La
consapevolezza dei miei limiti mi ha consigliato
di attendere il raffreddamento della passione
che hanno scatenato in me tre pregevolissimi
scritti apparsi su ViviTelese in questi ultimi
giorni:
“Anticomunisti
e antifascisti” di Ezio Esposito,
“Grazie, Ezio
Esposito”
di Sandro Forlani e
“Perché Liverini?”
di Ilario Franco.
I
sentimenti che mi legano ad Ezio da oltre
trentadue anni li ho racchiusi in uno scrigno
che custodisco gelosamente, per cui non dirò del
sasso che ha lanciato in piccionaia che, per la
discussione e qualche curiosità che ha
suscitato, si è rivelato un macigno.
Mi
piace invece rendere doveroso omaggio a Sandro
ed Ilario per la encomiabile onestà
intellettuale che li ha spinti con umiltà a
riconsiderare l’esperienza di impegno civile
consumata nel 1995. Lo dico senza lo stupido
trionfalismo di chi semplicisticamente azzarda a
concludere “potevate pensarci prima!”. Lo dico
con la serenità di chi, a distanza di circa
dieci anni, misura con soddisfazione il livello
di crescita della responsabilità civica nelle
coscienze della propria comunità.
E’
di certo un significativo passo avanti
verificare, con l’aiuto di semplici calcoli
aritmetici, che nella sostanza dei fatti le
alchimie basate su distinguo ed intrugli più o
meno ideologici, contribuirono al successo di un
“metodo” amministrativo praticamente bocciato da
circa due terzi del paese. Resta il rimpianto di
un’occasione mancata e resta il ricordo dei
processi intentati nei confronti dei traditori.
In verità a noi (Ezio ed io) restano anche i
postumi di una dilatazione gastrica causata dal
gran ridere per un processo voluto
nientepopodimeno che da Gianfranco Fini su
sollecitazione di un manipolo di più o meno
coscienti mentecatti. La vita è comunque
continuata. Noi abbiamo continuato il nostro
percorso di coerenza, errori non sconfessati
compresi.
Restano gli elementi di valutazione forniti con
puntuale informazione attraverso dieci anni di
colonne di “SEGNALI” ed una copiosa produzione
di manifesti e volantini, che sotto molti
aspetti hanno anticipato le argomentazioni che
oggi si materializzano in inchiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). Restano
le defezioni di amministratori che nel tempo, e
con senso di responsabilità hanno potuto
verificare che quanto si sosteneva con
preoccupazione non era frutto di banale
antagonismo politico, come qualcuno ha cercato
sempre di far credere con suadenti
argomentazioni per lo più organizzate intorno al
nulla, ma concreti segnali di allarme affinché
Telese non avesse a divenire crocevia di
malaffare. E restano, ahimé, quei patrimoni che
non sempre possono essere ascritti come proventi
di onesto e qualificato lavoro! Resta comunque
la fiducia nella consapevolezza che bisogna
essere sempre più numerosi a fare muro contro la
logica del facile arricchimento a danno della
collettività.
I
primi concreti sintomi della presa d’atto del
mutar dei tempi si sono manifestati proprio nei
comportamenti assunti nella recente competizione
elettorale da chi vedeva a giusta ragione
incombente la fine. Mai come in questa occasione
il pericolo di debacle è stato ritenuto tanto
incombente da stimolare misure cautelari senza
freni:
-
acquisto di voti (certamente 121: dico
centoventuno!),
-
migrazioni di massa, a pochi giorni dalle
votazioni, di nuclei familiari ben
consolidati altrove,
-
buoni-spesa elargiti con arrogante sicurezza
da comitati elettorali,
-
telefoni cellulari attivati nel pomeriggio
del 13 giugno per avere dall’interno dei
seggi i nominativi di chi ancora non avesse
votato (vero 328004…. o 36027….?).
Mi
domando dove siano ora anagraficamente quei
nuclei familiari, o parte di essi, che sono
calati a Telese solo per deporre una scheda
nell’urna senza peraltro abbandonare per una
sola notte l’abituale talamo? Chi ha fatto gli
accertamenti di rito? Sono state effettuate
correttamente le operazioni di legge per la
cancellazione dalle liste elettorali di
provenienza? Sono stati ritirati, come prescrive
la legge, i certificati (rectius: le tessere)
elettorali rilasciate dai Comuni di provenienza?
Come può accadere che allo stesso numero civico
della stessa strada in abitazione monofamiliare
siano risultati più elettori senza vincoli tra
loro? Come mai qualche domanda di acquisizione
di residenza a Telese presentata anche prima del
“ratto delle Sabine” non è stata evasa nei tempi
utili all’iscrizione nelle liste elettorali?
Naturalmente sono domande tipiche di componente
di “accozzaglia” di … “depressi e repressi” e
che di certo non meritano risposte da chi
“gestisce e amministra come meglio non si
potrebbe fare” (…gli affari propri,
naturalmente!).
C’è però qualcosa di nuovo oggi nell’aria …
cambia la mentalità del cittadino e cambiano gli
scenari operativi. Da un lato il cittadino
osserva con occhio maggiormente critico,
dall’altro, a leggere qualche relazione
semestrale della Direzione Investigativa
Antimafia (DIA), si scopre che Telese non è
rinomata solo per cure termali! Coraggio, basta
aprire un po’ più gli occhi e… se domani e
sottolineo il se…
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settembre 2004 ore 23,55 Alessandro Falconieri
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