Egregio
Garofalo,
Ho appena
finito di leggere lo scritto da Lei inviato
dal titolo "Un'altra Scuola è possibile", e
onestamente parlando un'altra Scuola l'ho
intravista, non so se si tratti di una dalla
connotazione "possibile", di sicuro quel
tipo di Scuola la si incontra nei libri di
storia, lì dove si parla dell'istruzione dei
bambini i cui genitori erano confinati nei
Goulag siberiani.
Editorialmente parlando, poi, non so se lei
si rende conto di essere passato da una
opinione apprezzabile, anche se contestabile
del suo primo scritto sullo stesso
argomento, ad una feroce, sgarbata ed
inopportuna analisi squisitamente politica
dell'argomento Scuola, tanto da non solo
ridicolizzare le Istituzioni centrali del
nostro Paese, ma fomentando in chi dovrebbe
leggere una sorta di ribellione, o
disobbedienza, come la si osa definire oggi,
nei confronti di un pianeta sociale, come la
Scuola, che indotti ci si ostenta a non
comprendere e a demolire, avendo buona cura
di non distruggere solo l'immagine di una
riforma, ma la sagoma di chi l'ha voluta e
dell'intero governo alla guida del paese.
E passo
così ad analizzare qualche punto bollente:
"Evidentemente, gli “acuti ideologi” del
centro-destra sanno bene che la Scuola
Pubblica svolge un ruolo fondamentale ed
eversivo nella misura in cui forgia
personalità ribelli."
Mio caro
amico, solo Lienin, Stalin e Mao sfornavano
dalla Scuola gli stampini: oggi li
chiameremmo cloni. Il ruolo eversivo della
scuola è solo quello di pretendere di
imbottire i ragazzi di verità assolute che
nell'era spaziale nella quale viviamo sono
acquisite all'unico scopo di farsi una idea
passeggera, e non certo per ostentare una
ideologia metamorfosi.
"E’
assolutamente innegabile, infatti,
l’importanza della scuola nel processo di
formazione della mentalità, del carattere,
delle attitudini, degli interessi, dei
valori e delle aspirazioni ideali delle
persone, in modo particolare dei soggetti in
età evolutiva."
Egregio
Garofalo, la scuola non è più il luogo dove
avviene la mutazione genetica del credo
ideologico. Questo processo non avviene più
da almeno mezzo secolo. La spiegazione è
semplice: Uno dei motivi per cui Thomas
Carlyle, filosofo e politologo inglese del
XIX secolo già sosteneva la morte
dell'ideologia politica era per la troppo
veloce espansione della Rivoluzione
Industriale. Immagini oggi, che i nostri
ragazzi vivono, forse, la decima rivoluzione
industriale, quanto siano interessati ad
essere imbottiti da una parte o dall'altra.
"Io credo
che un rinnovamento sociale e politico passi
soprattutto attraverso un rinnovamento
culturale. In tal senso ritengo decisivo
rilanciare la funzione della scuola e
dell’educazione."
Caro
Garofalo, perchè si ostina a parlare di
rinnovamento sociale e rinnovamento
culturale quando sa bene nella sua
esperienza ideologica, appena urlata ai
quattro venti, che nessun rinnovamento
sociale o culturale giunge a prescindere da
una rivoluzione. Il concetto dovrebbe
esserle chiaro, se non lo fosse basta che
lei acquisti l'interessante volume (che con
piacere ho letto) "Hasta la victoria"
Einaudi Ed. di Ernesto Che Guevara, lì dove
parla delle stesse argomentazioni di
rinnovamento sociale e culturale. Ma mi
potrà dire che quì non siamo in Bolivia, o a
Cuba, e io le risponderei che ci arriveremo
presto, basta attendere il 2006. E' pur vero
che oggi non essite più la grande madre
Russia, ma almeno è rimasta la grande madre
Cina.
"Oggi, il
principale problema della scuola italiana è
costituito dal corpo docente, precisamente
dallo scadimento e dalla svalutazione della
professionalità e del ruolo degli
insegnanti, dunque dallo stato di malessere,
demotivazione, avvilimento e frustrazione
che li attanaglia."
Caro
amico, il vero e unico problema della Scuola
italiana, nel senso che ha voluto concedere
all'affermazione virgolettata, non è lo
svilimento, nè la svalutazione della
professionalità, nè certo la frustrazione.
Provi a pensare se nelle buste paga degli
insegnanti vi fossero 1000 euro in più al
mese: pensa che lei avrebbe più, o chiunque
altro, la possibilità fisiologica di
affermare una cosa del genere, o di
nichilizzare il sistema nuclearizzandolo
alla base? No.
"Così
pure sono sempre più prevalenti e
condizionanti gli incarichi di lavoro
aggiuntivo e le attività “funzionali
all’insegnamento”, in realtà funzionali solo
ad un tipo di organigramma che assomiglia
sempre più ad una caricatura del modello
aziendale neocapitalista. Questi adempimenti
sottraggono tempo prezioso all’insegnamento
e al rapporto con i ragazzi. Inoltre, gli
insegnanti sono sempre più tartassati dai
soprusi, dalle intimidazioni e
dall’arroganza di tanti “presidi-manager”
che hanno scambiato la scuola per un’azienda
e l’autonomia scolastica per una tirannia
dei dirigenti."
Egregio
Garfalo, la Scuola è un'azienda, e lo era
pure quando il maestro Edmondo De Amicis era
in servizio. Poi spieghi a noi tutti, come
farebbe con i suoi allievi, che intende per
modello aziendale neocapitalista, perchè
onestamente parlando, e soprattutto dopo
aver valutato i pro e i contro della riforma
voluta dalla manager-ministro Moratti, non
si evidenzia una 'caricatura' del
genere,bensì il contrario, vista la grande
quantità di carta che vi è compresa. Come si
sa, viceversa il neocapitalismo americano,
(perchè a quello faceva riferimento,e
contestualmente alla filovicinanza di Arcore
a quell'idea - dica la verità almeno perchè
oggi non vige più la regola del dire il
peccato ma non il peccatore) è molto
spiccio, e non prevede alcuna forma di
burocrazia che possa incrinare tale lucida
testimonianza. Relativamente poi ai
dirigenti tiranni e, immagino ovviamente,
anche loro neocapitalisti, gli si potrebbe
imporre un corso serale di Comunismo reale,
magari con approfondimenti e riflessioni sul
volume 'Die Bulgarishe Schullen Shaft' (La
scuola bulgara), testo edito dalla Garzanti
ed in uso presso la Facoltà di Scienze
Politiche di Napoli. Forse in questo modo,
dal 2006 in poi, sarà possibile imporre
anche una divisa ai dirigenti scolastici
che, smessi i panni dei manager, andranno a
svolgere forse il ruolo di dirigenti
politici di base.
"Nel
frattempo, il potere d’acquisto degli
stipendi è crollato vertiginosamente, come
pure è in caduta verticale l’intero sistema
scolastico, che vede nei docenti il perno
centrale da ricostruire attraverso
iniziative tese a stimolare ed accrescere la
loro professionalità."
Quest'ultima
sua affermazione, Esimio Garofalo, è la
chiosa al suo discorso, è il diapason di una
analisi nata per caso e trasformatasi in un
vero e proprio comizio elettorale,
ovviamente, dal pulpito meno indicato: la
Scuola. Che dirle: il virgolettato sembra
uscire dal testo di un'accesso dibattito
sindacale, dal manuale di 'Coscienza
Operaia', non certo dalla bocca di un
insegnante che per caso, ma solo per caso,
si intende anche di potere d'acquisto degli
stipendi, o analisi statistiche dei grafici
vettoriali che portano alla salita o al
crollo il danaro. E con quale coraggio poi
ci si lamenta del fatto che " Oggi, il
principale problema della scuola italiana è
costituito dal corpo docente, precisamente
dallo scadimento e dalla svalutazione della
professionalità e del ruolo degli
insegnanti...", quando questi ultimi hanno
tante e tali competenze socio politiche ed
economiche che non hanno niente a che vedere
con la scuola?
Se poi lo
"stato di malessere, demotivazione,
avvilimento e frustrazione..." che
attanaglia qualche insegnante deve sfociare
in affermazioni come: "E’ ora (finalmente)
di mandare a casa gli unni e i vandali che
hanno occupato il governo della nazione,
saccheggiando e sciupando le risorse
migliori, i beni culturali e materiali più
preziosi, lo stato sociale, il ricco
patrimonio di civiltà, i diritti e la
legalità democratica del nostro Paese.Costoro
hanno scambiato lo Stato per un’impresa
privata e l’hanno ridotto in brandelli,
l’hanno straziato, svilito e
oltraggiato...", allora a tutti potrà essere
chiaro cosa è divenuta la Scuola Italiana
oggi. Un grazie sincero per avercelo
ribadito e reso finalmente chiaro.
Rosario Lavorgna