In
merito alla discussione sul lavoro del
giornalista, promossa da Giuseppe Grimaldi e da
Antonio Giaquinto, successivamente arricchita da
autorevoli firme, esprimo il mio personale punto
di vista, attraverso l'ausilio dello schema qui
sotto.
Analisi teorica |
Situazione specifica |
Ogni mestiere ha una propria ragione
d'essere al servizio della comunità;
ogni lavoratore migliora, nel corso
della vita, la propria professionalità
svolgendo al meglio la propria missione. |
Sono insegnante ed "esercito" da circa
30 anni. Ho molto ancora da imparare
anche se ritengo abbastanza ricco il
bagaglio di esperienze nella scuola a
contatto con gli studenti-utenti. Per
tutti i mestieri, anche per quello di
giornalista, non esistono metodi
infallibili e sempre validi. Esperienze
ed evoluzione professionale vanno di
pari passo. |
La necessaria passione che anima i
"sacrifici piacevoli" di chi svolge il
proprio lavoro, riesce a far superare i
tanti ostacoli che si incontrano
nell'esercizio della professione, |
Il percorso lavorativo dell'insegnante,
del giornalista o di qualsiasi altro
lavoro è ricco di insidie, di errori, di
invidie, di cambi di rotta. C'è chi, in
ambito gerarchico, riesce a far valere
le proprie ragioni e c'è chi si
accontenta di eseguire passivamente le
direttive. Tra queste due
posizioni-limite, ne esistono tante
altre intermedie. |
Ogni professionista costruisce durante
l'esistenza, il proprio metodo, unico ed
insindacabile. Le "regole d'arte" lo
arricchiscono in base alle esperienze
lavorative. |
Le scelte di Antonio Giaquinto, addetto
stampa del Comune, sono sue e
difficilmente qualcuno può convincerlo
che sta sbagliando. Le sue decisioni
rappresentano il giusto compromesso tra
cosa vorrebbe fare e cosa può fare. Lo
stesso si può affermare per Vecchiarelli
con Il Sannio quotidiano, Vallone con Il
Mattino ed io con ViviTelese. Ognuno dei
citati si esprime con modalità
personali, frutto delle proprie
convinzioni. |
Nessuno può dire ad un altro come deve
lavorare. I suggerimenti che riceviamo
da colleghi o dagli utenti del nostro
servizio, possono influire ma in
definitiva è difficile modificare le
nostre convinzioni. |
Dire ad Antonio Giaquinto dovresti
fare l'addetto stampa in "questo
modo" è sbagliato. Solo lui può decidere
come farlo, nella sua condizione
specifica. Anche per te, lettore, la tua
situazione lavorativa è, probabilmente,
la migliore possibile. Sarebbe difficile
per chiunque accettare ingerenze
dall'esterno. |
Dati oggettivi di risultati non
soddisfacenti però, possono sconvolgere,
e non poco, le nostre convinzioni
acquisite. Di conseguenza, il
professionista si trova davanti al bivio
di adeguarsi alle esigenze dell'utenza o
cambiare mestiere. |
Ho continuamente dovuto rivedere quelle
che sembravano prassi consolidate nel
mio lavoro, per adeguarmi alle nuove
esigenze dell'utenza. Le convinzioni di
trenta anni le ho modificate moltissime
volte. Se le convinzioni di Antonio
Giaquinto non producono un risultato
soddisfacente per il cittadino utente, o
si adegua alle nuove esigenze o lascia
il posto a chi potrebbe servire meglio
la cittadinanza. |
Le
leggi dell'Auditel televisivo rappresentano
l'esasperazione massima del concetto "utente
soddisfatto". Un programma TV (frutto di lavoro
operato da professionisti convinti di fare bene
il proprio mestiere), anche se studiato nei
minimi particolari, viene "abbattuto" se non
produce ascolti.
Il
lavoro dell'addetto stampa (come quello del
giornalista in genere) è di pubblicizzare un
comunicato, di divulgarlo, raggiungendo il
numero maggiore di lettori con ogni mezzo
consentito.
Se
Antonio Giaquinto ha rinunciato a divulgare i
comunicati municipali attraverso il mezzo
popolare di ViviTelese, ha rinunciato alla
maggioranza dei suoi potenziali utenti. Mille
lettori al giorno su ViviTelese, rappresentano
per Giaquinto il target fondamentale del suo
lavoro.
Lo
stesso addetto stampa del Comune di Benevento,
Billy Nuzzolillo, utilizza la nostra vetrina di
ViviTelese per divulgare tutti i comunicati
stampa del proprio ufficio, raggiungendo così un
numero ancor maggiore di utenti in ambito
provinciale.
Per il giornalista Giaquinto "evitare di essere
letto" va contro la missione della sua vita, va
contro l'etica del giornalista. E' come se io
facessi l'insegnante sperando di incontrare il
minor numero possibile di studenti e per
trasmettere il meno possibile i miei
insegnamenti. Nel mio caso, il dirigente
scolastico, i genitori, gli studenti mi
spedirebbero a casa perché insegnante
inefficiente.
In
questi giorni difficili per l'introduzione delle
nuove strisce blu a Telese, tutto è affidato
alle "sorprese". Residenti, commercianti,
visitatori, aspettano notizie, regole,
informazioni su come saranno gestiti gli spazi a
pagamento. Non ci sono comunicati stampa, non
c'è informazione. Il cittadino non sa, non
conosce. L'addetto stampa se non entra in azione
in questi momenti in cui l'informazione è
vitale... |