanza.

 

Chi installa i pannelli fotovoltaici li paga di tasca propria, ma poi può recuperare i soldi vendendo ciò che non consuma al Gestore. La spesa per l’installazione l’ammortizzi, è vero, in una decina di anni, passati i quali è tutto guadagno netto. Facciamo un esempio. Con un impianto di 15 metri quadrati di pannelli che costa circa 14 mila euro, sufficiente per una famiglia media, puoi guadagnare 45 centesimi a kW venduto.

 

Con un impianto più grosso arrivi a 49 centesimi. Per ottenere il finanziamento in conto energia, invia entro il 31 dicembre una raccomandata con la domanda, il progetto e la cauzione al Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (viale Pilsudski 92, 00197  Roma).

 

Entro tre mesi sai se sei ammesso ed entro 6 inizi i lavori. Per saperne di più: www.grtn.it/ ita/ fotovoltaico/ IncentivazioneEnergiaFotovoltaica,asp. Altre informazioni: www.ecorete.it, oppure: www.il porteledelsole.it.    

 

 

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