Intervento riferito a: Inceneritore, Visalli non mi convince

Inceneritore, "interessi" solo per VoCem-ABM

 

 

16 ottobre 2007
Biomasse, Visalli: alcune osservazioni
Alessandro Visalli

 

 

Gentili sig. Pagliarulo e signora Cutillo,

 

prendo ancora una volta spunto dei vostri interventi per provare a far capire meglio il mio pensiero su una vicenda che ha sicuramente aspetti tecnici complessi ma, mi sembra, anche elementi esemplari, che stanno emergendo dal dibattito, di un diverso modo di percepire i beni pubblici e le dinamiche decisionali.

 

Non potrei essere più d’accordo circa l’affermazione del sig. Pagliarulo quando dice che le entità politiche non sono pertinenti, in quanto qui si tratta di “salute, ambiente e gente”. Così come con la constatazione della signora Cutillo in merito alla costante tendenza dei proponenti (e della politica, soprattutto locale) a non “mettere in piazza” i progetti sin da subito.

 

Personalmente conduco sempre una battaglia (normalmente con scarso successo) perché tale momento di conversazione con la cosiddetta “comunità locale” sia promosso quanto prima possibile ed in modo corretto (impatti temuti verso garanzie ambientali, elementi di detrazione verso mitigazioni, malefici economici –anche potenziali- verso compensazioni e benefici economici certi), senza scambi impropri (es. ambiente con compensazioni economiche). Paradossalmente con la vicenda Vocem, forse perché di azienda pubblica, la ditta era disponibile a farlo e lo ha anche chiesto.

 

Credo che, cambiando provvisoriamente tema, le obiezioni del sig. Pagliarulo e della signora Cutillo (pur entro differenze anche importanti) illuminino un fondo inespresso del conflitto quando si denuncia il danno ambientale (enfaticamente chiamato “morte”) come “risultante consequenziale del progresso”, perché connesso all’economia ed al profitto (sig. Pagliarulo), e quando si denuncia un ambiente “completamente distrutto da idee fintamente progressiste” (signora Cutillo).

 

Per come mi sembra il tema è il rifiuto –quanto meno il sospetto- della industrializzazione e della economia di mercato (cioè della legittimità del profitto condotto secondo le leggi e le regole della civile convivenza). Ma anche, scusate, l’indisponibilità a sopportare la propria parte del carico necessario per l’esistenza di una società moderna ed industrializzata; significativo a tal fine la censura della signora Cutillo verso quella che lei chiama “delocalizzazione democratica degli agenti inquinanti” e che potrebbe definirsi come equa ripartizione e quindi delocalizzazione delle infrastrutture a potenziale detrazione ambientale. In altre parole, come principio di pianificazione per il quale non tutti i sistemi attrattivi di traffico, potenzialmente inquinanti, debbono localizzarsi nelle aree già sature ma occorre (per ragioni di efficienza ed equità) quando possibile decentrarli.

Bisogna, infatti, notare che anche nella valle telesina arriva l’energia elettrica -altrove prodotta tramite centrali a turbogas o altre fonti per lo più non rinnovabili-, di lì vengono portati via i reflui -per andare a sistemi di depurazione altrove localizzati-, come anche i rifiuti etc. I benefici, in altre parole, arrivano.

 

Naturalmente “il conto” non può consistere in “un ambiente completamente distrutto” –ciò sarebbe, se fosse, inaccettabile- ma trovo singolare che venga inserito nell’elenco lo “sviluppo sostenibile” e le “energie alternative” che sono proprio la rubrica del progetto in esame (insieme, è la mia opinione, alla creazione di nuova occupazione per la difesa della salute e dell’ambiente almeno alla scala provinciale e regionale).

 

Il materiale che l’impianto intende valorizzare, rispondo al sig. Pagliarulo, è materiale di scarto che oggi viene abbandonato, va in discarica o comunque è gestito male e può evitare di bruciare la corrispondente quantità di gas metano o olio pesante (già non a San Salvatore Telesino ma sotto casa di qualcun altro). Questo materiale non è certo a Bergamo (portarlo da lì potrebbe costare oltre 1.200,00 € a viaggio e sarebbe assurdo, sotto il profilo economico, oltre che non consentito dalle attuali norme) è in Campania. Non solo a Benevento ma anche nelle province limitrofe (è tutto scritto nel SIA dal 2005).

Circa l’allusione della signora Cutillo sui rifiuti speciali (certo catalogati ma non in internet, dalla Unione Europea), dato che siamo in argomento, faccio notare che dire “rifiuti speciali” significa solo “non urbani”. E’ ciò che ripeto sempre: non prenderemo mai rifiuti urbani. Dei rifiuti “speciali” prenderemo solo quelli che abbiamo chiesto (inutile ripetere la lista).

 

Nel prosieguo la signora Cutillo sembra ancora non comprendere che non ritiriamo rifiuti urbani, quindi evidentemente non abbiamo ragione di trovare “alluminio ed altri metalli” o di avere tanta cenere (cioè un così alto tenore di inerti). Poi che le discariche naturalmente non fanno parte del progetto ma sono impianti (fuori regione) che ci avranno come clienti. Infatti si tratta di discariche per rifiuti speciali non pubbliche per rifiuti urbani. Infine, che le bucce di pomodoro naturalmente le ritireremo solo se previamente essiccate da terzi (e che le bucce di noccioline, magari ne trovassimo tante, hanno un potere calorifico altissimo). Il legno da costruzione (un codice del quale non ce ne sono grandi quantità realmente disponibili nelle condizioni adatte e che quindi si potrebbe anche togliere se preoccupa) naturalmente è “non pericoloso” (quello “pericoloso” ha un altro codice con l’asterisco), quindi non è trattato con le temute, giustamente, sostanze citate. La carta e cartone di regola non saranno ritirate salvo che quando il mercato (che oscilla) impedisce il conferimento alle cartiere di macero. Plastica e polistirolo da agricoltura non sono comprese nei codici citati, non sono biodegradabili, non ci si prendono i certificati verdi.

 

Se però il punto è un altro. Cioè che la disponibilità di biomasse vergini accreditate dall’ing. Tombolillo (che se ne assume personalmente la responsabilità come faccio io per le mie osservazioni) per gli impianti programmati in Regione Campania (la lista casomai è biomasse in combustione diretta e per fare biogas, oli vegetali e non “industriali”, mentre non capisco le “discariche”) non sarebbe sufficiente ad alimentarli. Allora, mi permetto sommessamente di sottolineare che bisognerebbe al più riconoscere che l’impianto di proposto dalla Vocem è una voce fuori dal coro.

E’ l’unico che francamente lo riconosce e cerca una soluzione, apertamente.

 

Ultimo commento: mi spiace di essere percepito come sprezzante. Ci rifletterò.

 

Tuttavia vorrei provare a esprimere meglio il mio pensiero: la reazione contro il progetto, come tutte le reazioni verso qualcosa che ci sembra ci danneggi e ci aggredisca, non può che avere anche contenuti emotivi (una signora mi ha chiamato “spacciatore di morte”, non è una frase carica di emozioni?); ma in ciò non trovo nulla di male. La nostra intelligenza si esprime anche tramite le emozioni altrimenti saremmo dei robot.

Il punto è solo che le decisioni dovrebbero essere sensibili anche ad altri registri della razionalità e quindi essere informate, opportunamente soppesate, espressive delle diverse dimensioni dei problemi in gioco, rispettose di tutti gli interessi (non solo di quelli locali) ed esigenze (anche di quella regionale di produrre energia senza metano e di utilizzare correttamente gli scarti).

Comprendo quindi, e vorrei rispettare in pieno, le “giuste preoccupazioni dei cittadini” soprattutto se “giuste”.

 

E’ per questo che cerco di parlarne.

 

Grazie a tutti per la pazienza

Alessandro Visalli

 

 

     

 Valle Telesina


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