Egregio Franco, innanzitutto faccio ammenda
dell’errore commesso, cosa che mi ha portato a
cambiare la dizione da “presbiopia” ad “acuta
miopia”. Ti ringrazio di avermi fatto notare
l’errore, anche perché parlare di indotto creato
ed averne perso le tracce è cosa assai
discordante, specie se quell’indotto di cui si
parla non è stato fruibile dall’intera
collettività. Ti ringrazio anche di essere
intervenuto in questo mio modestissimo
approfondimento che non ha alcuna velleità di
critica globale, ma si limita ad osservare le
cose da esterno, da Laurentino, cioè ‘Cacanuzzo’
fiero e amante della propria realtà con tutti i
limiti e tutti i problemi annessi e connessi.
Se
pensi che le mie parole siano state dettate da
sirene soggiogatrici, sei fuori strada, si vede
che non mi conosci affatto. Quello che sono,
quello che faccio e quello che penso lo devo
solo ed esclusivamente agli insegnamenti di un
personaggio famoso, importante, brillante,
presto dimenticato dalla società: Michele
Lavorgna, mio padre, il mio unico maestro di
vita e di professione che il buon Dio ha voluto
strapparmi 17 anni or sono. Non mi sento di
indicare altri maestri, o “sirene” come le
chiami tu che forgino o stiano forgiando le
parole che escono dalle mie labbra e dalla mia
penna.
Ritornando alla riflessione su Agriart, nella
speranza di essere stato chiaro e nell’aver
sgombrato il terreno da facili deduzioni in
ordine all’appartenenza politica o ideologica,
passo a commentare brevemente (meriterebbe una
più lunga analisi) la tua riflessione. A Cerreto
Sannita, ribadisco, la ragion politica ha perso
completamente il lume, tanto da contrapporre
persino le idee di sviluppo che non hanno nulla
a che vedere con la faida politica e la
contrapposizione ideologica. Ma di questo
evidentemente nessuno se ne rendo conto. Non è
mai bene né male ciò che fa l’uno o ciò che fa
l’altro se il tutto è condito di insuperabile
astio personale che conduce a pubblicare
riflessioni su giornaletti con vocazione da
gossip che ignorano l’uno per esaltare l’altro a
seconda del vento e delle circostanze.
A
questo proposito voglio sottolinearti una mia
riflessione fatta qualche settimana fa ad Amalfi
nell’ambito di un convegno di categoria sulla
comunicazione istituzionale regolata dalla legge
150/2000. In quell’occasione, invitato ad
argomentare dal presidente dell’ordine regionale
su “Politica, Enti locali e Comunicazione”, ho
avuto modo di far riflettere i tanti
amministratori presenti nel parterre sul senso
della ragion politica e della ragion partitica
in seno a tante scelte di carattere
amministrativo e sociale.
L’esempio portato al vasto pubblico, in una
maniera delicatamente celata, è stato proprio la
bella città sannita di fondazione, dove il
rancore, l’odio viscerale in alcuni casi e la
mera ragion politica ha diviso persino le
strade, e in questo caso i due corsi principali;
omologando esercizi commerciali, bar e luoghi di
ritrovo. Non parlando delle occhiate in cagnesco
e delle viltà verbali che durante l’ultima
tornata elettorale hanno colpito anche il
sottoscritto.
A
questo punto mi sono chiesto, rivolgendo la
domanda anche ai tanti rappresentanti di
categoria presenti al convegno, quale potrebbe
essere la comunicazione istituzionale che
deriverebbe da una circostanza sociale tanto
penosa e inflessibile. La società cerretese,
come quella dell’intera valle telesina ha a
disposizione ben due quotidiani locali, dei
quali l’uno si occupa quasi esclusivamente di
vendere più copie possibili, l’altro cerca di
fare una cernita quotidiana degli eventi da
sottoporre all’opinione pubblica perché troppo
grosso e importante per occuparsi di vendere
giornali.
Il
motus trainandi di quella che io chiamo
politichetta da bar e l’arcinota area editoriale
dei Riceviamo e Pubblichiamo, sezione destinata
solo ed esclusivamente, a quanto sembra, ai
personaggi di gradimento . In questa sezione
l’uso della mitragliatrice pesante è d’obbligo,
come è d’obbligo, o almeno dovrebbe esserlo per
legge, il diritto di replica cercando di
sostituire la mitragliatrice all’obice. Tutto
ciò, se da una parte può far sorridere il popolo
e far riflettere sugli “attributi” dell’uno e
dell’altro, dall’altro canto disorienta la
società in merito ad una faida tribale (perché
sinceramente non trovo altro termine per
definirla) che invece di unire disgiunge, che
invece di portare sviluppo, crea solo
contrapposizioni anche familiari o se si vuole
di clan. Puoi dirmi tu il contrario? Se per te è
diverso provamelo!
L’informazione che conosco io, e quella che mi
hanno insegnato a fare si poggia sulla realtà,
sulla documentata circostanza, su quel feeling
personale e professionale che unisce una società
e chi deve esportarla all’opinione pubblica. Mi
spiace aver dovuto ricevere da te una risposta
corredata da delibere di Giunta Municipale
perché è proprio su questo che si adagia la
contrapposizione più forte e di parte
sull’operato di uno o dell’altro.
Non è in questo modo, presentando dall’una e
dall’altra parte conti di sviluppo ed azioni
amministrative dirette a zonzo che si giunge ad
una concreta realizzazione civile, sociale ed
economica. Non è “bacchettando” l’uno o l’altro
politico locale, come svilendo e vilipendiando
l’immagine di politici nazionali che si giunge a
quella sinergia di sforzi e di intenti affinché
non solo Cerreto, ma l’intera valle possa godere
di ciò che gli spetta di diritto.
Ma
è evidente che il sottoscritto pecchi di un
idealismo demodè, non abituato a considerare gli
ingranaggi che giacciono al fondo di ogni azione
amministrativa, come quelli che portano centinai
di cittadini ad apporre firme per ribellarsi ad
un qualcosa che nemmeno conoscono, o di cui
hanno ricevuto un indottrinamento parziale.
Concludo ringraziandoti per la stima e l’onestà
intellettuale che mi attribuisci e salutandoti
cordialmente.
Rosario Lavorgna
San Lorenzello, 30.9.2004 |