21 settembre 2004
Edificio Sc.Elementare, interrogazioni
E.Di Mezza - A. Grillo

 

 

Al Sindaco p.t. di Telese Terme (BN)

All’Assessore all’Edilizia Scolastica C/o Comune di  Telese Terme (BN)

E, p.c.     Al Dirigente Responsabile Area Tecnica c/o Comune di Telese Terme (BN)

E, p.c.     Al Segretario Comunale diTelese Terme (BN)        

E, p.c.     Al Dirigente Scolastico  c/o Direzione Didattica di Telese Terme (BN)

 

 

 

OGGETTO:   Richiesta di ragguagli inerenti la rispondenza alle congruità normative dell’edificio “Scuola Elementare Statale – A. Di Mezza” in Viale Minieri.

 

 

 

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I sottoscritti Alfonso Grillo, Segretario del PRC. – Circolo “Vera Lombardi” di Telese Terme, ed Eduardo Di Mezza, segretario provinciale PRC, si pregiano tratteggiare alla cortese attenzione degli indirizzatari alcuni interrogativi che riflettono le legittime apprensioni ed aspettative di una larga utenza cittadina.

L’argomento riflette i forti dubbi sulla congruità normativa del recente intervento di “completamento e adeguamento” dell’Edificio Scolastico di Viale Minieri, da sempre adibito a Scuola Elementare.

 

1° Interrogativo

Tanto per cominciare, non si spiega la stampigliatura  di “ASILO NIDO” che emerge sulle testate di tutti gli elaborati tecnici inerenti il “progetto definitivo – esecutivo per i lavori di completamento e adeguamento” del suddetto edificio scolastico.

In altri termini, non si comprende (ed è appunto questa  la domanda) il motivo  secondo cui la Scuola  risulti declassata da Elementare  ad Asilo Nido, pur continuando ad ospitare ancora gli alunni delle elementari.

 

2° Interrogativo

E’ avvertita l’esigenza di avere contezza dei fondi utilizzati per l’intervento, onde verificare se gli eventuali finanziamenti pubblici concessi, di tipo europeo, statale o regionale, fossero effettivamente attivabili per l’intervento medesimo.

 

3° Interrogativo

Sono state registrate alcune pregresse preoccupazioni popolari – tuttora incalzanti – riguardo la sicurezza globale dell’Edificio Scolastico in questione.

Tuttavia, nulla di effettivamente rassicurante è mai pervenuto  alle famiglie per sciogliere i loro legittimi dubbi.   Vero è che vi è stato qualche flebile segnale  di  chiarimento, ma è altrettanto vero che nessuna delucidazione tecnica è stata fornita al fine di escludere ogni tipo di rischio.

 

 

4° Interrogativo

Prima ancora di passare alla specificità quesiti tecnici, nascono spontanei altri dubbi:

 

·        era il caso sovraccaricare, con altro piano, un edificio vecchio e già ai limiti del suo naturale ciclo vitale?

 

·         È stata esaminata la convenienza economica della spesa, anche in considerazione del fatto che non sono state eliminate le barriere architettoniche?

 

 

Nel merito specifico dell’assetto strutturale emergono evidenti molteplici interrogativi, di cui si segnalano i più significativi:

 

 

5° Interrogativo

Come si è espresso il Genio Civile (Deposito n°  919 del 19/07/2002) ?

L’Università degli Studi di Napoli, tenuta ad esaminare il progetto per le verifiche rituali, ha formulato o meno osservazioni di merito ?

In caso affermativo, quali ?

E come è stato risposto alle eventuali richieste ?

 

6° Interrogativo

Risulta verificata l’altezza massima realizzabile in virtù delle vigenti norme antisismiche?

 

7° Interrogativo

I solai in latero-cemento tipo SAP – è notoriamente  risaputo – sono stati messi al bando perché estremamente  pericolosi.

Nella fattispecie, essi hanno notevoli luci e vengono assoggettati quotidianamente a sollecitazioni statiche e dinamiche che non sempre possono essere previste con precisione assoluta.

La norma prescrive la sostituzione o, in alternativa, il rafforzamento di questo tipo di solai. In questa seconda ipotesi, ovviamente, viene  alterato il quadro complessivo dei carichi e delle sollecitazioni.

Come è stato ovviato a questo problema ?

Sia nella prima che nella seconda ipotesi, si chiede espressamente di conoscere quali interventi sono stati effettivamente realizzati.

 

Si chiede inoltre di chiarire l’incongruenza riscontrata nella tavola 1.6 (Verifica in fondazione), dove prima si parla di “solai in latero-cemento tipo SAP”, e poi di “travetti in cemento armato precompresso”.

In ogni caso, questi ultimi sarebbero prolungati nel cordolo per un’ampiezza non inferiore a cm. 12: è sufficiente questo valore, visto che la normativa prevede il prolungamento per una lunghezza pari ad almeno la metà dello spessore del muro sottostante?

Si chiede anche di acquisire i documenti attestanti che “i cordoli esistenti, in corrispondenza  dei solai di piano, hanno larghezza pari a quella della muratura sottostante”.

Infine non risulta, negli atti a disposizione, l’armatura nei cordoli esistenti: quanti e quali ferri esistono negli stessi? Sono adeguatamente dotati di staffe?

 

8° Interrogativo

Dalla “verifica in fondazione” (tavola 1.6 degli atti progettuali) si evince una incongruenza inconciliabile, secondo cui sarebbero stati assunti valori tollerabili afferenti le caratteristiche della muratura di 50 kg/cmq alla rottura e di 34 kg/cmq alla compressione.

 

Perché sono stati assunti questi limiti se poi,  dai rapporti di prova del 10/07/2001 del Laboratorio di analisi “Generali Costruzioni s.r.l.” di San Nicola la Strada, effettuati su campioni reali il 27/06/2001, i valori risultano essere di gran lunga inferiore?

 

 Perché i valori di reale stato tensionale delle murature – come arrecati dalle prove scientifiche – di 22,08 e 11,712 kg/cmq (resistenza a compressione), sono stati ignorati e sostituiti empiricamente da valori tabellari di 34 kg/cmq, incongrui con le effettive  caratteristiche di resistenza della muratura ?

 

 

9° Interrogativo

 Il progettista (Riferimento: Verifica in fondazione – caratteristiche costruttive) afferma che l’edificio è dotato di “fondazioni in blocchi di pietra calcarea squadrata disposti verticali sulle facce ed orizzontale all’interno per una profondità di circa mt. 2,00” . E, più avanti, di aver riscontrato un “ulteriore allargamento della base di appoggio di circa cm. 160 alla profondità di circa mt. 2”. Al di là della difficoltà di ammettere che in un edificio “costruito negli anni ’50” possa essere stato adottato una simile fondazione, data anche la contingenza delle difficoltà postbelliche, si chiede di fornire le prove documentali di fidefacienza (rilievo fotografico, verbale di constatazione, ecc.).

 

Se non fosse possibile dimostrare ciò, permarrebbe in tutta la sua gravità il timore di cedimenti della base fondale, soprattutto in presenza di occasionali sollecitazioni dinamiche, come potrebbero essere quelle determinate da un eventuale terremoto. È da aggiungere che, qualora le caratteristiche dimensionali del dado fondale non fossero quelle assunte dal progettista, il carico-limite di 2,62 kg/cmq (raggiunto proprio con la levitazione volumetrica della fondazione) non sarebbe verificato, avvalorando il timore di cedimenti statici.

 

In ogni caso, come mai nell’analisi dei carichi non sono stati considerati gli enormi pesi di tutto il blocco fondale, che forse, da soli, avrebbero comportato la mancata verifica delle sollecitazioni massime ammissibili? E se, in fase statica, il calcolo è appena verificato, come può esserlo in fase dinamica? In altri termini, se in condizioni di normalità i valori massimi sopportabili dal terreno di fondazione sono stati quasi raggiunti (e comunque omettendo di considerare il peso della fondazione stessa), cosa potrebbe accadere nell’ipotesi di un sisma?

La preoccupazione nasce anche dalla lettura della perizia geologica allegata al progetto, in cui si attesta quanto segue:

Analizzando i cedimenti possibili nei diversi strati  e le diverse ipotesi possibili di ubicazione delle strutture di fondazione si deduce che per quelli superficiali, in particolare quelli utilizzati come piano di posa delle strutture fondali esistenti, possono dar luogo a dei cedimenti differenziati e pertanto se interessati bisogna ottemperare a delle prescrizioni strutturali. Ciò rende opportuno realizzare una tipologia fondazionale dotata di sufficiente rigidità”.

D’altra parte anche i progettisti hanno dichiarato che si sono verificati dei lievi cedimenti.

È eloquente, a tal proposito, l’omissione del calcolo analitico di verifica delle fondazioni in fase dinamica. Dal riscontro del fascicolo a disposizione (tavola 8, “Verifica sismica”), annesso agli atti progettuali depositati al Genio Civile, balza evidente che manca il suddetto prospetto di verifica. Pur essendo state registrate le specifiche dei campi di verifica alla pagina 14 del fascicolo, nella successiva pagina 15 si passa ad altra verifica (quella dei setti murari). In altre parole, mentre si trovano i numeri delle pagine, non c’è traccia dei calcoli della verifica sismica relativa alle fondazioni. Ma la verifica delle sigma di fondazione in fase dinamica dove è finita? E come si spiega la regolarità della sequenza numerica delle pagine in carenza della suddetta verifica?

 

10° Interrogativo

                   Non paiono condivisibili le affermazioni riportate nel certificato di collaudo, con cui il collaudatore avallerebbe l’idea di modifiche definite non sostanziali ma che, al contrario, sono decisamente significative ed indicano una profonda alterazione delle masse e dei campi elastici della struttura. A tal proposito si osserva:

 

§                Non è ipotizzabile che l’introduzione, ad esempio, di travi HEB 260 poste ad interesse di mt. 2,50, efficacemente ammorsate (non è dato sapere, poi, come si possa aver realizzato cordoli in calcestruzzo armati sulla muratura), non abbia alterato i carichi, gli scarichi e gli effetti delle tensioni e dei campi elastici sulle strutture, sulle basi fondali e, infine, sulla sigma reagente che, nonostante le richiamate incongruenze di calcolo, risulta già ai confini della resistenza massima a cui sarebbe abilitata. Quale sarebbe la dimostrazione analitica?;

 

§                Non è condivisibile che “la massa sismica tagliante non venga alterata se non in misura trascurabile dalla presenza delle putrelle, il cui peso è da ritenere marginale”. Come è stato dimostrato scientificamente? Intanto il peso delle putrelle adottate – di ben 100 kg circa per ogni metro lineare – è decisamente non marginale. Giocoforza, l’esercizio delle medesime genera inevitabili concentrati di profilo statico che schiacciano i sottostanti setti murari e, in presenza di forze orizzontali, li martellano incontrollatamente, con sollecitazioni dinamiche il cui effetto è strettamente connesso all’intensità, alla frequenza e alla tipologia della causa accidentale (ad esempio i terremoti).

 

 

 Molti altri interrogativi di natura tecnica non vengono posti in questa sede, nella speranza che siano dissipati con le risposte alle domande già avanzate. Risposte che, è questo l’augurio, si spera vengano fornite in tempi brevi e in maniera esaustiva.

 

 

Con osservanza,

 

Eduardo Di Mezza, segr. provinciale PRC 

Alfonso Grillo, segr. cittadino PRC

 

Telese Terme, 20 settembre 2004

 

 

 

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